Festa pianerottolo


Mi svegliai, finalmente in pace con me stessa. Avevo finito il mio primo anno di università con un discreto successo, avevo una migliore amica che adoravo e un fidanzato che mi faceva sentire completa. Stavo percorrendo la strada giusta per la mia felicità. E avevo bisogno di dirlo ad alta voce.

Presi il cellulare e composi il numero di mio padre. Poi attesi diversi squilli, prima di sentire il suo "pronto" con voce velatamente sorpresa.

"Ciao papà" dissi con un leggero tremolio nella voce. Forza Camilla, puoi farcela!

"Non mi ero dimenticato del tuo compleanno, ti avrei chiamato più tardi" ripose lui con ritrovata sicurezza. Sempre carino anche con gli auguri di compleanno...

"Lo so, non è per questo che ti ho chiamato"

"Ti servono soldi?" chiese allora lui, quasi con un tono vittorioso.

"Assolutamente no!" presi un profondo respiro e poi cominciai a parlare, senza dargli il tempo di intromettersi nel mio discorso "volevo solo comunicarti che ho superato (quasi) brillantemente tutti gli esami del primo anno di università, ho un nuovo fidanzato che si chiama Tommaso e non ho bisogno del tuo aiuto. Sono felice finalmente e continuerò ad esserlo, con o senza il tuo sostegno, o quello della mamma. Non hai mai avuto fiducia in me, ma questo mi ha solo resa più forte e determinata. Ti ho dimostrato che posso farcela... e continuerò a farlo!"

Respirai con affanno, più per l'agitazione che per la lunga sfilza di parole che avevo detto in poco tempo. Sentivo il cuore che si agitava nel mio petto, ma non sentivo nessuna reazione dall'altra parte del telefono. Aspettai. Inutilmente. Aveva forse riattaccato?!

"Papà?" provai a dire timidamente, sperando che fosse ancora in linea.

"Voglio conoscerlo" rispose lui seccamente, cogliendomi di sorpresa.

"Chi?" domandai perplessa, corrugando la fonte e cercando di capire a cosa si riferisse.

"Questo Tommaso" la sua voce era calma come sempre. Questa volta non riuscivo a capire se fosse arrabbiato, o scocciato, o qualsiasi altra cosa. Sicuramente non era felice.

"Io non... cosa..." balbettai a caso, impreparata alla risposta che mi aveva dato, e alla fine chiesi semplicemente "perché?"

"E' il tuo ragazzo no?"

Ma chi era quest'uomo? Dov'era finito mio padre? Rimasi in silenzio. Non capivo se avesse finalmente cambiato atteggiamento, anche se era un po' repentina come cosa, oppure se fosse una subdola mossa per ottenere altro.

"Sì" mi limitai a dire con un filo di voce. Ero spiazzata da questo nuovo papà... normale!

"Bene, allora ci risentiamo" concluse, ponendo fine a quella strana conversazione, ma prima di riagganciare sembrò ricordarsi qualcosa e aggiunse "ah, tanti auguri Camilla."


Poco dopo Tommaso si presentò a casa mia con la "colazione del compleanno", come l'aveva chiamata lui. Consisteva in una torta gigante alla frutta, che secondo lui potevamo finire in due. Ne avanzò più di metà.

"Era buonissima" stavo dicendo, mentre riponevo gli avanzi nel frigorifero.

"Potevamo farla noi. Sarebbe stata pure meglio!" rispose lui ridendo. Era seduto al tavolo nella mia zona cucina e mi osservava beatamente. Lo guardai scettica, ma il pensiero della nostra torta disastrosa mi fece sorridere.

"Ho una cosa per te" Tommaso prese un sacchetto vicino a lui, che fino a quel momento non avevo notato, e me lo porse. Lo guardai emozionata, presi il regalo e mi sedetti di fronte a lui, pronta a scartarlo.

Dentro c'era un album di fotografie, rettangolare e non troppo grande. Sulla copertina c'era scritto: "A Camilla, per tutte le sue buffe avventure" ... non prometteva nulla di buono! Gli lancia un'ultima occhiata indagatrice e tutti i miei sospetti furono confermati dal sorriso divertito, che gli stava già spuntando sulle labbra.

Aprii l'album e inizia a scorrere le pagine, con gli occhi sempre più spalancati e le guance rosse. Ogni pagine aveva attaccato sopra una mia foto con uno di quei ridicoli costumi! E sotto ognuna di esse, c'era qualche stupido commento di Tommaso, come ad esempio "adoro i panda" o "ciao fragolina" e via dicendo. Lo fissai allibita, ma quando lui scoppiò a ridere, piegandosi sulla sedia, fui contagiata dal suo divertimento. Era un regalo assurdo e imbarazzante, ma allo stesso tempo era adorabile.

Prima di chiuderlo però, mi accorsi che sull'ultima pagina, non c'era una foto attaccata, bensì una busta. All'interno trovai un anello sottile in oro rosa, con sopra tanti piccoli fiori di ciliegio, sempre sui toni rosati. Sollevai lo sguardo su Tommaso, che sorrideva contento ora. Era un regalo bellissimo, e il fatto che ci fossero dei fiori lo rendeva decisamente perfetto. Erano diventati il nostro simbolo. Stavo per alzarmi, con l'intenzione di avvicinarmi a lui e ringraziarlo, quando notai l'orologio appeso sul muro di fronte a me.

"Cavolo, faccio tardi al lavoro!" esclamai, deviando verso il bagno per cambiarmi velocemente. Quella settimana dovevo fare il turno della mattina al negozio di fiori. Indossai la divisa alla velocità della luce, mi infilai le scarpe e scioccai un bacio veloce a Tommaso.

"Ci vediamo dopo" gli gridai ormai con la mano sulla maniglia della porta, pronta per uscire. Ma non feci in tempo ad aprire che sentii una mano afferrarmi per il polso e farmi voltare.

Colta alla sprovvista, mi appoggiai alla porta con la schiena e ritrovai Tommaso di fronte a me, che mi sovrastava con tutta la sua altezza. Poggiò una mano sulla porta, di fianco al mio viso, mentre con l'altra scese dal polso verso la mia mano, intrecciando le sue dita con le mie. Mi rivolse uno sguardo carico di desiderio, prima incatenando i suoi occhi ai miei e poi spostando la sua attenzione sulle mie labbra. I miei respiri divennero accelerati, mentre chinava lentamente il suo viso verso il mio. Chiusi gli occhi assaporando il suo profumo e sentii le sue labbra depositarsi sulle mie. Prima dolcemente, poi sempre più voraci, finché le nostre lingue si ritrovarono a scontrarsi abilmente. 

Sentivo che il cuore stava per schizzarmi fuori dal petto!

Tommaso si separò da me con un po' di riluttanza, continuando però a fissarmi negli occhi. Io portai una mano sul suo petto, e sentii i suoi battiti risuonare alla stessa potenza dei miei. Eravamo sintonizzati sulla stessa frequenza.

Lui mi sorrise maliziosamente e mi sussurrò vicino al viso: "Ora puoi andare" Certo... e ora chi aveva voglia di lavorare!


La giornata passò tra il negozio di fiori e il mio appartamento, nel quale rimasi rinchiusa finché non arrivò l'ora di cena. Ero appena rientrata, verso le quattro del pomeriggio, quando Rebecca era piombata nel mio salotto, annunciando che non potevo uscire assolutamente. Per essere sicura, mi aveva chiuso dentro. Ero prigioniera della mia casa!

Non sapevo cosa stavano architettando, ma ero sicura che Tommaso fosse un complice di Rebecca. Aspettai pazientemente che il tempo passasse, mettendomi lo smalto sulle unghie, finché non sentii un click provenire dalla mia serratura. Mi avvicinai alla porta e gridai: "Becky, posso uscire ora?"

"Muoviti Cami!" ribatté lei, eccitata.

Aprii lentamente e mi ritrovai davanti un sacco di persone sul pianerottolo, che appena mi videro gridarono in coro: "Buon compleanno!"

Spalancai gli occhi per la sorpresa e subito sul mio viso si formò un grande sorriso. Qualcuno fece partire della musica e l'atmosfera divenne subito festosa. La gente, che si era accalcata tutta davanti al mio ingresso, iniziò a spostarsi, ma io non potevo assolutamente muovermi. Ero incantata dal tema che avevono scelto per la mia festa: "Gli imbarazzanti outfit di Camilla" ero il titolo che campeggiava su uno striscione, appeso sopra la porta dell'appartamento di fronte.

C'erano persone che indossavano i miei costumi in varie versioni. Vedevo fragole, squali, libri, zucche. Rebecca venne verso di me raggiante, era una papera... anzi era proprio quella papera di plastica! Ma com'era possibile?

Scoppiai a ridere vedendola conciata così, ma la mia risata si fece ancora più insistente quando mi voltai e notai che Tommaso indossava il costume da kebab. Era ridicolo, ma comunque figo. Accidenti!

Mi fece l'occhiolino soddisfatto e mi porse un costume che teneva tra le braccia. Mi cambiai velocemente nel mio bagno e tornai alla festa pianerottolo vestita da panda. Tommaso mi vide arrivare e mi accolse estasiato dicendo: "Ti avevo detto che adoro i panda!" 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top