28
Un raggio di sole colpisce il mio viso scaldandomi leggermente e svegliandomi.
Io chiudo sempre gli scuri, non dovrebbe esserci questa luce in camera. Detesto la luce la mattina, cazzo. Il peso di un corpo contro il mio mi fa svegliare completamente. Che ho combinato ieri sera? Dove l'ho pescata questa? E soprattutto perché non l'ho mandata via subito? Pensa Sam pensa.
Apro lentamente un occhio cercando di mettere a fuoco il mondo che mi circonda.
Non sono in camera mia.
PORCA TROIA!
Immediatamente riconosco la stanza, porta troia conosco troppo bene questa casa, e una marea di ricordi di ieri sera e stanotte mi colpisce.
Giro lentissimamente il viso verso la donna accanto a me, ho quasi paura che stia ancora sognando, e spalanco gli occhi quando mi rendo conto che è davvero Viola, nuda nel letto con me. Non era un sogno. Un sorriso da coglione si fa largo sul mio viso e il cuore inizia a martellarmi nel petto. Sono incazzato con lei, ma vederla qui insieme a me, esattamente dove dovrebbe essere, nel posto che le appartiene, mi rende felice in un modo che dopo quello che ha fatto non vorrei.
I suoi capelli scuri sono sparsi sul cuscino e sulla mia spalla. La bocca è leggermente socchiusa e se non avessi la certezza di svegliarla la bacerei fino a consumarla.
Sottone!
Cazzo quando è bella. Come ho fatto tre anni senza di lei?
«Puoi smettere di fissarmi?» domanda a occhi chiusi.
Merda. Ma come fa? Come ci riesce?
«Non ti stavo fissando» mento con la voce impastata dal sonno.
«Non mi prendere per il culo Sam, l'hai sempre fatto» ribatte sorridendo e aprendo piano gli occhi. Un sorriso di appare sul volto quando mi vede e sono sicuro di avere una faccia da ebete pure io.
«Parla quella che mi dorme ancora addosso attaccata come un koala» rispondo dandole un tenero bacio sul naso.
Istantaneamente cerca di spostarsi, per ristabilire una cerca distanza sbuffando.
«Dove pensi di andare?» chiedo ridendo e ancorandola addosso a me ancora di più. La avvolgo tra le mie braccia e la sento sorridere contro di me. Il suo corpo è rilassato contro il mio e il mio semplicemente le appartiene. Per un attimo sembriamo proprio noi, sembra che il tempo sia tornato indietro. Siamo sempre noi Sam e Viola.
Struscia piano il naso contro il mio collo e un'ondata di brividi si percuote nel mio corpo. Svegliandomi TUTTO.
«Hai sempre un odore incredibile» mi sussurra.
DEVE SMETTERE DI FARE COSì! IMMEDIATAMENTE!
Sto già smettendo di ragionare con il cervello e abbiamo bisogno di parlare. È sempre stata bravissima a distrarmi e distrarsi con il sesso, ma non oggi. Devo resistere? Sì, cazzo. Ce la farò? Non penso proprio.
La sua mano percorre piano il petto nudo inondandomi di brividi, mentre la stringo più forte contro di me.
«Viola... dobbiamo parlare» dico accarezzandole i capelli. Non vorrei rompere questo momento, ma ieri sera abbiamo fatto tutto tranne che parlare. E dobbiamo chiarire decisamente troppe cose, non possiamo finire a scopare tutte le volte che ci vediamo.
«Lo so» sospira «ma sto così bene qui... non voglio rovinare tutto parlando. Mi sei mancato così tanto» dice in un sussurro stringendosi a me.
Ho sentito bene? Le sono mancato? Davvero? L'ha detto davvero?
«Lo so, sono un'incoerente. Non dovrei dirti queste cose... Non dopo tutto quello che ho fatto».
«Anche tu mi sei mancata... da impazzire» ammetto con il cuore in mano, lo stritolerà di nuovo, lo so già.
«Davvero?» domanda alzando gli occhi lucidi nei miei.
Annuisco imbarazzato. Come fa a dubitarne ancora?
«Ogni secondo, di ogni minuto, di ogni ora, di ogni fottuto giorno» ammetto devastato «più dell'aria... più di tutto».
«Oh Sam...» sussurra con voce rotta.
«Chi è Matteo?» domando a bruciapelo già con il cuore in frantumi ancora prima della sua risposta che so che non mi piacerà nemmeno un po'. Ho bisogno di sapere però. La sua presenza aleggia su di noi da ieri sera.
«Il mio compagno... più o meno».
Ahia.
Fa male.
Colpito e affondato.
«Più o meno?» domando con una tiepidissima speranza.
«È complicato».
«Cioè?».
«Devo proprio parlarne con te?».
«Sì, Viola. Mi sembro decisamente la persona giusta con cui parlarne. Dopo Londra e dopo stanotte» ribatto indicandoci nudi a letto insieme. La sua gamba è ancora intrecciata alle mie e la sua mano accarezza distrattamente il mio fianco.
«Stiamo insieme da un anno e mezzo. Lui mi ama e ama Christopher lo so... io però non posso dargli quello che vuole, non totalmente almeno e lui lo sa e, gli va bene così. Accetta la situazione».
Ma che cazz...
«Ci scopi?» chiedo a bruciapelo geloso marcio.
«Certo che ci scopo Sam, che cazzo di domande mi fai? Non penso che tu abbia fatto voto di castità in questi anni o sbaglio?».
Non sbaglia decisamente.
«Cosa sa di noi?».
«Gli ho raccontato parecchie cose del nostro periodo a Favignana, quando sono riuscita a parlarne, c'ho messo un po'. Ovviamente non sa di Londra però...».
Ovviamente.
«Ci sei mai tornato?» mi domanda lei.
«Dove?».
«A Favignana».
Dio...
«No, non c'ho mai più messo piede» e non lo farò mai più se tu non sarai con me, ma questo non lo dico e lo tengo per me.
«Te?».
«Sì, una volta. Con Chris, quando era molto piccolo» ammette.
«E com'è stato?» chiedo curioso.
«Non era lo stesso senza di te... era vuota».
«Perché eri tornata lì?» chiedo.
«Volevo far conoscere a Chris il posto dove ci siamo conosciuti... volevo che un po' di quella magia, che ci stregati, lo contagiasse» non mi sta dicendo tutta la verità, lo capisco.
«E?».
«E nulla Sam».
«Fingerò di crederti».
«Detesto che tu mi conosca ancora così bene dopo tutto questo tempo» sbuffa «ero tornata nella speranza di trovarti lì, avevo questa folle convinzione che ti avrei trovato lì, nella nostra... cioè nella tua casa e avremmo chiarito tutto. Avresti conosciuto Chris... e saremmo ripartiti da lì, ma la casa era vuota e fredda. E ho fatto giurare a Margherita di non far parola con nessuno della mia visita. Mi vergogno a dirlo, ma ero praticamente in incognito, fortunatamente dopo tutto quel tempo nessuno mi ha riconosciuto».
«Mi dispiace non esserci stato...».
«Non potevi saperlo» sussurra triste.
Chissà come sarebbe stato se mi avesse trovato lì, se avesse bussato alla mia porta con nostro figlio e mi avesse trovato lì ad aspettarla a braccia aperte. Sarebbe stato un sogno...
«Cosa significa che non puoi dargli ciò che vuole lui?» domando ripensando alle sue parole e cambiando discorso.
«Sam... non chiedermi questo, ti prego».
«Perché?».
«Perché è una verità di cui non sono pronta a parlare... non con te». E questo che significa? Una verità che non vuole dirmi? Ma di che sta parlando?
«Viola. Devi essere sincera con me, al 100%. Sennò non so come farò a fidarmi nuovamente di te. La strada per il perdono è lastricata di sincerità». E questa da dove mi è uscita? Mi sembro un reverendo. Datemi un amen! Ok, basta. Concentrati coglione!
Sospira «Io non lo amo... non posso».
Ah, okay. Buona notizia.
«Perché?» chiedo «ci stai da un anno e mezzo qualcosa vorrà pur dire».
«Gli voglio bene tanto, ma niente di più».
«Io non ti capisco» ammetto confuso.
«Non posso amarlo se il mio cuore è già occupato» dice con un filo di voce, forse nella speranza che non la senta.
Ah... questo non me lo aspettavo.
Vuoi pure un disegnino? Chiede la mia coscienza.
«Dove lo hai conosciuto?» domando. Perché mi sto facendo questo? Sono un cazzo di masochista.
«La prima volta a Favignana, lo hai incontrato anche te qualche volta sull'isola... poi ci siamo rincontranti a San Francisco».
Aspetta cosa? A Favignana? Quando stavamo insieme... Matteo... chi minchia era Matteo?
Scavo come un matto nella mia memoria, tornando indietro a quattro anni fa.
Cazzo il tizio della vecchia tonnara. Il fratello del proprietario. Quello che non le levava gli occhi di dosso, maledetto pezzo di merda. Ce l'ha fatta a metterle le mani addosso alla fine.
«Vivete insieme?» domando. Il masochismo ormai è casa mia.
«Sì. Da quando siamo tornati a Firenze, otto mesi fa. Era più comodo così per tutti».
«Chris pensa che sia suo padre?» chiedo terrorizzato.
«Assolutamente no, Sam. Ma per chi diavolo mi hai preso?» risponde incazzata staccandosi da me e fissandomi con le fiamme negli occhi.
«Non lo so Viola. Per una che ha omesso di dirmi che ho un figlio di tre anni? Vive insieme a lui, sarebbe stato più semplice dirgli che era suo padre e non menzionare la mia esistenza» dico con voce rotta.
«Sam...» sussurra asciugandomi una lacrima.
Cazzo non voglio piangere davanti a lei, non di nuovo, ma il dolore che provo pensando a nostro figlio non riesce a darmi pace. E sapere che c'è un altro uomo che si sta prendendo cura di lui come non mi è stato permesso di fare mi manda ai pazzi.
«Lasciami stare. Non compatirmi» ringhio.
«Sam... lui sa che esisti. Ti vuole bene. Sa che sei suo padre e sa che lui non lo è. Sono sempre stata chiara sulla figura di Matteo. Non devi preoccuparti di questo, non avrei mai permesso che qualcuno altro prendesse il tuo posto, te lo giuro».
«Fino a prova contraria c'è lui con Christopher adesso... non io. È lui che gli sta facendo da padre...».
«Viviamo insieme... sarebbe impensabile che non facesse parte della sua vita. Ne farai parte anche tu, nel modo giusto... te lo prometto».
«Quando?» domando.
«Quando cosa?».
«Quando posso conoscerlo?».
Viola sospira «Che ne dici di domani pomeriggio?» mi sorride.
«Davvero?».
«Avete aspettato quasi tre anni, mi sembra di avervi tolto già troppo tempo. Lascia solo che ci parli prima, che cerchi di spiegargli la situazione e di introdurti. Non voglio spaventarlo».
«Certo. Mi sembra giusto» farei lo stesso con Hope, anzi forse farei anche peggio.
«Chris adora il gelato, stracciatella e pistacchio, come te» mi dice sorridendo «quindi se ti va bene ci possiamo incontrare in un giardino, che è uno dei suoi posti preferiti e poi andiamo a prendere un gelato insieme. Che ne dici?».
«Mi sembra perfetto» una gioia incontenibile si fa largo nel mio petto, domani conoscerò mio figlio. Il mio bambino.
«Posso chiederti solo un'altra cosa?».
«Ok, Sam».
«Non portare lui».
«Non lo avrei mai fatto» mi rassicura «saremo solo noi tre».
Noi tre...
Mi scoppia il cuore di gioia e paura al pensiero di domani pomeriggio, e se non dovessi piacergli? E se rimanesse deluso?
Respira, coglione!
«Gli piacerò? E se mi odiasse?» domando con un filo di voce.
«Ti amerà Sam. Ha solo tre anni, è piccolo, se lo porti ai giardini, giochi con lui e poi gli dai il gelato non c'è modo che non impazzisca per te. Te lo posso assicurare».
«Speriamo...».
«E poi se somiglia anche solo un po' a me... non potrà che impazzire per te» sussurra avvicinandosi a me.
«Ah sì?» rispondo trascinandola sopra di me.
Annuisce piano e sorride.
«Quindi ti piaccio eh? E impazzisci per me...» la stuzzico strusciando il naso contro il suo.
«Vuoi proprio sentirtelo dire eh? Ma non succederà» mi risponde mordendomi poi il labbro inferiore.
«Ah no eh...» e in un secondo ribalto le nostre posizioni schiacciandola sotto di me «mi farò bastare sentirti urlare il mio nome mentre ti scopo» e la bacio non dandole nemmeno il tempo di ribattere.
La mia lingua inizia il suo assalto e in venti secondi netti sono dentro di lei strappandole un piccolo urletto.
Inizio a pompare, mentre sento le sue unghie che si avvinghiamo alla mia schiena graffiandola.
«Andiamo piccola... dimmi chi ti fa godere così...» la incito.
Scuote piano la testa mentre cerca di trattenere un gemito... non vuole darmi la soddisfazione di sentirla godere.
Brutta stronza!
Devo farla impazzire allora... bene, ci penso io!
Scendo poco e addento il suo capezzolo sinistro, il più sensibile, strappandole un urlo.
Andiamo piccola...
Lo lecco, lo tiro e lo mordo, mentre sento il suo bacino spingere contro di me.
Nel mentre allungo una mano e inizio lentamente a stuzzicare anche il suo clitoride, conosco i punti per farla impazzire e li userò tutti. Userò tutto ciò che è in mio potere.
Butta la testa all'indietro, mentre si morde il labbro inferiore torturandosi.
«Avanti Vio... fammi sentire quanto godi...» la incito sussurrando al suo orecchio e leccandole un lobo.
«Oh mio Dio...» le sfugge dalle labbra.
«Sbagliato... non è il mio nome...» rispondo gemendo, sto per venire e devo cercare in tutti i modi di resistere.
«Avanti piccola, così...» sussurro spingendomi sempre più a fondo.
La furia dell'orgasmo la colpisce come uno tsunami, mentre urla e geme sotto di me.
Continuo a pompare dentro di lei e a prendermi ogni gemito e ogni strascico del suo orgasmo come se fosse una droga e sono veramente al limite.
«Cazzo Vio... cazzo... sto...» balbetto in preda al piacere.
«Vieni per me... amore mio» sussurra nel mio orecchio mandandomi definitivamente ko.
Amore mio...
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