21

Avevo giurato di non rimettere mai più piede in questa città di merda. Lo avevo promesso a me stesso. Me l'ero giurato.

E invece... eccomi qui, di nuovo, penso uscendo nel caldo umido di Firenze. Mi meraviglio ancora di quanto sia piccolo questo aeroporto, è davvero un buchino.  È solo fine aprile e già fa un caldo incredibile, ispiro l'aria appiccicosa e carica di smog. Nonostante tutto amo il clima italiano, non posso farci niente. Vorrei anche tornare a Favignana, dopo Viola non c'ho più messo piede e mi piacerebbe portarci Hope, ma senza lei non credo di farcela. Una carrellata di ricordi mi investe come un pugno allo stomaco.

Viola in spiaggia che sorride felice.

Io e Viola a Trapani che corriamo verso l'hotel.

Viola nuda sotto di me.

Viola felice che sorride in moto dietro di me...

Il suo respiro dolce quando si addormentava accanto a me...

Fanculo!

Sblocco l'iPhone e apro quella cartella segreta, quella che non dovrei avere più, ma che è anche la più preziosa, dove sono custodite tutte le nostre foto... le scorro veloce facendomi solo male. Mi soffermo su una nostra foto a Trapani, siamo davanti a uno specchio, vestiti eleganti, e sorridiamo felici e ignari che di lì a poco tutto sarebbe andato in pezzi.

Pensavo che dopo tutti questi anni facessero meno male, invece sono sempre come una cazzo di stilettata al cuore.

Pensavo di essere cresciuto, di essere maturato e di essere andato avanti ma invece in quattro anni e non è cambiato assolutamente niente, sono di nuovo qui, in questo aeroporto a cercarla, ma questa volta non mi farò incastrare, la troverò, le parlerò e la riporterò a casa con me. Fosse l'ultima cosa che faccio.

Oddio speriamo di no... hai una bambina. Commenta la mia coscienza.

Salgo sul primo taxi della fila e comunico l'indirizzo del mio hotel all'autista, niente appartamenti, niente case Paradisi, devo rimanere lucido. Nonostante questo ho preso un hotel accanto al vecchio appartamento di Viola, proprio su Ponte Vecchio, nella speranza che lei abiti di nuovo lì.

Mi apposterò tipo maniaco? Esattamente! Me ne vergogno? Nemmeno un po'.

Io sì.

Taci!

C'è sicuramente una cosa che dovrei fare, dovrei chiamare l'unica persona di quella famiglia che non mi ha mai voltato le spalle, anzi dovrei chiamarle entrambe ma non me la sento.

Così scorro veloce il mio Iphone fino a che non trovo il suo numero: Filippo Paradisi, ma proprio mentre sto per premere il suo nome, mi manca il coraggio. Che dovrei dirgli? "Ciao Filippo, sono Sam, lo stronzo che ha fatto scappare tua figlia. Sono tornato in città e la cerco nuovamente. Sai la prima volta non mi ha voluto vedere, poi mi ha visto scopare con un'altra ed è scappata dall'altra parte del mondo. E sai come succede in questi casi, ci siamo ribeccati a Londra e siamo tornati a letto insieme e poi lei è scappata di nuovo".

No, decisamente una conversazione che non ho voglia di affrontare. Non adesso. Forse mai.

Forse dovrei almeno mandare un messaggio a Sara, ma ho una fottuta paura che avvisi Viola e la faccia scappare ancora. Questa volta devo fare tutto da solo. Devo giocarmi l'effetto sorpresa.

Ma da dove comincio? Non ho più nessuna informazione sulla sua vita, nemmeno un indizio. Ha il profilo Instagram privato e non ho uno straccio di informazione nella bio. Sara mi ha bloccato tanti anni fa e nonostante abbiamo chiesto a Maggie di seguirle non l'hanno mai accettata.

Cazzo! Posso provare su Linkedin, magari c'è scritto dove lavora e riesco in qualche modo a rintracciarla. Almeno avrei un punto di partenza.

Pago il tassista e finalmente arrivo davanti al mio hotel.

È davvero bellissimo, bè con quello che mi costa, fallo essere anche brutto, dice la mia coscienza.

Non posso darle torto questa volta, mi costa un occhio nella testa.

Faccio il check-in velocemente e salgo in camera per lasciare i bagagli e darmi una sistemata.

La vista dalla camera è senza dubbio impareggiabile, dalla finestra si estende nella sua bellezza Ponte Vecchio, e dal piccolo terrazzino sul tetto sembra di toccare il Duomo. Inutile dire che ho scelto questo hotel e questa camera anche per la somiglianza con il terrazzino a casa di Viola di tanti anni fa.

La maestosità di questa piccola città mi affascinano ancora una volta e nonostante sia incazzato, anche con lei, non posso non innamorarmi ancora una volta della sua bellezza.

Ari: Allora sei arrivato?

Sam: Da pochissimo, sono in camera a lasciare i bagagli.

Ari: Ottimo. Sono a casa e ti aspetto. MUOVITI!

La solita despota penso e sorrido al pensiero di rivederla. È riuscita a starmi accanto in un momento veramente molto complesso, un momento in cui nemmeno io in primis volevo starmi accanto.

Dopo una doccia ristoratrice sono di nuovo davanti a quel portone in Lungarno Archibusieri 6. Un milione di ricordi si affacciano nella mia mente. Fisso i campanelli e ce n'è solamente uno nell'ultima fila che vorrei suonare: Paradisi. Ci poggio il dito sopra, come se questo piccolo contatto potesse in qualche modo avvicinarmi a lei. Sospiro e premo il campanello giusto, a sinistra dell'altro: Cerchi – Messeri, mi fa piacere vedere che adesso ci sono due cognomi.

«Sam?» dice forte la voce metallica della mia amica nel citofono.

«Yes, it's me» rispondo ridendo.

«Sali cretino».

Salgo piano le scale investito da tutti i ricordi del periodo in cui ho vissuto qui.

Arianna mi aspetta davanti alla porta sorridendo con i lunghi capelli sciolti, ma lo sguardo mi cade immediatamente sulla sua enorme pancia stretta in una t-shirt grigia scura.

«Sam!» strilla venendomi incontro.

«Ti prego non schiacciarmi» rispondo ridendo alzando le mani.

«Oh vaffanculo! Sei sempre il solito stronzo» ribatte mettendo il broncio.

«Puoi dirlo forte» ammicco «forza vieni qui» concludo spalancando le braccia.

L'abbraccio forte, pancia permettendo, e sento le sue braccia avvolgermi e stringermi, mentre la sua testa poggia sulla mia spalla.

«Mi sei mancato» sussurra.

«Anche tu Ari» ammetto sincero sciogliendo l'abbraccio.

«Sei sempre uguale. Sembra che non sia passato nemmeno un giorno» commenta scrutandomi.

«Vorrei poter dire lo stesso di te» dico ridendo e indicando la sua pancia.

«Ah ah ah non sei per niente simpatico. Dillo al tuo amico Neri quando torna, se non mi avesse messa incinta di due gemelli adesso sarei ancora quella fica che ero prima».

«Due gemelli? Ora si spiega tutto» dico ridendo.

«Ma sarai stronzo?».

«Sempre stato» rispondo sorridendo.

Arianna mette il broncio incrociando le braccia sopra la pancia.

«Ari... sto scherzando. Lo sai vero?».

Lei scuote la testa come se fosse una bambina.

«Non ti ho mai vista così bella e raggiante. E sono davvero felice per voi. Ora... vuoi farmi stare sul pianerottolo o possiamo entrare?».

«Hai ragione entriamo» dice passando avanti e facendomi strada.

La casa è esattamente come la ricordavo, non è cambiato niente tranne una collezione immensa di vinili che è apparsa sulla libreria, immagino di Neri.

«Sei strano...» commenta scrutandomi dopo esserci seduti sul grande divano «cioè esteticamente sei uguale, ma sembri... più felice, più sereno... non lo so. Cosa è successo?» chiede indagatrice.

«Arianna... sono passati quattro anni, è inevitabile che sia cambiato, se avessi continuato in quel modo probabilmente sarai morto».

«Oddio, non hai tutti i torti. Eri davvero messo male».

«E poi ho una piccola grande ragione di vita che mi ha aiutato ad andare avanti» dico mostrandole l'IPhone con la foto mia e di Hope.

«Oh mio Dio! È tua figlia?».

«Già. Alla fine la bambina di Ella era mia, e nonostante non la volessi è stata la mia salvezza quando tutto è andato a puttane».

«Ma è stupenda! Ti somiglia in modo impressionante».

«Grazie» sorrido fiero della mia bambina «tu come stai?».

«Come sembra, sono una mongolfiera e sono solo all'inizio del settimo mese, non posso pensare che tecnicamente mi mancano ancora quasi tre mesi. Non pensavo che averne due in cantiere mi avrebbe fatto questo effetto. Per il resto però sto e stiamo tutti bene. Sono felice davvero» ammette commossa.

«Te lo meriti... ve lo meritate tutti e due» rispondo stringendole una mano.

«E quindi te che ci fai qui?» chiede curiosa come sempre, accarezzandosi la pancia e cambiando discorso.

«Sempre per Viola...» sussurro e racconto tutto quello che è successo a Londra.

«Ma questa donna non è normale. Ha un uomo come te che la ama con tutto il cuore anche dopo quattro anni e scappa di nuovo» commenta.

«Inizio a sospettarlo anch'io» rispondo «o forse ha un altro. Magari è sposata».

«Viola sposata? Scusami ma non ce la vedo proprio».

«Tu non l'hai mai rivista? Immagino che non abiti qui».

«Immagini bene. Mi è capitato di incontrare Sara negli anni, ma mai Viola. Nessuno di loro ha più abitato questa casa, adesso da quello che so la affittano ai turisti. Ero rimasta che Viola viveva in America. Ma immagino che ora sia tornata qui».

«Sì è tornata a vivere qui, dopo due anni che era là... mi ha parlato di un certo Christopher che credo sia il suo compagno, e spero non marito».

«Che casino Sam!».

«Lo so, e non so nemmeno da dove iniziare a cercarla. Ma questa volta non voglio arrendermi fino a che non l'avrò ripresa. Se ne vada affanculo questo Christopher del cazzo».

«Io sono con te» commenta combattiva.

«Grazie! Credo di aver bisogno di tutto l'aiuto possibile».

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