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- Così tutto è andato nel verso giusto. Il tuo piano ormai è stato ultimato, ti senti soddisfatto? –

- Dovrei? –

- Non vedo motivo del contrario. –

- Questa sorta di teatro di terz’ordine è andato avanti anche troppo: molti, troppi sono stati gli inconvenienti durante il nostro tragitto. Se non ci fossero stati tutti quegli intoppi, avremmo finito il tutto in molto meno tempo. –

L’aria era carica di tensione.

- Ogni spettacolo che si rispetti ha la sua parte pirotecnica, non credi? –

- … -

- Non vorrai incolpare me di tutto ciò che è successo, spero! –

Nessuna risposta, di nuovo.

- Senti, festeggiamo piuttosto i risultati. A breve si sveglierà, avremo le certezze che tutto è andato nel migliore dei modi. –

- Hai commesso pochi errori, ma enormi. –

- Ho solo eseguito i tuoi ordini! –

- Alcuni dei tuoi fuori programma non erano per niente necessari e, per di più, sono imperdonabili - sentenziò con tono minaccioso.

- Ho eseguito il mio lavoro alla perfezione: guarda dove siamo ora – provò a protestare egli tentennando.

- Taci, – ordinò – ho un appuntamento importante, cruciale oserei dire. Non mi servi più, puoi anche girare i tacchi e sparire per quel che mi riguarda. –

Un cancello nero dai cardini arrugginiti scricchiolò rumorosamente. Ludovico Gialli badò bene di aprirlo quel tanto che bastava da permettersi di oltrepassarlo, così da evitare un’eventuale amorevole attenzione da parte della folla inferocita, che stava ispezionando ogni casolare abbandonato di Balnea Nova.

Se qualcuno lo avesse sorpreso in quella zona, sarebbe stato molto probabile che lo considerasse uno dei Sei intento nel far ritorno alla base e, di conseguenza, non osava immaginare che cosa avrebbero potuto fargli.

Si sentiva confuso. Con il trascorrere del tempo in quella cittadina si domandava sempre più spesso del perché si era recato lì, di chi fossero in realtà Mauro Bralli e Paride Prisma, quei due che tanto avevano insistito a fargli intraprendere uno scomodo viaggio per raggiungere quel posto sperduto e noioso.

L’idea dello scoop, ecco qual è stato il miele che mi ha impiastricciato le ali. Una trappola dolce e necessaria, alla quale mai e poi mai avrei potuto resistere; una trappola che aveva come punti di forza le mie stesse peggiori debolezze o maggiori desideri. Con i miei sforzi volevo ottenere un Pulitzer, invece ho avuto in cambio degli assassini a piede libero, una folla inferocita e morte. Perché, cosa c’entro io in tutto questo?

Percorse tutto il vialetto di marmo. Notò che era troppo curato per essere un condotto in disuso dell’entrata principale di un rudere, così come lo spoglio giardinetto: l’erba era tutta quanta a livello.

Non c’è niente di strano, tuttavia l’ambiente è sufficientemente curato. Non sembra disabitato, anzi è piuttosto sobrio, come se il tempo qui si fosse fermato…

La porta d’ingresso era socchiusa e da quello spiraglio che aveva davanti a sé non proveniva alcuna luce, anzi, per un attimo ebbe come l’impressione che dall’altra parte ci fosse un enorme buco nero affamato che la risucchiasse avidamente, celato nella sua stessa tenebra e pronto a occultare l’intero pianeta una volta diventato abbastanza forte. La suggestione era così forte che, soffermandosi a sbirciare al suo interno, gli parve che il buio gli stesse risucchiando l’anima attraverso gli occhi.

Come risposta alla sua emicrania spalancò la porta, facendo irradiare l’atrio della calda, asfissiante luce estiva che spazzò via le tenebre. Entrò fermandosi al centro dell’atrio ed esaminò tutto ciò che vide. Si trovava in ciò che sembrava essere un intero salotto posto su un piano enorme e diviso a metà da colonne in stile greco. Una grande camera candida spezzata da marrone chiaro delle due poltrone, del divano e del tavolo di legno, sul quale era poggiata una copia del notiziario regionale.

Non vi era nessuno e niente, neanche un minimo accenno alla polvere o alla sporcizia: le uniche impronte sul marmo bianco erano state lasciate poco prima dalle suole delle scarpe di Ludovico. Il giornalista notò la presenza di due rampe di scale: una che portava verso l’alto e che si trovava sulla destra del salotto, e una che scendeva verso il basso posta nella parte opposta. La prima delle due continuava a salire oltre la balaustra, dove spiccava la presenza di una sola porta di legno che conduceva chissà dove.

Il suo istinto gli suggerì di entrare e ficcare il naso dove non avrebbe dovuto, ma una voce proveniente dal piano inferiore e giunta dal fondo delle scale lo bloccò chiamando il suo nome. Era familiare, l’aveva sentita più e più volte al ricevitore: era la voce di Mauro Bralli che lo chiamava al suo cospetto.

Camminò fino al raggiungere la scalinata e fermarsi sulla cima. Sentì un odore pungente, rievocante il ferro, salire su assieme a una risata sommessa che poteva udire al punto da credere che provenisse alle sue spalle. – Ormai è tardi per tornare indietro – si disse senza neanche crederci più di tanto, giusto per convincere almeno le sue gambe che si trattasse di una discesa fattibile e senza conseguenze.

Le sue gambe in seguito si sarebbero sbagliate.

Ogni singola luce della villa si accese illuminandone gli angoli, anche quelli più remoti. Ebbe un sussulto quando delle striature rosse e deformi comparirono a ornare i gradini, quasi come se fossero delle conduttrici verso la fine del percorso, giusto per essere sicure che l’ospite non si smarrisse. Seguì la scia, quando a un tratto sentì qualcuno ansimare a fatica e rumorosamente.

Accelerò l’andatura e vide così che, la scia che pareva sangue, terminava e continuava là dove un uomo a terra si trascinava senza forze in condizioni pietose. Avvertita la presenza di Ludovico costui si voltò su di sé, guardandolo dritto in volto e rivelandogli così la sua identità: Paride Prisma.

Ludovico soffocò un urlo quando l’uomo a terra, con fare supplicante, gli tese una mano in una disperata richiesta di soccorso. Paride emise un rantolo soffocato e rigettò un fiotto di sangue, che terminò in un rivolo che gli scese da un angolo della bocca sino al mento. Tossì veementemente, soffocò e si accasciò per sempre con gli occhi sbarrati, che sembravano ammonire Ludovico per essersene stato imbambolato per tutto il tempo.

Le labbra del reporter erano diventate bluastre e fredde e ripresero un po’ di colore quando la stessa voce che lo aveva chiamato prima lo chiamò nuovamente; proveniva da una porta curata in legno massello socchiusa.

Entrò e la prima cosa che vide fu una mano insanguinata che prese un bicchiere di cristallo, mentre un’altra mano vi versava lo scotch contenuto all’interno. Mentre Lui faceva roteare l’alcolico nel bicchiere con l’intento di sprigionarne l’aroma, tese la bottiglia a Ludovico per poi lanciargliela in segno d’offerta. Il reporter, ricevuta la consegna, sentì le mani umide e appiccicose. Resosi conto che si trattava del sangue di Paride, morto poco prima davanti ai suoi occhi, cadde in preda al terrore facendosi scivolare la bottiglia che andò a frantumarsi sul pavimento in mille pezzi.

- Sei stato tu a far fuori Paride? – domandò con un filo di voce.

- Paride… lo hai incontrato mentre scendevi, suppongo – rispose l’uomo continuando a dargli le spalle.

- L’ho visto esalare l’ultimo respiro mentre scendevo… - confessò abbassando lo sguardo.

- Ha tirato le cuoia finalmente. Un essere inutile, come la sua morte del resto. Se solo si fosse attenuto alle mie indicazioni, tutto questo non sarebbe successo, caro Ludovico. Non ci sarebbero state morti inutili e tutto sarebbe filato liscio come l’olio. Per lo scalpore, invece, non si poteva fare proprio niente e di questo te ne ringrazio poiché te ne devo riconoscere i meriti. –

- I meriti…? –

- Grazie a te sono riuscito a sollevare il polverone necessario a passare inosservato. La scienza ti ringrazia Mister Gialli. Io ti ringrazio. Va’ ora, aspetta che l’opera sia terminata e quando sarà il momento potrai raccontare tutta la storia e vincere il tuo Pulitzer. –

Mauro Bralli gli mostrò un piccolo quaderno nero rilegato in pelle.

- Al suo interno c’è una busta indirizzata a te, che sarà consegnata in albergo. Al suo interno troverai tutto ciò di cui hai bisogno per la stesura dell’articolo. –

Una tenue luce si accese, illuminando quattro sinistre sagome immobili e in fila oltre Mauro Bralli: tre uomini e quella che pareva di una donna dal fisico piuttosto mascolino.

Ludovico si girò di scatto e, sudando freddo, scappò via dalla villa.

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