2.
«Aspetta, aspetta, aspetta...» mi interruppe Loretta prima che io potessi continuare. «Mi stai dicendo che hai incontrato Harry Styles? Quell'Harry Styles?»
Loretta si presentò a casa mia quella sera. Era troppo curiosa, voleva scoprire perché il giorno prima ero arrivata in ritardo e iniziai a raccontarle come erano andate le cose.
Annuii.
«Cosa aspetti? Raccontami come vi siete incontrati!» alzò la voce. «Almeno è stato romantico?» odio quando fa così.
«Vuoi lasciarmi parlare o no?»
Diventò seria. «Sì, hai ragione. Sarò muta come un pesce.»
Mi schiarii la voce. «Come ogni mattina, sono andata a fare colazione nel bar dove lavora Fred,» appena nominai quel nome Loretta assunse un'espressione strana, ma non le diedi molto peso e continuai: «Abbiamo parlato un po' e dopo essermi resa conto che stavo facendo ritardo, mi sono diretta verso la porta. Stavo per uscire, ma qualcuno mi ha colpita, facendomi traballare verso destra. Ho girato la testa, volevo dirgliene quattro, ma poi l'ho visto. Harry era lì, davanti a me che mi teneva il polso per evitare che cadessi.» accennai un sorriso, rivivendo tutto quello che avevo passato il giorno prima. «Lui non ha voluto neanche alzare lo sguardo, era troppo concentrato a guardare la sua mano che stringeva il mio polso.» guardai la mia amica. «Poi un uomo l'ha chiamato, lui si è scusato ed entrambi sono andati via.»
Loretta sorrise. «Scommetto che avresti voluto urlare: "O mio dio ho incontrato Harry Styles!"»
«Sì, se avessi avuto quindici anni.»
Probabilmente lo avrebbe fatto qualunque adolescente.
«Ma scommetto anche, che questo incontro ti ha fatto ricordare il passato; di come era la tua vita quando eri in Francia.» continuò.
Annuii senza aggiungere altro. Loretta aveva ragione, ricordare non mi era affatto piacevole, soprattutto, dopo quello che mi era capitato. Dopo lunghi anni di impegno, silenzi e studio ero arrivata fin lì e nessuno mi avrebbe riportata indietro... neanche il passato.
Passato.
Avevo sempre trovato quella parola piena di significato; ricordare il passato, poteva essere doloroso, ma in certi versi anche felice. Ero dell'idea che il passato, soprattutto gli errori, potesse aiutare ad essere una persona persona migliore in futuro. Nel mio caso aveva funzionato.
«Emily, va tutto ok?» domandò la mia amica, vedendomi sovrappensiero.
«Non sarebbe dovuta andare in quel modo.» sussurrai.
«Non darti la colpa, sai benissimo che non è stata colpa tua. E comunque, non avresti potuto fare niente.» disse lei prima di abbracciarmi. Ricordavo ancora il sussulto che avevo avuto sentendo quel dolore lancinante colpirmi il petto.
Ripensarci mi devastava.
Sentii un piccolo trillo provenire dal computer, ma feci finta di nulla.
«Mi capita di pensarci ogni tanto. Il pensiero di non essere stata abbastanza mi perseguita. Avrei potuto scoprire cosa...» l'ennesimo trillo mi costrinse a smettere di parlare.
Loretta si alzò, a passi pesanti e borbottando si diresse verso il computer. «Ma si può sapere, perché, alle sette di sera la tua posta elettronica impazzisce?»
«Forse il tuo ammiratore segreto ha scelto me come musa ispiratrice e mi ha mandato un e-mail per sapere di più su di me.» ridacchiai, sapendo che quella frase l'avrebbe fatta imbestialire.
«Taci!» esclamò, prima di raggiungere il mio computer nell'altra stanza. «Ehm... Emily, il Signor. Adams ti ha mandato due mail.»
Sgranai gli occhi. Poi ricordai che quest'ultimo, proprio il giorno prima, mi aveva detto che mi avrebbe mandato delle mail, dove mi avrebbe spiegato tutto sul cliente che avrei dovuto conoscere domani.
Raggiunsi velocemente il computer, avvicinai il capo allo schermo e iniziai a leggere la prima mail: "Ciao Emily, come promesso, ti sto scrivendo questa mail per informarti, appunto, del cliente che domani ci raggiungerà in azienda. Non so granché, so solo che è molto esigente e che il completo che dovrai creare dovrà essere indossato da lui ad una festa di beneficenza, che si terrà tra due settimane..."
«Due settimane? Ma è impazzito? Solo per cucire il completo ci vorranno cinque giorni!» mi lamentai. «Cosa dice la seconda mail?» chiesi a Loretta.
«Dice che dovrei stare tranquilla, che andrà tutto per il meglio,» girò la testa e mi guardò con aria sospettosa. «mi sono persa qualcosa?»
Ricambiai lo sguardo. «No, certo che no... solo, i piani alti mi hanno affidato un cliente.» confessai. «E tu non hai la minima idea di quanto io sia agitata per tutto ciò. Ora che il Signor. Adams mi ha detto che questo presunto uomo è "molto esigente" e che l'abito dovrà essere disegnato, cucito, stirato e consegnato in sole due settimane, non credo di potercela fare.»
E se il lavoro per lui non andasse bene? E se non riuscissi a disegnarlo correttamente? E se la preparazione del completo non dovesse finire nei tempi prestabiliti? Se solo sbagliassi di un millimetro le misure, il completo dovrebbe essere ricucito da capo e non voglio che accada.
«Se domani non ti presenterai, ti prenderò a calci nel sedere con le rose che oggi quel tizio mi ha mandato.» mi minacciò. «E se quel completo potrebbe aiutare a raggiungere una bella promozione? Io pagherei per averla.»
«A me non interessa la promozione, solo... non voglio deludere né il Signor. Adams, né il cliente.» presi il bicchiere e bevvi un sorso d'acqua. «Comunque, come con il tuo ammiratore segreto?» chiesi, cambiando completamente argomento. Non volevo continuare a parlare di me e del cliente, la mia ansia sarebbe salita alle stelle e non avrei dato il massimo.
Lo sguardo di Loretta cambiò in pochi secondi. «B-Bene. Te l'ho detto Emily, ieri mi è arrivato un suo mazzo di fiori. Erano rose, ed erano bellissime, ma...»
«Ma?»
«Emily, questa storia dura da più di due mesi... fiori, cioccolatini... e lui non si è ancora fatto vedere. Non saprei come contattarlo, o come dirgli di passare a casa mia e spassarcela.» la guardai storto. «Va bene arrivo al punto: mi sono stufata di questa situazione e voglio trovare un uomo con cui spassarmela per una settimana intera.» si alzò e si avviò verso la porta. «Ora, se permetti, andrò a scolarmi una bella bottiglia di vino nel bar qui accanto.»
Loretta e Fred hanno una sola cosa in comune: le loro vite sentimentali non stavano andando secondo i piani.
«Ehi Loretta!» la chiamai e lei subito si voltò. «Potresti spassartela con Timothy.» dissi in tono malizioso.
«Me lo rinfaccerai per tutta la vita, vero?» domandò lei puntandomi il dito contro. «Sì, il primo giorno di lavoro ho provato a flirtare con Timothy... ma lui è sposato e ha tre figli. Sono rimasta amaramente fregata, è vero, ma non rimangio quello che ho fatto perché è un bel pezzo d'uomo. E invidio sua moglie.»
Sorrisi. «Ci vediamo domani, Lory.»
«Mi raccomando, non ubriacarti. Non sono io che domani dovrà incontrare un'esigente cliente.» mi fece l'occhiolino. «E vestiti bene! Se ti presenterai con quegli abitini da santarellina, ti prenderò a calci il doppio delle volte.»
***
Mi guardai intorno, mentre il fumo che usciva dalla mia bocca veniva portato via dal vento. Non era particolarmente freddo, anzi, era quasi gradevole. Essendo ancora agosto, le giornate erano ancora abbastanza calde, ma abitando a Londra, il tempo sarebbe cambiato da un momento all'altro.
Un attimo prima sole, poi pioggia.
Mi strinsi nella giacca e inalai l'ultima boccata di nicotina disponibile, prima di gettare lo scarto della sigaretta posacenere.
Respirai profondamente e rientrai in casa, pregando che l'indomani sarebbe andato tutto per il meglio.
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