IMPASSE

IMPASSE

Ester assottigliò gli occhi. Erano quasi le cinque del pomeriggio e, come al solito, la carrozza nera scivolò di fronte a lei. Le parve di vedere il profilo arcuato tagliare l'orizzonte e, per l'ennesima volta, venne assalita da un cupo presagio, come se quel mezzo fosse lì per lei...ma subito accantonò quel pensiero. Se avesse voluto rapirla, quella vettura avrebbe dovuto necessariamente entrare dentro il collegio. Ah, ma cosa vai a pensare, povera ingenua! Si disse, scuotendo il capo. Prese una delle stoffe, riposte poco lontano da sé e decorate da strane e astratte decorazioni. Ester storse la bocca, guardando quei ghirigori senza senso. Forse avrebbe dovuto esercitarsi con quella sottile arte che eseguiva senza troppo entusiasmo. Non le piaceva ma doveva rassegnarsi ad apprezzarla. Aveva sedici anni e presto avrebbe debuttato. Se avesse saputo ricamare bene, avrebbe potuto ricevere complimenti dalle matrone della buona società, presentandosi al meglio agli occhi di possibili corteggiatori.

Questo aveva pensato...almeno fino a pochi mesi prima. Lo sguardo corse ad alcune scatole dall'aria costosa che se ne stavano in un angolo, in perfetto ordine.

Ester storse la bocca in un broncio. Più li guardava, più non sapeva trovare un senso. Cosa significavano quelle scatole dall'aria costosa? Da quando era entrata in quel collegio, dieci anni prima, non aveva mai ricevuto alcun dono. Gli stessi abiti che indossava non erano altro che le uniformi della scuola, che aveva portato ogni singolo giorno dell'anno. Ora invece la camera straripava di doni.

Ester aggrottò la fronte, sempre più sgomenta. C'era stato un periodo in cui aveva invidiato le figlie aristocratiche quando, il giorno di Natale, ricevevano regali dalle loro famiglie, mentre lei fissava la finestra, aspettando l'arrivo del postino.

Era consuetudine che sua madre, Lady Renée, le inviasse una lettera, per farle gli auguri, insieme a qualche scampolo di stoffa. Si trattava di un'abitudine consueta, nella quale amava crogiolarsi, quando si sentiva preda dello sconforto. Da quando sua madre aveva sposato un gentiluomo di campagna francese, aveva dovuto lasciare l'Inghilterra, per poter seguire il marito all'estero.

Ester sospirò.

Le sarebbe piaciuto sposare un diplomatico. Avrebbe visto il mondo e le sue differenze, beandosi dei colori e dei profumi di terre lontane. Mi piacerebbe poter vedere quei luoghi...anche se non saranno mai come l'Inghilterra, saranno certamente meglio di questo tedioso collegio era solita pensare.

Una serie di colpi leggeri alla porta la riscosse dai suoi pensieri.

-Avanti- disse, notando la sagoma grassoccia e grigia di una cameriera.

-Miss Escobar. La direttrice intende vedervi immediatamente.-disse.

Ester aggrottò la fronte ma non fece commenti. A testa leggermente china si avvicinò alla porta. Nel farlo, si girò verso la camera...e lo sguardo cadde per l'ennesima volta sui pacchi che non aveva aperto. Che fosse finalmente giunto il momento in cui avrebbe scoperto la ragione di quei doni?

Miss Templestone aveva circa cinquant'anni ed era una donna dal corpo rotondo e ingombrante. I capelli, striati di grigio, erano raccolti in una severa crocchia. Appuntati sul naso, erano depositati degli occhiali dalle lenti rotonde. Nel complesso, aveva un aspetto anonimo e privo di rilievo, o almeno così l'aveva sempre giudicata Ester.

-Miss Escobar, potete accomodarvi di fronte a me.-le comunicò quest'ultima e, dopo averla vista sedersi di fronte, la squadrò per qualche momento. Ester la lasciò fare, consapevole di quell'attento esame visivo che la direttrice dispensava alle ospiti della scuola. Un solo pensiero la preoccupò. Aveva coperto i ricci biondi dietro il sunbonnet? Ormai era troppo tardi per angosciarsi di un simile aspetto. Se vi era una nota stonata, la donna non avrebbe esitato a rimproverarla e a punirla per una simile mancanza, con tutte le dolorose conseguenze che ne sarebbero derivate.

-Ho ricevuto una lettera da parte di Lady De Florie.- fece, senza più degnarla di uno sguardo e porgendole una busta. -Prendetela.-

Ester obbedì. -Vi ringrazio.- disse, fissando stranita il pezzo di carta.

La direttrice se ne accorse ma non fece alcun commento. -Potete congedarvi, ora.- disse. La vide alzarsi, con la sua uniforme smorta ed i capelli biondi e ricci...

-Miss Escobar.- fece.

La ragazza si bloccò e, con maggiore lentezza di quanto avrebbe voluto dare a vedere, si girò verso la donna che l'aveva richiamata. -Vi raccomando la massima discrezione e umiltà nell'esternare una maggiore riconoscenza. Siete in una scuola rispettabile. Vi chiedo di tenere conto di questo aspetto o saranno presi dei provvedimenti.- disse, prima di farla uscire definitivamente.

Rimasta sola, Ester percorse il corridoio. Man mano che si allontanava dallo studio della direttrice, sentiva crescere intorno a sé le risate delle ragazze della Bedford's. Con un gesto automatico, nascose la busta dentro la camicia, a contatto con il corsetto.

Quasi senza accorgersene, si girò verso la finestra, pochi istanti prima di vedere il gruppo avvicinarsi. Gretchen era insieme alle sue nuove amiche, intente in una lunga e fitta conversazione. Quando si accorsero di lei, tutte tacquero. La sorpassarono e, pochi metri dopo, ripresero a parlare, accompagnando le frasi sommesse a nuove risate.

Ester non disse una parola.

In passato, avrebbe agito in modo diverso. Ricordava bene di non aver mai goduto di alcuna simpatia da parte di Gretchen e delle sue compagne, fin da quando aveva varcato i cancelli del collegio. Non si erano mai rivolte la parola...fino a quando Gretchen aveva calpestato il lavoro di ricamo che aveva preparato per la lezione.

Miss Mildred l'aveva duramente punita per questo, colpendole le mani con la bacchetta.

Il giorno successivo, poco prima che Miss Annabell passasse in rassegna l'aspetto delle studentesse, Henrietta aveva urtato un vaso di fiori, facendo in modo di macchiarle l'abito. I colpi di betulla sulla schiena erano stati la ricompensa che Ester aveva ricevuto.

Da quel momento, aveva evitato deliberatamente qualunque contatto con loro, badando bene di non essere mai nelle loro vicinanze. Questa condotta solitaria aveva minato molte buone occasioni di stringere qualche amicizia e solo in quel momento, mentre si rendeva conto di aver perso, per sempre, il legame con Jane Hageln, Ester si chiese se avrebbe mai avuto qualche possibilità in futuro.

Istintivamente, alzò la testa, ritrovandosi di fronte ad un arco a sesto acuto. Presa com'era dai suoi pensieri, era giunta nei pressi dell'ingresso del giardino all'italiana dell'istituto. Varcò la soglia, ritrovandosi sul ciottolato del cortile. Camminò per alcuni metri tra le siepi di fiori ancora in boccio, fino a quando non raggiunse una fontana in pietra serena, situata in un luogo appartato della scuola. Ester raggiunse una panchina, disposta poco lontano.

Si guardò attorno, con il cuore che batteva più velocemente del solito. Il silenzio attorno era assordante e quella quiete le dette un insolito coraggio.

Lentamente aprì leggermente la parte superiore dell'abito e, deglutendo nervosamente, tirò fuori la lettera. Ester la guardò.

Era una busta di carta giallastra, dall'aria apparentemente innocua. Ne estrasse il contenuto e, dopo averlo aperto, iniziò lentamente a scorrerlo con gli occhi. Man mano che procedeva, il coraggio scemava sempre di più.

Cara Miss Escobar

il tempo in Belgio è eccezionalmente benevolo in questi giorni. La temperatura è particolarmente favorevole in questo periodo per una passeggiata lungo le vie di Brouges. Sto apprezzando molto la cucina di questo Paese ma rimpiango la vista dei negozi parigini. Dicono che quest'anno ritornerà in auge il color pulce e, di conseguenza, ho chiesto a Lord De Florie di portarmi nelle città fiamminghe per avere le migliori stoffe.

Ester interruppe la lettura. Guardò il cielo, scrutando apatica le nuvole correre sopra di lei, poi posò nuovamente lo sguardo verso il foglio.

Lord De Florie mi ha tuttavia impedito di affaticarmi, dato il mio fragile stato. Da quando ha ricevuto la lieta notizia che avrà un figlio da me, si è fatto improvvisamente sollecito nei miei riguardi, non mancando di alcuna premura nei miei confronti. Prego Iddio che il vostro sposo sia altrettanto accorto. In quel caso, sarebbe la vostra massima felicità, giacché la condizione della donna è, per molti aspetti, fragile. Mi duole non avervi scritto ma quanto accaduto ha posto ogni singola vicenda in secondo piano. Mi auguro che la vostra condotta sia impeccabile e che abbiate migliorato le vostre lacune nella conversazione. Vostro padre era parco di parole e dal carattere intemperante. Prego Iddio che non abbiate ereditato una simile indole. Non sarebbe appropriato per una fanciulla. La direttrice mi ha rassicurato sulla vostra delicata disposizione d'animo e sono certa che dica il vero. Per tale ragione, non appena avrò dato a mio marito un erede, gli chiederò personalmente di ricondurvi nella sua dimora. Sono certa che, in questo tempo, migliorerete la vostra preparazione, in attesa di un debutto impeccabile.

Vostra Lady Renée De Florie

Ester si bloccò. Scorse le righe delle pagine più e più volte, cercando di decifrarvi dei messaggi nascosti ma la scrittura chiara di Lady Renée non lasciava adito a nessuna forma d'interpretazione sotterranea. Quella chiarezza le gonfiò il cuore all'improvviso.

Sua madre stava per avere un altro figlio. Un figlio che non era lei. Sua madre l'avrebbe tolta da quel collegio per tenerla con sé. Quei pensieri, apparentemente contraddittori la bloccarono. Renée si era sposata due anni dopo la morte di Don Escobar. Ben prima di quel secondo matrimonio aveva preso le distanze da lei. Ester non gliene faceva una colpa. All'epoca era una bambina vivace e chiassosa, abituata a correre nei corridoi e a dare il tormento alla servitù. In che modo Renée avrebbe potuto sperare in un nuovo matrimonio, avendo intorno una simile peste? Ester aveva finito con l'accettare quella verità e non aveva potuto che rallegrarsi del matrimonio della madre. In quell'occasione, aveva sperato di lasciare quel collegio...ma si era dovuta ricredere. Renée non era più tornata ed il suo nuovo marito non aveva fatto mistero di non essere ben disposto nei confronti di una bambina vivace e viziata. Lei si era impegnata con ogni fibra del proprio essere per estirpare ogni traccia di ribellione e per essere il più inglese possibile. Si era convinta che se avesse iniziato ad essere più diligente, sua madre l'avrebbe ripresa con sé...ed ora stava per realizzarsi il suo desiderio. Forse era arrivato il momento. Renée l'avrebbe portata via da quel luogo.

Ester lesse le parole della madre più e più volte. Se avesse avuto delle amiche, avrebbe pianto a lungo per quella decisione ma dopo la perdita di Jane, quella possibilità aveva acquisito una luce del tutto nuova. Si domandò come fosse il Continente e quali piaceri le sarebbero stati concessi. Provò a immaginarsi quella nuova vita, promessa dalle lettere...e l'entusiasmo sfumò di nuovo.

Non era la prima volta che sua madre le faceva giuramenti che poi non aveva mai mantenuto. Non aveva senso illudersi...e poi, quella frase, rivolta al suo debutto, dava un sapore amaro a quella notizia. Certo, non avrebbe più visto le compagne di collegio, lontane miglia e miglia...ma per quanto tempo avrebbe vissuto nella dimora di Lord De Florie? Non molto...e allora, cosa ne sarebbe stato di lei? Profondamente scoraggiata da quel pensiero, si incamminò nuovamente verso l'istituto. Mentre così faceva, vide nuovamente quella scura carrozza che da qualche mese si fermava nelle vicinanze, sostava qualche momento e poi ripartiva. Ester si aggiustò il sunbonnet, guardando il mezzo...e per la prima volta, da quando quella presenza aveva fatto capolino, pregò che la portasse via con sé, come un'ondina negli abissi del mare.

Quel desiderio divenne una certezza una settimana dopo, quando una carrozza si presentò ai cancelli della scuola. Ester camminava come al solito lungo il corridoio, ostentando una sicurezza che non provava. Da quando aveva ricevuto quella lettera, non aveva dormito una sola notte, chiedendosi quale sorte l'attendeva. Così, quando vide le sue compagne di collegio affacciarsi alle finestre, intente a fissare con curiosità la carrozza, non seppe cosa pensare.

Si limitò a fuggire, senza un perché apparente, ma tutti, presi dalla novità di quella visita, non si accorsero della sua scomparsa.

Altro capitolo molto breve. Io ringrazio chi ha votato questa storia e spero di renderla sempre al meglio. Come sempre gli aggiornamenti daranno la priorità a CRONACA DI UN MATRIMONIO ma non mancherò di dare anche a questa storia uno spazio. Secret Garden ha anche un prequel, per chi fosse interessato, che si trova su EFP e che deve essere concluso.

dy8

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