Capitolo 88

Zelda's p.o.v.
Aprile

Sono così felice per Bruce: una settimana fa è nato suo fratello. Fratello, si, perché è un maschio. Non appena me lo ha detto ho fatto spedire a casa sua un paio di calzini di cotone raffinato. È stato davvero qualcosa che mi sentivo in dovere di fare. Non l'ho detto a nessuno, anche perché Bruce è un tasto piuttosto dolente. Sono convinta che tutti sappiano, comprensi i miei fratelli, che a quanto pare sono stati messi al corrente della cosa, che continuiamo a telefonarci, ma credo che non vogliano dirmi nulla. Tornare alla quotidianità è molto strano, ma è qualcosa di bellissimo. Le aziende di mio padre stanno tornando a lavorare, e di conseguenza anche i soldi e la possibilità di ristrutturare casa.
-Ho parlato ai miei genitori di me, di te...Di un possibile matrimonio, ma non sembrano molto convinti- ho detto a Bruce il giorno dopo aver parlato loro di questa situazione.
-Cosa dicono al riguardo?- mi ha domandato.
-Cosa possono dire? Che sei il figlio di un generale nazista ricercato e cose simili-
-Perché tu hai detto loro queste cose?- ha domandato, alzando il tono di voce. Allora ho sospirato, e gli ho parlato di tutto ciò che riguardava me, mio padre, mia madre e suo padre, comprese le mie supposizioni su mia madre e suo padre. Ha riso della mia assurda idea, ma è rimasto sorpreso scoprendo che suo padre e io ci fossimo già visti, e che quindi i nostri genitori si conoscono già.
-Le coincidenze...Assurdo- ha commentato.
-Dunque ora cosa facciamo? Io ti voglio sposare comunque. Se persino mio padre lo ha accettato significherà pur qualcosa...- ha detto. Ho sospirato.
-Non ne ho idea...Non sai come vorrei poterti vedere-
-Ti prometto che mi farò vivo presto-
-Vedi di farti vivo con un anello di fidanzamento: non ne posso più di aspettare- gli ho risposto, e abbiamo riso.
E ora mi trovo dunque così, a camminare per il giardino principale mentre persone sconosciute entrano in casa, perché avendo i mezzi i miei genitori hanno deciso di offrire pranzo e cena, e ai più bisognosi anche una stanza dove dormire, ai devastati dalla guerra, in attesa che essi possano riprendere in mano le loro vite. Hanno anche offerto loro lavoro nelle aziende di mio padre, e la maggior parte ha accettato. Dal muro basso che recinta casa si affaccia il lago dove tante volte ho fatto il bagno con i miei fratelli. I giardinieri hanno l'aspetto di chi è quasi felice di tornare a lavorare dopo tanto tempo. Nemmeno io mi riconosco più: mi mancavano i miei vestiti, o le mie perle, o qualsiasi altra futilità mi sia venuta a mancare. I capelli non sono cresciuti molto dall'ultima volta che, al campo, me li hanno tagliati. Sistemati hanno tuttavia un aspetto nuovo, diverso.
Il sole delle quattro illumina il giardino. Sarebbe una bella giornata se solo non fosse per i pensieri che mi occupano la mente...
-Zelda!- sento richiamarmi, e credo di avere un miraggio non appena voltandomi scorgo la figura di Bruce in lontananza. Sento la gioia montare dallo stomaco: è davvero lui?
-Bruce!- rispondo, quasi urlando, e gli corro incontro per poi aggrapparmi al suo collo. Mi solleva da terra e lascia sulla mia guancia numerosi baci.
-Zelda- sussurra, allontanandosi appena per osservarmi meglio -Oh, Dio solo sa quanto mi sei mancata-
Non mi sembra reale questa situazione: lui che è qui e non c'è nessun problema, nessun ostacolo. Lo bacio. Mi stringo a lui, e pazienza se qualcuno potrebbe vederci: prima o poi saremo sposati, tanto vale che ci si abitui subito all'idea. È mentre lo abbraccio che mi rendo conto della presenza di mio padre sul portone principale. Non credo si sia piazzato lì ad osservarci: con la coda dell'occhio l'ho visto in movimento. Mi allontano da Bruce.
-Non voltarti, ma ora ti presenterò a mio padre, perché credo che ci abbia visto- dico a Bruce, a bassa voce. Scuote la testa.
-Non credo sia il momento. Mi odia, Zelda-
-Non ti odio, è soltanto un po' scettico nei tuoi confronti- e lo trascino con la mano per il viale principale.
-Comunque, quando hai detto che sei ricca, immaginavo qualcosa di enorme, ma questo posto pare Buckingham Palace- afferma, e gli sorrido.
-Ed è solo la facciata frontale- dico, e ridacchia.
-Papà- lo richiamo, perché nel mentre ha cominciato a parlare con un uomo, ma si capisce che è stato soltanto un modo per non continuare ad osservarci.
-Dimmi, Zelda- risponde lui, e osserva Bruce. Non so cosa dire. Boccheggio appena, e devo avere un aspetto molto goffo.
-Lui è Bruce- dico soltanto, anche se sono convinta che avrei potuto usare termini diversi. Si toglie gli occhiali e si avvicina di un passo. Lo osserva con fare accusatorio. Era di certo l'inizio migliore che potessi desiderare...
-Piacere- dice Bruce, e gli porge la mano. Si intuisce che è in imbarazzo.
-Somigli a tuo padre- gli dice mio padre -Eccomi se gli somigli: sei uguale a lui- e Bruce accenna un sorriso di circostanza. Non credo di averlo mai visto tanto in soggezione. Scorbutico com'è immagino che si stia sforzando come non mai di apparire educato.
-Vuoi accomodarti? Casa è in ristrutturazione, ma non credo che farai storie- e c'è qualcosa di caricaturalmente autoritario nella voce di mio padre. No, Bruce non gli piace: me lo ha detto varie volte, così come varie volte ha ripetuto la medesima cosa riguardo al padre.
-Si, si grazie- risponde lui, e non appena mio padre si volta per entrare in casa Bruce mi rivolge un'occhiata come a dire "Perché io?".
-Oh- commenta mia madre, non appena mio padre lo presenta con fare negligente. Lei e Bruce si stringono la mano, e in pochi minuti siamo circondati dai miei fratelli. Credo che fosse proprio ciò che Bruce voleva evitare.
-Io ti conosco già- gli dice Tobias. Bruce mi osserva, ma io sto osservando Tobias che guarda lui. -Tu sei quello che ha sparato in aria al campo mentre ti rincorrevo!- e gli punta il dito contro con stupore.
-Si...- risponde lui a bassa voce, incerto. Credo che volesse evitare anche questo. Tobias boccheggia alcuni istanti. Nella stanza cala il silenzio.
-Dunque, tu sei lo stesso che ci ha lasciato quei vestiti e quel denaro davanti alla porta della baracca?- domanda mia sorella, con un sorriso di stupore negli occhi.
-Probabile...- bisbiglia lui. Ecco, ora è evidente: non desiderava che si venisse a sapere.
-Zelda- dice mia madre, -Perché non ce lo hai detto subito?- e suona come un rimprovero. Fa sedere Bruce e lo intrattiene, così come i miei fratelli, e nonstante non parli, pochi istanti fa, ho riconosciuto un sorriso sul volto di mio padre. Si è seduto anche lui, sul divano, e pare che stia ascoltando senza dire una parola.
-E di tuo padre? Che mi dici? Io e mio marito lo conoscevamo- gli domanda mia madre.
-Sta...bene. So di lui grazie a delle lettere, e da quanto afferma potrebbe tornare per pochissimo tempo per vedere mio fratello...Perché pochi giorni fa sua moglie ha partorito, e ora è di nuovo padre- dice Bruce, e sul volto dei miei genitori appare stupore.
-Perché aspettava un bambino da questa donna? Non sapevamo si fosse risposato- dice mio padre.
-Già...Pochi mesi fa, a causa di questa gravidanza improvvisa-
Mi pare così assurdo che Bruce stia parlando con i miei genitori. Dentro di me ero convinta che non avrei mai assistito a una scena simile...Mi sento felice. Pare che i miei genitori, ma anche i miei fratelli, ora trovino Bruce un valido partito. Ne sono felicissima, perché non avrei sopportato l'idea che si potessero creare tensioni e dissapori in famiglia...

-Finalmente soli- mi dice, sporgendo la testa oltre il muretto che dà sul lago. Rido, perché ha un'espressione esausta.
-Io credo che tu piaccia ai miei genitori- gli dico, e gli sposto i capelli dal volto.
-Io piaccio a tutti- afferma, e ridiamo.
-Sei completamente diverso, vestito in questo modo-
-Questo sono io, e lo stesso discorso vale per te- dice, e avvicinandosi mi abbraccia.
-È così bello che tu sia qui...Se devo essere sincera, non avrei mai pensato che un giorno avresti parlato con i miei genitori, o che ci saremmo ritrovati nel giardino di casa mia. È strano, ma bello, bellissimo- gli dico, e lo bacio.
-Ora potrai frequentare Oxford come volevi- gli dico.
-Forse tra qualche anno: ora la situazione è piuttosto instabile- mi dice, e dopo alcuni secondi lo bacio. Mi osserva alcuni istanti sorridendo.
-Io credo di amarti- mi dice.
-E se ti amassi anch'io?- gli rispondo. Sorride allontanandomi appena.
-In quel caso...Mi sposi?- domanda, dopo essersi inginocchiato con in mano un anello. Gli sorrido.
Finalmente, finalmente, finalmente.
-Si, certo che ti sposo- gli dico, e lui sorride abbracciandomi. Mi bacia mentre, prendendo la mia mano, infila l'anello al mio anulare.
-Era di mia madre. Volevo che lo avessi tu- mi dice, e gli sorrido.
-È una bella cosa...Sai, conservo ancora il tuo coltellino svizzero. Un giorno molto lontano vorrei tornare con te davanti all'albero dove abbiamo inciso le nostre iniziali- gli dico.
-Sarebbe bello. Sai che anch'io ho ancora il tuo fazzoletto ricamato?- mi domanda, e lo sventola davanti ai miei occhi. Rido, e lo abbraccio, perché anche se avrò tutta la vita per farlo ne ho voglia ora.

Bruce's p.o.v.
È successo davvero. Quando l'ho vista, rivolta verso il lago, ho dubitato che fosse lei dagli abiti che indossava, ma quando ho avuto modo di osservare come camminava non ho potuto fare a meno di riconoscerla. Ci sposeremo, avremo figli, ed è tutto reale, concreto, perché credo di piacere alla sua famiglia, e lei ha accettato la mia proposta. Saremo felici, felici per davvero, e tutto perché non ci siamo abbandonati a due vite che non ci sarebbero mai appartenute.

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