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Prima che Ludovico Gialli giungesse a casa del vedovo Jacopo Pois, quest'ultimo stava trascorrendo il suo tempo in compagnia di Ivana Bolgia. La donna segretamente e perdutamente innamorata di lui, nonostante le resistenze del maresciallo a riposo, aveva deciso di fargli compagnia con l'intento di non farlo cadere in depressione, pur rispettando il dolore del suo lutto.
Se non avesse avuto un rapporto d'amicizia con Nora, lo avrebbe consolato a dovere, anche se si sarebbe trattato di un sollievo momentaneo. Magari Jacopo avrebbe fatto la prima mossa, magari no. Chi la fece fu proprio Ludovico, che inciampando in corsa sul gradino dell'ingresso, rovinò prima contro la porta e poi a terra con le mani distese in avanti.
- Aiuto, devi aiutarmi - supplicò a Jacopo con fare ansimante; era in debito d'ossigeno per quanto aveva corso.
Ivana era accucciata sul divano stringendo a sé un cuscino per lo spavento.
- I Sei... il loro capo... -
Qualcosa dentro Jacopo si accese; gli fu addosso in un attimo, afferrandolo per il colletto e tirandolo a sé con una forza tale da rimetterlo in piedi.
- Che cosa sai dei Sei? - urlò minaccioso.
- Tutto... o quasi... non... respiro... coff, coff! -
- Jacopo! Lascia la presa, non vedi che ha difficoltà nel respirare? Ti aspetti che riesca a parlare in quelle condizioni? -
L'uomo ascoltò il consiglio di Ivana, poi disse a Ludovico: - Puoi parlare adesso? -.
Prima di cominciare prese un respiro profondo e si schiarì la voce: - Ero arrivato qua, a Balnea Nova, con l'intenzione di mettere la mia firma sullo scoop del secolo dopo essere stato cercato e convinto dalle parole di due uomini, Paride Prisma e Mauro Bralli. -
- Paride Prisma? Non è uno dei carabinieri che prestano servizio qui? - domandò Ivana.
- Esatto, - ebbe qualche altro colpo di tosse - era un tipo piuttosto anonimo. Dico, era, perché è morto poco fa davanti ai miei occhi. Il suo assassino è Mauro Bralli e prima d'incontrarlo non sapevo che facesse parte dei Sei, tantomeno ne fosse il Capo! Ho così scoperto di essere stato manipolato affinché potessero, grazie ai miei articoli su carta, creare un putiferio tale da passare inosservati alla luce del sole. -
Jacopo e Ivana ascoltavano in silenzio, inespressivi.
- So cosa pensate di me ora. Non me ne importa, devo rimediare almeno in parte ai miei errori; il senso di colpa è troppo grande, coloro i quali hanno perso la vita per mano di questi maledetti assassini non torneranno indietro. Devo rimediare perché sono stato usato... se solo avessi capito prima... Dobbiamo fermarlo! -
- Tutto questo... - due lacrime rigarono le guance arrossate di Jacopo - Tutto questo è stato colpa tua? Ti rendi conto di aver favoreggiato dei criminali, di quelli che una volta rinchiusi si debbano gettare via le chiavi delle celle? Ti rendi conto di quante persone sono morte? Anche lei è morta a causa tua... -
Jacopo colpì il reporter in modo selvaggio con un calcio in pieno stomaco che lo fece rimettere.
- Fermati! - urlò Ivana frapponendosi tra i due per arrestare Jacopo. - Non attribuirgli colpe che non sono le sue. So che sei arrabbiato, ma questo qui non è altro che un burattino inconsapevole! Se fosse davvero colpevole, credi che sarebbe venuto qua a chiederti aiuto? -
Il suo respiro affannoso si fece man mano regolare, i pugni chiusi si dischiusero e la tensione si alleviò.
- Vorrà dire che spezzerò le gambe a Lui. Rimettiti in sesto e poi dicci dove andare. -
- Non c'è tempo, andremo immediatamente alla villa sul retro della ferrovia - rispose Ludovico tenendosi lo stomaco.
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