Capitolo 10: Nostalgia di casa


Capitolo 10: Nostalgia di casa

Era un mattino di fine ottobre, l'aria fuori era particolarmente pungente, si sentiva che l'inverno iniziava ad avvicinarsi. Quello però non era un giorno qualunque per Luna, ebbene sì era proprio il giorno di Halloween.

Di solito Xenophilius, il trentuno ottobre di ogni anno, era solito farle trovare un sacco di zucche in giardino e si divertivano a scavarle e intagliare diverse facce, ovviamente molto più strambe di quelle che si trovano comunemente in giro.

Chissà come avrebbe passato quel giorno il padre, senza la sua compagnia; Luna colpita dalla nostalgia di casa, prese la lettera ricevuta pochi giorni prima proprio da Xenophilius e si recò in spiaggia per leggerla nuovamente.

Mentre stava per stendere il proprio telo, fortunatamente si accorse che sotto la sabbia si trovava un piccolo granchio, la ragazza gli sussurrò:" E tu che cosa ci fai qui tutto solo? Non ti piace stare in compagnia degli altri granchietti?! Sei anche tu un tipo un po' insolito, dì la verità!", gli fece un gran sorriso e poi si spostò un poco più in là per non infastidirlo.

Così si ritrovò nuovamente di fronte al chiosco dei gelati, allora colse l'occasione e ordinò una coppetta al cioccolato, quel giorno aveva bisogno di qualcosa di dolce che la tirasse su di morale.

Poi si sedette con il suo gelato e iniziò a leggere la lettera del padre:

"Cara Luna, devo confidarti che inizio a sentire molto la tua mancanza, soprattutto adesso che si avvicina il 31 ottobre, chissà come lo passerai? Ho acquistato uno di quegli strani arnesi...un cellulare ecco, per poter comunicare con te, ma oltre a non essere per niente pratico di questa tecnologia babbana, tre giorni fa l'ho visto fluttuare a mezz'aria nella stanza per poi finire nel lavabo pieno d'acqua, inutile dirti che è stato Monty, il Demiguise, si diverte a farmi i dispetti da quando sei partita. Forse è il suo modo per sopportare meglio la solitudine, anche a lui manchi molto e anche ai Mooncalf, al tuo amato Asticello Diwy e così via. Pensa che qualche sera fa, mi è capitato di trovare Diwy che dormiva sul tuo cuscino, che tenerezza mi ha fatto!

So che non dovrei scriverti queste cose e che adesso tu ti preoccuperai e vorrai tornare subito a casa...Oh accidenti, infatti, perché ti ho scritto tutto ciò?! Ma non importa, sei una ragazza forte e io sono stato sempre sincero con te e voglio esserlo anche in questo frangente...dirti che mi manchi, CI manchi, ma che teniamo duro perché sappiamo che stai facendo una cosa importante e le tue Creature sono in buone mani! So che non puoi parlarmi dei "Segni particolari" per posta, quindi non ti chiederò niente, spero solo che tutto proceda per il meglio! Un abbraccio al mio raggio di luna, il tuo papà!".

Nemmeno a dirlo, la ragazza si commosse e non poté fare a meno di versare qualche lacrima su quel foglio, poi lo strinse al petto, suo padre era orgoglioso di lei e questo tanto bastava.

Proprio mentre rovistava nella borsa in cerca di un fazzoletto, che ovviamente aveva dimenticato a casa, un braccio sbucò vicino a lei, con un fazzolettino di carta in mano; Luna alzò lo sguardo ed era proprio lui, Erik.

Il ragazzo disse timidamente:" Stavo passeggiando e ti ho vista al tuo solito posto, vicino al chiosco dei gelati, intenta a leggere qualcosa. Non mi è sembrato per niente insolito...poi però ti ho visto affogare il gelato nelle lacrime. Non volevo disturbarti, ma mi sei sembrata in difficoltà mentre armeggiavi con la borsa e ho pensato che avessi bisogno di questo!".

Luna provò l'istinto di rifiutare quel gesto di pace, ma il naso le colava e non ci teneva a farsi vedere dal ragazzo in quelle condizioni, così prese il fazzoletto e ringraziò gentilmente, mentre si asciugava il volto.

Erik chiese titubante se potesse sedersi vicino a lei, Luna un po' incerta gli fece segno di sì e lui le si accomodò vicino.

Poi domandò:" Si può sapere che cosa ha ridotto in lacrime un Tempio forte come te?! È stato Ben? Dimmelo che lo vado a pescare ovunque sia!".

Luna accennò un piccolo sorriso:" Ben non c'entra niente e poi dopo quello che hai fatto non sei molto credibile come mio difensore!".

"Luna io dav...", accennò il ragazzo mortificato, ma prima ancora che potesse terminare la frase lei fece un cenno con la mano ed esclamò:" Non importa, me lo hai già ripetuto mille volte, non posso credere a quella versione dei fatti, però oggi sei stato gentile a preoccuparti per me e per questo ti ringrazio...amici come prima!".

Quelle ultime parole si abbatterono su Erik come una tempesta, tanto che sparirono per qualche attimo le leggere fossette che si formavano di solito sul suo volto sorridente.

Poi egli si riscosse e disse:" E va bene...amici!", Luna gli sorrise ed Erik continuò: "Posso allora invitarti, in qualità di amico, alla festa di stasera che ha organizzato l'Università per Halloween? È carina, fanno parte del comitato di organizzazione tutti gli studenti dell'ultimo anno delle varie facoltà. E tu mi sembri una alla quale possa piacere Halloween!".

"Oh sì, mi piace molto, ma devo dirti che sono già stata invitata da Ben, quindi nel caso ci incontreremo lì!" rispose Luna con delicatezza. Non aveva intenzione di ferirlo, non aveva seppellito l'ascia di guerra solo per potersi vendicare, lei sapeva che per lui non era una semplice amicizia la loro, ma dopo ciò che era successo non intendeva allargarsi più di così.

"Ah... capisco! Posso chiederti, sempre come amico, se tra te e Ben c'è qualcosa?" azzardò a domandare Erik su due piedi.

"Non siamo ancora il tipo di amici che si confidano queste cose!" rispose Luna tranquillamente, mettendogli una mano sulla spalla, poi si alzò, lo salutò con un bacio sulla guancia e fece per andarsene.

Inaspettatamente però, la ragazza fece due passi indietro e gli porse un involucro di carta, con dentro un tramezzino:" Ti borbottava la pancia, ho pensato che avessi fame", a quel punto gli fece l'occhiolino e se ne andò veramente.

Erik scartò il suo panino e assaggiò un boccone, era stato un pensiero carino da parte della ragazza, ma lei non capiva che il suo stomaco brontolava non per la fame, ma per l'emozione di essere di nuovo su quella spiaggia con lei.

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