Capitolo 78

Bruce' s p.o.v.

Vigilia. Vigilia di Natale. Fosse stato un anno normale non l'avrei vissuta così negativamente. Non si sente quello spirito natalizio che mi circondava la scorsa vigilia. Forse dipende dal fatto che non sono dell'umore di essere contagiato dalle festività. A quest'ora probabilmente mio padre mi avrebbe già costretto in chiesa, solo per poter affermare che il giorno della vigilia e di Natale il figlio vi aveva preso parte, mentre lui probabilmente sarebbe rimasto chiuso in camera con qualche donna, prima di partecipare a quelle feste del cazzo che ci sono ogni anno. Forse è andata meglio così. Forse, in fin dei conti, non mi dispiace trovarmi chissà dove senza soldi e/o identità, dato per disperso. Zelda è presente. Esiste, mi basta questo. Amici non ne ho, un rapporto padre-figlio convenzionale nemmeno. In effetti Zelda è la mia unica relazione convenzionale. È triste? Probabilmente si, ma me ne sono fatto una ragione. Voglio soltanto tornare alla normalità e...non so, mettere su famiglia? No, non mi sento pronto. Sarei un padre pessimo, ora come ora. Voglio sposarmi e laurearmi, ecco cosa voglio fare. Dopo la laurea inizierò a lavorare e allora, solo allora, si potrà pensare a dei figli. Farò sfigurare l'immagine pubblica di Zelda, che comincerà a fare figli dopo oltre cinque anni dal matrimonio? Si, mi sto infatti preparando a dure battaglie per convincerla ad aspettare. Potrei usare la scusa che è ancora minorenne, ma se il padre mi desse il permesso di sposarla -come spero accada- sarà difficile riuscire ad averla vinta. Non voglio pensarci ora. Forse non sarà nemmeno un problema: i figli non sarebbero un mio problema: non sarei io a doverli accudire. È cosa di Zelda questa. Non ho idea di cosa accadrà. Non voglio nemmeno pensarci. Ecco, non voglio pensarci.
Questa mattina mi ha svegliato alle otto, insieme alle sue insaziabili voglie mattutine. Già...alcune notti mi sveglia "senza volerlo" e comincia a parlare di cose senza senso. Due notti fa, ad esempio, mi ha svegliato nel cuore della notte per parlarmi di come riesce a capire com'è una persona da come si veste. Io la assecondo, anche perché si tratta ogni volta di trovare un argomento qualsiasi per arrivare a togliermi le mutande. Mi va bene, sia chiaro: vorrei essere svegliato sempre così. Posa la mano sulla mia guancia e mi accarezza finché non mi sveglio. Allora mi rifila un "non volevo svegliarti" e mi abbraccia. Successivamente mi dà un bacio sulla guancia e, con la testa sulla mia spalla, comincia a parlarmi di qualcosa. Le dò corda, finché non comincia a tirare il collo della maglietta che indosso e a lasciarmi baci lungo esso, facendolo apparire un gesto improvvisato e non premeditato come invece è. Allora le stringo la mano e il resto vien da sé. Certo, a volte preferirei continuare a dormire, ma quale uomo si sottrae a una cosa del genere? Nessuno, e io non sono da meno, anche perché mi piace il fatto di non dover essere io a fare sempre il primo passo.

-Che poi, se ci si pensa, è stata soltanto una grande perdita di tempo- afferma Zelda, sistemando le coperte intorno a sé. Non credo che stia prendendo molto bene questo suo continuo e ormai giornaliero cambio di idee. Sta diventando piuttosto volubile...non so se mi piace. Dice che avrò freddo durante la notte se non sistemo meglio la coperta intorno a me. Si avvicina e la sistema, sorridendomi. Ha provato ad arrangiare l'insignificante buco di una tenda, ma ha finito soltanto per graffiarsi l'indice.
-Tu non fai mai niente- afferma, e credo che sia un rimprovero.
-Faccio te- le rispondo, e la vedo non capire per alcuni istanti. Ora che ha capito alza lo sguardo verso di me.
-Sei un maiale- mi dice, e si sdraia su un fianco dandomi le spalle. Rido.
-Non mi consideri un maiale quando ti sussurro all'orecchio, la notte- le dico, sporgendomi oltre la sua spalla.
-Difatti te lo permetto solo la notte- risponde divertita, e le lascio un bacio sulla guancia.
-Ma...non hai voglia di farmi un regalo di Natale?- le domando, e ride.
-Non è ancora Natale, e quest'anno mi sembra un giorno come tutti gli altri, quindi no- risponde e fa per spegnere la luce.
-E se ti dicessi che per me non lo è?-
-Lo è anche per te, e ho sonno- afferma.
Spegne la luce.
-Bruce- mi richiama. Le domando cosa c'è.
-Sei ossessionato dal nome "Gretel": dici che vorresti chiamare così una tua futura figlia femmina, mi spacci per una tedesca con il medesimo nome...perché ti piace tanto? Tua madre hai detto di non averla conosciuta, e nonstante si chiami così non credo c'entri molto...o no?- mi domanda.
È un modo per dirmi che si sta pentendo di avermi allontanato?
-Tempo fa ho avuto una sorta di relazione con una ragazza di nome Gretel. Credo sia stata la prima a cui ho voluto sinceramente bene- le dico, e lei accende la luce mettendosi a sedere.
-Ah- mi dice -Raccontami- e nel suo sguardo c'è evidente gelosia. Le stringo la mano.
-Beh, è una storia non troppo lunga ma nemmeno corta, ma in breve era una prostituta che ho frequentato per sei mesi. Ai tempi avevo sedici anni, lei ventitré. Ora ne ha ventisette, ed è anche sposata- le dico.
-Una prostituta?- mi domanda, e la vedo sconvolta.
Come biasimarti, Zelda cara?
-Non con me: con me era semplicemente una donna con cui andavo a letto- le dico, e credo che non l'abbia presa molto bene.
-Una prostituta...hai davvero frequentato una prostituta, per giunta anche più grande?- mi domanda, in un crescendo di voce insopportabile.
-Si, ma non vedo perché scaldarsi tanto...-
-È che...non so: non me lo aspettavo. Non avrei mai pensato che potessi aver frequentato anche questo tipo di donne- mi dice.
-Non tutte nascono multimiliardarie come te, Zelda- le dico, spegnendo la luce. Prevedo una lunga discussione.

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