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I vari gruppi facenti parte della folla inferocita battevano a tappeto tutta Balnea Nova in cerca dei Sei. Chi non si occupava di ispezionare i casolari abbandonati e potenzialmente vivibili, bussava alle porte delle case per pregare i non manifestanti di contribuire alla ricerca.

Non c'è da temere, loro sono in sei e noi una cittadina intera: questo era lo slogan recitato e capace di scacciare via il timore dei più paurosi e schivi.

Il territorio si era trasformato nel palcoscenico di un coro per niente intonato, grottesco, colmo di schiamazzi, clacson, stridere di pneumatici e rumori di oggetti infranti e distrutti.

Se ad Alessandro non era stato chiesto di unirsi alla ricerca, era per via delle sue ferite ancora visibili. Circolava per le strade, indisturbato, anche se infastidito dagli occhi di chi, riconoscendolo lo squadrava da cima a fondo; tutti conoscevano la recente storia del figlio di Valentina Reali.

Da quando aveva ricevuto in consegna il coltello di Ulisse, non faceva altro che pensare al significato di quelle parole scritte su quel pezzo di carta.

Il simbolo t'indicherà la via.

Che cosa stava a significare quel simbolo? Recentemente aveva fatto dei sogni piuttosto agitati, che non gli avevano permesso di riposare bene: dei momenti particolari dalle immagini sfocate, l'eco di voci distorte e lontane e... un emblema non definito.

- Un emblema. Dov'è che l'ho già visto? -

Alessandro tirò fuori dalla tasca il coltello e lo esaminò nel dettaglio, come se fosse la prima volta, in cerca di qualunque cosa che potesse aiutarlo. Come al solito l'unico elemento degno di attenzione era il simbolo dorato del volatile che reggeva un anello nel becco.

Un emblema familiare. Una cosa alla quale non aveva fatto molto caso né dato troppo peso.

Lo conosceva fin troppo bene; i ricordi riemersero in superficie dalle oscure acque del mare del passato con la stessa forza di un'orca che spicca un balzo rimanendo nell'aria per qualche tempo.

La vecchia villa dietro la ferrovia, era là che doveva dirigersi, sperando che i furiosi manifestanti non l'avessero già raggiunta.

Arrivato a destinazione, si sorprese dell'aver trovato il cancello e l'ingresso aperti, in più notò delle impronte lasciate da suole dal colore marrone che andavano nel senso opposto: qualcuno aveva abbandonato l'edificio da poco. Avrebbe potuto voltarsi e andar via ma sapeva cosa e chi avrebbe trovato in linea di massima al suo interno, proprio per questo non aveva paura per la sua incolumità. Non gli restava che iniziare a esplorare l'edificio.

Fu colpito, una volta all'interno, dalla pulizia dedita all'ambiente: non era presente neanche un granello di polvere.

- Ancora queste impronte... più rosse adesso. Qui dentro dev'essere successo qualcosa. -

Grazie ai suoi ricordi d'infanzia sapeva bene come muoversi, ma non da dove iniziare. La sua scelta era stata presa per puro caso per via della porta sulla balaustra, che spinta da uno spiffero di vento batté un colpo. La raggiunse, afferrò la maniglia e fu dentro.

Là dove una volta si trovava un'ampia enoteca familiare, ora c'era un'ampia camera adibita anche a guardaroba, con un letto sul quale qualcuno collegato a delle attrezzature mediche riposava coperto da un lenzuolo bianco.

- Mamma? - disse Alessandro con un filo di voce, avvicinandosi sempre di più con cauti passi verso il letto.

Con il cuore in gola Alessandro afferrò un lembo di quel lenzuolo con l'enorme paura di scovare sua madre in condizioni peggiori dell'ultima volta che l'aveva vista, ma si fece coraggio e lo scostò. Era una donna, ma non si trattava di Valentina Reali.

- Un'altra vittima dei Sei... ma sembra viva - costatò appurandone la respirazione regolare. - Una buona notizia almeno, ma qui bisognerà avvertire qualcuno per soccorrerla... anche se sembra già sotto le cure di qualcuno. -

Coprì di nuovo la donna e si voltò, essendo rapito da un tavolino con un armadio al suo fianco. Sopra vi erano quattro mezzi busti ordinatamente in fila, tutti con una parrucca diversa sulla testa e un paio di lenti a contatto colorate conservate in un astuccio di plastica trasparente alla base e, ciliegina sulla torta, un paio di gemelli d'oro, un paio d'orecchino d'oro e una spilla d'oro. Da come questi ultimi oggetti erano stati sistemati, sembrava proprio che l'oggetto mancante fosse

(...il simbolo t'indicherà la via)

- Il coltello! -

D'istinto aprì l'armadio, e vi trovò un vario assortimento di capi d'abbigliamento, calzature e accessori: un guardaroba piuttosto insolito per una persona soltanto.

- Scarpe col tacco, calze a rete e minigonne? - notò con confusione.

In basso vide un altro manico, facente parte di un cassetto interno e lo aprì. Il suo contenuto lo fece sobbalzare dallo spavento: dal basso una moltitudine di orbite vuote lo fissavano da volti dalla pelle flaccida e truce. Solo dopo un secondo esame si sarebbe accorto che erano di maschere di gomma create ad arte, degne di set cinematografici di primo ordine.

Dietro di lui la porta si aprì, qualcuno si affacciò con fare cauto e attirò la sua attenzione. Alessandro non riconobbe altro se non una sagoma sfuggevole, che una volta inseguita lasciò volutamente dietro di sé l'eco dei suoi passi come traccia da seguire per giungere a lei.

- Da questa parte, Ale... -

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