5.
Attraversavo l'immenso corridoio dell'ufficio, ripensando a cos'era successo pochi giorni prima. Ripensai a Parker, a Loretta e a Simon. Soprattutto a Simon.
Come era riuscito a scoprire che ero in quel locale?
Dopo l'incontro di oggi, Harry avrebbe sicuramente ripreso il tour, non ci saremo più rivisti e questo mi faceva sentire triste. Non capii il perché, ma una nuvola di tristezza stava fluttuando sopra la mia testa, e sapevo che sarebbe rimasta lì per un bel po'.
«Ehi, Emily potresti raggiungermi?» sentì urlare il Signor. Adams dal suo ufficio. Subito lo raggiunsi e attraversai la porta.
Lui continuò. «Ascolta, il completo del Signor. Styles si trova in sala conferenze. Abbiamo già attrezzato una specie di camerino dove potrà cambiarsi senza problemi.» poi sospirò. «Dobbiamo solo aspettare che arrivi.»
Spalancai gli occhi. «Come? Non è ancora arrivato?»
Scosse la testa. «Emily, e se avesse cambiato agenzia? O se avesse cambiato idea e in qualche modo non comprerà più quel completo?» sospirò di nuovo. «Prima, la mia reputazione arriverà all'inferno. Poi, chissà cosa faranno i miei capi sapendo che un cliente così importante ci ha mollati...»
E chissà cosa avrebbero fatto a me.
No, Harry non l'avrebbe mai fatto. O almeno, sarebbe venuto qui per comunicare che il nostro lavoro non era di suo gradimento e che avrebbe cambiato agenzia.
«Non si preoccupi, arriverà. Forse ha incontrato traffico.» cercai di rassicurare il mio capo in qualche modo. Sapevo che non avrebbe funzionato, ma dovevo fare un tentativo.
«Come fai ad esserne così sicura?»
«Chiamalo, istinto femminile.» sorrisi, poi mi diressi verso la porta. «Ci vediamo dopo.» e uscii definitivamente dall'ufficio.
Mentre raggiungevo la stanza delle conferenze, cercai Loretta con lo sguardo. Non l'avevo vista per tre giorni e speravo tanto che si fosse ripresa dalla sbronza.
Scrutai tutti i miei colleghi, finché vidi una chioma scura che si muoveva avanti e indietro per le scrivanie. Era Loretta. Mi avvicinai, ma dopo mi resi conto che stava parlando al telefono. Sembrava stesse bene; era più raggiante del solito, con un sorriso che le arrivava da un orecchio all'altro e i suoi occhi avevano un aspetto strano. Lei non mi vide e non volevo disturbarla, così raggiunsi la sala conferenze.
Entrata, mi resi conto che il Signor. Adams aveva attrezzato al meglio l'ufficio. Aveva costruito un piccolo camerino con delle tende color beage. Non era niente male.
Appeso accanto al camerino, c'era il completo, stirato e profumato. Era avvolto in una pellicola di plastica, per evitare che si sgualcisse o prendesse polvere.
Mi avvicinai e aprii la zip. Raggiunsi la camicia bianca con la mano e la sfiorai con le dita; il tessuto era morbido e leggero, le sarte avevano fatto un ottimo lavoro.
Iniziai ad immaginare come sarebbe stato il completo addosso ad Harry.
Sapevo che sarebbe stato perfetto, e sapevo anche che il mio lato da ex fan stava prendendo il sopravvento. Così richiusi la zip, mi limitai a incrociare le braccia e ad aspettare. Aspettare che la sua voce si facesse strada fino ad arrivare alle mie orecchie. Quella sarebbe stato il nostro ultimo incontro e ne stavo facendo una tragedia.
Forse lo avrei rivisto prima o poi, o forse no.
Poi, sentii qualcuno bussare, anche se la porta era aperta. «È permesso?»
Harry.
Tirai un sospiro di solievo e mi voltai verso di lui. «Certo, si accomodi.»
Lo vidi entrare, ma questa volta al suo seguito c'era solo Simon. Sicuramente il suo manager stava parlando con il Signor. Adams.
Quel giorno Harry sembrava diverso, forse per via della camicia, dei jeans attillati e dei capelli perfettamente ordinati.
«Il completo è lì.» lo informali, indicandolo. «Può cambiarsi nel camerino.» gli sorrisi.
«Agli ordini.» rispose, prima di prende il completo ed entrare nel camerino.
Girai la testa verso Simon e lui mi sorrise, io ricambiai, poi mi voltai nuovamente verso Harry.
Quest'ultimo uscì dal camerino. Sembrava soddisfatto.
Agganciò il bottone posto al centro della giacca ed io mi avvicinai.
«Come se lo sente?»
«È comodo. Mi è piaciuta l'idea che hai avuto sul mantenere i colori chiari. Lo rende molto più formale.» si girò e si guardò allo specchio. «Mi fa sembrare meno ridicolo.»
Trattenni una risata e mi concentrai sui suoi capelli. Sembravano diversi dall'ultima volta, più corti. Forse li aveva tagliati. «Desidera applicare delle modifiche?» chiesi poi, guardandolo negli occhi. Era strano, ma non riuscivo a smettere di guardare ogni singolo dettaglio che i miei occhi incontravano.
Scosse la testa. «No, così è perfetto.» mi guardò e sorrise. «Grazie per essere riusciti a finirlo in tempo.»
«In realtà manca ancora una seconda cucitura, ma non si preoccupi, potrà ritirarlo due giorni prima dell'evento.» ricambiai il sorriso. Indietreggiai. «Be' abbiamo finito. Può togliere il completo.»
Lui annuì e si diresse verso il camerino. Quando lo vidi con la testa bassa, concentrato, che cercava di sganciare il bottone della giacca.
«Maledetto...» farfugliò.
Mi avvicinai. «Lasci fare a me.» dovetti avvicinarmi ancora di più al suo corpo per capire se qualche filo si fosse incastrato attorno bottone.
Mi fu subito evidente quanto lui fosse alto in confronto a me, ma non di molto. Con una mano afferrai una parte della giacca e con l'altra sganciai il bottone.
Tenni la testa bassa.
Riuscii a sentire il suo respiro accarezzarmi il viso e questo mi fece capire quanto i nostri corpi fossero vicini.
Alzai lo sguardo e lo guardai.
Lui accennò un sorriso ma io non mossi un muscolo.
Poi prese parola: «Sicura di non avermi mai incontrato negli scorsi anni?» mi domandò.
Perché gli interessava così tanto?
«Glie l'ho già detto: io non l'avevo mai vista prima d'ora.»
Con gli occhi continuava a guardare ogni particolare del mio viso. E quel gesto mi fece sentire a disagio. «Allora perché hai un viso così familiare?» sussurrò.
Forse stava pensando ad alta voce.
«Perché continua a darmi del tu?» gli chiesi io e vidi la sua pelle chiara colorarsi di rosso.
Stava arrossendo per una domanda che gli avevo fatto? Se Loretta lo avesse saputo, avrebbe iniziato a saltellare per tutta la stanza.
«V-volevo sciogliere il ghiaccio.» balbettò, imbarazzato.
«Oh andiamo Harry, sciogliere il ghiaccio?» si lamentò Simon, dietro di noi. «Si dice: "rompere il ghiaccio". Figliolo, credo che tu abbia ancora molte cose da imparare.»
Accennai un sorriso e vidi Harry farsi serio. «Mi vado a cambiare.» disse alla fine, prima di entrare nel camerino.
Guardai Simon. Lui non disse nulla e si limitò ad alzare le spalle.
«Emily Morel.» sentii pronunciare da Harry. «È francese?»
Capitava spesso che le persone mi chiedessero da dove venissi, ero abituata ormai.
«Indovinato.» accennai un sorriso, anche se lui non poteva vederlo.
«Ho molti amici lì e sono davvero molto gentili. Ti direi anche che so parlare il francese, ma sicuramente ridere sti di me, quindi meglio lasciar stare.» continuò lui.
Simon prese parola. «A volte prova a parlare in francese anche quando siamo in auto, e se un giorno dovesse capitare, non salire mai in auto se Harry si trova al suo interno. Ti riempirà la testa di "bonjour" e "bon appétit".»
Quando Harry uscì dal camerino, fulminò la sua guardia del corpo con lo sguardo, poi si concentrò su di me. «La ringrazio molto per tutto quello che ha fatto per me, è stata molto gentile e professionale.»
«Grazie a lei per aver scelto la nostra agenzia.» gli sorrisi.
Con un cenno della mano lo invitai a camminare. «L'accompagno fuori.»
Imitò il mio gesto, poi disse: «Prima lei.»
Raggiunsi la porta e uscii con Harry e Simon al seguito. Harry mi ringraziò per la seconda volta, poi raggiunse l'ufficio del mio capo. All'improvviso sentii di nuovo quella sensazione di tristezza attraversarmi il corpo.
Simon si fermò accanto a me.
Lo guardai. «Non lo rivedrò più, vero?»
Lui ricambiò lo sguardo. «Questo dovrai deciderlo tu.» e raggiunse Harry senza aggiungere altro.
Cosa stava a significare quella frase? Avrei dovuto rubare il numero di Harry da qualcuno, così avrei potuto contattarlo? E cosa gli avrei detto? "Ciao Harry sono Emily, la ragazza che ti ha disegnato il completo che indossi. Ero una tua fan, possiamo vederci?" Sarebbe stato ridicolo.
Incrociai le braccia e aspettai che qualcuno si facesse vivo da quell'ufficio.
Che Harry si facesse vivo.
«Allora, com'è andata?» sentii domandare. Con la coda dell'occhio vidi Loretta posizionata accanto a me.
«Bene, almeno credo.» sussurrai. «Comunque, ti sei ripresa dalla sbronza?»
Ripensai per la millesima volta alla frase che aveva detto Simon. Cosa avrei dovuto fare? Inventarmi una scusa per entrare in quell'ufficio e stare lì a fissarlo?
Forse dovevo aspettare che uscisse, fermarlo, e dirgli qualcosa. Ma cosa?
«Sì mi sono ripresa del tutto, anche se poi Charlie quella sera mi ha accompagnata a casa. E poi...» un sorriso soddisfatto spuntò sul suo viso.
«E poi, cosa?» all'improvviso capii. «Non dirmi che avete fatto sesso!»
Lei annuì.
«Oh mio dio...»
«È stato fantastico, cioè, io ero ubriaca e non ricordo molto i dettagli, ma immagino che sia stato fantastico.» spiegò lei, entusiasta. «La cosa buffa è che mi ricordo anche, che ad un tratto mi è mancato il respiro...»
«Forse ti aveva avvolto un cappio intorno al collo e stava cercando di strangolarti.» ridacchiai.
«Che fervida immaginazione...» poi cambiò espressione. «Oh, guarda, il tuo amichetto sta uscendo dalla stanza del capo.»
Girai subito lo sguardo e vidi Harry uscire dall'ufficio. Aveva il cellulare all'orecchio e diceva cose come: "scusa se sto facendo tardi.", "ti raggiungo tra cinque minuti." e "mi dispiace.".
Non si voltò neanche. Teneva lo sguardo basso e quando imboccò il corridoio, lo persi di vista.
«Secondo me, stava parlando con la sua ragazza.» continuò Loretta.
Mi girai verso di lei. «Ma cosa stai dicendo?»
«Continuava a scusarsi, non hai sentito? Secondo me, stava parlando con la sua ragazza.»
Quell'affermazione mi fece ribollire il sangue, e per la seconda volta il mio istinto da ex fan voleva prendere il sopravvento... ma riuscii a controllarmi.
«Vado in bagno, dì al Signor. Adams che lo raggiungo subito.» e raggiunsi il bagno delle donne il più velocemente possibile.
Aprii il rubinetto dell'acqua fredda e inumidii entrambe le mani. Le sul collo e sul viso. In quel momento una sensazione di freschezza invase tutto il mio corpo.
Mi guardai allo specchio.
Non l'avrei più rivisto e avrei dovuto farmene una ragione. Ma non ci sarei mai riuscita, perché abitavo a pochissimi isolati da lui.
Avrei potuto bussare alla sua porta e dirgli: "Ehi! Ti ricordi e me? Sono Emily ed abito a pochi isolati da te."
Ma avrei fatto comunque una figuraccia.
Respirai profondamente e decisi di non pensare più ad Harry - anche se sarebbe stato difficile - e raggiunsi l'ufficio del Signor. Adams, con la speranza che tutto sarebbe tornato alla normalità.
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