31

Il pomeriggio prima della partita contro il Bayern Monaco, ero a casa con Diego che dormiva nella sua culla. Mi godevo quel raro momento di silenzio, consapevole che sarebbe stato presto spezzato dall'adrenalina per la sfida imminente. Ma non immaginavo quanto la giornata avrebbe preso una piega diversa.

Il campanello suonò, e sorrisi. Aprii la porta e Athena mi abbracciò con la sua solita energia. «Francesca! Che bello rivederti!»

«Athena! Quanto tempo! Entra, ti preparo un caffè.»

Ci sedemmo sul divano, e dopo qualche chiacchiera, la domanda che mi premeva scappò fuori. «Come mi hai trovata? Che ci fai a Barcellona?»

Athena sorrise, ma il suo sguardo sembrava cercare le parole giuste. «Sai, mi sto frequentando con Pedri.»

La sorpresa mi colse, ma ero felice per lei. «Sul serio? E com'è lui?»

«È... diverso. Non saprei spiegartelo. È dolce, tranquillo, mi fa sentire bene. Non è una relazione vera e propria, ma... è come se ci conoscessimo da sempre.»

Annuii, sinceramente contenta per lei. «Sono felice per te. E ti ha parlato di noi?»

«Sì. Mi ha detto di te, di Pablo e di Diego. Sembra davvero affezionato a voi. Dice che siete una bella famiglia.»

Quelle parole mi fecero sorridere. Parlammo ancora un po' di lei e Pedri, e poi Athena propose di venire con me alla partita. «Andiamo insieme. Sarebbe bello condividere questa serata.»

Accettai subito. Preparai Diego e lo vestii con la sua maglia del Barcellona, personalizzata con il suo nome. Io indossai quella autentica di Pablo, con il numero 6. Quando i genitori di Pablo arrivarono, uscimmo tutti insieme diretti verso lo stadio.

L'atmosfera all'Estadi Olímpic era elettrica. I tifosi cantavano, le luci dello stadio brillavano e l'energia nell'aria era palpabile. Seduta in tribuna VIP con Diego in braccio e Athena accanto, mi sentivo parte di qualcosa di grande.

La partita iniziò in modo incredibile. Al primo minuto, Raphinha segnò, facendo esplodere l'entusiasmo. Il Bayern pareggiò con Harry Kane, ma Lewandowski riportò il Barcellona in vantaggio prima della fine del primo tempo. Poi, Raphinha completò la sua tripletta con due gol nel secondo tempo. Il punteggio finale di 4-1 fu una vittoria straordinaria.

Alla fine della partita, i genitori di Pablo mi proposero di portare Diego a casa con loro per lasciarmi un po' di tempo per me stessa. Ci pensai un attimo e poi accettai. Mi venne un'idea: una festa per celebrare il ritorno di Pablo in grande stile.

Mandai qualche messaggio e in poco tempo casa nostra si riempì. Pablo tornò con alcuni compagni di squadra: Pedri, Frenkie, Alejandro e Fermin, accompagnati dalle loro fidanzate. Athena sembrava perfettamente a suo agio accanto a Pedri, mentre i due chiacchieravano e ridevano insieme.

La musica reggaeton riempiva la casa, un ritmo ipnotico che mi invitava a lasciarmi andare. Ballavo con Athena, ridendo come ai vecchi tempi, quando una ragazza alta e solare mi si avvicinò.

«Pamela,» si presentò, stringendomi la mano con un sorriso disarmante. «Sono la fidanzata di Héctor Fort.»

«Piacere,» risposi, colpita dalla sua sicurezza e dall'energia contagiosa che emanava.

Mentre ballavamo, osservavo il modo in cui Pamela si muoveva: aveva una risata calda e sincera, e ogni tanto i suoi occhi cercavano Héctor dall'altra parte della stanza. L'intesa tra loro era palpabile, quasi magnetica. Poco distante, Athena e Pedri ridevano, complici. Sembravano davvero in sintonia, come se fossero immersi in un mondo tutto loro.

Non potei fare a meno di cercare Pablo con lo sguardo. Lo trovai mentre parlava con Fermin e Alejandro. Era rilassato, con quel sorriso che mi faceva sempre battere forte il cuore. Mi accorsi che mi stava osservando anche lui, con gli occhi che brillavano di una luce familiare e irresistibile.

Non ci pensai due volte. Mi scusai con Pamela e Athena e andai verso di lui. «Ti rubo un attimo,» dissi con un sorriso mentre mi infilavo tra lui e i suoi amici.

«Mami, che fai?» chiese, fingendo di essere sorpreso, ma senza mai smettere di sorridere.

Gli presi la mano, intrecciandola con la mia, e lo portai al centro della stanza. La musica cambiò ritmo, e senza una parola iniziò a ballare con me, le mani sui miei fianchi, il suo corpo vicino al mio. Ogni suo movimento era pieno di una sicurezza che mi faceva sentire al sicuro, desiderata. Mi guardò negli occhi e sussurrò: «Voglio festeggiare solo con te, mami. Te deseo mucho esta noche

Lo guardai negli occhi, e prima che potessi rispondere, le sue labbra si posarono sulle mie. Il mondo intorno a noi scomparve. Era come se fossimo soli, avvolti solo dal ritmo della musica e dal calore del nostro legame.

La festa continuava intorno a noi: risate, brindisi, i calciatori che scherzavano sulla partita, le ragazze che parlavano di moda e viaggi. Ma io ero completamente assorbita da Pablo, dal modo in cui mi faceva sentire come se nulla al di fuori di noi contasse.

Quando la serata si avvicinò alla fine e gli ultimi ospiti uscirono, mi guardai intorno, notando il disordine. «Devo sistemare,» dissi, più a me stessa che a lui.

«Domani, mami, andiamo a letto,» mi disse, il suo sussurro caldo e irresistibile.

Mi girò verso di lui, e in un attimo le sue labbra catturarono le mie. Mi sollevò con facilità, portandomi in camera da letto. Ogni passo era una promessa, ogni sguardo una dichiarazione.

Mi posò sul letto con una delicatezza che contrastava con l'intensità del desiderio nei suoi occhi. Si chinò su di me, le mani che tracciavano linee di fuoco lungo il mio corpo. Mi spogliò lentamente, con una cura quasi reverenziale, e poi fu il mio turno. Gli tolsi la maglia, le dita che esploravano la sua pelle calda e tesa.

Quando i nostri corpi si unirono, fu come se tutto il mondo trovasse il suo equilibrio. I suoi movimenti erano lenti all'inizio, quasi esitanti, come se volesse prolungare quel momento per sempre. Ma presto l'intensità crebbe, e ogni suo affondo era una dichiarazione, un modo per dirmi quanto mi desiderava, quanto mi amava.

«Eres mía, solo mía,» sussurrò, il respiro spezzato, e io gli risposi con un gemito, stringendolo ancora più forte a me.

Quando raggiungemmo il culmine, sentii come se fossimo arrivati a un punto di totale connessione, un momento di perfezione che cancellava ogni dubbio, ogni difficoltà.

Rimanemmo abbracciati, il suo respiro che si calmava contro la mia pelle. Mi guardò, i suoi occhi pieni di dolcezza. «Te amo, mami. Eres mi vida.»

Gli accarezzai il viso, il cuore pieno. «Anche io ti amo, Pablo.»

Mi strinse ancora più forte, come se volesse tenere lontano tutto ciò che avrebbe potuto separarci. «Grazie per questa serata,» disse piano. «Grazie per come mi tratti, per come sei. Non so come dirti quanto ti apprezzi.»

Sorrisi, il mio mondo racchiuso in quel momento, in quell'uomo che mi faceva sentire amata come mai prima d'ora. E in quell'abbraccio, con il suo corpo accanto al mio, capii che niente al di fuori di quella stanza aveva importanza.

Nuovo Sondaggio
Partecipa alla storia!

Nuove domande del sondaggio anonimo. 💡
Vuoi essere inserita nella storia? Completa il questionario e fammelo sapere, insieme ad altre domande sulla storia.

https://forms.gle/YQydzPxKdHvkQAGK8

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top