Capitolo 75

Febbraio 1940

Quel giorno Bruce si svegliò con la certezza che quella sera sarebbe andato al cinema, non avendo nulla da fare. Si lavò e vestì in tutta fretta, essendosi svegliato con un'orribile sensazione di calore addosso e il desiderio di affacciarsi sulla neve del giardino. Fece colazione velocemente e quando ebbe finito, sul punto di uscire, bussarono alla porta e lui sbuffò, perché era solo in casa -il padre era a lavoro- e voleva rimanere tale. Quando aprì la si ritrovò davanti un suo amico, e non immaginava nemmeno dove lo avrebbe portato quella visita.
-Lukas- lo salutò -Perché sei qui?- gli domandò, mascherando quanto fosse seccato in quel momento.
-Questa sera c'è una festa, e tu ci verrai con me- affermò lui, quando furono in salotto, sedendosi sul divano.
-L'ultima volta che hai detto una cosa simile mi hai portato a un bordello- rispose lui, ridendo.
-Vero, ma non negare che non sei stato con le mani in mano...E poi, questa sera, ci sarà anche da bere- affermò, e sul volto di Bruce apparve un piccolo sorriso.
-Dunque verrai?- gli domandò Lukas.
-Si- rispose lui, e già sentiva in bocca il sapore di ogni alcolico esistente.
-Bravo, perché ti pentiresti di non esserci venuto- gli disse Lukas -Comincia a mezzanotte-
-D'accordo- rispose Bruce, e salutò l'amico che affermò di dover andar via per parlare della festa ad altri loro conoscenti.

-Dove vai a quest'ora?- gli domandò il padre quando, a poco meno di mezzanotte, lo vide sul punto di varcare la soglia di casa.
-Una festa...- si limitò a rispondere lui.
-Non ubriacarti e non ingravidare nessuna donna- gli disse soltanto,
e dal salotto, ancora in divisa, si alzò e si diresse verso la sua stanza. Quella era la frase che gli ripeteva ogni volta prima di uscire, ovunque fosse diretto, e che Bruce avrebbe ricordato fino alla morte, soltanto perché era diventato una sorta di tormentone che si ripeteva anche da solo sul punto di uscire, e che puntualmente non rispettava mai.
Quando Lukas e Bruce si ritrovarono davanti all'entrata del locale risero del frastuono proveniente dall'interno, e quando entrarono gli occhi di quest'ultimo causarono confusione alla sua percezione della realtà, perché si guardò intorno e vide il delirio più inimmaginabile, oltreché tante, tante, tantissime persone ovunque, persino sui tavoli. Si fece strada tra la folla con non poca difficoltà, e gli era inoltre difficile distinguere le persone dati i toni scuri della stanza. Fu sul punto di aggrapparsi al bancone del locale, ma riuscì ad arrivarci passando tra le persone, senza che Lukas lo perdesse di vista, perché se così fosse stato probabilmente non si sarebbero rivisti fino al giorno dopo.
-Prendi qualcosa?- gli urlò Lukas, sedutosi al bancone con lui, non riuscendo a parlare con un tono di voce normale.
-Sono venuto qui solo per questo- rispose lui, e risero. Li riconobbero due loro amici.
-Tieni- disse uno di loro a Bruce -Io non non lo voglio- e gli porse distrattamente una bottiglia di vino, ma lui la posò sul bancone non fidandosi, nonstante fosse ancora chiusa. Ne prese una, di nascosto, dal bancone, e l'uomo dall'altro capo non se ne accorse nel clamore generale. Cominciò a bere da quella, senza ritegno e bagnando il maglione che portava. Assieme a Lukas e agli altri due si alzò e si persero di vista tra la folla di gente. Bruce passò accanto a degli uomini che si stavano baciando con donne che aveva visto baciare altre donne in precedenza, e le possibilità che fossero le stesse che vedeva camminare per strada non gli sfiorò la mente, perché in posti del genere potevano esserci solo donne la cui reputazione era già rovinata o prostitute. Una di queste gli si avvicinò mentre camminava e lo baciò, e lui ricambiò fin quando non si allontanò. Annoiato tornò al bancone e si sedette davanti con un bicchiere di vodka in mano; l'altra tra i capelli e l'aspetto stanco. In quel momento ebbe voglia di piangere senza un reale motivo, ma con la sensazione e la consapevolezza di essere solo in un delirio senza fine. Lo era davvero, ma non voleva accettarlo. Non lo aveva mai voluto accettare in realtà, eppure era consapevole di non avere un'amicizia vera e propria da quando aveva dieci anni, o forse anche prima. Negli anni se ne era fatto una ragione. "Non sono adatto alle amicizie" si era ripetuto nel corso dell'adolescenza che stava ancora vivendo, con la speranza di convincersene. Avesse avuto conoscenze diverse, probabilmente in quel momento sarebbe stato su qualche muretto con una birra in mano, a ridere di qualche pessima battuta con qualche ragazzo per cui avrebbe provato sincero affetto, e non in un bordello delirante circondato da persone ubriache ed eccitate.
-Ciao- lo richiamò una voce femminile, e lui, smettendo di giocare con il bicchiere di vodka semivuoto si volse. Sorrise appena a quella che doveva essere una bella prostituta giovane, per poi tornare a pensare al nulla.
-Che fai?- gli domandò questa, avvicinandosi. Vestiva di lingerie dalla testa ai piedi, ed era di una bellezza particolare, fuori dal comune. Bruce la squadrò dall'alto verso il basso , e le fece una certa pena, perché non aveva lo sguardo viscido che aveva visto in altre puttane. Il suo era soltanto avido e provocante. Bruce alzò il bicchiere come a rispondere.
-Tutto solo, sei. Come mai?- gli domandò questa, accarezzandogli la guancia. Lui alzò le spalle.
-Non ho nulla da fare...- si limitò a rispondere, e non c'era doppi sensi in quella frase, almeno da parte sua. Lei annuì e cominciò a toccargli la spalla.
-Quanti anni hai?- gli domandò questa.
-Sedici- rispose lui, con una falsa convinzione tipica di ogni adolescente.
-Dimmi la verità- gli disse lei.
-Ho davvero sedici anni- rispose lui, sorridendo divertito.
-Sembravi più grande- constatò lei -Sai che sei davvero bello?- aggiunse, e gli sorrise. Bruce accennò un sorriso.
-Grazie- rispose, ed era cosciente che quella donna stesse facendo la ruffiana con lui per farlo suo cliente, ma voleva assecondarla comunque. Questa si sporse e lo baciò.
-Vuoi sapere quanti anni ho io?- gli domandò a un palmo dal suo volto.
-Si...- rispose, non sapendo cos'altro dire.
-Ne ho ventitré- e lo baciò di nuovo, e Bruce ricambiò.
-Se vuoi dei soldi basta dirlo- le disse lui, rivelando la sua natura diffidente.
-Non voglio dei soldi, voglio te- rispose lei, e Bruce venne colto alla sprovvista, e sorrise imbarazzato.
-Sei vergine, vero? Un bel verginello mezzo ubriaco, ecco cosa sei- affermò lei ridendo, accarezzandogli il volto con entrambe le mani. Lui sorrise appena.
-Non sono mezzo ubriaco...non ancora- rispose Bruce, e lei rise.
-Io ti piaccio?- gli domandò.
-Si- rispose lui, senza capire il senso della domanda. Lei sorrise.
-Anche tu mi piaci- affermò, e gli lasciò un bacio sulla guancia.
-Come ti chiami?- le domandò Bruce, e le scostò una ciocca di capelli dal volto.
-Gretel, e tu?- domandò lei.
-Bruce-
-Un bel nome...bello come te. Sai, sei così bello che con te lo farei anche senza essere pagata- affermò.
-Ah si?- domandò divertito lui, con gli occhi illuminati.
-Si- rispose Gretel, e gli leccò le labbra, e lui la baciò.
-Qui dietro c'è uno sgabuzzino...- disse lei, mentre parlando continuava a baciarlo leccandogli la lingua. Bruce, eccitato, si alzò e prendendola per i fianchi la fece sbattere contro il bancone continuando a baciarla. Nonstante fosse più piccolo, la sua figura era molto più alta e visibile rispetto a quella di Gretel, minuta. Questa gli slacciò la cintura dei pantaloni, e si ritrovarono ad attendere che una coppia che stava occupando lo sgabuzzino terminasse di utilizzarlo per lo stesso scopo che avevano in mente loro, che nel frattempo si stavano baciando, leccando, mordendo affianco al muro di esso. Quando si liberò entrarono all'istante, lei seduta sul piccolo tavolino della microscopica stanza e lui in piedi tra di lei, e Bruce non ebbe nemmeno un momento di esitazione davanti alla consapevolezza che stava perdendo la verginità con una prostituta qualsiasi, e non appena si fu calato i pantaloni sperimentò per la prima volta ciò che avrebbe amato durante tutto il resto della sua vita. Si mosse senza goffaggine, senza incertezze, con l'unico desiderio di appagare se stesso.
-Oh Bruce, non crederò mai che tu sia vergine- gli sussurrò all'orecchio, godendo appieno di lui. Si mosse con egoismo, in maniera brutale, e quando raggiunse il momento più alto di quel rapporto posò la testa sulla spalla di Gretel, come a riprendersi. Quella fu la sua memorabile prima volta: nello sgabuzzino di un locale che stava facendo da sfondo al delirio degli uomini.
-Anche mia madre si chiamava Gretel- le disse, mentre lei si "rivestiva".
-È morta?- domandò lei senza delicatezze o mezzi termini.
-Si, prima che potessi ricordarmi di lei- rispose lui, e le passò il reggiseno che cercava con gli occhi.
-Anche i miei genitori sono morti, un anno fa, durante i primi bombardamenti- rispose lei.
-Mi dispiace...-
-Anche a me...Vuoi una sigaretta?- domandò Gretel, e da un cassetto lì vicino ne estrasse un pacchetto con un accedino.
-Le tengo sempre qui, e non le trova mai nessuno- affermò, e passò a Bruce una sigaretta dopo averla accesa.
-Hai mai fumato?- gli domandò vedendolo osservarla.
-Qualche volta- affermò Bruce, e portando essa alle labbra liberò una nuvola di fumo bianco. Estrasse dalla tasca dei pantaloni il portafogli, e provò a prelevare da esso del denaro, ma Gretel lo fermò.
-Non voglio essere pagata, davvero. È stato bello così- disse.
-Ma io voglio pagarti. Consideralo un regalo- rispose lui, e porse alcune banconote a Gretel, che sgranò gli occhi vedendole. Proveniva da una famiglia umile: non aveva mai visto così tanto denaro in una volta sola.
-Ma sono troppi! Con tutti questi soldi vivo senza lavorare per più di un anno!- disse, e allora Bruce estrasse ancora più banconote, poiché ne aveva così tante che non aveva idea di cosa farci.
-Ora quattro anni- disse lui ridendo.
-Non posso...mi sentirei in colpa- affermò lei. Bruce estrasse altre dieci banconote.
-Più parli più soldi aggiungo, quindi ti conviene fare silenzio- disse lui, e aspirò ed espirò dalla sigaretta prendendo tutte le banconote che aveva nel portafogli. Lei scosse la testa.
-Sei un ragazzo intelligente...non insistere- disse lei.
-Ma a me farebbe piacere che tu avessi questi soldi: io non so cosa farmene, e se a te invece possono tornare utili sono felice di offrirteli-
Lei scosse la testa.
-Io ti sto offrendo questi soldi perché ho capito che non sei nelle migliori delle condizioni economiche, non per aver scopato-
Lei lo squadrò.
-Sul serio?- domandò lei, fumando.
-Si- rispose lui, e allora Gretel li prese in mano e li contò.
-È assurdo pensare che tu con questi soldi non sai cosa farci mentre io mi ci potrò comprare casa, dei vestiti dignitosi e con l'assurda somma che mi rimarrà avere il tempo di trovare un lavoro degno di essere chiamato tale senza il terrore di finire senza un soldo- affermò, contandoli. Bruce si avvicinò e la baciò.
-Sposami- disse a mo' di battuta lei sul suo collo -Avrei un marito bello, giovane, che saprebbe muovere tra le mie gambe e ricco- e lui rise.
-Sei stato bravo per essere stata la tua prima volta- gli sussurrò Gretel all'orecchio, mordicchiandolo. Lui sorrise, e lei gli lasciò un provocante bacio sulle labbra.
-Fossero tutti come te, gli uomini: belli, giovani e ricchi, e che sanno scopare- pensò ad alta voce, e lui le accarezzò la guancia guardandola nei begli occhi azzurri.
-Dove li metti i soldi, ora? Non puoi certo tenerli in mano- gli domandò lui. Gretel li prese e li nascose nel reggiseno.
-Tu piuttosto come farai ora, senza nemmeno un centesimo?- domandò lei.
-Ho qualche spicciolo in tasca- rispose lui, e per qualche spicciolo intendeva qualche centinaia, che per lui erano appunto questo: qualche spicciolo. Bruce la osservò alcuni istanti sorridendo, e la baciò facendosi strada nella sua bocca con una sicurezza di alimentata da ciò che era appena accaduto. Restarono lì dentro ancora qualche istante, e per qualche istante i rumori dell'esterno scomparvero.
-Se vuoi posso accompagnarti a casa: io me ne sto andando- affermò Bruce quando furono usciti dallo sgabuzzino, preoccupato all'idea che potesse essere importunato con tutto il denaro che aveva addosso. Gretel abitava lì vicino, e come la maggior parte delle prostitute viveva da sola ed era considerata una vergogna.
-Potremmo rivederci...ora so anche dove vivi- propose lui.
-Certo, piccolo bel verginello- lo prese in giro Gretel, prendendo il suo volto tra le mani e ridendo. Lui sorrise divertito.
-Mi piacerebbe tanto rivederti- affermò, questa volta seria, facendogli l'occhiolino. Gli lasciò un viscido bacio sulle labbra, e lui ricambiò divertito. Da quel momento in poi si cimentarono in una relazione senza impegno che durò sei brevi mesi, in cui andarono a letto anche con altri, ma con la consapevolezza di avere un posto assicurato in quello dell'altra.
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Hello!
Questo è un capitolo un po' diverso dal solito, perché ho voluto parlare di un evento abbastanza importante nella vita di Bruce, che ha poi influenzato le sue relazioni seguenti fino a Zelda.
Se volete, in altri capitoli, posso parlare e descrivere meglio la breve relazione che lui e Gretel hanno avuto.
Come sempre vi invito a commentare e a dirmi cosa ne pensate.
Spero che il capitolo vi piaccia; a presto:)

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