Kapittel Tjue
Dopo essersi fissati per alcuni secondi, i due giovani si accomodarono uno dinanzi all'altra. Thodis sentiva ancora l'ira correrle in tutto il corpo. Scorreva veloce, tanto quanto l'acqua di un ruscello in alta montagna. Le faceva irrigidire i muscoli e vibrare il cuore.
La nonna si era probabilmente già addormentata e lei si trovava da sola a interfacciarsi con quell'insopportabile uomo. Si sentiva esposta e senza difese senza un apparente motivo.
Nonostante non sapesse bene chi fosse, Rikke sembrava affidarsi al giudizio di Njord, e ciò la portava ad essere meno diffidente.
Il Waraji teneva i suoi fari scuri incollati alla figura della giovane. Non si spiegava il cambio improvviso di atteggiamento; nelle occasioni in cui aveva potuto osservarla, l'aveva trovata sempre quieta e controllata, mentre quella sera era a dir poco burrascosa. Forse la pacatezza che usava come biglietto da visita era esclusivamente una faccia della medaglia.
La serenità dell'animo di Thodis era unicamente la superficie, che nascondeva correnti potenti e creature gagliarde pronte ad annientare le proprie prede. Sarebbe stato lui la sua prossima vittima?
Passarono vari secondi che alla giovane parvero ore. Insomma si decideva a parlare? Tutto quel mistero iniziava a innervosirla, e non poco. Indurì lo sguardo e inarcando le sopracciglia, lo esortò a prendere parola.
Da dove avrebbe potuto cominciare? Njord voltò di poco il capo verso destra scorgendo la pioggia battere spietata sul terreno. Un forte odore di umidità si fece strada nell'abitacolo, invadendo le narici della mora. Aria fredda e pungente le fece arricciare il naso e le riempì i polmoni.
"Beh, vedo che ti si è pietrificata la lingua. Mettiamo che allora ti aiuto io", gli disse determinata.
"Prima di tutto voglio sapere chi era quell'uomo", s'impose subito sentendo il suo interlocutore sospirare sconfitto.
"Si chiama Víkarr Sølvkule ed è il proprietario di un'importante ditta", tentò di sviare dal vero lavoro del biondo e dal perché si fosse trovato lì.
"Che tipo di ditta?", lo incalzò sospettosa guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'uomo. Non sarebbe finita bene quella conversazione. Entrambi erano troppo tesi.
"Una ditta... speciale", replicò vago.
"Oh non credere che mi accontenti di una risposta così schifosa!", s'infervorò lei.
"Devo cavarti fuori di bocca ogni cosa o ti decidi ad articolare una frase di senso compiuto?", lo accusò lei; tuttavia non ricevendo risposta continuò a martellargli le tempie mentre l'uomo si alzava dalla sedia.
"Ah scusa, è evidente che non ne sei per niente capace!", insistette lei imitando i suoi movimenti.
"Non sono tenuto a dirti niente ragazzina, hai capito? Non riempirti la testa di cose inutili; lui è solo un patetico stronzo, tu stanne fuori!", sibilò ormai a corto di pazienza.
"Starne fuori? Quello sconosciuto vuole qualcosa da mia nonna ed io non so perché! Che cosa dovrei fare? Stare tranquilla? Non credo proprio!", gli urlò sottovoce scocciata.
"Beh direi che smettere di fare domande fastidiose sarebbe un buon inizio", la schernì diabolico.
Thodis lo incenerì con gli occhi; era provata sia per lo studio intenso con Haralda sia per la visita dello sconosciuto che aveva turbato Rikke e quel cavernicolo non le svelava nulla.
"Ma come cazzo ti permetti? Pensi di scoraggiarmi o intimorirmi, bestione? Si vede che non mi conosci ancora", lo schernì indispettita.
Il Waraji rise sinceramente divertito dalla sicurezza della sua duyem. La testardaggine della giovane lo innervosiva, ma allo stesso tempo lo attraeva; gli erano sempre piaciute le donne che si schieravano in prima fila per difendere le proprie idee. In quel caso però i pensieri di Thodis e i suoi non viaggiavano su binari paralleli. Quello era un bel problema.
Njord fece leva sulle mani e si scostò dal tavolo per dirigersi verso la porta. Non avrebbe continuato quella conversazione. Lui era troppo stanco e lei troppo cocciuta.
Qualcosa non andava; non si fidavano di lei? Il suo orgoglio ferito inghiottiva i bocconi amari che continuava a rifilarle l'uomo dinanzi a se', ma vedendolo diretto verso l'uscio, scattò ponendocisi davanti. Non sarebbe scappato.
Vedendo la ragazza pararsi contro la porta l'uomo rimase interdetto.
Cosa le costava far finta di nulla? Infondo poteva semplicemente tornare a vivere una banale vita da umana senza badare a tutto ciò che lei agognava tanto sapere.
Le stava dando una possibilità. Una scelta. Sbuffò e incrociò le braccia al petto.
"Non azzardarti ad uscire prima di avermi spiegato tutto!", continuo imperterrita lei.
Gli occhi di Thodis però saettarono incontrollati verso i bicipiti tesi dell'uomo. Njord sfoggiò un ghigno strafottente; non le era del tutto indifferente come cercava di fargli credere e lui non poteva che esserne entusiasta.
Velocemente poggiò le mani ai lati del capo della giovane trattenendola, scaldandola teneramente. Tanto vicini da sentire i propri petti sfiorarsi appena.
Thodis sentì la pancia contrarsi; probabilmente al suo interno invece delle delicate farfalle, c'era una mandria d'indomiti rinoceronti che le prendevano a cornate le pareti dello stomaco. Incontrollabili, insaziabili, selvaggi.
Tutto il sangue le salì alle guance, che tradirono il suo sguardo di pietra. Aggrottò le sopracciglia confusa dall'atteggiamento dell'uomo.
Un momento prima sembrava potesse distruggere la casa con le sue sole mani, mentre poco dopo sembrava tanto quieto quanto la candida neve.
Non la costringeva in una morsa stretta; si sarebbe potuta allontanare in qualsiasi istante, ma non lo fece.
Tutto intorno a lei sembrava essersi cristallizzato.
Le gocce di pioggia accarezzavano i vetri come danzatrici leggere, mentre il suo cuore batteva a rilento, come se si gustasse quegli attimi sfuggenti.
Ogni pensiero era ormai troppo sbiadito e lontano per essere comprensibile e tutto ciò che Thodis riusciva a capire era che le piaceva. Cosa di preciso? Lui? Come la teneva vicina? Il suo profumo?
Non lo sapeva, ma percepiva che la sua anima le riempiva il petto con la stessa sostanza delle nuvole.
Impalpabile e inafferrabile.
Spietatamente dolce.
Si sorresse contraendo i muscoli delle gambe, che sembravano volerla abbandonare da un momento all'altro. Cosa le stava succedendo?
Njord sentiva il suo sjel che la riconosceva. La parte spirituale ed eterna che conservava dento di se' si risvegliò alla presenza della giovane. Spingeva per essere liberata, per reclamare ciò che la completava.
Njord si abbassò quel poco per arrivare all'altezza del collo della ragazza, dove batté un suo soffice respiro. Bastò quel piccolo e semplice gesto per far accapponare la candida pelle della giovane.
"Sei veramente sicura di voler sapere ogni cosa? Poi non si torna più indietro ragazzina, sai?", le sussurrò criptico guardando i pozzi scuri di lei spalancarsi dalla curiosità.
Thodis si ritrovò a combattere contro la voglia di lasciarsi trattenere dalle invitanti braccia di Njord, che a sua volta era stordito dall'elettricità che scorreva da un corpo all'altro. Non si era mai trovato in balia di simili emozioni.
Thodis poggiò delicatamente le proprie mani sugli avambracci di Njord nel tentativo di allontanarlo per conversare razionalmente, ma una volta toccata la pelle ambrata dell'uomo, le sue dita affusolate non le obbedirono più e si mossero in un'impercettibile carezza.
Il Waraji serrò delicatamente gli occhi socchiudendo le labbra; inarcò il petto in avanti in cerca di più contatto. Spostò lentamente il capo in direzione della bocca della giovane, con il chiaro intento di assaggiarla. Avventato.
Era così bella che quasi gli dolevano gli occhi a guardarla; le guance scarlatte e il respiro irregolare gli inondavano la mente d'immagini tanto peccaminose da turbarlo. Le labbra socchiuse di lei lo invitavano a banchettare e la mano posata sul suo braccio lo inebriava. Avrebbe voluto che lo toccasse ovunque. Con amore, dolcezza e passione.
Thodis sentì il desiderio innato di avvicinarsi a sua volta al corpo caldo che la teneva prigioniera.
Improvvisamente però la suoneria del telefono la risvegliò e, come travolta da un'onda, allontanò di scatto l'uomo spingendolo all'indietro.
Quel burbero l'aveva scambiata per una disperata? E lei cosa diamine stava facendo?
Thodis allungò la mano verso la maniglia per poi spalancare la porta, facendogli intendere implicitamente cosa avrebbe dovuto fare.
Per alcuni attimi si dimenticò della domanda del ragazzo; pensava solo a riguadagnarsi il suo spazio vitale per connettere i neuroni e rispondergli.
Njord la fissò per pochi secondi cercando di decifrare i suoi pensieri, ma la mora lo fissava sconcertata. Prima lo sfiorava teneramente e poi lo guardava come se le avesse fatto qualcosa di terribile.
L'uomo senza proferire alcuna parola si affrettò fuori dalla soglia di casa; si voltò giusto per una manciata di secondi, scorgendo la giovane incredula e paonazza che lo seguiva con lo sguardo.
"Sì, sì va bene! Voglio sapere tutto!", gli urlò dietro lei appena affacciata sul vialetto, sebbene la voce fosse annientata dal rumore incessante delle intemperie.
Njord udendola arrestò la sua marcia e addolcì lo sguardo.
"Ci vediamo presto ragazzina", le rispose sfuggente scoccandole un'occhiata eloquente.
Era sicuro che lei avesse capito; la vide aggrapparsi con più tenacia alla maniglia della porta. Ghignò compiaciuto e si voltò per l'ultima volta, allontanandosi a grandi passi, non badando alla pioggia che gli impregnava i vestiti e gli accarezzava il cuore.
<Buonasera ragazzuoli!!!
Come state?
Che fate di bello in questi giorni?
Ecco qui il capitolo tanto atteso!
Spero che soddisfi le vostre aspettative!😉
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!!!
Un dolce saluto a tutti!❤️
C. >
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