A SUO TEMPO
Ester avrebbe ricordato anni dopo quel periodo come uno dei più strani che avesse vissuto. Il disorientamento, dovuto alla repentina uscita dal collegio, era ben misera cosa rispetto alla pacata monotonia di quei pomeriggi. Ogni mattina delle cameriere si occupavano di vestirla con decoro e, in seguito, di accompagnarla alla sala da pranzo. Dal giorno dell'arrivo della duchessa, tutti i pasti avvenivano in quella stanza immensa. Ester non aveva apprezzato quella scelta,giudicandola eccessivamente borghese, ma si era adattata, in nome del quieto vivere. Doveva piegarsi, come spesso le dicevano, in modo ossessivo, le maestre del collegio...e lei lo avrebbe fatto, sia pure malvolentieri. In quel luogo tutti, dal personale della scuola fino alla più infima delle sue ospiti aveva sbeffeggiato la sua origine straniera e borghese, malgrado sua madre fosse una delle ultime superstiti di una nobile famiglia di Orleans.
Lei si era difesa, vantando ed esaltando quelle origini, passando volutamente sotto silenzio il ramo paterno...ma le future debuttanti,con abilità serpentina, miravano a quel lato in ombra, demolendo la sua difesa e spingendola a dare il peggio di sé.
Fin da piccola, era stata una bambina vivace a chiassosa, a tratti arrogante. Non aveva paura di niente e spesso si metteva a urlare,anziché parlare. Nessuno riusciva a sopportarla, tranne Soledad che spesso non lesinava rimproveri e carezze. Per un momento, si chiese se anche la dama che aveva di fronte avrebbe reagito nel medesimo modo. Cosa avrebbe fatto se, anziché rimanere in silenzio, avesse iniziato a comportarsi come faceva prima? Per un momento, ebbe uno stimolo, un palpito a ritornare la bambina collerica e irrequieta di un tempo...ma durò un istante. Subito si affacciarono le immagini delle bacchette che si abbattevano sulla sua pelle morbida, il digiuno ripetuto nelle buie stanze, le percosse, quando le sue ribellioni diventavano recidive. Quello slancio si affievolì di botto, di fronte a quei ricordi, troppo vividi nella mente e nelle membra per essere davvero dimenticati. Eppure la rabbia e l'insoddisfazione rimasero, a testimoniare come, in fondo, quelle punizioni non l'avevano prostrata completamente. Per anni, aveva subito rimproveri, punizioni e scherno, volti allo scopo di piegare la sua indole, per adattarla entro rigidi schemi morali. Quello stato di cose era ben vivo nel cuore della signorina Escobar, insieme all'idea di una inadeguatezza di fondo che nulla avrebbe potuto piegare.
Fu quella consapevolezza a darle improvvisamente coraggio e a spingerla ad affrontare la padrona dell'edificio.
-Vostra Grazia, ho necessità di parlarvi.- disse un giorno, parlando tutto d'un fiato. Si era precipitata nelle sue stanze, a passo più celere di quanto l'etichetta lo consentisse. La trovò nel suo studiolo, intenta ad osservare alcuni libri.
La duchessa si girò, interrompendo la sua lettura. Se era infastidita da quella visita, non lo dette a vedere. -Sono qui.Parlate pure liberamente.- rispose, deponendo sul tavolino un volume alto e polveroso.
Quella concessione colse di sorpresa la giovane ma non la scoraggiò dal proseguire. Per giorni aveva riflettuto, costruendo le frasi nella propria mente con lo scopo di non apparire impacciata o infantile eppure, malgrado i suoi propositi, non poté tuttavia non sentire un filo di tensione, nel momento in cui le iridi verdi della duchessa si posarono su di lei. -Voi...voi cosa avete intenzione di fare con lamia vita?- domandò, buttando fuori l'angoscia che aveva accumulato in quel lasso di tempo -Io...io ho vissuto per anni all'interno della scuola per essere una gentildonna, una buona moglie ed una madre decorosa ma come posso esserlo se vivo in questo limbo? Non avete a cuore il mio futuro?-
Mentre così diceva, iniziò a tremare ma quella reazione non turbò eccessivamente la donna. -Ho promesso che avrete un'istruzione completa e che sarete introdotta in società. Non è in fondo questa una valida rassicurazione?- rispose.
-Non basta! Io, io...io avevo la possibilità di fare il mio dovere...ed ora non so più se ciò sarà possibile.- balbettò, non sapendo più cosa dire. I sentimenti facevano inciampare le parole, come i ciottoli sulla strada.
-Desiderate sposarvi, Ester?-chiese, senza alcun fronzolo, la dama.
Ester,a quel punto, perse ogni freno. -E' naturale che lo desideri. Sono nata per questo preciso scopo. Voi vi siete sposata con un duca all'età di sedici anni, alla mia stessa età. Avete ricevuto una fortuna inattesa e vi siete goduta quel momento, dimenticandovi delle vostre origini...perché non volete concedere a me questa gioia?-esalò, tremando per la stizza.
La duchessa non sembrò affatto turbata da quello scoppio di rabbia.-Non avete risposto alla mia domanda.- fece, guardandola fisso.
-NON BURLATEVI DI ME!!!-strillò.
La dama la afferrò per il mento e la avvicinò al proprio volto. -Non è ancora il momento. Voi siete acerba. Il vostro scoppio d'ira lo tradisce. Presentarvi al Ton per il debutto è quanto mai folle.Siete troppo fragile, troppo debole per resistere.- disse in un sussurro -Sembra un bel mondo, pieno di sfarzo e balli magnifici...ma è pura apparenza e l'apparenza, mia cara sorella, è tutto in quel mondo. Ci metteranno poco a sgretolare la vostra debole maschera di buone maniere...e sarà uno scandalo. Vi distruggeranno non appena entrerete là.-
Indispettita da quelle parole, la signorina Escobar si accomodò sulla poltroncina. -Conosco l'etichetta.- ribatté.
La duchessa inclinò la testa. -Non ne dubito ma le debuttanti che contornano quel luogo, insieme alle loro madri, sono nate e cresciute con la consapevolezza del proprio sangue blu. Potrebbero declamarvi ad occhi chiusi tutti i nomi dei loro antenati, con lo scopo di definire la differenza abissale che intercorre tra loro e voi. In nome di questo valore, useranno tutte le scorciatoie che il galateo offre per farvi sbagliare, sapendo che un medesimo errore peserà sudi voi con maggiore forza rispetto a loro. Voi siete, in fondo, una parvenue,una straniera...mentre loro sono inglesi. La tolleranza che potrebbe venirvi dalla vostra condizione si rivolterà contro di voi. Per la buona società, tutto questo testimonierà la vostra inadeguatezza al mondo inglese...e sarete una donna finita.- disse la maggiore – Non vi è consentito alcuno sbaglio. Non dimenticatevelo mai.-
-Voi avete sposato un duca- ribatté nuovamente la signorina Escobar.
-Non ne dubito. Le circostanze del mio matrimonio erano molto particolari ma non ve ne parlerò. E'un segreto che custodisco con Sua Grazia e non vi è ragione per cui debba confidarvelo.- rispose la dama -Quello che è capitato a me è stato un caso fortuito...e come tutte le cose poco frequenti di questo mondo, non merita di essere oggetto di un qualche insegnamento.-
Ester fece per dire qualcosa ma un sommesso bussare bloccò le sue parole in gola. Stizzita, si accomodò sulla poltroncina.
-Rashid-disse la duchessa- cosa vi conduce nel mio salotto?-
Il maggiordomo chinò leggermente la testa. Il suo turbante rimase perfettamente fermo sul capo, come se fosse parte del suo corpo.-Vostra Grazia, ho ricevuto pochi istanti fa alcune lettere che necessitano la vostra lettura immediata. Trattasi della risposta all'annuncio che avete fatto scrivere sul giornale e delle relazioni sulle attività del duca.- disse l'uomo.
-Lasciate pure le risposte e le referenze nel mio studiolo. Non appena possibile, valuterò le varie lettere in modo da sapere se sono adatti alle nostre esigenze.- rispose la duchessa -Per quanto riguarda le relazioni, leggerò tutti i dispacci entro tre giorni,prima di mandare una risposta a Mr. Borowsky. Vi autorizzo a scrivere queste parole e di mandarle al diretto interessato, Mr. Rashid.-
Il maggiordomo annuì. -Sarà fatto. Vostra Grazia- disse, girandosi poi verso Ester- Miss Escobar, auguro a entrambi una piacevole giornata.-
Non appena si ritirò, la donna posò nuovamente la sua attenzione sulla giovane di fronte a lei. - Come vi avevo promesso, presto avrete un'istitutrice che si occuperà di voi e della vostra istruzione.Desidero che abbiate la massima protezione possibile, non appena farete il vostro ingresso in società... ma prima dovrete proteggervi innanzitutto da voi stessa e dalle asperità del vostro carattere. La Buona Società non vi farà sconti ed avrete minori difese di una fanciulla inglese.- disse -Non dovrete commettere alcun errore, anche se adesso siete sorella della vedova di un duca.-
LadyMc Stone osservò apatica il divanetto. -Miss Escobar è tornata nelle sue stanze. La autorizzerò a lasciarle con maggiore libertà.Ha apprezzato il giardino e sono sicura che ne trarrà ogni beneficio.- disse, studiando le linee del mobile. -Avete notato come si stava arrabbiando, quando le ho fatto notare le sue mancanze?-continuò, muovendo il velo scuro con la testa -La direttrice non ha tutti i torti nel definire come ribelle la sua indole...voi cosa ne pensate, Sarasa?-
La cameriera rimase perfettamente immobile. - Temo di non avere molte esperienze in merito, Vostra Grazia, ma concordo con il vostro pensiero. La signorina Escobar è troppo debole per difendersi dalle malelingue del Ton. La sua intemperanza o la sua remissiva passività possono non essere propizie per il suo debutto.- mormorò.
La duchessa guardò il proprio salotto. Seguì con gli occhi le linee dei suppellettili e delle immagini presenti al suo interno. - Avete fatto bruciare quegli abiti?- domandò.
-Tutti,dal primo all'ultimo.- rispose la cameriera.
-Molto bene. Gli Escobar, al di là dei loro peccati, sono una famiglia che ha un proprio onore. Non consentirò un simile degrado.- disse-Fatemi avere carta e penna. Devo scrivere una lettera.-
Ester camminava silenziosa per il corridoio. Malgrado le rassicurazioni della duchessa, dubitava della sua parola. Non avrebbe avuto pace fino a quando non avrebbe visto con i propri occhi la realizzazione delle sue richieste. -Miss Escobar!-disse una voce morbida -Non è appropriato correre nei corridoi.-
La ragazza si fermò. -Mister Rashid- disse guardinga -Non mi ero avveduta di voi. Vi porgo le mie scuse per questa disattenzione.-
Il maggiordomo stirò le labbra in un sorriso arcaico ed Ester, come ormai le veniva naturale, decise di prestargli un'attenzione maggiore rispetto al consueto. Indossava l'uniforme della servitù ma la sua aria flemmatica dava un che di nobile al suo comportamento. Gli occhi sereni la studiavano in modo dimesso e strafottente al tempo stesso,disorientandola. Non era ancora avvezza a quel modo di fare...e quella conclusione le rammentò il biasimo della duchessa,irritandola di conseguenza. -Perdonatemi ma devo tornare nelle mie stanze.- disse.
-Ne sono consapevole. Volevo informarvi che la duchessa mi ha riferito che la galleria dei Mirabilia è a vostra completa disposizione. Se volete, potete andare a visitarla.- fece l'uomo.
-I Mirabilia?- domandò la signorina Escobar -Di cosa si tratta?-
Lo spazio del primo piano era ampio e immenso. Numerose teche erano disposte ai lati in acciaio e vetro. -Il materiale delle teche sono prodotte nelle acciaierie Filsbury. Sua Grazia ha investito alcune azioni in quella attività e ne ha tratto non pochi profitti.Attualmente, sono di proprietà della sua consorte.- spiegò Rashid-Prego, seguitemi.-
Ester guardò gli oggetti contenuti all'interno di quelle costruzioni: una serie di vasi, posti in ordine di grandezza, alcuni ventagli, dei pettini, delle spade. -Queste sono cineserie- commentò, vedendole.
-E'così,Miss. - rispose il maggiordomo -Ogni reperto è originale.-
-Wedgewood& Byerly showroom ha sempre prodotti di grande qualità. Ne sono molto sorpresa.- commentò, vedendoli sorpresa.
-Temo di dover dissentire. Ogni oggetto che vedete proviene veramente da Oriente. Quei vasi, per esempio, sono Kakiemon e vengono dal Giappone. Il mio signore lo ha visitato alcuni anni fa, in modo particolare la zona di Nagasaki, Kyoto e Tokyo.- fece, indicando delle ceramiche bianche con delle decorazioni floreali -Credo che questi vengano comunque da Nagasaki. La prefettura di Saga,confinante con quella città, ha uno degli opifici più famosi .Arita, se non erro.- Poi camminò fece qualche passo – Quelli invece sono ventagli, sempre giapponesi. In questa casa possediamo anche dei kimono. Il padrone ne possiede uno davvero molto bello.Poco oltre, abbiamo anche dei vasi greci, dei butteri e alcune statuette di pietra che Milord ha portato con sé dall'Italia e dalla Grecia.-
Rashid le mostrò oggetti di vario tipo. Ester li guardò con curiosità,studiandone le forme ed i colori. Le sfumature, la vivacità dei toni, il disegno delle decorazioni ora stilizzate, ora simili a ghirigori, ora fedeli riproduzioni di oggetti reali, erano qualcosa di ben diverso dalle statue dei giardini che aveva potuto vedere da alcune riviste. Queste erano cineserie autentiche, oggetti d'inestimabile valore.
-Abbiamo anche alcune spade orientali, di pregevole fattura anch'esse. Vengono da Shangai e Nanchino se non erro.- mormorò l'uomo, conducendola lungo quel corridoio. Nemmeno quella via era meno ricca di pezzi preziosi. Ester occhieggiò tutti gli oggetti esposti, seguendo le informazioni dell'uomo che le faceva da guida.
-Tutti questi oggetti provengono da ogni singola parte delle terre orientali dei domini inglesi- disse l'uomo- tranne uno.-
-Quale?-domandò la signorina Escobar.
-Guardate bene, Miss, e troverete da sola la vostra risposta.- disse Mr.Rashid, proseguendo il suo giro. Ester rimase indietro e con la mente ripercorse tutti gli oggetti visti. Non aveva apprezzato molto quella risposta ma si era resa conto che il tempo, in quel luogo, era come dilatato. Si chiedeva se, dopo quella visita, avrebbe avuto modo di vedere altre cose...ma dubitava. La duchessa era sempre molto riservata e doveva accettare quelle concessioni come un dono raro,che andava assaporato a fondo. Fu proprio mentre stava osservando quegli oggetti che notò un riflesso nel vetro. Ester si girò, in direzione della finestra.
Vide la sagoma scura della duchessa camminare nei giardini, con quel suo passo leggermente danzante. Era un'eleganza insolita, che apparteneva solo a lei. Ester avrebbe voluto possedere quella strana danza, quel modo bizzarro di muoversi, come al ritmo di un ballo...eppure in quel momento le era sembrato.
Chissà perché si ritrovò a pensare.
-Miss Escobar, dobbiamo affrettarci. Tra qualche momento, dovremo ritornare nel salottino di Sua Grazia. E'quasi ora della preghiera.- disse Rashid.
-Avete ragione.- rispose.
Malgrado vivesse in Inghilterra da almeno dieci anni, Ester Flora Escobar non aveva mai dimenticato le sue antiche abitudini. Per questo rigore, le sue compagne di collegio l'avevano soprannominata papista.Era la sola bambina cattolica della scuola. Vedere la minuscola cappella dell'edificio la disorientò. –Vi vedo sorpresa, Miss Escobar. Non dovreste.- fece la voce della duchessa, vedendola.Indossava, come sempre, un abito nero. Se ne stava sulla soglia,tenendo in mano un rosario -Prego sempre a quest'ora del giorno.Volete venire con me?-
Ester guardò altrove. Mancavano sia Mr. Rashid, sia la sua inquietante cameriera personale. -Il mio maggiordomo e Sarasa sono di fede diversa e non è mio interesse turbare la loro religione.- spiegò la duchessa, notando la sua espressione- Quanto alla Donna Ines, ha avuto modo di pregare all'alba, prima di iniziare il suo lavoro di governante.- Così facendo, si incamminò ed Ester, un po'titubante,si ritrovò a seguirla.
Immobili,accomodate sull'inginocchiatoio, le due sorelle erano immerse ognuna nella preghiera. Dopo qualche istante, Ester iniziò a guardarsi attorno. L'ambiente era avvolto nella semioscurità. Un minuscolo rosone, composto da vetri coloratissimi, gettava un po'di luce all'interno ma i toni erano così vivaci da smorzare i raggi, dando un che di opaco all'ambiente. Una croce si stagliava di fronte al suo viso, insieme a due inginocchiatoi. Era la stanza più spoglia che avesse mai visto, si ritrovò a pensare, mentre mormorava le preghiere di rito. -Vostra Grazia- fece, al termine della funzione –quanti cattolici sono al vostro servizio?-
-Oltre a voi e alla mia persona, nonché al mio defunto consorte, sono da annoverarsi Donna Ines, la cuoca e le sue aiutanti. La capocameriera è invece calvinista, insieme ad alcuni camerieri. Rashid è un sikh mentre Sarasa è indù- spiegò -naturalmente mi riferisco esclusivamente alla servitù della casa. Se vorrete delle delucidazioni, potete direttamente chiedere a Mr. Rashid.- Pronunciò quelle parole con un tono piatto e privo di ogni inclinazione che ebbe il potere di disorientare nuovamente la signorina Escobar. La penombra celava il suo viso. Si chiese se fosse arrabbiata, oppure no. Il volto bello di Soledad era privo di qualsiasi traccia di emozione. Non se la ricordava così, si ritrovò a pensare. Le sue riflessioni furono interrotte da un'ombra che se ne stava immobile infondo al corridoio. -Miss Escobar, vogliate perdonarmi ma ho un impegno importante che mi spinge a lasciarvi qui. Chiedo venia ma devo prendere congedo da voi.- disse, voltandosi verso di lei.
-Davvero ve ne andate?- chiese allora la più giovane.
-Purtroppo non mi è possibile fare altrimenti.-rispose la dama.
-Portatemi con voi.- fece l'altra.
-No-rispose la duchessa- voi rimarrete in questa dimora e vi dedicherete ai vostri piaceri.-
-Ma non è giusto!-esclamò la signorina Escobar.
La dama aggrottò la fronte.
-Mentre voi sarete via, le mie compagne di collegio perfezioneranno le loro capacità e faranno un debutto memorabile. Io invece perdo inutilmente il mio tempo oziando, senza sapere cosa fare per completare un giorno vuoto, uguale a tutti gli altri...io non sarò mai pronta per il debutto e nessuno vorrà mai sposarmi!-proruppe alla fine, tremando per l'impazienza.
-Attenderete.La direttrice della scuola ha espresso molte lamentele sulla vostra condotta. Non siete ancora pronta per un evento simile.- fece la duchessa – Non abbiate fretta di scrollarvi il vostro stato di fanciulla. Non siete affatto pronta per un'occasione sociale.-
Ester scosse il capo. -Ciò che dite non ha senso. Molte mie compagne di collegio hanno dei corteggiatori che recano loro ricchi doni...-borbottò. Immediatamente, ripensò ai misteriosi regali che giungevano nel collegio, senza conoscerne la provenienza.
-Non temete. Voi avrete un marito, come è vostro dovere fare. Obbedirete a lui e alla sua casa, con devozione e dignità. Porterete in grembo i suoi figli. Non sovvertirò l'ordine naturale delle cose...ma non adesso. La vostra bellezza virginale attrarrà indubbiamente il vostro consorte ma non vi metterà al riparo dalle cose meno piacevoli di un matrimonio.- mormorò, superandola.
-Dunque non avete intenzione di pensare al mio futuro?-domandò Ester girandosi.
-Il futuro è qualcosa d'imponderabile. Pianificazioni, compiute con la massima cura, possono sciogliersi improvvisamente, sfuggendo come acqua tra le mani. Non abbiate fretta di crescere...quanto al resto,ci penserò io, personalmente.- disse la duchessa.
Questo racconto proseguirà con la massima lentezza possibile. Come sempre,lasciate pure dei commenti quando ne avete voglia. Rispondo volentieri. Il genere storico mi appassiona molto ed ho voluto provare a fare questo esperimento. Quanto all'immagine di Emily Blunt...bhé, quella è la nostra Soledad. Inizialmente avevo pensato a Eva Green ma non ne ero molto convinta.
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