19

«Che stai dicendo?» chiedo allarmato.

La guardo mentre si alza, afferra la mia camicia infilandosela e si siede dall'altro lato del letto, a gambe incrociate, torturando incessantemente una ciocca di capelli.

«Viola... che cosa significa che quella non è stata l'unica volta che ci siamo visti?».

«Significa quello che ho detto...» sussurra incerta «ti ho rivisto solamente un'altra volta oltre e a quella...».

«Di cosa stai parlando Viola? Me lo ricorderei se ti avessi rivista» questa conversazione mi sta incasinando ancora più di quanto già non sia e addio alla mia idea di notte perfetta con lei...

«Non so se tu mi hai vista davvero quella volta...».

«Viola per favore, parlami. Non essere così criptica. Siamo qui dopo quattro anni perché non mi hai voluto parlare la prima volta... che dici siamo un po' cresciuti da allora?» chiedo sarcastico.

«Da dove vuoi partire?» mi domanda sospirando.

«Secondo te?» rispondo alzando un sopracciglio e strattonandomi i capelli incasinati.

«Ok... partiamo dall'inizio» risponde buttando fuori l'aria come se la stessa trattenendo da un secolo «il giorno in cui ti ho visto con lei per me è cambiato tutto. Il mio cuore e il mio cervello sono andati in tilt, e l'unica cosa che credevo mi avrebbe protetto è stato scappare, ora so che forse non è stato così... ma quel giorno mi è sembrata la scelta migliore per non dover fare i conti con un tuo rifiuto... non avrei sopportato di sentirti dire che sceglievi lei e non me... non sopportavo l'idea di essermi innamorata di te per sentirmi rifiutare, dopo tutto quello che c'era stato tra noi. Avevamo costruito una bolla perfetta e in un secondo è scoppiata, trascinandomi via».

«Non hai pensato neanche per un secondo che avrei scelto te? Veramente?» ribatto sconvolto del fatto che probabilmente non l'avevo fatta sentire amata come avrei dovuto. Forse non le ho dimostrato quanto lei fosse importante per me.

«No... cioè una piccola parte di me sapeva cosa provavi per me... sapeva che era tutto reale e mi urlava di parlare con te perché sicuramente c'era una spiegazione, ma la razionalità e la paura mi hanno spinta ad andare via per proteggermi. Ho avuto paura. Ero lì per curarmi e non potevo uscirne messa ancora peggio... cosa che però è successa lo stesso» ammette triste.

Mi alzo, percorro la stanza come un animale in gabbia, vorrei tanto prendere a pugni qualcuno ... o spaccare qualcosa.

Inspira... espira Sam.

«Viola mi hai spezzato il cuore, ti ho cercata in lungo e in largo, a Favignana, a Londra, dio...» urlo passandomi le mani dei capelli e strattonandoli «sono stato a Firenze, in casa tua, per mesi. Ho vagato per la città nella speranza di vederti in ogni volto che mi passava davanti, in ogni donna che ho incontrato» dico passandomi le mani sul volto disperato e incazzato.

«Lo so... Sara mi ha messa al corrente di tutto, e Dio solo sa quanto ha perorato la tua causa. L'ho odiata per quello, ma le sono stata grata come non mai per non averti abbondonato come ho fatto io... l'ho messa in una posizione tremenda».

«Ti ha detto tutto tutto? E nonostante ciò non hai voluto mai confrontarti con me» chiedo.

«Sì, del parto di emergenza di Ella, del tuo incidente con Paul... della tua ricerca... di tutto e sono stata una stupida, avrei dovuto ascoltarti e mi dispiace da morire. Ero convinta che la cosa migliore fosse fare come se tu non fossi esistito, ma era impossibile».

«Eh...» commento.

«Sono stata a casa sua praticamente tutto il tempo che te sei rimasto nel mio appartamento, non volevo vederti ma sapere cosa facevi e come stavi da lei, continuava a tenermi legata a te in qualche modo e mi faceva sentire meno sola...».

«Cazzo Viola, non saresti stata sola se mi avessi permesso di parlarti e spiegarmi» urlo battendo un pugno nel muro.

«Lo so Sam, oggi lo so. Quando ti ho rivisto stamani mattina, ho quasi avuto un infarto. Ti ho cercato su Google molte volte in questi anni, ma rivederti davanti a me è stato uno shock».

«Oh no per me è stata una passeggiata di salute invece...» ribatto sarcastico.

«Come ti dicevo Sara ha perorato la tua causa allo sfinimento, lei ti credeva e ha preteso da me che almeno ti ascoltassi una volta, prima di partire per l'America, per poter chiudere definitivamente il capitolo se avessi voluto, "per non avere rimpianti"» dice imitando la voce della sorella alla perfezione «così le ho chiesto i tuoi programmi, che tanto sapeva, e sono venuta dove eri te, per parlarti».

«Dove? Quando?» dico spaventato.

«Al Tenax» sussurra lei.

Merda! Merda! Merda! Allora non ero così fatto come pensavo, e soprattutto non sono pazzo da avere avuto le visioni, era lei... era davvero lei.

«Io... ero ubriaco fradicio e pure strafatto» balbetto cercando una scusa.

Anche se non sono io quello che deve scusarsi in questa situazione.

«Non devi scusarti... non ho nessun diritto di accampare pretese su di te... non ne avevo allora e tanto meno adesso».

«Ti ho visto che ballavi con quella ragazza e poi vi ho seguiti in bagno, e quando ho aperto la porta...».

«Viola risparmiami i dettagli... c'ero» commento caustico, anche se mi ricordo ben poco.

«Il mio cuore lì si è spezzato di nuovo in parti ancora più piccole e in quel momento ho preso la decisione di andarmene e non voltarmi mai più indietro. Per me eri morto definitamente» conclude con gli occhi lucidi.

«Viola mi dispiace, per quello che hai dovuto vedere. Ero totalmente fuori di me quella sera, più vicino al vecchio me che a quello che ero quando stavo con te, ero distrutto, con il cuore a pezzi. Non ho scuse ma se tu non te ne fossi andata non sarebbe successo niente di tutto ciò. Quella sera avevo deciso di mollare la tua ricerca e provare ad andare avanti, perché continuare quel gioco mi stava uccidendo. Avevo capito che tu non volevi farti trovare, né vedermi e né sapere di me, ed ero entrato in una spirale di autodistruzione, se non ne fossi uscito... probabilmente mi sarei ammazzato. Infatti poco dopo me ne sono andato da Firenze e non c'ho mai più rimesso piede».

«Sam non devi giustificarti».

«Viola se solo avessi saputo, cazzo. Sono stato un coglione ero talmente fatto che non vedevo a venti centimetri dal mio naso, se solo ti avessi vista...».

«Ormai è andata così» dice sospirando «però possiamo recuperare un po' del tempo perduto... non credi?».

«Viola...» sussurro avvicinandomi a lei «non ho mai smesso veramente di cercarti, ho continuato a cercare il tuo sguardo nelle folle e in ogni persona che ho incrociato. Sono dovuto andare via da Firenze per proteggermi per rimettere insieme i pezzi. Ero dilaniato e se non sono venuto in America a cercarti è solo perché avevo capito che non mi volevi più».

«Sono cambiate tante cose in questi anni, è complicato».

«Lo so»

«Possiamo per stanotte far finta di niente?» chiede.

Annuisco piano.

«Domani però sarà tutto diverso vero?».

«Sì... ma per stanotte siamo solo noi» sussurra nel mio orecchio.

«C'è una cosa che non cambierà mai, ed è l'effetto che hai su di me» dico attirandola a me e baciandola.

In un attimo sono sopra di lei che mi fissa con i suoi occhioni viola e vorrei solo incollarmela addosso per non perderla mai più.

Affondo il viso nell'incavo del suo collo inspirando il suo odore, è diverso, ha un profumo diverso ma la sua pelle, ha quelle note agrumate che aveva anche allora... ed è una droga potentissima.

Lecco il suo collo e le mordo il lobo dell'orecchio sinistro, se non ricordo male la faceva impazzire, e infatti la sento contorcersi sotto di me e sospirare.

«Posso?» chiedo a un centimetro dalle sue labbra.

La risposta non arriva, ma le sue labbra si incollano alla mie e la sua lingua picchietta bramosa per entrare.

Il bacio è un'esplosione pura di desiderio, attesa e amore... e nel giro di cinque secondi sono dentro di lei, a riprendermi tutto quello che era mio e donandomi a lei completamente.

Sono sempre stato suo e solamente suo.

E questo non cambierà mai.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top