Kapittel Syv
Thodis fu travolta da un buonissimo profumo di rose e da una testa bionda fragola. Nonna Rikke non era una nonna comune o una inquadrabile nel gruppo degli "anziani". Anzi, aveva lo spirito di un giovane puledro curioso di conoscere la sensazione dell'erba sotto i giovani zoccoli e di correre veloce tra le spighe di grano mature. Era sempre pronta per sperimentare nuove cose e non si dimenticava mai di andare dal parrucchiere per curare i suoi amati capelli. Le piaceva prendersi cura di se' da quando ne aveva memoria.
Nonostante pochi anni prima avesse subito la perdita di suo marito , si era rialzata più forte di prima. Nominava spesso il suo ormai defunto amore alla nipote. Questa infatti aveva molte in comune con il nonno poco conosciuto. Entrambi andavano matti per i ghiaccioli alla menta ,che Thodis gli rubava con un sorrisetto impertinente da bambina facendolo fumare di rabbia,erano due fenomeni del giocare a carte e amavano gli animali. In particolare i cavalli che erano sempre stati una delle passioni della giovane mora.
Amava il vento che le scorreva tra la folta chioma quando galoppava. Non riusciva a stancarsi di sorridere e quando saliva su uno di quegli esseri giganti. Tanto grandi e potenti, tanto gentili e sensibili. Erano animali pacifici, ma non bisognava stuzzicarli troppo o ci si sarebbe trovato davanti a seicento chili e passa di muscoli furenti. La voce della nonna la risveglió dai suoi ricordi ricordandole di sistemarsi le cose nella sua attuale camera. Era bella. Certo, nulla di troppo eccentrico come si sarebbe aspettata da Rikke,tipica per le sue pazzie. Al centro della stanza c'era un grande letto a una piazza e mezza con la testiera di un rosa pastello.
Accanto a questo c'era un comodino bianco in stile floreale. Dall'altra parte della camera c'era un grande armadio con ante scorrevoli rosa e bianche. C'era per ultima una scrivania con qualche mensola soprastante. Proprio sulla parete a destra del letto c'era una grande porta-finestra che dava sul grande e misterioso bosco. Le piacque molto quella camera. Piccola e molto accogliente. Si sedette sulle morbide lenzuola lilla e le sfioró con i polpastrelli. Venne scossa da un brivido per la freddezza del tessuto in contrasto con le sue dita tiepide.
Passarono cosí quasi tre ore in cui si ambientó nella sua nuova camera da letto e mise al posto giusto tutte le sue cose. Guardó fuori e vide che ormai il sole stava calando e si accorse dell'ora che si era fatta. Cavolo erano giá le sette di sera. Scese in cucina dove trovó sua nonna indaffarata a preparare uno dei suoi piatti preferiti. Il Fårikål era una deliziosa pietanza a base di agnello e cavoli, bolliti e conditi con poco pepe e un filo di sale. Thodis sentí l'acquolina in bocca e mandó giù un po' di saliva pregustandosi la cena. Nonna Rikke apparecchió e le serví il fårikål.
Le due donne parlarono del più e del meno, e la nonna le chiese se avesse memorizzato già la strada con cui andare a scuola. La nipote annuí impegnata a masticare la carne. Aveva anche scoperto che non lontano dalla casa della nonna c'era il bosco dove era andata giorni prima per la gita. "Dove avevo incontrato...si lui..." non potè fare a meno di pensare Thodis.Finito di mangiare si guardarono un po' di televisione, dove trasmettevano un talent-show divertente.
Si fecero delle grandi risate ma verso le dieci e mezza Thodis decise di andare a coricarsi e si congedó depositando un bacio sulla guancia dell'amata nonna. Salí le scale, si infiló il pigiama, si lavò faccia e denti e si tuffò nel letto morbido e profumato. Guardó fuori dalla finestra e contemplò per più di mezz'ora il buio dentro in quale c'erano alberi alti quanto palazzi. Un po' sapere che lá fuori c'erano animali selvaggi la inquietava, ma sapeva di non dover avere paura di nulla. Insomma nonna Rikke viveva lí da quando si era sposata con il nonno. Si accorse poi di aver dimenticato di preparare la cartella.
Sbuffó e alzó gli occhi al cielo arricciando le labbra. "Che palle..." borbottó tra se'. Si alzó con l'entusiasmo invidiabile ad uno zombie. Proprio mentre si allungava verso una mensola per prendere il libro di filosofia le cadde l'occhio nel giardino, dove vide qualcosa muoversi. Un'ombra nera si era mossa. Non era pazza e men che meno era cieca o aveva allucinazioni.Il cuore prese a galoppare nella sua cassa toracica cosí forte che pensó che avrebbe potuto vomitarlo da come lo sentiva forte in gola. Prese un profondo respiro e tiró giù la tapparella della porta-finestra. Si tranquillizzó e finí di preparare il necessario per il giorno successivo e si imbacuccó fino al naso sotto le lenzuola. Ci volle poco per prendere sonno . Coccolata da quel calduccio cosí appagante cadde a picco tra le braccia di Morfeo, che finalmente la accolse.
C.🍄
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