LA CHIESA DIROCCATA
Ester si preparò con estrema cura quel giorno.
Una strana euforia avvolgeva il suo cuore, liberandola dalla tristezza che da tempo la affliggeva. La signorina Treville aveva chiesto di riceverla nel suo salottino e, con fare dimesso, le aveva comunicato che la duchessa, in modo inatteso, aveva loro concesso il permesso di lasciare la dimora per una gita in campagna e che, per tale ragione, avrebbero rimandato la lezione all'aperto.
A quel ricordo, non riuscì a trattenere un risolino nervoso.
La mia prima gita...La mia prima gita! andava ripetendosi, quasi saltellando per la stanza. Era così felice ed emozionata che si sarebbe messa a gridare, tanta era la gioia incontenibile che rischiava di fuoriuscire dal suo piccolo corpo.
-Miss!- le andava dietro la cameriera, fissandola con sgomento. –Questo entusiasmo potrebbe nuocervi...attenta, rischiate di farvi male, inciampando!-
Ester però non vi badava, elettrizzata come una bambina.
-Mary, secondo voi quali abiti posso indossare per una scampagnata? Quali colori vanno bene? In che modo posso vestirmi senza offendere il lutto di Sua Grazia?- andava dicendo, parlando velocemente, quasi senza respirare.
-Miss, un abito da passeggiata sarà più che idoneo alla vostra condizione. Un colore meno appariscente non offenderà il dolore di Sua Grazia e avrete rispettato il decoro consueto.- disse la serva, riprendendo fiato.
A quelle parole, la bionda si fermò. Non conosceva molto bene l'etichetta relativa al lutto e temeva di recare qualche dispiacere, comportandosi in modo inappropriato. –Mary, dovrete guidarmi allora.- disse, imbronciandosi un po'. –Non ho molta esperienza in questa delicata arte.-
-Sarà fatto, Miss Escobar.-
Impiegarono molto tempo nella scelta del vestito.
Per qualche ragione, gli abiti erano troppo eleganti per trascorrere una giornata all'aperto e troppo vivaci per la condizione della proprietaria del maniero ma quel dettaglio non preoccupò molto Ester.
Alla fine, dopo aver frugato a lungo nel guardaroba, trovarono l'abito giusto.Si trattava di un vestito da passeggio beige, senza alcun eccesso di colore.
Elettrizzata lo mostrò a Mary che, vedendolo, scosse il capo.–Credo, Miss, che sia adatto ai vostri desideri ma mi rincresce farvi notare che non vi si addice.- ammise dispiaciuta, dopo averglielo fatto indossare, malgrado non fosse molto entusiasta della scelta.
Ester non disse niente.
Guardò a lungo il vestito, prima di annuire decisa, come a voler ribadire il concetto. –Mi piace Mary e, comunque, sarebbe spiacevole rovinare vestiti più belli passeggiando nei prati e rischiando di macchiarsi di fango.- disse, accarezzandone il tessuto.
Il viaggio in carrozza fu breve e non molto agevole. La strada sterrata era perennemente fangosa e i pochi tratti in pietra risultavano scivolosi per le ruote della carrozza e gli zoccoli del cavallo. Il cocchiere, però, sembrava conoscere bene la zona e guidò perfettamente, andandò ad un passo né veloce, né lento.
Malgrado questa premura, non poté evitare le buche lungo il tragitto, facendo sobbalzare i passeggeri. Oltre a Ester e alla sua istitutrice, viaggiava un'anziana cameriera che era stata incaricata dalla governante per la sua esperienza di accompagnarle e curare il pic nic che avrebbe accompagnato la giornata.
Il cielo era sgombro di nubi, una rarità per il paesaggio inglese.
In quel clima fiacco e sereno, i viaggiatori erano scivolati quasi tutti in un sonno leggero, tranne Ester che, preda dell'emozione guardava tutto e, badando di non essere notata, si affacciava impertinente fuori dal finestrino, preda di una gioia che solo quella concessione poteva rappresentare per una che, fino a quel momento, aveva vissuto chiusta tra quattro mura alte e spesse.
Fu proprio quando arrivarono in cima alla leggera salita che la strada aveva preso che vide la sagoma maestosa di un monastero diroccato che si stagliava davanti ai suoi occhi, affamati di nuove cose e di nuove avventure.
Quel luogo pareva uscito da una delle sue fantasie.
-Vedete?- disse Mademoiselle, richiamando la sua attenzione. -E'una chiesa che è stata fondata agli inizi dell'anno Mille e abbandonata dopo la distruzione dei monasteri cattolici voluta dal re Enrico VIII. Dicono che fosse molto ricco e fiorente.-
La strada si allargò leggermente all'interno di un minuscolo spazio aperto, dove cresceva erba incolta e qualche arbusto. Solo un minuscolo sentiero di pietra, culminante di fronte ad una piccola scalinata, tradiva la presenza di una costruzione ancora più maestosa, che spiccava di fronte a loro con dimessa magnificenza. Scese dal mezzo, si presero qualche momento per contemplare le mura coperte di muschio, osservandone le forme chi con la curiosità dell'erudito, chi con rapimento per il gioco di luci, ombre e linee curve e spezzate, chi con la quieta meraviglia dell'abitudine, tipica di chi apprezza qualcosa a cui si è ormai avvezzi, tanto da non sorprendersi più di tanto.
-Oggi faremo una semplice visita all'aperto.- annunciò Mademoiselle Treville, con un tono leggero.
Ester la fissò. –Avevate detto che avremo fatto una leziona particolare, non che avremo oziato-commentò.
-Ho mutato la mia decisione, grazie alla disponibilità di Sua Grazia e approfittando di questa gradevole giornata. Rilassatevi nella maniera che più vi aggrada...ma, se volete usare il vostro tempo per apprendere, potrete fare degli schizzi alla chiesa. Li mostrerete a Sua Grazia questa sera a cena.-
Quella proposta non piacque alla più giovane. Se la sua istitutrice credeva che avrebbe disegnato, sarebbe rimasta ampiamente delusa. Non disegnerò mai più. Nessuno mi schernirà più come è successo in passato si disse...ma quando vide la costruzione da vicino, il suo intento vacillò. Ciò che aveva davanti superava ogni sua aspettativa.
Era una chiesa a pianta basilicale in pietra grigia, sulla quale il muschio cresceva irregolare, come cosparso da una pioggerella. Il campanile era perfettamente intatto, come ebbe modo di vedere, affacciandosi sulla soglia. Piccole aperture, simili a delle bifore, erano le sole finestre interne, insieme ad un tetto che il tempo aveva deciso di portarsi via.
Ester tremò, vedendo quell'immagine. Vi era qualcosa di raccolto e dimesso in quel luogo...eppure le piacque, forse per quell'atmosfera di antico che trapelava da ogni pietra.
-Le vetrate non ci sono più, purtroppo. Sono le prime cose che sono andate in rovina, dopo la fine dei monasteri voluta dal re Enrico VIII. Ogni oggetto prezioso è andato a rimpinguare le casse reali.- commentò Mademoiselle. –Mi piacerebbe però che apprezzaste il disegno e la linea semplice di questi edifici. In alcuni particolari punti del giorno assumono sfumature rossastre. Molto suggestivo, direi.-concluse, con un sorriso divertito.
Ester non rispose. Le piaceva vedere quel luogo. Le ricordava i romanzi gotici che circolavano nel collegio e che erano motivo di grande divertimento da parte delle studentesse. Incontrerò lo spettro di qualche povera anima?andava chiedendosi e, senza volerlo, la fantasia prese a galoppare, malgrado tutti i suoi buoni propositi. Le dita giocherellarono nervose nell'aria, tracciando linee immaginarie e forme fatte d'aria, invisibili agli occhi ma non ai suoi.
Si rese conto di provare una dolorosa mancanza, qualcosa che andava al di là dell'amica che aveva perso ma non seppe darle un nome.
Se l'istitutrice si avvide del suo malumore, la signorina Escobar non ebbe modo di saperlo. Troppo presa da sé stessa, non aveva preso molta confidenza con la sua insegnante e la proposta della donna, invece di essere un consiglio, era apparsa ai suoi occhi come un affronto indicibile.
Quando ebbe modo di allontanarsi, iniziò a manifestare tutto il suo disappunto, prendendo a calci i sassolini sul selciato. Aveva sempre avuto un carattere istintivo e anche se gli anni in collegio avevano piegato questa indole, rendendola schiva e ombrosa, non erano riusciti a cancellare pienamente quel suo difetto.
A questo si aggiungeva un profondo disorientamento.
La sua istitutrice era una donna eccentrica, completamente diversa dalle grigie insegnanti che aveva avuto. Chissà cosa direbbe mia madre se sapesse che ho un simile trattamento? Di certo, non approverebbe. andava pensando, mentre camminava tra quelle pietre coperte di muschio.
Mentre così pensava, si riempiva gli occhi di quelle immagini gotiche. Le sembrava di essere finita in un luogo lontano, proveniente da un romanzo di Walpole. Ester si guardava attorno, sempre più combattuta. Il suo animo smaniava dal desiderio di perdersi in qualche fantasticheria, come mai le era capitato di fare, mentre la ragione opponeva un fermo rifiuto, ben decisa a non farsi abbindolare da quelle che riteneva essere solo delle stramberie.
Le sarebbe piaciuto potersi abbandonare a quelle fantasie, perdersi nei meandri del fantastico e immaginarsi mondi colorati e straordinari ma, ancora di più, le sarebbe piaciuto muovere la mano su una candida carta, al mero scopo di poter riprodurre quello che la sua mente creava con tanta facilità...ma quello sforzo risultava vano. La mano tremava, la forza si dileguava...e lei rimaneva ferma e frustrata dalla sua stessa inerzia.
Quel pensiero ebbe il potere di raggelarla.
Smarrita si guardò attorno, alla disperata ricerca di un punto di riferimento, qualcosa che desse un senso all'inquietudine che aveva dentro e che la stava lentamente sommergendo, come le pietre si immergono negli abissi all'arrivo dell'alta marea.
Siete inadatta, dovreste correggere questo atteggiamento!
Ester fece un passo indietro.
Questo perdere tempo in inutili fantasie ha un che di malsano. Ricordatevi che il vostro ruolo di moglie, al quale siete destinata, non deve spingervi a indulgervi in simili passatempi.
-Basta...-
Una simile predisposizione è sconsigliabilissima. Non dovete sorprendervi della derisione che state subendo. E'tutto merito della vostra inadeguatezza e di questa vostra tendenza a distrarvi e a non prestare attenzione.
-Smettetela-
E'tutto merito della vostra inadeguatezza. La società disprezza simili atteggiamenti e la vostra ingratitudine è priva di ogni giustificazione. Stiamo facendo il possibile per rendervi una gentildonna distinta ma la vostra ribellione infantile non ci consente di aiutarvi.
-No, no...basta-
Se state soffrendo, se siete sola...e dovete biasimare solo voi stessa. Non sarete mai una dama degna di lode
-NO!-
Nemmeno si rese conto di aver urlato. Il suo corpo aveva agito da solo e, come un automa, si era girato in una direzione a caso, per fuggire in un luogo altrettanto casuale, con l'unico imperativo di allontanarsi, in qualunque luogo fosse.
Superò il sentiero di pietre, perdendosi nelle due grandi navate della chiesa, guardando senza sapere nemmeno dove fosse, con le voci derisorie che la schernivano ad ogni passo. Corse sempre più veloce, lasciando lo spazio un tempo riservato alla sagrestia e finendo con il ritrovarsi in un immenso spiazzo erboso. Era uno spazio che originariamente ospitava l'orto dei semplici ed il giardino interno dell'edificio ma non era rimasto quasi niente, a parte le mura del perimetro esterno e qualche frammento di quello interno che emergeva dall'erba in modo non diverso da uno scoglio nel mare.
Fu solo dopo qualche metro che Ester si fermò.
Il petto si muoveva furiosamente, insieme al suo cuore che batteva forsennato.
Non si udiva alcun rumore lì intorno, né vedeva la sagoma nera della carrozza con la quale aveva viaggiato fino a quel luogo.
Era come essere in mondo a sé, lontano da tutto e tutti, simili a quelle più recondite fantasie che avevano accompagnato i suoi primi giorni in collegio, quando la nostalgia aveva preso il sopravvento sulla sua razionalità e quel luogo, pieno di regole e punizioni, l'aveva spinta a desiderare di essere in un altro posto, sia pure solo con la mente.
Non aveva mai pensato seriamente all'idea di fuggire, dopo il suo primo litigio con sua sorella.
Man mano che passava il tempo, si stava abituando a quella casa, alla silenziosa gentilezza della duchessa, all'affetto che provava per lei e alla tranquillità che aleggiava intorno. Immersa in quello stuolo di persone, provenienti da luoghi e mondi diversi, la sua natura di straniera si faceva lieve e inconsistente. Una bella sensazione si ritrovò a pensare, perdendosi per un momento nelle sue fantasticherie, nei suoi viaggi immaginari. Aveva abbandonato da tempo quel modo di fare, aspramente condannato da tutti...ma in quel prato, lontano da tutti, non c'era nessuno a giudicarla e condannarla.
Era meraviglioso.
Un sorriso divertito spuntò sul suo volto, poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Ester allungò lo sguardo, prima d'impallidire di colpo. Il paesaggio bucolico svanì, le fantasie spavalde che erano emerse nel corso di quei brevi attimi si dissolsero...e tutto quello che rimase fu un urlo lacerante che uscì dalla sua bocca, non appena vide quella sagoma riversa a pochi metri da lei.
Mademoiselle Treville accorse in breve tempo, attirata dal grido della sua allieva. In un primo momento, aveva temuto per la sicurezza della giovane, poi si era tranquillizzata non appena si era ricordata che non vi erano pericoli veri per quest'ultima. Con questo spirito, insieme al cocchiere, si erano recati nel punto da cui aveva udito il suono ma quando vide la signorina Escobar pallida e immobile fissare quella macchia scura che emergeva dalla boscaglia, anche lei ebbe un moto d'incertezza.
-Cosa è successo?-domandò, accorrendo a passo svelto.
Ester mosse le labbra, tremando con violenza, poi il suo corpo si rilassò e, prima che la signorina Treville potesse prendere una decisione, la sua giovane allieva agì per lei, accasciandosi al suolo.
Quando si riprese, si ritrovò nuovamente sulla carrozza, circondata dai servi che l'avevano accompagnata e dalla sua insegnante.
-Cosa è accaduto?-domandò.
-Siete svenuta, Miss.- rispose la più grande, guardandola con apprensione. -Torniamo nella dimora della duchessa, in modo da potervi riprendere adeguatamente.-
Ester annuì, poi prese a guardarsi attorno.
-Cosa state facendo?-chiese.
-Dove si trova quell'uomo?-domandò.
-Non ci pensate-rispose l'istitutrice, prendendole la mano. -E'tutto passato. Non vi farà del male e non dovrete preoccuparvene più- disse, riservandole un sorriso rassicurante e teso al tempo stesso.
La duchessa di Mc Stone era adagiata sulla poltroncina, in compagnia della sua cameriera e della governante. Il piede, esposto oltre le stoffe e le crinoline, era bianco come il latte e così la gamba che, in una posa strana, era appoggiato sul letto.
-Vostra Grazia, questi impacchi la aiuteranno ad alleviare il dolore- disse Sarasa, preparando gli unguenti e portandoli alla massima ebollizione. Il tessuto venne scaldato anch'esso e, in questo modo, venne applicato sulla pelle. La donna emise un lamento, stringendo con forza le mani attorno ai braccioli.
Donna Ines la guardò con preoccupazione, mentre dava ordini ai camerieri. Sarasa, invece, le stava attorno, tenendola con fermezza.-Sono la soluzione migliore nel vostro stato. Il peggio è passato.- la rassicurò.
La duchessa non rispose subito, troppo sfinita dal trattamento. Quando lo fece, la voce era piena di amarezza. -Siete in errore, Sarasa. Il peggio non passa mai. Non per me, almeno. Porterò questi segni fino alla tomba, ne sono certa.-commentò, trattenendo un lamento.
-Questi bagni caldi, a cui seguono questi impiastri, allevieranno il dolore che vi affligge non appena muta la stagione, rendendovi meno ardui gli spostamenti.- rispose Donna Ines, con severità, mentre faceva cenno ai servi di aggiungere altri teli, per coprirla maggiormente, preservandola dal gelo. La duchessa si lasciò avvolgere, abbandonandosi pienamente a quel tocco. Mentre così faceva, pensò a quanto fosse stato propizio il desiderio espresso da Mademoiselle per quella gita all'esterno.
In circostanze normali, avrebbe vietato alla sorella una simile libertà ma in quel momento aveva prevalso l'orgoglio. Non avrebbe tollerato l'idea di essere vista in quelle condizioni da Ester. Certi segreti devono rimanere tali si disse, prima di scivolare in un sonno senza sogni.
Scusate per il ritardo ma organizzare questo capitolo non è stato semplice. Ringrazio tutti voi per avermi letto fino a questo momento. Mi auguro di poter aggiornare anche in seguito. Nel frattempo, come saprete, sto scrivendo il primo capitolo della saga delle sorelle Escobar. Questo capitolo nasce da una costola di Secret Garden e contiene alcuni spoiler, anche se una misura maggiore emergerà nel secondo capitolo della saga che comprende al momento tre parti:
LA SCALA DEL DOLORE, SORRISO DI DAMA e SECRET GARDEN. Queste tre parti sono confermate e per il momento solo la prima e la terza parte della saga sono fatte perché la seconda contiene gli spoiler più consistenti e devono essere fatti in seguito.
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