Kapittel Fem

Si destò dal mondo dei sogni in tarda mattinata e fu consapevole del fatto che si fosse presa un bel raffreddore. Scese in cucina e trovò sua madre Astrid indaffarata a cuocere una deliziosa focaccia, il Lafse, fatta di patate, burro, panna, zucchero e un po' di farina.

Sua madre faceva una rivisitazione in cui al posto della farina di tipo zero usava quella di riso. Era tutto più leggero. Thodis sentì il prelibato profumo della trota, tipico abbinamento con il Lafse. Salutó Astrid con un bacio sulla guancia colorita, osservando che il busto della donna era circondato da un grembiule che le aveva regalato nonna Rikke.

La mora aveva sempre amato la nonna materna e, oltre a questa e alla madre, praticamente nessuno riceveva segni particolari di affetto dalla mora, nemmeno il padre Einar. Questo probabilmente era una spiacevole ripercussione del dispiacere che aveva sopportato due anni prima, quando aveva rischiato di perdere Astrid a causa di un tumore al seno. La madre si era indebolita molto a causa della malattia, ma la figlia era andata spesso a trovarla in ospedale raccontandole tutto ciò che le era capitato in sua assenza.

Nel frattempo però, il padre era diventato più dispotico e scorbutico. Non bisognava però fraintendere i sentimenti di Thodis. Aveva sempre voluto bene al padre, ma lui aveva una tendenza a impartire ordini a destra e a manca che proprio la figlia odiava. Era proprio una cosa che non poteva tollerare.

Tutto era cominciato due anni prima quando la giovane si era impuntata su delle decisioni prese dalla nonna paterna. Ruth infatti continuava ad infastidirla; vieni qui, fai questo, accompagnami di qua e di là. Insopportabile a parer suo.

A Thodis sarebbe bastato che chiedesse qualsiasi cosa volesse con gentilezza e che le rivolgesse la frase con un punto di domanda alla fine. Così decise di ignorarla. Non è necessario sottolineare che il padre era andato su tutte le furie, stava quasi per tirarle uno schiaffo.

Ruth pianse tutto il pomeriggio, ma sia Thodis che Astrid, la quale conosceva accuratamente il carattere velenoso della suocera, che non si era nemmeno presentata al matrimonio del figlio per farle dispetto, non credettero alla sua scena melodrammatica. Quelle erano lacrime da coccodrillo.

Nonostante ciò Thodis fu costretta a scusarsi con la parente , la quale però si comportò da immatura e si chiuse nella propria stanza per un giorno senza mangiare.

Si andò proprio così. Ironico no? Una settantacinquenne che si comporta da bambina capricciosa. Ma d'altronde era quello che era. Il padre era identico alla propria madre. Tale e quale, e ciò era ormai cristallino a Thodis. Si scontrava spesso con Einar e si sputavano addosso parole infuocate, mentre Astrid cercava di riportare la pace.

Nonostante ciò c'erano altri due componenti della famiglia di cui non si era ancora vista traccia. Sverre e Aizen. Il primo non era altro che il fratello maggiore di Thodis. Un ragazzo dai capelli neri come quelli del padre, alto quasi quanto la porta, magro e tonico. Era sempre stato un ragazzo che stava per i fatti suoi, ma da poco si era sciolto un po' e ciò era probabilmente dovuto al fatto che si fosse fidanzato con Iselin, una ragazza molto dolce, che aveva conquistato il cuore di quel buon gigante. Nonostante fosse per lo più irascibile e lunatico, aveva un bel rapporto con Thodis. A volte se le dicevano di santa ragione, ma si sa che tra fratelli è normale bisticciare. La mora sapeva che il fratello, sotto quell'atteggiamento da sostenuto proteggeva un cuore grande e sensibile, che era restio a mostrare.

Poco dopo fece il suo ingresso in cucina Aizen , il quale cominciò subito a miagolare per ricevere la propria colazione. Aizen era proprio un gatto. Più precisamente era un gatto del bengala. Uno di quelli che avevano il manto tigrato e che rappresentava a pieno la cromatica del leopardo. Aveva un carattere molto dispettoso, che accomuna la maggior parte dei gatti. Non si faceva coccolare da nessuno, ma si era affezionato molto a Thodis, che sapeva come trattarlo e avvicinarlo.

La mora prese una bustina di cibo umido per il felino, che cominciò a fare le fusa e a strusciarsi tra le gambe della ragazza. Astrid ridacchiò per la somiglianza caratteriale tra il mini-leopardo e la figlia; non erano particolarmente affettuosi, erano intrattabili a stomaco vuoto, amavano entrambi la carne, amavano dormire e stare per conto proprio.

Aveva in mente di chiedere alla figlia di andarle a prendere del limone da grattugiare sul pesce, ma vide che la ragazza era piena di pensieri che le ronzavano in testa come palline impazzite in un vecchio flipper.

Pensò che avrebbe potuto fare a meno dell'agrume, quando rientrarono gli uomini di famiglia che, chiamati dalla donna, arrivarono a tavola per aiutare ad apparecchiare per pranzo. Mancava ancora un'oretta prima che fosse ora di riempirsi lo stomaco, così Thodis decise di andarsi a fare una doccia calda per sciogliere i muscoli indolenziti dalla brutta posizione in cui aveva dormito.

<Ecco un nuovo capitolo!

C.🍄>

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