Levy e Gajeel (parte quarta)



Due occhiaie profonde, a testimonianza di tutte le lacrime che avevo versato, coloravano il contorno dei miei occhi rendendomi ancora più inquietante di prima. Ebbi l'impulso di lanciare lo spazzolino che avevo in mano contro lo specchio. Il vetro si sarebbe infranto e così anche la mia immagine. Non auguravo a nessuno quello che stavo vivendo. Il desiderio di voler scomparire dalla faccia della Terra e il pensiero che comunque non sarebbe importato a nessuno. Quella scena si ripeté nella mia mente due o tre volte, come per volermi ricordare quanto fossi inutile. Una semplice distrazione, ecco cosa ero stata per lui. Mi veniva quasi da ridere, pensavo che qualcuno fosse veramente interessato a me, per una volta. Che fantasia esilarante! Ciò che più non sopportavo era l'espressione di quella finta bionda, lasciava trapelare la sua soddisfazione immensa. Ecco cosa pensava:"Ho vinto io". Strinsi ancora più forte lo spazzolino e presi il tubetto di dentifricio: la mia mano tremava. "Calmati Levy, supererai anche questa, non è nulla di grave", pensai cercando di rassicurarmi. Dopo che ero fuggita, Gajeel aveva bussato alla mia porta una decina di volte ma non gli avevo mai aperto, anzi, avevo chiuso a chiave. Mi ero appoggiata contro la superficie liscia del legno lasciando scivolare la schiena per poi sedermi sul pavimento freddo. Lui continuava a pronunciare il mio nome in vano. Non riuscivo bene a sentire le sue parole, sovrastate dai miei singhiozzi. Riuscivo solo a distinguere espressioni come " è solo un equivoco", "non ti devi preoccupare", "mi devi credere". Avevo visto migliaia di scene simili in film e serie televisive, che guardavo quando volevo immergermi in un mondo migliore o peggiore, purché non fosse il mio. Il giorno dopo non ero andata a scuola, ero rimasta in camera a finire la mia tavoletta di cioccolato fondente, per poi mangiare anche le caramelle gommose di Lucy. Quell'essere si era presentato ancora una volta alla mia porta intimandomi di aprire, altrimenti l'avrebbe sfondata. Grazie a Dio non lo fece, se ne andò dopo pochi minuti. Lui non era il tipo che aspettava i comodi e gli sbalzi di umore delle ragazze, se una faceva la difficile lui sarebbe passato ad un' altra e così via. Un ragionamento da troglodita estremamente efficace dal suo punto di vista. Mi vestii con estrema lentezza e qualcuno aprì la porta: quel qualcuno aveva la chiave. Una testolina bionda sbucò, seguita da due occhi color cioccolato che mi scrutavano apprensivi. Mi fiondai su di lei e capii di cosa avevo veramente bisogno: un abbraccio. Non le feci domande, sapevo dei suoi numerosissimi segreti di cui non poteva far parola con nessuno e non intendevo violare la sua privacy. Io, invece, a differenza sua, avevo veramente bisogno di sfogarmi con qualcuno, altrimenti sarei esplosa come una bomba ad orologeria. Ci sdraiammo sul mio letto a guardare il soffitto e le raccontai tutto quello che era successo durante la sua assenza. A volte annuiva, altre scuoteva la testa come segno di disapprovazione. Mi lasciava parlare, mi ricordava tanto una seduta dallo psicologo. Pronunciavo piano ogni singola parola e l'intonazione della mia voce non cambiava minimamente, come se fossi un robot privo di emozioni. Raccontando a Lucy della mia esperienza, se così si può chiamare, mi accorsi che effettivamente tra me e Gajeel non c'era stato niente di importante, qualche bacetto, qualche promessa. Ne ero uscita dilaniata per la delusione che avevo provato, per i castelli in aria che erano completamente andati distrutti, perché speravo per la prima volta di poter essere accettata. Lucy mi abbracciò e tentò di darmi qualche consiglio non molto utile, diceva di non essere adatta a trovare soluzioni a questi dilemmi, lei era abituata a situazioni differenti dalle mie. Senza capire quello che intendeva mi addormentai saltando un altro giorno di scuola, la mia migliore amica fece lo stesso. Mi svegliai molto più riposata e forse più tranquilla, erano le undici e Lucy ancora dormiva. Sorrisi guardandola e decisi che era giunta l'ora di darmi una sistemata. Mi feci una doccia, mi pettinai i capelli e usai anche la piastra per tentare di aggiustare la massa disordinata blu che avevo in testa. Mi ricordai del momento in cui decisi di tingermi la mia chioma. Mi consideravo una persona insulsa, troppo comune, uguale a tutte le altre, senza un tratto che mi distingueva. Andai dal parrucchiere senza dire nulla ai miei genitori e tra tutti i colori scelsi il turchese, né troppo strano, né troppo eccentrico. Mia madre si arrabbiò tantissimo, soprattutto perché alcuni giorni dopo avrei dovuto metter piede per la prima volta in questo collegio. Mi vestii e svegliai Lucy,che sbadigliò più volte prima di convincersi che era giunto il momento di scendere dal letto. Mentre si faceva la doccia pensai a truccarmi, riuscendoci a malapena, ricordandomi che io e l'eye-liner non eravamo mai stati buoni amici. Lucy si preparò il più velocemente possibile e a mezzogiorno e mezza eravamo pronte per poter andare alla mensa. Sentivo il bisogno di dimostrare a Gajeel che in qualche modo mi ero ripresa, che non mi aveva fatto del male, che ero più forte di quel che pensava e che di quello che era successo non mi interessava più. Ovviamente erano tutte menzogne. Era una delle poche volte che io e Lucy pranzavamo insieme e la cosa mi rendeva tremendamente felice e forse anche più sicura. Ci sedemmo in un tavolo in fondo per non dare nell'occhio, anche se io sentivo lo sguardo di Gajeel che mi perforava la schiena. Feci finta di non pensarci e continuai a mandar giù una minestra insapore. Lucy mi guardava apprensiva, cercando di capire ogni mia mossa, come per voler controllare che stessi bene. Sentii il rumore di scarpe col tacco farsi sempre più vicino ed avevo, purtroppo, già intuito chi fosse la persona che le indossasse. Jenny indossava stranamente la divisa, anche se la gonna mi sembrava di qualche centimetro più corta della nostra. Il rossetto rosa fucsia shocking era perfettamente intonato all'elastico che raccoglieva i suoi capelli liscissimi in un'impeccabile coda.

<<Allora Levy sei ancora viva, a quanto pare. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni ti hanno rattristata parecchio?>> sorrise sorniona e mi guardò con aria di sfida.

Tutti nella sala si erano azzittiti e con la coda dell'occhio guardai Gajeel che si era girato a osservare la scena e , a mio parere, sembrava essere preoccupato.

<<Per tua sfortuna no, Jenny. L'unico problema è che vederti troppo spesso mi fa stare male, provo un senso di nausea quando ti guardo, anche adesso per esempio. Magari, se potessi starmi alla larga mi sentirei meglio>> mi girai e continuai a mangiare la minestra senza proferir parola.

Lucy si lasciò sfuggire una risatina e vidi la mia nemica che stringeva i pugni con stizza: non sapeva cosa rispondermi. Un ragazzo si avvicinò a lei ridendo, facendola spazientire ancora di più: Midnight. Era difficile non riconoscerlo,i capelli neri e lunghi con la frangia che gli ricopriva parte della fronte, la pelle diafana e gli occhi scuri, il piercing sul sopracciglio e quello sul labbro, erano i suoi segni distintivi. Lucy si irrigidì subito alla sua vista.

<<Che problema hai Jenny? La fata turchina ti sta mettendo in difficoltà?>> rise prendendosi gioco di entrambe.

<<Sta' zitto. Stupido dark>> gli diede le spalle e continuò ad ancheggiare senza curarsi dei numerosi sguardi rivolti verso di lei.

Midnight non si offese per la battutaccia della Barbie, anzi, fece come se nulla fosse. Guardò Lucy per qualche secondo aggrottando le sopracciglia, come per voler ricordarsi qualcosa senza riuscirci, poi si girò verso di me e mi sorrise sornione.

<<Allora, fatina,>> appoggiò una mano sul tavolo e si chinò a un palmo dal mio viso, dandomi la possibilità di perdermi nei suoi occhi di tenebra <<stasera alle otto?>> mi chiese sbalordendomi.

Calò il silenzio, nessuno fiatava, erano tutti rivolti verso di me ad aspettare che rispondessi, come se fossi la protagonista di un film. Grazie a Jenny stavo man mano acquistando popolarità all'interno della scuola, non me lo sarei mai aspettato. Gajeel, come gli altri attendeva che parlassi, guardandomi attento.

<<Sono già pronta>> risposi sorridendo.

Lucy lasciò cadere il cucchiaio nel piatto, provocando un rumore sordo attutito dalla minestra: probabilmente lei si aspettava un responso negativo. Il ragazzo annuì e si allontanò mentre tutti ritornarono a consumare il loro pasto. Rivolsi un'ultima occhiata a Gajeel che stringeva i pugni e sembrava visibilmente irritato.

Una volta ritornate in camera, Lucy chiuse la porta e, mettendo le mani sui fianchi iniziò a farmi la predica.

<<Levy ma che ti è preso? Uno peggio dell'altro insomma! Andiamo di male in peggio, dalla padella alla brace!>> esclamò disperata.

<<Si, Lucy, credo di aver inteso il concetto>> alzai gli occhi al cielo.

<<Ah, io non penso, invece. Tu non sai com'è quel tipo! Non è una persona raccomandabile!>>.

<<Come mai sei al corrente di tutte queste informazioni su di lui?>> le chiesi inarcando un sopracciglio.

Arrossì per un attimo e non mi rispose. A quel punto mi sorse un dubbio. Se uno di quei tanti segreti di Lucy riguardava proprio Midnight? Sarebbe stato possibile? Magari lui stava usando me per far ingelosire la mia amica, così come io facevo con lui. Tralasciai l'argomento, quella sera stessa avrei posto delle domande al diretto interessato, per poter ricavare delle informazioni, visto che Lucy ci teneva tanto a mantenermi all'infuori delle sue faccende private. Qualcuno bussò alla porta e la bionda la aprì approfittandone cosicché da evitare la discussione. Gajeel entrò nella stanza e, senza degnare di uno sguardo la mia amica, si pose dinnanzi a me.

<<Possiamo rimanere soli?>> chiese alla bionda senza nemmeno girarsi. Lei ubbidì e uscì dalla stanza senza proferir parola, dopo essersi assicurata che non avevo nulla al contrario. A volte riuscivamo a capirci con uno sguardo

<<Che cazzo credi di fare?>> sbraitò alzando le braccia in modo plateale, senza nascondere la sua rabbia.

<<Vado avanti con la mia vita, Gajeel>> risposi con scarso interesse.

<<Ah si? Ritorni ad essere l'asociale che eri un tempo?>> mi provocò malignamente facendomi innervosire.

<<Non direi, visto che sto ottenendo una certa popolarità>> incrociai le braccia rimanendo impassibile.

<<E' inutile che tenti di farmi ingelosire Levy, non ci riuscirai. Ci saranno un milione di ragazze che mi vengono dietro in questa scuola, non perderò tempo con te>> affermò risoluto.

<<Quindi perché sei qui?>> gli domandai facendo finta che di lui non me ne importasse nulla.

Lui rimase basito e arretrò di qualche passo:<<me ne stavo giusto andando>>, disse, uscendo dalla stanza.

Caddi in ginocchio non sapendo se avessi usato le parole giuste, riflettendo sull'impressione che avevo potuto fargli. Poi mi ricordai che mi aveva tradita in partenza e riacquistai sicurezza. Iniziai a prepararmi psicologicamente al fatto che avrei dovuto incontrare un ragazzo alquanto strano, ma il mio problema era un altro: come cavolo mi sarei vestita?

*Angolinodell'autrice*

Buonasera gioieee. Come avrete potuto notare sono tornata con un capitolo nuovo e con un sacco di idee che mi frullano per la testa. Spero che non abbiate eliminato questa storia dalla biblioteca nonostante sia da moltissimo tempo che non aggiorno. In realtà non vi ho mai abbandonato, soltanto che con l'inizio di una nuova scuola e una marea di impegni non ho potuto concentrarmi sulla storia. Ora, però, sono ancora più decisa di prima e ho persino deciso di partecipare ad un concorso:" sei modi per fantasticare sulla mia Otp", ovviamente sulla nalu. Mi farebbe piacere se leggeste il primo capitolo, che potrebbe essere l'eventuale incipit di una nuova storia. Gradirei se commentaste, così da farmi capire se vi è piaciuta questa parte e, a proposito, vorrei informarvi del fatto che i capitoli sulla Gale potrebbero aumentare ...

Al prossimo capitolo!

Clari.

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