LA DIMORA DEI MC STONE


Ilviaggio fu lungo e noioso. Ester lo passò seduta in un angolo,rimanendo il più possibile lontano dall'uomo con cui condivideva ilmezzo. Fuori dal finestrino vedeva i giardini all'inglese scivolaredi fronte a lei. Li accarezzò da dietro il vetro della carrozza,sfiorandoli con le dita guantate.

Ilsuo accompagnatore la osservava con la coda dell'occhio, conun'espressione serafica in volto. Lei si acconciò, come megliopoteva il sunbonnet sul volto, tenendo il viso basso e guardandolocon la coda dell'occhio. Aveva lineamenti solenni, con un nasoaquilino. La barba nera, listata di grigio, disegnava un viso daicolori marrone chiaro. Il turbante chiaro che stava sulla sua testaera di stoffa ma Ester non riconobbe il tessuto. Le dita tremaronoimpercettibilmente, da sotto i guanti. -Miss Escobar, il mio aspettovi turba?-domandò infine l'uomo, guardandola.

Istintivamentechinò la testa, sfuggendo a quegli occhi scuri. -No, no, Mister.-rispose.

L'uomole rivolse un'occhiata sardonica. -Non mi sorprenderebbe questovostro timore. Molte donne inglesi tremano quando mi vedono, chi perdisgusto, chi per paura.- fece – Mi auguro che non apparteniate anessuna di queste categorie...come la mia padrona.-

-Alludetea Lady Mc Stone?- domandò, inclinando la testa.

-Sevolete farmi delle domande su di lei, sono a vostra completadisposizione.- rispose solenne e affabile allo stesso tempo.

-Nonve ne è ragione- provò a rispondere, fissando quella pelle bruna,simile al legno. Poi si riscosse. Quell'uomo continuava a guardarlasenza alcuna inflessione particolare, una situazione che la stavainnervosendo. -E sia, parlatemi di lei.- concesse infine.

-LadyMc Stone è la seconda moglie del duca ed ha ventisei anni. E'rimastavedova da poco ed in questo momento è tenuta a rispettare unostretto lutto. Non è venuta personalmente a causa di questaparticolare situazione e se ne scusa.- riferì.

Esterinclinò la testa. -Voi chi siete?-domandò.

-Ilmio nome è Rashid. Sono il maggiordomo della casa Mc Stone perpreciso desiderio di Sua Grazia Lord Mc Stone. Mi occupodell'organizzazione della quotidianità della dimora principale dellafamiglia Mc Stone.- spiegò l'uomo, con tono solenne. Mentre dicevaciò, la carrozza aveva superato i boschetti lungo il fiume,scivolando silenziosamente sotto i rami.

-Immaginoche il vostro compito sia estremamente gravoso.- disse l'altra,tentando di occupare quel silenzio. Non le riuscì bene, eppurel'altro sembrò non accorgersene o, se lo fece, fu estremamente bravoa celarlo.

-Quantonecessario- rispose- ma posso garantirvi che la duchessa è unapadrona estremamente comprensiva e autorevole. Lord Mc Stone nonpoteva scegliere sposa migliore, se posso esprimere un parerepersonale.-

Esternon rispose. La boscaglia era nera e, a tratti, punteggiata da lampidi luce che tagliavano i rami. Quel nome, Lord Mc Stone, non le eranuovo. Era un ricordo lontano dieci anni, nel quale vedeva, con isuoi occhi di bambina, un uomo allampanato e dallo sguardomelanconico. Si trattava di un'immagine confusa, dai trattievanescenti. Non riuscì a dargli una forma definita però. Forse eraun ricordo fuggevole, non avrebbe saputo dirlo.



Correva,correva per l'ennesima volta lungo i corridoi della casa di Siviglia.I pochi servi che passeggiavano intorno a lei portavano degli oggettidi pregiata fattura. Non ricordava bene la ragione della sua fretta.Sua madre Renée si era chiusa in una stanza insieme a sua sorellache, da alcuni giorni, era scivolata in uno strano mutismo. Noncapiva la ragione di quel silenzio, la piccola Ester. Aveva infattisaputo che sua sorella si sarebbe sposata e che l'uomo che l'avevachiesta in moglie era in quella casa. Non lo aveva mai visto, poichésua madre, lady Renée, le aveva proibito di farlo.

Quelgiorno era riuscita a sfuggire al controllo della sua balia e siaggirava da sola nei pressi degli appartamenti signorili della casa.Fu proprio mentre camminava in quei corridoi che udì il rumore diuno schianto sordo contro il muro. A quel suono, la bambina sibloccò, tremando leggermente. Riconosceva quel tipo di rumore. Eralo schianto di un pugno contro una parete. Non era insolito sentirlonella sua casa, anzi. Era piuttosto comune, almeno fino alla mortedel Senor Escobar. Non lo aveva udito più...fino a quel momento.Istintivamente si avvicinò alla porta, socchiudendola parzialmente evide un uomo alto e slanciato dai capelli ricci, color dell'oro.Indossava abiti distinti e dal taglio semplice, color carbone. Queiparticolari, però, passavano in secondo piano rispettoall'espressione cupa che vedeva nel suo viso.



Estersi perse nei suoi pensieri. Il ricordo di quella visita era rimastosepolto negli anni, insieme alle cose che si erano succedute, giornodopo giorno. Quando sua sorella si era sposata aveva rivistoquell'uomo, accanto a lei, in fondo alla chiesa. Lo stesso uomo cheaveva colpito con violenza il muro. Comeha potuto la mamma acconsentire a questo matrimonio?Andava chiedendosi.

Fuproprio mentre rifletteva su quegli eventi che la carrozza svoltòverso una lieve salita. Ester rabbrividì. Non aveva più ripensato aquanto era accaduto prima del suo ingresso in collegio.

Ilmezzo proseguiva leggero nella via ombreggiata, poi la vegetazione sidiradò, inondandoli in pieno di luce. Ester, che guardava fuoridalla finestra, chiuse per un momento gli occhi...e quando li riaprì,fu attraversata da un nuovo brivido. La carrozza sulla qualeviaggiava si stava dirigendo verso una dimora dai tratti gotici edalla pietra scura. Per un momento, credette di essere protagonistadi uno di quei romanzi di Walter Scott o dello scrittore Walpole che,con quel suo Castellod'Otranto, l'avevatenuta sveglia per molte notti.

Dispostosu tre piani, si trattava di un edificio a tre piani in pietragrigia, parzialmente coperto dall'edera. Finestre a forma di triforeerano disposte sulla facciata, contornate da rocce dai toni piùscuri. Una lunga scalinata decorava l'ingresso, sopra la quale eraordinata la servitù.

Lacarrozza si fermò. -Miss Escobar, vi chiedo di aspettare al suointerno. Devo parlare con una persona. Quando sarà il momento, vifarò uscire immediatamente.- disse, sfoderando un sorriso composto.Con queste parole, aprì lo sportello, chiudendoselo silenziosamentealle spalle. Non appena sentì i suoi passi sul selciato, Estersocchiuse le tendine e si mise a contemplare lo spazio esterno. Laservitù del palazzo era ordinatamente disposta all'ingresso delladimora, con indosso un'uniforme color ardesia. Vide il suoaccompagnatore avvicinarsi ad una donna dai tratti europei, dallapelle lievemente abbronzata. Parlarono qualche momento, poi la videannuire e ritornare al suo posto.

Nonappena finirono, Rashid si girò e con un cenno invitò Ester auscire. Lei obbedì, più per dovere che per reale desiderio. -MissEscobar, vi aiuto a scendere- disse, tendendole la mano. Esterobbedì, guardandosi attorno un po'stranita. Quello che aveva visto,nascosto dietro il vetro della carrozza, le aveva mozzato il fiato.Allungò la mano guantata in quella dell'uomo e, tremando in modoimpercettibile, scivolò fuori dalla carrozza.

Unadonna dall'aria austera, vestita di nero, la stessa che aveva parlatocon l'uomo che le teneva la mano, si avvicinò loro. Si muoveva consicurezza ma non fu quel particolare ad attirare l'attenzione dellanuova arrivata. Era l'espressione severa, senza l'ombra di un sorrisosul volto. Non aveva mai visto espressioni tanto gravi e cupe madedusse che quello stato fosse dovuto alla recente fine di Lord McStone. -Mister Rashid, la senora aspettava con ansia il vostroarrivo. Mi ha detto di recarvi immediatamente da lei, non appenafoste giunto qui- riferì.

Rashidchiuse gli occhi. -Miss Escobar- fece, volgendosi verso di lei –devo prendere congedo da voi. Prima di andarmene, vi presento DonnaInes, la governante di questo palazzo. Donna Ines, lei è MissEscobar.- Poi fece un lieve cenno di saluto e si allontanò, salendosulle scalinate dell'edificio.

Esterla guardò. Aveva un viso solcato da lievi rughe, tanto che eradifficile stabilirne l'età. -Miss Escobar, vogliate seguirmicortesemente all'interno della dimora dei Mc Stone. La padrona hadisposto una stanza per voi nell'ala a lei destinata.- con questeparole, si incamminò verso l'interno.

Mentrecosì facevano, alcuni servitori si avvicinarono alla carrozza,iniziando a smontare i suoi bagagli. Ester abbassò il capo, tentandodi frenare la mortificazione. Si immaginò i loro commenti, pieni disorpresa e scherno...ma non udì nulla, tanto che si domandò sequelle persone che aveva visto pochi istanti prima non fossero fruttodella sua immaginazione. -Miss Escobar, mentre raggiungiamo i vostrialloggi, vi informo che lo spuntino sarà servito alle 8 e mezzo delmattino, la colazione sarà servita alle 13, il pranzo invece avràluogo verso le 20.45.- disse- Su vostra richiesta, potete farecolazione nella vostra camera, dove si trova un piccolo salottino.Gli altri pasti invece dovranno essere invece consumati nella salaprincipale.-

Esterannuì, fissando timidamente tutto quello che vedeva. - Lady Mc Stonemi ha autorizzato ad informarvi che l'accesso alla biblioteca non viè precluso né, tantomeno, la possibilità di passeggiare nelgiardino. - la governante si interruppe – Sapete cavalcare?-

-NoMiss- rispose l'altra.

Ladonna la guardò un momento, prima di riprendere a camminare. -LadyMc Stone è una cavallerizza d'eccezione. Se lo riterrà opportuno,vi farà avere i migliori insegnanti.- proseguì.

Esternon commentò. Il collegio non possedeva molte scuderie. Gli unicicavalli presenti provenivano dalle scuderie dei nobili del posto che,per provvedere all'educazione delle figlie, donavano loro queglianimali. Ester non ne aveva mai ricevuto alcuno...ed il sensod'inadeguatezza tornò a ghermirla, strisciandole dentro come unserpente. La governante proseguì il giro, indicandole le ale delpalazzo. Erano stanze immense, dai colori leggermente cupi eopprimenti. Le finestre a forma di bifora non bastavano a darevivacità all'interno, dando un che di decadente alle cose che sitrovavano là. -La dinastia dei Mc Stone ha una lunga storia. Il suoantenato più illustre servì fedelmente l'ultima regina consorte diEnrico VIII, in qualità di responsabile della biblioteca di palazzo.I suoi figli, invece, hanno ottenuto prestigio come cartografi, dandoun contributo prezioso alla sovrana Elisabetta. Troverete moltecartine, redatte di loro pugno, tra i cimeli di famiglia.- spiegò ladonna, raccontando gli aneddoti della stirpe Mc Stone. Ester laascoltò distrattamente. Era la prima volta che visitava la residenzadi un nobile ed era difficile prestare attenzione a quanto la donnadiceva. Se l'esterno assomigliava ad un antico maniero medievale,l'interno era invece più recente. Affreschi di tipo bucolicoaccompagnavano i visitatori, alternandosi a statue di marmo di ninfe,animali e a enormi vasi di maiolica, alti quanto un bambino di diecianni. Le osservò con interesse, studiando criticamente tutti iparticolari di quel luogo. Nemmeno si accorse di essere giunta difronte ad una porta di legno scuro. - Bene Miss. Questa è la stanzache la padrona si è premurata di assegnarvi. Riposerete qui pertutta la durata della vostra permanenza.- le riferì, spingendo condelicatezza la maniglia. La porta si aprì senza alcun rumore...poiun raggio di luce colpì il viso di Ester, costringendola a chiuderegli occhi.

-Qualoraquesta camera non sia di vostro gradimento, siete pregata dicomunicarlo direttamente a me, Miss.-informò la donna.

Esternon riuscì a rispondere. Davanti a lei si aprì una sala illuminatada un ampio finestrone a forma di trifora. Oltre il vetro, vedeva glialberi centenari che avevano accompagnato il suo viaggio in carrozza.Le loro chiome accarezzavano da lontano l'orizzonte. -Donna Ines-domandò- sapreste indicarmi quanto è distante questo luogo dal miocollegio?-

-Civogliono alcune ore, Miss Escobar, ma temo di potervi dare pocherisposte in merito, dal momento che non conosco la via scelta da Mr.Rashid per condurvi in questo luogo. Posso dirvi che non siamolontani da Bath. Il padrone aveva fama di essere un po'misantropo edi amare la solitudine.- spiegò la governante -Per questa ragione ladimora è vicina e, insieme, lontana da tutti i luoghi abitati.-

Esternon commentò. Quelle indicazioni erano quanto di più incerto avesseudito ma aveva anche vissuto per anni all'interno di una scuola,senza uscirne. Quell'ignoranza non la sorprese. -Potròuscire?-domandò, quasi senza accorgersene.

-Solosu permesso di Lady Mc Stone. Non potete superare il limite delgiardino interno ma se volete estendere le vostre possibilità divisitare questo luogo dovete chiedere direttamente a lei. - risposeDonna Ines -La incontrerete tra due giorni.-

Esterla fissò con un misto di sconcerto. -Credevo che lei fosse qui.-disse.

Lagovernante non mutò espressione. -La padrona è molto occupata inquesti giorni e non può prendersi cura di voi. Ha dei compiti daassolvere e si è premurata di assicurarsi che voi abbiate ogni agiopossibile.-

Conquelle parole, la donna tacque. Rimase immobile per alcuni minuti, inattesa di sapere se la giovane di fronte a sé aveva altre richiestema, vedendola in silenzio, comprese che non ve ne erano. -Se non visono domande, chiedo il permesso di potermi congedare. Nel frattempo,vi farò avere del te ed alcune frittelle di riso. - la informò-Quando saranno pronti, vi manderò una cameriera, così daconsentirvi di potervi liberare degli abiti.-

Estersi morse il labbro, frenando l'impulso di rispondere in modoeccessivamente diretto. Benchè non dubitasse della buona fede dellagovernante, l'accenno all'assenza di una cameriera personale era perlei il segno di una nuova umiliazione. Non ne aveva mai avute e siera dovuta accontentare della servitù del collegio, silenziosamentemessa a disposizione dalla direttrice. Perché possiate avere unaspetto consono era stata laspiegazione. In realtà quel dono, volto a preservare un'apparenteparita, si era rivelato una pia illusione. L'occhio delle studentesseera allenato. Anche se l'uniforme e la pettinatura erano identiche,prescritte dal regolamento, non vi erano limitazioni per la stoffané, tantomeno, per le minuscole migliorie che ognuna commissionavaalle mani di un'esperta sarta. Allo stesso tempo, le studentessepovere, destinate a divenire istitutrici, emergevano con le lorodivise sciatte, di qualche misura più grande, e con una pettinaturastretta e rigida.

Queiparticolari, impercettibili ad un osservatore distratto, spiccavanoinvece allo sguardo ingenuo e malevolo delle giovani del collegio,annoiate dalla disciplina e desiderose di trovare nuovi svaghi neiconfronti della noia di quelle giornate. Ester ne aveva fatto spesein più di un'occasione. Tra voi e me vi è una qualchedifferenza riassumeva pienamentel'insegnamento sotterraneo dell'istituto.

Apassi incerti misurò la stanza. Aveva angoli smussati e pareti sucui erano appesi quadri bucolici o a soggetto fantastico. Duegraziose poltroncine erano collocate davanti ad un tavolino in legnoscuro, finemente intarsiato. Una seconda porta, dalle decorazionifantasiose spiccava nella parete a trompe d'oeil.

-MissEscobar, qualora abbiate necessità, siete pregata di suonare quelcampanello che si trova alla vostra destra. Ve ne è uno in ognistanza. Suonatelo ed un membro della servitù verrà da voiall'istante.- disse -Ora vi lascio per adempiere ai miei compiti. Trapochi istanti, verrà una cameriera da voi.-

Conquelle parole, Donna Ines si congedò.

Rimastasola, Ester percorse con larghi passi l'ambiente destinatole. In pocotempo, scoprì che non si trattava di un'unica stanza ma di unminuscolo alloggio, composto da una camera da letto, un salottinoprivato ed un bagno, dove spiccava una vasca ed un piccolo vaso danotte. Ester si guardò attorno e, a passo più celere del solito,raggiunse quest'ultimo oggetto, senza neppure togliersi il sunbonnetdalla testa.

Unavolta sopra, emise un sospiro di sollievo. Durante il viaggio, non neaveva fatto parola con nessuno, per pudore e vergogna. Probabilmentequell'uomo avrebbe fermato la carrozza, per consentirle di fare ipropri bisogni dietro un cespuglio ma non aveva avuto il coraggio dichiedere nulla. Sono una scioccaandava pensando, arrossendo a quel ricordo.



Questachiusura di capitolo è un po'così. La dimora di Lady Mc Stone èriprodotta sul modello della casa di Horace Walpole, autore delromanzo Il castello d'Otranto.Vorrei intanto ringraziare tutti i lettori della storia e vi doappuntamento al prossimo capitolo.






















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