Capitolo 77
Da qualche parte vicino Auschwitz
Mark's p.o.v.
Come spiegare a un uomo che non riesce ad avere figli che hai accidentalmente ingravidato una donna del cui figlio non volevi inizialmente sapere nulla? Non glielo spieghi, semplice. Vorrei che fosse davvero così facile...
Amos sa che io e Veronika ci siamo sposati, ed è rimasto sorpreso come chiunque altro della notizia improvvisa. Non voglio immaginare come reagirà quando scoprirà che Veronika è incinta. Sono convinto che non la prenderà bene. Anzi, credo che mi maledirà in ogni modo per la fortuna che ho avuto e che a lui manca. Vorrei poterlo aiutare, ma non dipende da nessuno se non dal fato, e se il destino gli sta impedendo di avere figli forse è perché non è il momento di averne.
Bruce si è mostrato più contento dell'ultima volta nel sapere Veronika incinta. Certo che per lui deve essere stato un duro colpo...chissà come sta, e come sta quella ragazza, Gretel. Veronika rimane dell'idea della "fuga d'amore" con la figlia di Edith, ma non ci crederei nemmeno se lo vedessi: è troppo patriottico, troppo nazista per una cosa del genere. È convinta che Gretel sia Zelda, e io continuo a ripeterle che è più che improbabile, ma lei non sembra fare molto caso alle mie parole. Io non so se crederle...forse non voglio crederle. Preferirei che Bruce fosse diventato un partigiano piuttosto che saperlo affianco a un'ebrea: rischierebbe molto meno. Chissà dov'è quella ragazzina...Se fosse morta avrebbero registrato il suo numero, ma a quanto pare non risulta deceduta. Mi auguro che sia scappata solo per non dover dare dispiaceri a Edith...Edith, chissà lei come sta. Non è cambiata di una virgola; persino nei lineamenti sono ben visibili le espressioni che faceva quando era giovane.
Ho detto ad Amos di venire qui, a casa mia, perché ho dimenticato di dargli una cartella con dentro dei documenti, oggi, a lavoro...Forse sarà l'occasione giusta per dirgli di Veronika, di me...di tutto.
-C'è un'altra cosa- gli dico, fermandolo mentre prova ad alzarsi. Torna a sedere con fare scettico. Sono circa cinque minuti che divago parlando del più e del meno, e credo che se ne sia reso conto anche lui. Non è nel mio stile, e preferisco di gran lunga arrivare dritto al punto in ogni circostanza, eppure in questo momento qualcosa mi frena. Temo che se ne sia accorto, ma non so come comportarmi. Accenno un sorriso. È una cosa bella: solitamente si ride per l'arrivo di un bambino...
-Cosa?- domanda, non capendo.
-Sai- gli dico -Veronika aspetta un bambino- sorridendo sul finale. Ecco, l'ho detto, e non avrei potuto farlo in maniera più chiara e più concisa. Lo vedo sorpreso, colto alla sprovvista, quasi incredulo. Sorride, ma si vede lontano un miglio che c'è una qualche forma di stranimento nel suo sguardo.
-Oh, che bello...Da quanto lo sapete?- domanda, come se stesse cercando le parole.
-Da poco- rispondo -Ci siamo sposati per questo-
-Oh- dice -Da quanto aspetta un bambino?- mi domanda.
-Tra poco saranno quattro mesi- gli dico, e sorride.
-Come l'hai presa?- mi domanda.
Sospiro. Cosa gli rispondo?
-All'inizio non benissimo, ma ora ne sono felice. Anche Bruce non sembra contrario...- gli dico. Qualche giorno fa gli ho accennato che ho ricominciato a sapere di Bruce, ma non mi sono aperto più di tanto: non ci riesco, non so perché.
Sorride.
-Beh...auguri- mi dice -Cosa più bella non poteva capitarti- e nei suoi occhi è ben visibile una muta forma di dolore.
-Come va la convivenza? È difficile accettare che da ora in poi non potrai desiderare altre donne oltre Veronika?- mi domanda. Ridiamo.
-No, non molto in realtà. Fa strano vedersi con una fede al dito dopo tanti anni, ma voglio sinceramente bene a Veronika, e nell'ultimo periodo, così come ora, non ho avuto molto tempo per pensare ad altre donne- gli dico.
-Già...la situazione non è delle migliori. Secondo te come finirà? Io non credo più che ci sia un margine di vittoria- afferma. Scuoto la testa.
-Non lo so...non mi importa neanche più. Voglio soltanto che la gravidanza di Veronika si concluda al più presto, che nasca questo bambino, che Bruce si faccia rivedere, che si capisca dov'è finita quella ragazzina e che Edith sopravviva assieme alla sua famiglia da tutto questo...non penso ad altro tutti i giorni. È un tale tormento...mi domando quand'è che è cominciato questo inferno...forse quando se ne è andato Bruce. Si, probabilmente è successo tutto da lì...- gli dico. Annuisce abbassando la testa.
-Vorrei poterti capire, ma sappiamo entrambi che neanche volendolo ci riuscirei- afferma. Scuoto la testa.
-Io credo che se dovesse finire male non me ne andrei nemmeno davanti a questa certezza- afferma, e ho capito che è un vano tentativo di cambiare argomento. Lo apprezzo, ma non mi farà dimenticare i problemi.
-Io probabilmente mi nasconderei da qualche parte prima che le cose si mettessero peggio di come sono. Non posso morire: non ora che Veronika è incinta e Bruce a stento mi sopporta. Fosse stata una situazione differente avrei affrontato questa, ormai certa, caduta senza troppi problemi, ma non è il caso-
-Già, lo capisco. Vorresti che fosse un maschio o una femmina?- domanda riferendosi al bambino. Scuoto la testa.
-Sai, avendo già Bruce sarebbe bello che fosse femmina...sarebbe un'esperienza diversa-
Annuisce rigirandosi tra le mani il cappello della divisa, e nel suo modo di fare c'è un'evidente malinconia che prova a mascherare. Mi dispiace, ma non posso farci nulla. Provare a "consolarlo" equivarrebbe ad aprire una ferita troppo grande, e non so quindi come comportarmi. Non sono empatico, non amo nemmeno consolare le persone: cerco sempre di sviare il dolore altrui con altri argomenti, ma al momento non so bene se adottare un atteggiamento simile. Nei confronti di qualcun altro non me ne importerebbe molto, in realtà, ma Amos...non so, è come un amico, forse. Forse è diventato mio amico senza nemmeno rendermene conto...Meglio così, o almeno spero.
-Sai, venendo sono passato al campo...credo che uno dei figli di Edith si sia fatto qualcosa al braccio: non lo muoveva, e quando lo muoveva appariva una smorfia sul suo volto- dice, e anche questa volta vuole cambiare argomento, e a me sta bene. Nonstante non volessi, tempo fa gli ho parlato rivelandogli una mezza verità, e gli ho confessato che era tutti figli suoi, i ragazzi e la ragazza che controlla da lontano.
-Cos'ha?- gli domando, anche se trovo molto improbabile che lo sappia.
-Forse si è rotto la spalla...non so. Secondo te che fine faranno questi ebrei se perdiamo?- mi domanda. Alzo le spalle.
-Moriranno, probabilmente- rispondo.
-Morirebbe anche Edith...e gli altri- osserva.
Non ci avevo affatto pensato.
-Giusto- affermo, guardando l'angolo che forma le pareti affianco alla porta, -Una soluzione si troverà-
-Me lo auguro davvero per te- afferma, e fa per alzarsi.
-Saluta Veronika da parte mia. Ancora tanti auguri per la bella notizia- dice, e mi stringe la mano.
-A domani- gli dico.
-Ciao- fa lui, ed esce dallo studio.
Se la guerra finisse tutti gli ebrei morirebbero qui, ma tra questi ci sarebbe anche Edith, e Dio solo sa se voglio che muoia. Troverò una soluzione, anche improbabile o pericolosa, ma non mi permetterei mai di lasciarla morire in un luogo simile: non se lo merita. Lo merito io, ne sono consapevole, ma non lei.
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