7.
I segreti ti divorano.
Percorsi l'ultimo isolato e arrivai davanti casa di Harry. Sembrava una normale casa vista da fuori, ma sapevo che oltre le mura e le telecamere, si nascondeva un'enorme villa completamente bianca, piena di stanze per gli ospiti e bagni enormi.
Stranamente, vidi che un cancelletto era aperto. Due guardie sorvegliavano l'entrata e mi guardavano come se fossi stata di un altro pianeta.
Deglutii e mi avvicinai a queste ultime, cercando di non cadere, per colpa i tacchi che quella sera stavo indossato: «Salve, io...»
«Prego Signorina Morel, entri pure e benvenuta.» disse una delle guardie del corpo, facendo un cenno con la mano.
Guardai entrambe le guardie sbigottita, poi accennai un sorriso ed entrai.
Come facevano a sapere il mio nome? Forse avevano una lista di tutte le persone che sarebbero state presenti all'evento, o qualcosa di simile.
Eliminai tutte le domande dalla testa e attraversai il piccolo vialetto che mi separava dalla porta di entrata.
Per fortuna, ero riuscita a trovare un vestito adatto alla situazione: una tutina color pesca che dietro la schiena era decorata con dei piccoli frammenti di tessuto, intrecciati l'uno con l'altro. I capelli erano sciolti e ondulati. L'unico errore che avevo fatto erano le scarpe, non avevo fatto molta pratica con quei tacchi e infatti avevo costantemente la sensazione di cadere. Ma non sarei caduta, lo speravo.
Attraversata la soglia, davanti ai miei occhi c'erano persone ovunque, di ogni età; sembravano solari, armoniosi, felici. Notai la presenza di molte coppie, e questo non mi rassicurò per niente.
Dei tavoli rotondi erano posti uno accanto all'altro, decorati alla perfezione. Era tutto perfetto.
Ed tutti vestiti in modo impeccabile, come immaginavo.
«Le piace?» domandò una voce accanto a me.
Harry.
Sorrisi. «È più grande di quanto immaginassi.»
Lui mi guardò. «È molto bello il vestito che indossa. L'ha creato lei?»
Annuii. «L'ultimo compito che avevamo alla fine del college era creare un vestito. Così, creai questo. Mi sembrava originare, anche perché, credo che l'intreccio di tessuto che ho dietro la schiena non lo abbia nessun'altro.»
Lui accennò un sorriso.
«A chi andranno i soldi che riceverà da questo evento?»
«A tutti i bambini e ragazzi malati di cancro.»
Sapevo perché l'aveva fatto. Il suo patrigno pochi anni prima si era ammalato proprio di cancro e non ce l'aveva fatta.
«Non voglio che la vita di quei bambini e di quei ragazzi, venga rovinata per colpa di una malattia.»
«Sapevo l'avrebbe fatto per una buona causa e sono sicura che le famiglie di quei bambini e quei ragazzi non finiranno mai di ringraziarla.»
Poi sentii una ragazza urlare il nome di Harry. Lui si voltò. «Ora devo andare, ci vediamo dopo.» mi sorrise e raggiunse la ragazza. Non l'avevo mai vista: alta, capelli biondo cenere e indossava un vestito che non sembrava essere uscito da un negozio di sartoria.
L'unica cosa che riuscii a sentire era il suo nome: Carlyn.
***
Dopo aver preso posto accanto ad una coppia molto simpatica, vidi Harry si alzarsi e raggiungere il centro della sala. «Signori e Signore, vi ringrazio immensamente di essere venuti oggi. Tutti sappiamo che i soldi che verranno ricavati da questo evento verranno poi donati ai bambini e ai ragazzi malati di cancro... speriamo di donare un sorriso a tutti loro.» in poco tempo tutte le persone presenti presero ad applaudire, e lo feci anch'io. «Comunque... per vostra fortuna, tra poco arriverà un piccolo aperitivo. Darò pace anche ai vostri stomaci affamati, non vi preoccupate.» alcune persona risero, compresa Carlyn. «Bene, spero di non avervi annoiati con questo intenso discorso, ma volevo aggiungere che fuori nel giardino sul retro c'è un piccolo cesto, lì potrete mettere tutte le offerte che poi verranno date ai ragazzi malati. Vi lascio mangiare, buon appetito.»
Poco dopo i camerieri iniziarono a servire dei piccoli antipasti ad ogni tavolo e tutti iniziarono a mangiare. Io non avevo molta fame, ma stuzzicai comunque qualcosa.
***
Dopo essere passati a dare qualche offerta, le persone tornarono tutte nel salone.
Harry prese nuovamente parola: «Signori, le offerte sono state moltissime e per questo, non smetterò mai di ringraziarvi.» sorrise e quel sorriso fece sorridere anche me. «Ora, il nostro DJ Carlos, farà partire un lento e voglio che ogni singola persona che si trova in questa stanza lo balli, comprese le guardie del corpo. Fatelo per me.»
Più guardavo Harry e più mi rendevo conto che quel completo gli stava divinamente. Sembrava felice ed emozionato per tutte le donazioni che aveva ricevuto. Anche mantenendo la loro forma riccioluta, i capelli sembravano più ordinate delle altre volte. E li adoravo.
La musica partì e tutti iniziarono a ballare con il proprio partner. Io mi limitai a restare seduta al mio posto. Non avevo un partner e sicuramente non ne avrei trovato uno in meno di due minuti. Quando la melodia incominciò a riempire la stanza, sentii qualcuno afferrarmi per il braccio. Mi voltai, e vidi Simon. «Vieni, balliamo.» e senza neanche avere una mia risposta, mi trascinò in pista.
«Mi spieghi cosa stai facendo?» gli chiesi cercando di liberarmi dalla sua presa, ma era una guardia del corpo, pieno di muscoli, e sapevo che non ce l'avrei mai fatta.
Dopo essere arrivati lì e dopo aver superato un paio di persone, Simon si posizionò davanti a me. Poi mi cinse i fianchi. La cosa che mi rassicurava di più, era che stava mantenendo una distanza abbastanza ragionevole dal mio corpo.
«Ti devo parlare e questo è l'unico posto in cui nessuno sospetterebbe niente.» si guardò intorno. «La gente ci guarderà ballare, ma i loro pensieri non andranno altre.»
Mi guardai intorno anch'io e quando mi voltai verso sinistra, vidi Harry che ballava con Carlyn.
Lui le stava sussurrando qualcosa all'orecchio, ma non riuscivo a vedere la reazione di lei. Sembravano molto uniti e questo mi diede una strana sensazione allo stomaco.
«Perché lo stai guardando?» mi domandò Simon a voce bassa.
Distolsi lo sguardo da Harry e Carlyn. «Cosa dovevi dirmi?» risposi con un'altra domanda, sperando che Simon avrebbe finalmente cambiato discorso.
Lui sospirò. Il suo corpo si irrigidì notevolmente e sapevo che non era un buon segno.
«So cosa ti è successo, Emily.»
Sapevo a cosa si stava riferendo.
Respirai profondamente e lo guardai negli occhi. Lui non mosse un muscolo e si limitò a deglutire.
Mi allontanai e lo afferrai per il polso, per poi trascinarlo fuori nel giardino sul retro. Lì, la musica non era alta come all'interno e permise ai miei timpani di rilassarsi.
«Come diavolo hai fatto a scoprirlo?»
«Harry ti guardava in modo strano... continuava a ripetere che ti aveva già vista. Mi sembrava impossibile, io vedo ogni persona che Harry conosce. Credevo che potessi rappresentare una minaccia per lui... così, ho fatto delle ricerche su di te, sulla tua vita.» spiegò. «Ho un amico poliziotto e non è stato molto difficile.»
Speravo che tutto quello che aveva detto Simon, fosse uno scherzo. Ma non lo era e lui sapeva tutto sulla mia vita, ogni cosa.
«Come hai potuto farlo?» urlai, sapendo che con la musica gli altri non mi avrebbero sentita. «Credevi davvero che potessi rappresentare una minaccia per Harry, solo perché lui è convinto di avermi già vista?»
«All'inizio sì.»
Abbassai la testa e sorrisi.
Mi sembrava assurdo. Da quando ho incontrato Harry in quel bar tutta la mia vita, tutto il mio passato stava tornando a galla. La sofferenza e il pentimento stavano tornando a galla e faceva male.
Mi allontanai da Simon e mi voltai di spalle, e iniziai a camminare.
«Dove stai andando?»
«Lontano da te,» e mi voltai verso di lui. «Lontano da Harry. Lontano da tutti voi. Harry tra poco riprenderà il tour, vero? Bene, forse tornerà tutto come prima se lui riprenderà a girare il mondo. Da quando l'ho incontrato in quel bar non faccio altro che soffrire, di pentirmi di ogni scelta che faccio.» ripresi fiato. «Mi ritengo una persona che impara dagli errori che fa. E mi ritengo anche una persona che non si fa mettere i piedi in testa da nessu...»
«Tu eri sua fan, Emily.» mi ricordò.
«Hai ragione, lo ero.» e rientrai in casa. La musica era terminata. La gente si era divisa in piccoli gruppi, parlavano di cose che non riuscivo a capire per colpa delle voci che si sovrastavano l'una con l'altra.
La strada che mi separava dalla porta d'uscita non era molta, così a passo svelto mi diressi verso quest'ultima.
Mi feci spazio tra la gente, cercando di non colpire nessuno.
Ma in quel preciso momento accadde, colpii qualcuno.
Girai la testa e vidi Harry che mi guardava con uno sguardo più che interrogativo. Sapevo che aveva notato che il mio sguardo era sconvolto.
Continuai a camminare il più velocemente possibile verso l'uscita, non volevo parlargli, volevo che tutto quel dolore finisse. «Emily!» gridò Harry, cercando di attirare la mia attenzione.
Mi voltai verso di lui. Si avvicinò di più a me e mi guardò negli occhi. «Stai bene?»
«Sta' lontano da me e vedrai che starò benissimo.»
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