5

Il silenzio della notte ci avvolgeva, interrotto solo dal suono dei nostri respiri che lentamente tornavano a un ritmo regolare. Pablo era ancora accanto a me. Le linee del suo profilo erano rilassate, quasi pacificate, e in quel momento mi chiesi cosa stesse pensando. Ero divisa tra il desiderio di lasciarmi andare e vivere semplicemente quel momento, e la paura di essermi esposta troppo, di aver mostrato una parte di me che raramente lasciavo trasparire. Mi voltai leggermente, cercando di distrarmi, ma sentii la sua mano scivolare sulla mia schiena, il suo tocco caldo e rassicurante.

«Todo bien?» chiese Pablo, la sua voce bassa e impastata di sonno.

«Sí» risposi, ma il mio cuore batteva ancora forte. Le parole erano semplici, ma non riuscivano a catturare tutto quello che sentivo in quel momento. «E tu?»

«Molto. Sei incredibile» disse, accennando un sorriso rilassato mentre si sistemava il capo sui cuscini, voltandosi poi di spalle.

Mi chiedevo se quella connessione che avevamo condiviso sarebbe durata anche fuori da quel letto.  Cosa succederà domani? Una parte di me voleva scivolare nell'oblio del sonno, lasciare che la notte ci portasse via tutte le incertezze, ma un'altra parte non riusciva a smettere di interrogarsi. Le mie notti brave a Barcellona erano un continuo di rimorchi nei club e di sesso occasionale. Non sempre trovavo qualcuno con cui volessi avere altro oltre la notte. Volevo divertirmi, provare uomini diversi, e pensare solo a me stessa. Dovevo mandarlo via, prima che si addormentasse e diventasse un pensiero troppo presente.

«Pablo, perché non torni a casa tua?» dissi in tono calmo, scuotendogli lentamente il braccio.

«Vuoi il letto toda para ti?» rispose, con un sorriso malizioso. «Avevo in mente di ricominciare... tra poco.» Si avvicinò a me, iniziando a baciarmi il collo. «Muy sabrosa, sensual. Eres fuego puro» sussurrò, mentre ogni parola era interrotta da un bacio. Nonostante la stanchezza, l'eccitazione cominciava a tornarmi.

E così, in piena notte, divenni sua per la seconda volta. Pablo comandava il gioco con la stessa sicurezza che sembrava avere nella sua vita professionale. Mi lasciai andare completamente, senza opporre resistenza.

Mi svegliai lentamente. Sorrisi leggermente al ricordo di Pablo, ma quando allungai il braccio verso il lato del letto, trovai solo lenzuola fredde e vuote. Mi girai di scatto, il cuore che iniziava a battere più forte. Il posto accanto a me era deserto, nessuna traccia di lui. Nessun odore, nessun indizio. Niente. L'istinto mi spinse a guardare a terra, magari aveva lasciato i suoi vestiti ammucchiati, ma tutto era in perfetto ordine. Niente bigliettino, niente messaggi sul telefono. Era davvero andato via così, senza dire una parola? Non sapevo se sentirmi arrabbiata, delusa o scioccata.

Decisi di alzarmi e lasciarmi alle spalle il letto vuoto. Tirai fuori una maglietta e un paio di pantaloncini, e uscii dalla stanza, cercando di non farmi travolgere dai pensieri. Quando raggiunsi il soggiorno, l'odore del caffè mi colpì subito. Elena era già in cucina, seduta al tavolo con la sua tazza, intenta a fare colazione. Erano le 12, naturalmente. La sua tipica colazione tardiva del sabato.

«Buongiorno, dormigliona!» disse senza nemmeno alzare lo sguardo dal cellulare. «Com'è andata la serata ieri?»

Presi un respiro profondo, cercando di nascondere la delusione che si agitava dentro di me. «Eh, è stata... interessante.» risposi, prendendo una tazza e versandomi un po' di caffè.

Elena alzò finalmente lo sguardo, e notai che mi stava osservando con un sorriso malizioso. «Interessante, eh? Suppongo che il tipo fosse all'altezza delle aspettative, visto il tuo tono.»

Mi lasciai sfuggire una risata amara, sorseggiando il caffè. «Sì, diciamo di sì. Ma non è rimasto per la colazione.» Cercai di sembrare disinvolta, ma non ci riuscii del tutto.

Elena aggrottò le sopracciglia, curiosa. «Se n'è andato senza dire niente?»

Annuii, cercando di mascherare il fastidio. «Nemmeno un messaggio, niente. Come se non fosse mai stato qui.»

Elena fece una smorfia, scuotendo la testa. «Tipico. Alcuni uomini sembrano davvero incapaci di fare anche la cosa più semplice, tipo lasciare un biglietto o almeno dire 'ciao' prima di svanire nel nulla.»

«Già.» Lasciai andare un altro sospiro, fissando la tazza tra le mani. Non volevo che la serata mi rovinasse la giornata, ma era difficile ignorare la sensazione di vuoto che mi aveva lasciato. Forse Elena aveva ragione. Non c'era bisogno di dare troppo peso a quella notte. Alla fine, c'erano sempre nuove opportunità, nuovi volti, nuove avventure. Ma, dentro di me, non potevo fare a meno di chiedermi perché, anche dopo una notte così intensa, Pablo avesse scelto di sparire senza lasciare traccia.

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