Capitolo 89 - Epilogo
Zelda's p.o.v.
Io e Bruce ci siamo sposati il cinque Giugno 1945. Non abbiamo organizzato grandi festeggiamenti, sia perché non eravamo in vena sia perché non era il caso. È stato un matrimonio semplice, minimo. Ho conosciuto Veronika, che è una donna splendida sia dentro che fuori, e anche il fratello di Bruce, che lei e il padre hanno chiamato di comune accordo "Joachim". Lo trovo un nome bellissimo per quel bambino incantevole.
Bruce e il padre si sono rivisti per la prima volta a Ottobre dell'anno 1946. Ha bussato alla nostra porta, perché subito dopo il viaggio di nozze siamo andati a vivere insieme, e mi ha rivolto un sorriso cortese. Non l'ho riconosciuto inizialmente. "Lei deve essere la nuova signora Hoffmann" mi ha detto, e solo quando ha accennato un sorriso ho rivisto nel padre l'espressione del figlio. È bastato uno sguardo per capirsi, e ho chiamato Bruce prima che potessi tempestare il padre di domande. Quando questi, arrivando, ha alzato lo sguardo e si è accorto del padre si è pietrificato, gli occhi gli si sono fatti lucidi e sia Mark che Bruce si sono avvicinati all'altro incerti, per poi rinchiudersi nel silenzio di un abbraccio disperato. Piangevano entrambi, ma non si sono detti nulla fino a quando non si sono allontanati.
-Ti sei sistemato bene- gli ha detto il padre, che tratteneva le lacrime.
-Direi di si- ha risposto Bruce, che non si era invece trattenuto. Da quel momento in poi, che io sappia, hanno avuto un bel rapporto, certo nato da una grande sofferenza. Si sono ritrovati complici nella vita, e io non li ho mai visti litigare.
Abbiamo trascorso il viaggio di nozze a Roma, dove Friedrich si trovava con la famiglia, e parlando abbiamo scoperto che si trova bene, e che ha intenzione di restare lì dov'è ora, ovvero nei pressi del Colosseo.
Bruce si è trasferito a Vienna. Siamo andati a vivere in una tenuta poco utilizzata della mia famiglia. Più piccola della mia casa natale, ma ugualmente enorme. Bruce l'ha stimata grande quanto la Reggia di Caserta, ma ha esagerato, come sempre.
Da quando ci siamo lasciati, a Febbraio, fino al nostro matrimonio, a Giugno, tra di noi non c'è stato il minimo contatto fisico. Come se lo avessimo deciso di comune accordo, è accaduto che ci siamo conservati "vergini" fino al matrimonio, sia perché avevamo molti problemi da risolvere, sia perché non è mai capitato un momento adatto all'amore. Ora abbiamo a disposizione ogni giorno e qualsiasi angolo della casa.
Lo scorso venerdì abbiamo provato a fare un bambino, e tra poco scoprirò se ci siamo riusciti o meno. Lo studio medico è una zona angusta e lucida. Sono qui per ritirare le analisi della visita che ho fatto questi mercoledì, e spero di poter dare questa gioia sia a Bruce che a me. Voglio tuttavia aspettare che rientri a casa per scoprire il risultato: poco fa è uscito dicendo che andava a iscriversi a un'università statale, perché il sogno di Oxford è pian piano passato in secondo piano, fino a sfumare completamente nel nulla. Paradossale dato ciò che è accaduto per convincere il padre a farlo iscrivere lì. È andato a iscriversi con lui, che senza che lo sapesse è partito dalla Germania per accompagnarlo. Mark torna in Germania o qui a Vienna poche volte, perché è ancora un ricercato, ma pur di essere presente nella vita di entrambi i figli sta facendo i salti mortali da uno Stato all'altro. Apprezzabile, certo, ma rischioso.
-Zelda?- mi richiama Bruce, sbattendo la porta di casa. Sbatte sempre la porta di casa. Una volta mi sono arrabbiata con lui per questo motivo, ma a quanto pare non è servito a nulla.
-Vieni qui- gli dico, e gli mostro i fogli dello studio medico. Si siede affianco a me e aspetta che io lo apri per vedere il risultato.
-Guarda tu- gli dico, e lui prende tra le mani tremule i documenti. Li legge e sorride lievemente, per poi osservarmi.
-Sei incinta- mi dice, e un sorriso automatico compare sul mio volto.
-Davvero?- gli domando.
-Osserva tu stessa- e mi porge i fogli. Ci osserviamo sorridenti.
-Tu, padre...- gli dico, e ridacchia.
-Già...Assurdo- e mi stringe a sé dandomi un bacio sulla guancia.
-Comunque mi sono iscritto al corso di giurisprudenza- afferma sorridendo, ma lo vedo distratto dalla lieta notizia.
-Sono così felice...Quando comicierai le lezioni?-
-A settembre- risponde, e sorride, ma sta sorridendo perché sarà padre: glielo si legge in faccia. È felice; siamo felici. Sta andando tutto come deve andare.
Fine
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