Adoro i panda

Il mattino dopo arrivai a lezione di russo in anticipo e scelsi il mio posto accuratamente. Non troppo vicino per potermene andare prima, dal momento che dovevo pranzare con Rebecca, ma neanche troppo lontano, altrimenti non sarei riuscita a leggere nulla sulla lavagna. 

Presi il mio quaderno e ripassai velocemente le nozioni della volta scorsa. 

"Ciao stalker."

Mi voltai di scatto e trovai Samuele che si stava sedendo, proprio nel posto accanto al mio.

"Sei qui per invitarmi alla festa di stasera?" chiesi ironicamente alzando un sopracciglio.

Il ragazzo sorrise, questa volta senza nasconderlo minimamente (incredibile, sapeva anche sorridere!) e notai quanto fosse bello quando non faceva l'antipatico.

"Che differenza farebbe, ci sarai comunque."

"C'è davvero una festa anche stasera?" chiesi sbalordita spalancando gli occhi. 

Samuele non riuscì a trattenere una risata, ma non poté ribattere nulla perché il professore cominciò la lezione e l'aula piombò nel silenzio, mentre nella mia testa mi chiedevo quanto ancora avrei potuto resistere, dormendo poche ore a notte.


Dopo pranzo andai al mio terzo lavoro, che era per un'agenzia di marketing piuttosto stramba, e consisteva nel promuovere locali, negozi o eventi per la strada, indossando dei costumi a tema. 

Sì, era molto imbarazzante, ma mi pagavano più che negli altri miei lavori, quindi devono semplicemente dimenticarmi della mia dignità e sperare di non incontrare nessuno di mia conoscenza.

Per fortuna ero fuori da un negozio di animali, lontano dall'università, per promuovere l'iniziativa "salviamo i panda"... sì, ero vestita da panda! 

Indossavo un costume enorme con un cappuccio e le orecchie nere, e mi avevano pure imposto di truccarmi con dei grossi cerchi neri intorno agli occhi. Potevo benissimo immaginare la risata sguaiata di Rebecca se mai avesse dovuto vedermi conciata così... neanche lei sa di questo lavoro perché sarebbe davvero troppo imbarazzante e, sono sicura che mi seguirebbe a ogni evento, solamente per prendersi gioco dei miei costumi.

Stavo giusto mostrando il volantino ad una coppia di signori quando sentii il rombo di una moto spegnersi poco lontano e istintivamente alzai lo sguardo, giusto in tempo per vedere il guidatore togliersi il casco: Tommaso.

Accidenti, quello era davvero Tommaso?! Cosa ci faceva in questa zona? Ma soprattutto quanto ero sfigata?!

Mi voltai verso il muro dietro di me per nascondergli il mio viso mentre lui veniva dalla mia parte con una sacca da palestra in spalla e un paio di guantoni da boxe che gli pendevano dal collo.

Oddio, lui era così bello e io sembravo un'idiota. Anzi un panda idiota.

Credevo non mi avesse vista, ma proprio mentre tiravo un sospiro di sollievo, un'ombra si chinò su di me e mi arrivò all'orecchio la sua voce sexy, decisamente divertita: "Che panda carino!"

Cazzo! Mi voltai lentamente, ma non volevo mostrargli che ero in imbarazzo, perciò preparai la mia miglior (finta) espressione sicura e gli sorrisi professionalmente mentre gli porgevo un volantino: "Sto lavorando. Vuoi salvare un panda?"

"Certo!" rispose sorprendendomi "adoro i panda" aggiunse maliziosamente, fissandomi negli occhi, questo mi sorprese meno.

"Davvero vuoi provarci con me mentre sono vestita in questo modo?" la situazione era così assurda che scoppiai a ridere.

"Non serve, verrai te da me, prima o poi" disse con sicurezza, prese il mio volantino e si avviò verso la palestra vicina, sventolando la mano per salutarmi.


Quella sera nel mio palazzo non ci fu nessuna festa, (grazie al cielo) ma ciò voleva dire che Samuele, ancora una volta, mi aveva presa in giro. Che nervoso quel ragazzo!

"Dovresti lanciarti tra le loro braccia e divertirti Cami!" stava dicendo Rebecca, che era venuta a trovarmi, per passare una serata tra chiacchiere e vino.

"Puoi lanciarti tu!" risposi mentre sorseggiavo il mio terzo calice. Dovevo ammetterlo, non ero un gran bevitrice, solitamente mi bastavano un paio di bicchieri per essere quasi ubriaca.

"Non potrei mai farti questo. Ti sfido!" annunciò solennemente Rebecca, alzando il bicchiere in alto.

"L'ultima volta che abbiamo fatto questo gioco, mi sono ritrovata a ballare in reggiseno, sul cubo di quella discoteca ad Ibiza."

"È questo il bello! Ti sfido a finire subito la bottiglia di vino!"

Il gioco che Rebecca aveva inventato, qualche anno prima, era molto semplice e anche molto stupido. Ci lanciavamo una sfida alla volta, e se una delle due non accettava, era costretta ad accettare la sfida successiva, che di solito era peggio della precedente.

"Ma sei matta!?" esclamai osservando il liquido scuro che raggiungeva quasi la metà del suo contenitore "lo sai che non reggo!"

"Stai dicendo che rifiuti?" Rebecca mi stava lanciando uno dei suoi sguardi perfidi. Sapevo già che la sfida successiva sarebbe stata inaccettabile, quindi affarai la bottiglia e cercai di bere tutto il vino senza strozzarmi e subito dopo iniziai a ridacchiare senza motivo, mentre la mia testa diventava sempre più leggera.

"Ecco sono sbronza! Becky... ti sfido a.... bere qualche sorso di tequila."

"Hai la tequila?"

"No, dovrai chiederla a qualcuno!" conclusi mentre le mie labbra si sollevavano mostrando un sorriso furbo.

Rebecca non se lo fece ripetere due volte, si alzò, si sbottonò la camicetta per mettere il seno in mostra e si avviò alla porta di fronte, bussando con decisione, mentre teneva tra le mani il suo bicchiere.

"Posso aiutarti?" chiese Samuele confuso, quando venne ad aprire e si ritrovò di fronte una ragazza, che non conosceva, che lo guardava visibilmente interessata a quello che aveva davanti.

"Ciao tesoro" esordì lei usando il tono più seducente che aveva "avresti qualcosa da offrirmi? O posso offrirmi io?"

Scoppiai a ridere rumorosamente e solo allora Samuele notò la mia presenza. Ero appena fuori dalla porta del mio appartamento, appoggiata allo stipite perché il mio equilibrio era decisamente precario.

"Ah la stalker... dovevo immaginarlo!"

"Bella festa Samu!" biascicai continuando a ridacchiare mentre Rebecca aveva iniziato a toccare il braccio di Samuele in modo provocante.

"Siete ubriache?" chiese spostandosi sul pianerottolo per sfuggire alla presa della mia amica e, rivolgendosi a me, continuò "non bevi alle nostre feste, ma ti ubriachi stasera?"

Sembrava divertito mentre mi osservava e il suo sguardo incuriosito su di me mi destabilizzò così tanto che, non so come, inciampai sui miei stessi piedi, mi sbilancia in avanti e ruzzolai quasi sul pavimento. 

Quasi perché Samuele fu veloce e mi afferrò tra le sue braccia (accidenti che braccia!) impedendomi di finire per terra.

Lo sguardo di Rebecca si illuminò non appena vide la scena e senza lasciarmi il tempo di capire cosa stesse succedendo, corse verso il mio appartamento, chiudendosi la porta alle spalle e gridando: "Buon divertimento tesorucci!"

Mi alzai troppo velocemente e collassai nuovamente tra le braccia di Samuele, che stava... ridendo? Alzai lo sguardo e mi resi conto che stava ridendo davvero.

"Due volte in un giorno? Cosa trovi di tanto divertente?" chiesi farfugliando leggermente.

"Te" rispose lui, ma il suo tono esprimeva quasi tenerezza, o forse avevo decisamente troppo vino in corpo e iniziavo a immaginarmi le cose.

Provai a bussare ripetutamente alla mia porta, chiusa a chiave, chiedendo a Rebecca di aprire, ma probabilmente era già crollata sul letto o stava ridendo tra sé e sé, ripensando alla sua idea geniale. Sbuffai e mi lasciai cadere con la schiena appoggiata contro la porta, avevo esaurito le idee e le forze.

"Puoi dormire da me"

Mi ripresi all'istante sentendo quella frase, non sarebbe mai successo! Scossi la testa senza dire una parola, ma Samuele capì dal mio sguardo cosa mi bloccava, così aggiunse: "Tommaso non torna stanotte, puoi dormire in camera sua."

"Come mai sei così gentile oggi?"

"Non mi piace vedere una ragazza in difficoltà. Ma se preferisci dormire sul pavimento non sarò io a impedirtelo." Si avviò verso il suo appartamento, ma quando arrivò sulla soglia si voltò a guardarmi in attesa, così mi alzai, con qualche difficoltà, e lo raggiunsi.

La camera di Tommaso era sorprendentemente spoglia e ordinata, ma ciò che mi colpì, nonostante la mente annebbiata, fu la librerai colma di libri, di tutti i generi. Non avrei mai pensato che Tommaso fosse un lettore tanto accanito, sembrava sempre così superficiale. 

Evitai di pensare alle cose che aveva fatto su quel letto e mi sdraiai addormentandomi quasi subito, cullata dal pensiero di Samuele che dormiva oltre la parete di fianco.


Il sole mi colpì in pieno viso scaldandomi la pelle, mi rigirai tra le lenzuola, sentendo uno strano peso addosso, stavo ancora sognando?

Spalancai gli occhi e realizzai che non ero sola in quel letto. Tommaso dormiva profondamente accanto a me, indossava solo i boxer e il suo braccio ricadeva pesantemente sul mio corpo, mentre la sua bocca era a pochi centimetri dal mio collo. Il suo respiro regolare sulla mia pelle mi provocò brividi che non avrei dovuto avere. 

Per qualche secondo osservai rapita la linea del suo corpo, le grandi spalle, il petto e gli addominali definiti, le braccia con la giusta quantità di muscoli, il suo viso perfetto a eccezione di una piccola cicatrice all'angolo dell'occhio destro, i capelli scuri scompigliati sulla fronte, le sue labbra...

Svegliati Camilla, cosa stai combinando? Niente complicazioni vuol dire, niente complicazioni accidenti! 

Mi divincolai  (a malincuore) da quel caldo abbraccio e sgattaiolai fuori da quella casa di tentazioni, raggiungendo il mio appartamento, che finalmente era nuovamente aperto.

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