Prologo

Sono nel buio totale, non riesco a muovermi, non riesco a respirare, il buio mi avvolge completamente e io non vedo nulla.

Sento solo l'asfalto bagnato sotto i miei piedi, ho freddo e sono sola.
Non so dove andare, nè come muovermi, all'improvviso il buio diventa una cella.

Non riesco più a muovermi, sono bloccata in un piccolo spazio, ho paura.
L'ansia si impossessa di me mentre sbatto i pugni sul muro, scalcio ma sembra che le pareti si restringano sempre di più.
Urlo.

Urlo di nuovo ma dalla mia gola esce solo un flebile strillo.
Sto sudando, non riesco più a sopportare questo caldo soffocante.
Non respiro.
È la fine e ho paura.

<<Avril.>>

Chi mi ha chiamata?
All'improvviso i miei polmoni respirano tutta l'aria che c'è attorno a me, mi sento libera, di nuovo viva ma ho uno strano presentimento, non ci faccio caso e allungo le mani per capire come muovermi, muovo le dita delle mani ma mi ritrovo davanti al nulla totale.
Dove sono? Che succede?

<<Avril.>>

Sento un sussurro proveniente da lontano, giro di scatto la mia testa e intravedo una folla di persone.
Sono tutti lì in piedi a guardare qualcosa, indicano scioccati e con disgusto, le loro espressioni non promettono niente di buono.

La voce proveniva da lì, ne sono sicura.
Incerta sui miei passi guardo la scena davanti a me, nella mia testa risuona quella voce numerose volte...mi è famigliare.

Mi avvicino lentamente, vedo i volti delle persone che mi guardano con una strana espressione in viso, c'è chi ha il viso coperto dalle mani, chi ha gli occhi spalancati, chi è terrorizzato e si stringe al suo compagno, chi si copre la bocca con le mani ma nessuno che tiene un telefono in mano.

<<Avril.>>

Quella voce, io conosco quella voce!
Affretto i miei passi, spingo i corpi delle persone e mi faccio avanti.
I miei piedi nudi si bagnano, abbasso lo sguardo verso e noto una pozza rossa e un corpo steso sull'asfalto umido.

Quando vedo quel corpo l'aria mi manca e mi sento svenire.
Le mie gambe cedono, mi sbuccio le ginocchia, striscio gattonando verso di lui in preda alle lacrime.
Sento le guance bagnarsi fino alle labbra, assaporo il salato, l'amaro di questo mondo, la crudeltà.

<<No, No, No, No...>>

Urlo.
Mi dimeno.
Mi sveglio di soprassalto, era solo un sogno, un incubo, uno dei tanti.

<<Basta, vattene...>>

Sussurro prendendomi la testa fra le mani, le mie labbra tremano e il mio corpo è tutto bagnato dal sudore.

<<Per favore, smettila.>>

Urlo mentre le lacrime silenziose scendono lungo il mio viso, mi alzo dal letto spostando con i piedi le lenzuola, accendo la luce della stanza e vado in bagno.
Quando mi tolgo il pigiama mi guardo allo specchio.

Le labbra solitamente rosse sul volto bianco sono secche, i capelli sempre lisci naturali sono scompigliati, le guance sono in fiamma, la fronte é piena di sudore, le poche lentiggini sul naso più evidenziate.
Le clavicole sono ben esposte, mi tocco le pelle liscia e bianca come quella di un morto e mi ricordo di lui.

Perché è quello che ricordo, l'unica cosa che tiene ancora vivo il suo ricordo nella mia mente è il suo corpo bianco, gli occhi semichiusi e un volto che non era più il suo.
Un volto non appartenente più a questo mondo.

Entro nella vasca e accendo una sigaretta, mi lascio cullare dall'acqua tiepida e poggio all'indietro la testa, ora che lui non c'è cosa mi resta?
Mi ricordo i suoi occhi grigi, il sorriso perfetto, le sue braccia che mi circondavano ad ogni difficoltà in questo mondo imperfetto.

Caccio via quel ricordo.
Domani è un nuovo giorno, in nuova città, nuove persone e nuove regole.
Mi piacerebbe dire anche "nuovo inizio" ma non è così.
Non lo è mai stato.

Un posto umido, un posto là sotto dove nessuno ti può sentire, voci urlanti e segreti rinchiusi, pietre attorno alla cella e delle barre, l'incubo avviene sempre qui.

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