Melody
Si avvicinò sempre di più a me mentre io tentai di indietreggiare finché non sentii la mia schiena colpire la parete, le sue mani si posarono ai lati di quest'ultima ed i miei occhi si incastrarono nei suoi. Ero quasi ipnotizzata da quel suo sguardo magnetico e da quel sorriso.
-Tuo padre ti aveva descritto a grandi linee ma non pensavo che fosti così bella - la sua voce era melodiosa, sarei rimasta ad ascoltarlo per ore.
Prese una ciocca dei miei capelli e la attorcigliò fra le sue dita per poi lasciarla andare. Si avvicinò ancora di più mentre il mio cuore cominciava a battere sempre più velocemente. Poi il suo sguardo si posò velocemente sulla mia , la sollevò e la osservando attentamente.
-Curioso - disse, ridendo.
Fece cadere la mia mano e si allontanò da me cominciando a camminare di spalle lungo il corridoio. Poi si fermò e sempre senza girarsi pronunciò quelle parole che mi fecero cadere nello sconforto: "Dì a tuo padre che l'accordo è saltato". Poi se ne andò. Scivolai lungo la parete per poi sedermi a terra e prendere il mio viso fra le mani. Che cosa avrei fatto adesso? Che cosa avrei detto a mio padre? Ma soprattutto, perché Aidoh aveva reagito così? Poi una musica dolce interruppe tutti i miei pensieri. Conoscevo quella melodia, così triste e malinconica: era il Valzer in La minore di Chopin. Avevo lasciato gli spartiti proprio sopra il pianoforte, ma chi stava suonando? Mi alzai in fretta e corsi cercando di orientarmi fra i mille corridoi del palazzo fino ad arrivare nella mia stanza. Aprii la porta e lo vidi: era seduto sullo sgabello, la sua schiena era perfettamente dritta, la sua testa era leggermente piegata in avanti verso la tastiera e aveva gli occhi chiusi mentre le sue dita si muovevano veloci sui tasti del pianoforte. Quando ebbe suonato l'ultima nota si girò verso di me e due occhi color rosso sangue mi trafissero come coltelli.
-Natsu? Che ci fai qui?- domandai esitando.
-E lo chiedi pure?
Due secondi dopo era davanti a me ed io non ero nemmeno riuscita a vedere i suoi movimenti. Chiusi la porta alle mie spalle e lui affondò velocemente i suoi canini nel mio collo facendomi veramente male. Cercai si spostarlo spingendolo ma lui non ne voleva proprio sapere, anzi mi strinse ancora di più a sé. Dopo pochi minuti si staccò mentre io corsi in bagno a sciacquarmi e a coprire con cura le ferite. Natsu era seduto tranquillamente sul letto ed io lo guardai con un'aria di disapprovazione.
-Perché sei vestita così? - mi chiese quasi come se volesse rimproverarmi.
-Lunga storia, - risposi semplicemente.
-Dovresti sembrare un vampiro?
Rise di gusto e quando cercai di rispondergli a tono qualcuno bussò alla porta.
-Lucy, sono io Raito!
Strabuzzai gli occhi e feci subito segno a Natsu di nascondersi: Raito non lo doveva vedere.
-Che cosa dovrei fare? - disse Natsu e la sua voce si era persino alzata di qualche ottava. Sgranai gli occhi e gli sussurrai di stare zitto.
-Lucy, ti senti bene?- disse il rosso dall'altra parte della porta.
-Si, Raito. Aspetta un attimo che mi sto cambiando, - mentii spudoratamente e ringraziai il fatto che Raito fosse una persona educata e che non avesse ancora aperto la porta.
Feci infilare Natsu sotto il letto nonostante le sue lamentele ed aprii la porta. Raito mi guardava stranito, evidentemente perché non mi ero realmente cambiata. Lo feci entrare e chiusi la porta. Non ebbi nemmeno il tempo di proferire parola che mi abbracciò stringendomi forte. Io arrossii violentemente e rimasi imbambolata a guardarlo.
-Lucy, devo parlarti, - affermò tornando serio.
Gli indicai di sedersi sulla sedia mentre io mi appoggiai sul letto proprio di fronte a lui.
-Che cosa sai di me? - mi chiese alzando un sopracciglio e incrociando le braccia. Mi prese totalmente alla sprovvista e per un attimo rimasi senza parole.
-Beh, sei il mio migliore amico, ti conosco da tantissimo tempo, lavori qui ... - mi accorsi che in realtà sapevo molto poco su di lui, quasi niente.
-Qual è il mio nome, Lucy? - domandò diventando sempre più serio mentre la nostra conversazione stava diventando più che altro un interrogatorio.
-Raito
-E qual è il mio cognome?
Aprii le labbra ma le richiusi subito dopo: io non sapevo il suo cognome. Lui lo capì subito e rispose al posto mio.
-E' Sakamaki, ti ricorda qualcosa?
Ci pensai su un attimo e mi venne subito in mente: la Sakamaki era un'importantissima azienda: mio padre ne parlava ogni tanto.
-Bene, io sono il figlio del direttore dell'azienda Sakamaki.
-Non capisco, allora perché lavori qui? - chiesi sovrappensiero.
Lui si tolse il cappello che portava sempre ed iniziò a giocarci passandolo da una mano all'altra, forse per nervosismo.
-Vedi Lucy, il mio futuro era già scritto: avrei dovuto prendere in mano le redini dell'azienda ma io non volevo. Preferivo realizzarmi, fare ciò che mi piaceva, così sono fuggito da casa e sono venuto qui. Tuo padre mi accolse e disse al mio che ormai lavoravo per lui; da quel giorno smisero di parlarsi. Infatti la Sakamaki non ha aiutato l'azienda di tuo padre anche se era un nostro amico di famiglia.
-Quindi mi hai mentito per tutto questo tempo? - chiesi, anche se la mia era più che altro un'affermazione, con l'amaro in bocca.
-No, Lucy. Ti ho solo nascosto un'informazione importante e tu non mi avevi mai posto domande al riguardo -affermò deciso.
-E allora perché hai voluto dirmelo solo adesso?
-Perché ho deciso di ritornare da mio padre. Pensavo di potermela cavare da solo ma la vita si è dimostrata piuttosto monotona in questa villa, soprattutto quando non c'eri tu. Convincerò mio padre ad aiutare il tuo così potrai ritornare al collegio.
-Ed io quando ti rivedrò? - domandai già con le lacrime agli occhi.
Lui sorrise, si alzò e mi attrasse in un affettuoso abbraccio.
-Verrò a farti visita ogni tanto, non preoccuparti.
Mi diede un bacio sulla testa ed uscì dalla stanza dicendo che doveva finire di preparare le valigie. Mi asciugai le lacrime e quando mi girai Natsu era già in piedi dinnanzi a me.
-Chi era quello? - chiese con un'aria di superiorità.
-Non sono affari tuoi, - risposi guardando da un'altra parte.
-Si che lo sono ragazzina, - affermò prendendomi il polso con una mano e il mento con l'altra facendo alzare il mio viso verso il suo. Sprofondai in quei pozzi profondissimi che ormai erano color rosso sangue- Tu sei un mio affare. Se mi avessi detto che cosa ti stava succedendo avrei potuto aiutarti, non era necessario che si offrisse quel tizio- concluse visibilmente arrabbiato.
Rimasi incantata dal suo sguardo intenso e mi ritrovai ancora una volta senza parole. Sicuramente da lui non mi sarei mai aspettata un'affermazione simile, anzi non mi sarei mai aspettata che lui sarebbe stato disposto a fare qualcosa per me.
-Natsu ma tu cosa vuoi veramente da me? Un giorno mi dici che ti servo solo per il sangue, l'altro ti offri per aiutarmi, io non so cosa pensare! - Sbraitai divincolandomi dalla sua presa. Lui rimase visibilmente sorpreso per qualche istante finché non si girò. Si avvicinò alla finestra, la aprii e mi rivolse un ultimo sguardo di fuoco prima di andarsene.
E quello che cosa significava? Mi aveva lasciata da sola come una cretina nel bel mezzo di una discussione. Ma che problemi aveva?Mi spettinai i capelli con fare nervoso ed aprii la porta con l'intenzione di uscire e prendere una boccata d'aria. Evidentemente i miei piani quella sera non si sarebbero realizzati poiché mi ritrovai davanti l'unica persona che mancava all'appello.
-Loki che cosa ci sai qui? - chiesi esasperata da queste continue visite inaspettate.
-Ero solo preoccupato per te, tutto qui,- disse lui dispiaciuto abbassando il suo sguardo.
-Scusami Loki, ho avuto solo una giornata pesante, tutto qui, - mi addolcii cercando di giustificarmi per la mia maleducazione. Non volevo essere cattiva con lui, era stato solo sfortunato perché era capitato in un momento un po' particolare.
-Okay Lucy, mi aspettavo solamente un altro tipo di accoglienza. Perché sei qui? Perché non mi hai detto niente? Dalla terra è molto più difficile controllarti,non puoi capire quanto ho impiegato per riuscire ad comprendere dov' eri- mi spiegò decisamente innervosito.
-E' una storia lunga Loki, ma penso proprio che domani tornerò al collegio.
Lui fece un sospiro di sollievo e mi avvicinò a sé stringendomi in un tenero abbraccio.
-Lucy io rimarrò qui nei dintorni, domani ti accompagno io, okay?
-Okay.
Loki mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò. Questa volta il bacio dell'angelo non avrebbe funzionato: Loki era arrivato troppo tardi. Ripensai a Levy e al fatto che non le avevo detto nulla e che l'avevo lasciata completamente sola. Abbandonai la mia iniziale idea di uscire fuori e mi rintanai in camera mia. Mi addormentai con un terribile mal di testa e mille dubbi ai quali non riuscivo a trovare risposta.
La mattina seguente mi preparai in fretta e mi diressi verso le stalle. Raito era ancora lì che accarezzava il muso del mio cavallo. Mi fiondai su di lui e cercai in tutti i modi di trattenere le lacrime.
-Mi mancherai.
-Anche tu Lucy.
E così se ne andava una persona importante della mia vita. Mi faceva male solo al pensarci. E' vero che le cose non rimangono sempre immutate ma io consideravo Raito la costante della mia vita. Ogni volta che ritornavo qui lui c'era, mi faceva sorridere, divertire. Quando sarei tornata lui non ci sarebbe stato e sentii una fitta tremenda solo al pensarlo. Non c'era più motivo di ritornare in quella casa se lui non c'era. Dopo che lo ebbi salutato per l'ultima volta rientrai in casa e lasciai un biglietto alla cameriera per mio padre.
Ho sistemato tutto, presto capirai.
Una frase senza sentimenti, proprio come era lui. Diedi un ultimo sguardo all'abitazione senza rimpianti e mi allontanai. Loki mi aspettava fuori dal cancello e mi mostrò un sorriso a trentadue denti ignaro di tutto quello che mi era successo. Lui era il mio angelo, avrei potuto raccontargli qualsiasi cosa ma non ne sentivo l'esigenza, non avrei raccontato nulla a nessuno. Raito sarebbe rimasto sempre nel mio cuore. L'unica cosa che ancora non mi convinceva era il mio incontro con Aidoh, un personaggio molto losco. Cercai di non pensarci e di prestare attenzione a ciò che stava dicendo Loki.
-Vieni con me, ti voglio mostrare una cosa.
Lo seguii sospettosa tenendolo per mano fino ad un boschetto poco lontano da casa mia. Lui lasciò la mia mano ed iniziò a sbottonarsi la camicia. Arrossii seduta stante e mi coprii il viso con gli occhi.
-Loki ma che cosa stai facendo?
Allora avevo ragione fin dall'inizio, i miei sospetti su di lui non erano infondati. Cercai di fuggire ma lui mi afferrò essendo mille volte più veloce di me.
-Stai tranquilla Lucy, non è come pensi.
Cercai di tranquillizzarmi e a non pensare che fossimo in un bosco completamente isolati da tutto e da tutti. Poi Loki si tolse definitivamente la camicia, chiuse gli occhi e sembrò volersi concentrare. Non riuscii a non guardare i suo addominali che sembravano perfettamente scolpiti, la sua pelle era candida e i suoi capelli illuminati dalla luce del sole parevano ancora più chiari. Sarebbe stato un Dio greco perfetto se solo non fosse stato un angelo. All'improvviso dalla sua schiena uscirono due enormi ali bianche composte interamente da candide piume. Mi avvicinai lentamente incantata ed accarezzai quelle piume così soffici. Le ali di Aidoh in confronto non erano nulla. Mi fece avvicinare a sé e mi prese in braccio a mo' di principessa. Sentii subito quanto fosse freddo, quasi congelato e dei brividi mi percorsero la schiena. Subito dopo spiccò il volo ed io chiusi gli occhi per la paura. Quando li riaprii vidi tutta la città dall'alto, i palazzi sembravano così lontani e le nuvole così vicine. Provai una sensazione di libertà indescrivibile e non paragonabile a nessun'altra cosa mai fatta fin'ora. La vicinanza con Loki mi fece arrossire mentre il mio cuore pulsava sangue a tutta forza. Mi strinsi ancora di più a lui ed inalai il suo dolcissimo profumo. Lui sembrava molto concentrato ma riusciva solo a comunicarmi tranquillità e mi veniva spontaneo fidarmi di lui anche se eravamo a non so quanti metri d'altezza. I suoi occhi sembravano ancora più chiari, forse perché si era completamente trasformato in angelo. Dopo poco tempo eravamo già arrivati al bosco che circondava il collegio.
-Grazie mille Loki, mi hai sollevato l'umore.
-Figurati, esisto per questo.
Lui si diresse verso i dormitori maschili e risi perché era ancora senza camicia e probabilmente non se n'era nemmeno accorto. Io mi diressi verso la mia camera cercando di elaborare un discorso sensato da dire a Levy. Ero mancata proprio nel periodo peggiore, chissà cos'era successo fra lei e Gajeel. Io invece avrei dovuto affrontare un nuovo problema con Natsu. Sarebbe ritornato in biblioteca? Sospirai ed oltrepassai il cancello pronta per un altro giorno da affrontare.
*Angolinodell'autrice*
Scusate il mio immenso ritardo ma in compenso il capitolo è molto più lungo dei precedenti. Spero che vi sia piaciuto. Dal prossimo si ritornerà al collegio e penso che ripartiranno i pov di Levy.
Ma ricordatevi che comunque...
...i segreti della Night class non sono ancora finiti.
Bacioni :-*
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