29

Mi sorrido allo specchio del bagno come un ebete. Oggi conoscerò mio figlio e avrò il primo assaggio della famiglia che potrei avere con Viola. Saremo solo noi tre.

Non correre coglione! Più vai veloce più ti farai male quando ti schianterai. Stai calmo! Mi ammonisce la mia coscienza.

È facile dire di stare calmi, ma come faccio? Sto per incontrare il mio bambino di tre anni, e voglio piacergli a ogni costo. Voglio che sia fiero di me e che mi ami... è banale, ma alla fine è quello che ho sempre cercato. Amore e solo amore.

Grazie genitori di merda, questa è tutta colpa vostra.

Motivo per il quale, voglio essere esattamente l'opposto di loro, voglio essere presente e amare i miei figli incondizionatamente.

I miei figli... fa così strano anche solo pensarlo.

Fino a ieri avevo solo una bambina, già bella impegnativa, e oggi in un battito di ciglia, ne ho un altro.

Cavolo devo chiamare Hope, sono due giorni che non la sento. Sarà all'asilo? No, sono le tre, dovrebbe essere già uscita.

Afferro l'iphone dal comodino e faccio partire la videochiamata con Ella.

Una faccina tonda e sorridente mi appare davanti.

«Hi papino» trilla la mia bambina.

«Ciao amore mio. Come stai?».

«Bene, I miss you» risponde facendomi il labbrino triste.

«Anche tu mi manchi, ma vedrai che prestissimo saremo insieme. Tornerò tra qualche giorno».

«Really?».

«Sì, Hope come devi parlare con me?» domando retorico, sono molto rigido sulla questione della lingua, deve imparare l'italiano allo stesso modo dell'inglese, una seconda lingua può sempre far comodo. È l'unica cosa decente che hanno fatto i miei genitori.

«Io parla italiano con papino».

«Esatto. Bravissima».

«Dove siete? Ai giardini?».

«Yes. C'è Matty anche» dice raggiante.

«E vi state divertendo? Come a scuola?».

«Sì! Io e Matty gioca a hide and seek un sacco».

«Bello nascondino e chi ha vinto?».

«Nasonino...» ripete fissandomi dallo schermo.

Scoppio a ridere.

«Amore si dice nascondino».

«Difficile» dice mettendo un broncio dolcissimo.

«Non è semplicissima, ripetila insieme a me na-scon-di-no».

«Na-sco-di-no».

«Brava amore di papà. Ci sei quasi dai, appena torno ti insegno tutti i nomi dei giochi così potrai insegnarli anche a Matty».

«Tonni davvero?» chiede spaventata.

«Certo piccola. Ti prometto che sabato saremo insieme e facciamo tutto quello che vorrai».

«Davvero?».

«Promesso».

«Vuoi mamma?» chiede già stanca di parlare con me, lo vedo che vuole tornare a giocare con Matty.

«No Hope, salutala te da parte mia, anche zia Maggie. Io devo scappare, ma ci sentiamo stasera ok?».

«Cetto papi».

«Perfetto, un miliardo di baci!».

«Millemila bacini papi! Ciao!»

«Ciao amore».

E ora forza, andiamo a conoscere mio figlio.

🌊

"Area Pettini" recita la lastra di pietra affissa al muro, sono nel posto giusto. Sono dovuto venire in taxi perché in questo momento i miei sensi sono andati tutti a farsi fottere completamente, è come se fossi fuori dal mio cuore, sento le gambe molli e lo stomaco ribaltato.

Inspiro.

Espiro.

Cazzo Sam, stai calmo e concentrati.

Sono in anticipo di quasi mezz'ora, ma non ce la facevo più a stare fermo in camera, stavo impazzendo nel vero senso della parola, quasi da testate nel muro.

Sento vibrare il telefono nella tasca e prego con tutto il cuore che non sia Viola che mi dice che non verranno, ma il nome che ci leggo mi lascia ancora più sconvolto... Harry, mio padre.

Ma tutti in questi giorni devono svegliarsi? Sono letteralmente anni che non ci sentiamo, ANNI, nonostante viviamo nella nazione ormai.

Per colpa sua non sono riuscito nemmeno ad instaurare un bel rapporto con i miei fratelli, anche perché nonostante i quattordici e sedici anni di differenza, lui non mi ha mai fatto integrare in famiglia e io dalla mia non ne sono mai stato tanto intenzionato, anzi stavo fuori più che potevo e cercavo di tornare il meno possibile.

Ogni tanto sento Joshua e Diana, i miei fratelli, ma niente di più di un come stai, come va lo studio e qualche complimento per i miei film. Joshua è il più grande, ha ventitré anni e studia ingegneria a Birmingham, Diana la piccola di casa studia moda a Milano. Sono i grandi orgogli di Harry, mica io...

Sono già abbastanza teso oggi, non ho decisamente bisogno né di lui né di mia madre.

Lascio che la chiamata termini, senza rispondere, ma non faccio in tempo a riporre il telefono in tasca, che ricomincia a squillare, deve essere proprio urgente.

«Pronto».

«Sam?».

«Sì, sono io. Chi parla?» domando falso.

«Sono Harry, tuo padre» risponde con voce incerta.

«Ah ciao, scusa non avevo più il numero salvato» bugiardo come pochi.

«È tanto che non ci sentiamo».

«Se per tanto intendi circa sei anni, bè mi trovi d'accordo con te».

«Già».

«Hai bisogno di qualcosa? È successo qualcosa a qualcuno? Stanno tutti bene?» domando, voglio terminare questa agonia il prima possibile.

«Sisi, stanno tutti bene. Diana sempre a Milano e Joshua si laurea il mese prossimo».

«Buon per lui» commento caustico.

«Ti chiamavo appunto per invitarti alla laurea».

A me? Ma che gli sta succedendo? Non sono quasi mai nemmeno stato invitato a un compleanno, e adesso questo?

«Davvero? Sono presenza gradita adesso?» rispondo serio.

«Sam, non diamo adito a dissapori del passato, tuo fratello ci tiene. Poi c'è la figlia degli Smithson che vorrebbe far carriera a Hollywood e vorrei presentartela, magari puoi introdurla, sai lui è un grosso cliente dello studio».

Ahhhhh ecco cos'era. Ora gli servo. Ma che faccia di culo.

«Mi dispiace ma non credo sarò in Inghilterra in quel giorno».

«Ma non ti ho detto nemmeno quando è» ribatte.

«Era un modo gentile per dire, che no, non verrò e non ti aiuterò con la figlia di qualche pomposo cliente».

«Andiamo Sam, è solo una giornata».

«Una giornata che preferisco passare con mia figlia, piuttosto che con te... ora se vuoi scu...».

«Hai una figlia?» domanda incredulo.

«Hai visto? Com'è che dicevi, che la feccia come me non si poteva e non si doveva riprodurre? Invece ti sei sbagliato anche questa volta...».

«Sam, ero solo un giovane che non sapeva quello che stava dicendo, andiamo non avrai creduto che lo pensassi davvero».

«Mi hai emarginato dalla tua famiglia perfetta, come se fossi sempre stato un appestato, non mi avete mai voluto, ok, ma io che cazzo c'entravo? Non ho chiesto io di venire al mondo, non ho chiesto io un cazzo di nulla, avete fatto tutto voi, anzi se forse te lo fossi tenuto nei pantaloni con Laura a quest'ora non staresti nemmeno a perdere tempo a parlare con me» rispondo incazzato come un puma.

«Sam...».

«Non ho finito» tuono «mi hai sempre considerato un figlio di serie b, tutto ciò che facevo per attirare la tua attenzione non era mai all'altezza o mai abbastanza, ero solo un cazzo di reminder di tutto quello che non avevi voluto. Ti ho visto com'eri con loro, con Joshua e Diana, non sei mai stato nemmeno per un millesimo di secondo così con me. Cazzo Harry, ero solo un bambino, non avevo nessuna colpa. Quindi vorrai scusarmi se adesso non ho nessuna voglia di aiutarti o venire alle tue cazzo di cene di merda per farti vedere fintamente orgoglio, ora che tuo figlio è andato a Hollywood e ha vinto un Oscar. Puoi continuare a fare come hai fatto negli ultimi sei anni, continua a scordarti che esisto» concludo prendendo fiato.

«Io non so che dire».

«Puoi benissimo non dire nulla, come hai sempre fatto. Ora ti saluto perché non ho più voglia di perdere tempo, salutami tanto Gladys e buona vita».

«Sam, aspetta...»

«Ciao papà» e chiudo la telefonata.

Mi sembra di aver corso la maratona di New York, ma si possono avere due genitori peggiori di questi? Probabilmente sì, ma diciamo che in classifica, dopo alcolisti, drogati, pedofili ci potrebbero essere loro.

Sono già esausto e deve ancora iniziare tutto. Devo essere la miglior versione di me stesso per Christopher.

Mi fiondo al bar davanti al giardino e compro una bottiglietta d'acqua, ho la bocca impastata e completamente asciutta.

Mi addentro all'interno del giardino, che devo dire è sorprendentemente bello, è grande, pieno di alberi, arbusti e prati in cui correre. Ha un sacco di giochi per bambini, tavolini per pic nic e panchine. Vedo anche una specie di chiosco/ristorante con tanti tavolini. Sembra un posto molto carino dove fare aperitivo.

Mi abbandono su una panchina vicino all'ingresso, godendomi il tiepido sole di aprile.

I miei occhi però non riescono a non fissare costantemente il cancello di ingresso.

Finalmente li vedo entrare mano nella mano. Viola è bellissima come sempre e Christopher è semplicemente perfetto, con i capelli arruffati e gli occhini vispi e sorridenti. Si guarda intorno tutto felice, come se cercasse qualcuno, e quando mi vede si illumina, cercava me.

Mi alzo come una molla e vado verso di loro, Viola mi sorride debolmente, mentre Christopher continua a fissarmi con i suoi occhi che sono lo specchio esatto dei miei.

«Ciao» dico imbarazzato passandomi una mano nei capelli.

«Ciao Sam» risponde Viola.

«Ciao» risponde timido Christopher.

Guardo Viola e le indico impercettibilmente Christopher, come a chiederle il permesso, annuisce e mi sorride felice.

Mi piego sulle gambe, fino ad arrivare alla sua altezza e gli porgo una mano «io sono Sam, piacere».

Lui sgrana un attimo gli occhi felice, poi allunga la manina paffuta e risponde «io sono Christopher».

La stringo appena e gli sorrido come un ebete.

È la mia copia sputata.

«Quindi tu sei davvero il mio babbo?» mi chiede a bruciapelo.

«Sì, sono io» rispondo con le lacrime agli occhi.

Mi volto verso Viola, che lo fissa incredula con una mano davanti alla bocca.

«E sei tornato per sempre?» mi domanda serio.

«Sì, sono qui per restare».

Oddio ma questo bambino quanti anni ha? Cinquanta?

«Finalmente» esulta lanciandomi le sue piccole braccia al collo.

Lo stringo dolcemente, mentre due lacrime mi solcano le guance, non riuscivo minimamente a immaginare che sarebbe stato così. Inspiro il suo odore così dolce di camomilla e albicocca. Le sue gambine si avviluppano al mio busto, e poggia la testa sulla mia spalla.

«Era tanto che ti aspettavo» mi sussurra.

«Anch'io piccolo tantissimo» rispondo dandogli bacio sui capelli.

Mi alzo con lui ancora in braccio, osservo Viola che si asciuga le lacrime con le mani senza tregua.

Mi sorride felice e le faccio cenno di avvinarci e con il braccio libero l'abbraccio inglobandola.

E così io potrei morire di gioia.

Viola mi stringe e contemporaneamente abbraccia Christopher, mentre le bacio una lacrima sfuggita dal suo occhio destro.

«Adesso ho anch'io una mamma e un babbo» dice fiero Christopher.

«Che ne dici di andare un po' a giocare?» gli chiede Viola cercando di ricomporsi.

«Sì, Sam vieni con me vero?» mi chiede impaurito.

«Certo, da dove vuoi cominciare? Altalena?».

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top