19.

Aggiunsi l'uvetta all'impasto e continuai a mescolare gli ingredienti.
Quella mattina mi ero svegliata prima di Harry e visto che non avevo niente da fare, avevo deciso di approfondire le mie abilità culinarie. Iniziai a fischiettare e a muovere le anche a tempo di musica. Appena trasferita Londra, la sera mi divertivo sempre a mettere la musica a volume alto, ma i miei vicini si lamentarono e dovetti eliminare quell'abitudine. Ero passata davanti la camera di Harry appena sveglia, per vedere se stesse dormendo ed era disteso a dormire come un piccolo angioletto. Non gli avrei mai detto che sembrava un'agioletto, ma lo avrei sempre pensato. Il tempo quel giorno era strano, il sole si faceva strada tra le nuvole cariche d'acqua. Le prime gocce di pioggia non avrebbero tardato ad arrivare.
«Se Shakira ti vedesse sculettare in quel modo, ti inviterebbe ad entrare nel suo corpo di ballo.» ridacchiò Harry alle mie spalle. Allungai la mano e spensi subito la musica. «E forse ti darebbe uno stipendio migliore del mio.»
Riuscivo a sentire nel suo tono una nota di maliziosità.

Posai la ciotola che conteneva l'impasto sulla mensola della cucina e mi voltai verso di lui. «Da quanto mi guardavi?» e assottigliai gli occhi.

Alzò le spalle. «Più o meno da trenta secondi.»
Per un attimo ne fui vergognata.

«Be'...» cambiai discorso e presi il piccolo vassoglio su cui c'erano i primi dolcetti che avevo cucinato e li posai davanti ad Harry. «Ti ho preparato la colazione.»

Lui restò sorpreso dalla mia affermazione. «Mi avevi detto di non saper cucinare.»

«Sì, è vero.» mi sedetti davanti a lui. «Ma si da il caso che mia nonna mi abbia insegnato a cucinare dolci tipici francesi. E oggi te ne ho preparato un tipo, si chiamano Pain aux raisins.»

Corrugò la fronte. «Pain... di che cosa?»

«Harry, assaggia e basta.»

Lui ubbidì e ne prese uno in mano. Lo guardò attentamente. «Quali ingredienti hai usato?» domandò, curioso.

«Crema pasticcera e uvetta.» gli afferrai la mano con cui teneva l'impasto ancora fumante e la portai accanto alle sue labbra. «Non perderti in chiacchiere e mangia.»
Harry lo morse e iniziò a masticarlo.
Perché ci stava impiegando così tanto? Volevo sapesse cosa ne pensasse, e dovevo ammettere che l'agitazione mi stava assalendo.
Mi agitai sulla sedia e mi morsi l'interno della guancia. «Allora? Com'è?»

Harry mi guardò e smise di masticare. «Sarò molto sincero con te Emily...»
Odiavo quando si dilungava nei discorsi.

«Arriva al punto.» borbottai.

«È il miglior dolce che io abbia mangiato,» ne morse un altro pezzo. «Sono sincero, ne mangerei a quintali. È buonissimo.» si versò del succo d'arancia. Mostrai ad Harry il sorriso più stupido della mia vita, ma ero felice perché per una volta avevo cucinato qualcosa che non fosse andato a fuoco. «Smettila di sorridere in quel modo e prendine uno anche tu, o li mangerò tutti.»

Posai i gomiti sul tavolo e agganciai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Oggi hai interviste?»

Harry scosse la testa in segno di negazione. «No, e ho dato un paio di giorni liberi a Simon; la moglie è in viaggio per lavoro e le sue bambine hanno la febbre, quindi non lo vedremo per un po'. E poi, se le è meritate.»

«Quell'uomo mi odia.»

«Non è vero.»

«Sì, invece.» alzai la voce ed Harry sussultò. «Credo che abbia la costante convinzione che io possa farti soffrire, e non lo sopporto.»

Harry prese un altro sorso di succo d'arancia. «Ma non lo farai.» confermò lui, quasi con noia.

«Potrei sempre licenziarmi...»

«Con lo stipendio che ti do? Non lo faresti mai.»

«Tutto può essere possibile, ricordalo.»

Harry stava per ribattere, ma sentimmo suonare il campanello. Ci guardammo, lui sollevò le sopracciglia e si alzò per andare ad aprire. Quella mattina non aspettavamo nessuno, e poi, chi sarebbe venuto a bussare alla porta di Harry Styles alle nove del mattino?

«Tu cosa ci fai qui?» lo sentii alzare la voce.
Mi voltai, mentre ancora masticavo un dolcetto e vidi davanti a lui una figura dai capelli lunghi, sicuramente una donna, che per colpa della porta non riuscivo a riconoscere.

«A-avevo bisogno di vederti.» balbettò la ragazza. E in quel momento capii subito la preoccupazione che aveva Harry negli occhi.

Era Carlyn.
Alzai gli occhi al cielo e presi un sorso di succo. Non mi sarebbe dispiaciuto vedere Harry sbatterla fuori dalla sua proprietà a calci, ma ero curiosa di sapere cosa avesse di così importante da dire.
Harry restò impassibile, non mosse neanche un muscolo.
«Perché non rispondi mai ai messaggi che ti mando? Avrò provato milioni di volte a chiamarti, ma sembravi sparito nel nulla.»

«A te non deve importare più niente di me.» rispose lui, prima di fare qualche passo indietro.
La loro vicinanza mi rendeva nervosa, come se da un momento all'altro lei avrebbe iniziato a urlare.

«Oh, tesoro, andiamo...» si avvicinò, gli sfiorò la camicia e sorrise. «Non ti manca tutto quello che facevamo insieme?»
Stavo per ridere, ma riuscii a trattenermi.

Harry afferrò la mano della bionda e l'allontanò. «No, per niente.»
Sembrava quasi schifato e sinceramente non capivo il perché; Harry e Carlyn erano stati insieme per più di un anno e lui era stato al suo gioco. Ero confusa.

«Forse non avrei dovuto...»

«No Carlyn!» ribatté Harry. «Non, forse, tu non avresti dovuto farlo.»

«Ma tu eri d'accordo...»
E in quel momento capii che stavano parlando dell'ingaggio di Neil e di quello che Carlyn aveva fatto ad insaputa di Harry.

«No, tu eri d'accordo con Neil. Non scaricare su di me la colpa per una cosa che non avrei mai fatto.»

Carlyn corrugò la fronte e assottigliò le labbra, come se pensasse a un altro modo per riconquistare Harry. Sapevo che non ci sarebbe mai riuscita, o almeno lo speravo.
Quest'ultimo incrociò le braccia e accennò un sorriso soddisfatto, per una volta Carlyn non riusciva a manipolarlo e ne ero entusiasta.
Portai in bocca un altro dolcetto, sembrava di stare al cinema.
Poi Carlyn portò la mano dietro la nuca di Harry, lo costrinse a restare fermo e approfittò di quel momento per baciarlo. Sapevo che Carlyn avrebbe sempre voluto qualcosa di più di un semplice bacio, ma la consapevolezza di averlo fatto durante una litigata le avrebbe fatto acquistare ancor più sicurezza.
Restai sconcertata nel guardarli e ancora non capivo perché Harry non l'avesse ancora sbattuta fuori di casa. Il groppo che stavo masticando mi andò quasi di traverso e fui costretta a concentrare il mio sguardo sul bicchiere che era accanto al mio braccio.
Poi sentii Carlyn che iniziava ad urlare, e la situazione precipitò: «Perché non vuoi tornare insieme a me? Cosa ti ho fatto di così male? Un attimo prima eravamo felici e spensierati e un attimo dopo, mi urli in faccia che vuoi lasciarmi?»

«Carlyn...»

«Sei l'uomo più spregevole e bastardo che io conosca, Styles!» gridò e mi preoccupai delle conseguenze che avrebbe avuto quell'urlo sul vicinato, o sui giornalisti che erano fuori dalle mura che circondavano la villa. Sapevo di certo che Harry non era un bastardo, ma da Carlyn ci si potevano aspettare gli insulti più orrendi. «Dovrei prenderti a schiaffi dopo quello che mi hai fatto passare, ma non lo farò perché non voglio che domani, quando uscirai da questa porta, i tuoi perfetti e impeccabili giornalisti ti vedano con un occhio nero!»

Harry alzò gli occhi al cielo. «Sono innamorato di un'altra, ok?» guardò la sua ex negli occhi. «Era questo che volevi sentirti dire? Che amo un'altra? Be', hai avuto quello che volevi.»
Quell'affermazione sconvolse me, quanto Carlyn. Non sapevo esattamente da quanto Harry fosse innamorato di questa presunta ragazza, anche perché non me ne aveva mai parlato, ma ero felice che finalmente avesse detto a Carlyn qualcosa che l'avrebbe definitivamente mandata via.

Carlyn restò a bocca aperta. Riuscivo quasi a vedere la rabbia scorrere nei suoi occhi. «Da quanto tempo? Da prima del viaggio? Da quanto, Harry? Da quanto tempo mi tradivi?»

«Senti da quale pulpito esce la parola "tradimento".» ridacchiò lui.
Lo vedevo sicuro di sé. Forse voleva liberarsi di lei una volta per tutte.

La ragazza incrociò le braccia, girò la testa e si accorse della mia presenza. Restai seria, cercando di non far emergere neanche un briciolo di agitazione. Carlyn restò interdetta per un attimo; puntò lo sguardo su di Harry, poi di nuovo su di me e sapevo che nella sua testa si era creato un pensiero sbagliato. «Da quanto tempo te la scopi?» ringhiò a denti stretti e mi indicò. «Avrei dovuto immaginarlo... dopotutto lei lavora qui, per te, ha una camera tutta sua... come ho fatto a non pensarci?» rise, ma non era affatto divertita. «Harry rispondimi quando ti parlo! Da quanto tempo te la scopi?»

«Non dura, perché tra noi non è mai successo niente, Carlyn.»
Sospirai.

«Mi stai dicendo che tra te e quella troietta seduta lì non è mai successo niente? Neanche un bacio? Spero tu stia scherzando Harry. Vive in casa tua, come può non essere successo niente?»

Mi alzai. «Come scusa?»

«Tesoro, non fraintendermi.» accennò un sorriso. «Sei una bella ragazza; hai i capelli rossi, gli occhi scuri... ma credo proprio che tu non sia fatta apposta per il ragazzo, e cantante famoso, che c'è di fronte a me.»

«Noi non abbiamo una relazione.» replicai.
Ma sapevo che lei non ci avrebbe mai creduto.

«Smettetela di mentire voi due. So bene che tra voi è successo qualcosa mentre io ne ero totalmente all'oscuro.» guardò il bancone della cucina e accennò un sorriso. «Devo ammettere che Emily è un nome veramente carino.» guardò Harry. «Ti ricordi quando l'hai nominata mentre stavamo...»
Avrei voluto sentire la fine della frase, ma Harry intervenne.

Lui l'afferrò per le spalle e fece aderire la schiena di Carlyn contro il muro. «Devi smetterla di essere così vendicativa. Ti abbiamo detto che tra noi non c'è stato mai niente, cos'altro devo fare per convincerti?»

Lei incrociò le braccia. «Tornare a stare con me.»

«No.»

«Be', allora continuerò a non credervi.»
Harry sbuffò e mollò la presa. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, ma dall'atteggiamento che Carlyn stava avendo, c'era da aspettarselo.
Lei mi guardò. «Me la pagherai. Pagherai per avermelo portato via.»
Il tono in cui lo disse mi fece paura. Stava dichiarando vendetta per una cosa che frullava solo nella sua testa.
Poi Carlyn uscì dalla potra, e sussualtai quando questa si chiuse.

Respirai profondamente.
Guardai Harry e lui guardo me.
Sentivo la rabbia ribollire nelle vene. Harry avrebbe potuto mandare via Carlyn prima che iniziasse a urlare come una pazza, ma non aveva mosso un muscolo.
Lui mi guardava e riuscivo a leggere nel suo sguardo la vergogna che aveva provato per il comportamento della sua ex.
Cominciò a parlare, ma io lo anticipiai: «Non c'è bisogno che tu dica niente.»
Gli passai accanto e raggiunsi le scale.

«Mi dispiace...» sussurrò.
Come poteva dispiacergli?

Mi voltai verso di lui. «Ti dispiace? Hai visto come mi ha trattata? E come trattato te, Harry?» lui restò in silenzio. «I-io la odio, non sopporto il modo in cui ti ha tratto, non sopporto neanche la sua voce, e...» mi morsi il labbro superiore per trattenere le parole di cui mi sarei pentita di dire. Quello che sarebbe potuto uscire dalla mia bocca sarebbe stato peggiore, visto l'odio che provavo nei confronti di quella ragazza.

Vidi Harry avvicinarsi. «Quando sono partito con Carlyn, volevo solo una conferma.» lo guardai e d'improvviso mi tornarono in mente le parole di Neil. «Tra me e Carlyn stava andando bene, o almeno, lo pensavo. Sentivo che mancava qualcosa tra noi, forse la fiducia o qualcosa del genere, ma qualcosa mancava. E in quelle tre ore e in quel giorno in cui siamo stati soli, l'ho capito.» lui mi guardò negli occhi e accennò un sorriso. «Non voglio che per colpa sua, la nostra amicizia sprofondi in un buco nero senza fine. Non lo permetterò.»
Neanch'io lo avrei mai permesso. Carlyn non avrebbe mai raggiunto il suo scopo.
Harry mi sfiorò il braccio. «Lei conosce tutto di me, tutti i miei punti deboli. So che hai paura per la minaccia che ti ha fatto, ma io non permetterò che continui a farlo. Sì, c'è la minima possibilità che possa dare false piste ai giornalisti, ma non lo farà.» come poteva non farlo? «Vuole rovinare te, non me e cercherà in tutti i modi di salvare la mia carriera per riconquistarmi... davvero Emily, io mi sento veramente in colpa per averla lasciata entrare in casa. Non avrei dovuto permetterle neanche di oltrepassare la soglia della porta.»
E se ne rende conto soltanto adesso?

Sospirai e lo guardai negli occhi. «Davvero ti sei innamorato?»

Ad Harry si illuminarono gli occhi. «Io non...» poi annuì. «Sì.»
Per un attimo avevo creduto che l'avesse detto a Carlyn, solo per mandarla via.

Sorrisi. «Buon per te, allora.»
Finalmente avrebbe dimenticato quella pazza. Ero felice per lui.

Anche Harry sorrise e mi abbracciò. Mi strinse forte ed io ricambiai l'abbraccio.
«Ti voglio bene, Emily.» sussurrò lui.
Dentro di me sentii qualcosa, come un pugno allo stomaco; non era una sensazione piacevole. Mi aveva dimostrato il suo affetto, e quella specie di pugno allo stomaco era un vero e proprio controsenso.

«Te ne voglio anch'io.»

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