Capitolo 73
Bruce' s p.o.v.
Manca poco a Natale. Zelda ne è entusiasta. Io, ora come ora, vorrei solamente sotterrarmi e non dover più pensare a nulla. L'unica cosa che mi consola è il fatto che almeno quest'anno non dovrò partecipare a stupide feste natalizie o di Capodanno. Chissà con chi passerà il Natale papà...Immagino con Veronika...la nuova signora Hoffmann. Cristo Santo se fa impressione pensarlo. Lui è lì a casa che si sta costruendo una nuova vita e io sono qui che...beh, faccio la stessa cosa, quindi non credo di potermi lamentare più di tanto. Sono felice per lui? Non lo so. Apprezzo il fatto che si sia voluto rimettere in gioco, e mi auguro che con me abbia avuto l'esperienza necessaria affinché questa volta riesca ad essere un buon padre. Non lo colpevolizzo per come mi ha cresciuto: ha fatto del suo meglio, credo, e comunque crescere un bambino da solo non è semplice, suppongo. Io non ne sarei capace. L'idea che alla mia età papà avesse già un figlio mi fa venire i brividi, perché io ora non lo vorrei e non sarei in grado di crescerlo, un bambino. Mi sento ancora bambino io, figurarsi mettersi a farne uno...Eppure sono convinto che Zelda lo voglia subito, anche adesso, un bambino. Ma lei è più matura di me; forse ha persino più sangue freddo, e non è più una bambina: saprebbe occuparsene meravigliosamente anche da sola, io no. Un fratello o una sorella...era quello che ci voleva in una situazione del genere! La Germania rischia di perdere la guerra e lui si preoccupa di andare a letto con Veronika...certo, ovviamente. A volte non so davvero che gli passi per la testa. Un matrimonio...un altro! E un bambino...un altro. Come devo comportarmi? Io non nego che con il tempo ne sarò felice, perché sono sicuro che così sarà, ma al momento sento di non poter definire il mio stato d'animo verso la situazione. Mi sento confuso...non voglio essere confuso! Dovrei avere chiara la visione di come mi sento verso questa notizia, eppure non ci riesco, o forse sono io che voglio convincermi di non riuscirci...non lo so. Negli ultimi tre giorni ho trattato Zelda e Friedrich con grande freddezza, e mi sento un po' in colpa, anche se sto trattando freddamente anche me stesso.
Sono tre giorni che non sfioro Zelda...fa strano pensarlo, eppure non le ho dedicato una carezza, un bacio, un abbraccio...niente, e tutto perché sono troppo preso da me stesso e dai miei problemi. Mi sono svegliato prima di lei questa mattina, e mentre vedo la neve cadere mi domando se svegliarla o meno. Ha detto che le piace vedere "i fiocchi bianchi piovere dal cielo", come li ha definiti in un momento in cui non le veniva la parola giusta.
-Zelda- la chiamo. La luce che traspare dalle finestre illumina la stanza, e le tende compongono strane forme. È come se si alternassero il bianco e il nero e il grigio.
-Zelda- la richiamo, scuotendole la spalla. Sobbalza tenendo gli occhi chiusi.
-Bruce...che ore sono?- domanda.
-Nevica...hai detto che ti piace veder nevicare- le dico, e suona più come una giustificazione che come un avviso. Spalanca gli occhi e si mette a sedere.
-Davvero?- domanda.
-Guarda tu stessa-
Corre alla finestra. Ha avuto la stessa reazione di una bambina. La stringo da dietro, e posa le mani sulle mie.
-Nevica- afferma ridendo, posando la testa sulla mia spalla.
-Già- le dico, dandole un bacio sulla guancia. Mi sento in colpa per averle fatto mancare stupide attenzioni, e mi sono reso conto in tanti momenti che ha provato a farmelo notare, come quando ieri sera mi ha abbracciato e a stento ho ricambiato. Non so perché quando mi trovo in crisi perdo interesse verso tutto e tutti, ma non voglio che Zelda pensi di avere qualche colpa: mi comporto semplicemente come un bastardo, lei non ha fatto nulla.
-È bello- afferma.
-Già-
-Ma che ore sono?- mi domanda.
-Forse le sei...o le sette-
-Grazie per avermi svegliato. Da quando ha cominciato a nevicare non sono mai riuscita a vedere la neve cadere-
-Nemmeno io, ma a differenza tua non me ne facevo un problema-
Ride.
-Come stai?- mi domanda. Che carina: mi comporto come un bastardo con lei e mi chiede comunque come sto.
-Non lo so...Sono piuttosto confuso-
Mi dà un bacio sulla guancia. Le sorrido.
-Tra poco è Natale- afferma sorridendo, voltandosi.
-Che gioia- rispondo sarcasticamente.
-Sto provando a distrarti, ma se non collabori non serve a niente...- dice ridendo.
-Scusa, ma non riesco a pensare a nulla- le dico. Abbassa lo sguardo.
-A che pensi?- le domando.
-A come distrarti- risponde sorridendo.
-Non capisco- le dico, e davvero non capisco perché abbia sorriso.
-Sai Bruce, sono più di tre giorni che non facciamo l'amore...- sussurra, sorridendo. Ricambio il sorriso, divertito, perché nel suo tentativo di apparire sicura in quelle parole si è dimostrata più incerta di quanto probabilmente pensava.
-Hai ragione- le dico, e si allontana per sdraiarsi sul letto.
-Vieni?- mi domanda, sorridendomi.
-Certo- le rispondo, e raggiungendola le sfilo la camicia da notte. Lei ride; ride sempre quando lo faccio. È un po' il suo modo di dissimulare l'imbarazzo che è evidente provi.
-Mi chiedo dove tu abbia la forza di fare certe cose di prima mattina- dico a Zelda ridendo. Posa la testa sulla mia spalla.
-Non parlare come se ti mancasse il respiro, perché non mi sembri così stanco- afferma ridendo, e mi lascia un bacio sulla guancia. Le sorrido.
-Hai freddo?- le domando.
-No, sto bene. Dopo voglio uscire qui fuori-
-Che brutta idea-
-Perché?-
-Potemmo rimanere a letto...al caldo...con il camino acceso e senza doverci vestire per forza- le dico con tono vago. Comincia a ridere.
-Sono serio- la informo.
-E l'ho capito, ma trovo difficile riuscire a rimanere tutta la mattina in camera. E poi Friedrich si farebbe qualche domanda...-
-Ma cosa te ne importa? E poi ci terremo occupati in qualche modo...- le dico, allungando la mano verso le sue gambe. Sorride. Si avvicina e mi abbraccia.
-Sarebbe bello...ma-
-Allora ti costringerò io a letto con me, fin quando non accetterai di rimanerci- la interrompo ridendo, e lei sorride.
-Se soltanto mi costringessi come dici...Non avrei il coraggio di oppormi- afferma sorridendo.
-Ma lo sai che mi piace quando mi prendi per i fianchi?- mi dice, sdraiandosi a pancia in giù. Le sorrido.
-Ah si? Sono queste le tue fantasie erotiche?- le domando, toccandole i capelli. Zelda abbassa lo sguardo ridendo.
-No, non sono queste? Che vuoi, allora?- le domando divertito, mentre lei affonda la testa nel cuscino, sprofondando nella vergogna.
-Non vuoi dirmelo?- le domando, e mi avvicino a lei.
-No...è che- si interrompe ridendo imbarazzata.
-Cosa? Cosa vuoi? Se non me ne parli non lo saprò mai-
-È che...non esiste un modo fine per dirlo-
-Cosa vuoi che mi importi? Parla-
Sbuffa ridendo. Dice qualcosa che non riesco a sentire.
-Zelda, non ti sento- le dico.
-È che...non so: vorrei che fosse più...movimentato- afferma a testa china.
-Ti vergogni così tanto che abbassi la testa? Guardami- le dico sorridendo, e la faccio voltare. Sorride imbarazzata.
-Ora però devi dirmi cosa intendi con "movimentato"- le sussurrò ridendo, ed emette un grido soffocato, sempre ridendo.
-Intendo che...voglio che ti muovi più velocemente- afferma coprendosi il volto con la coperta. Credo che stia morendo di vergogna, perché il suo volto è rosso.
-Che strano: io pensavo che desiderassi qualcosa di lento e armonioso. Evidentemente non ti conosco ancora abbastanza- le dico, e so di imbarazzarla affermando ciò, ma non posso fare a meno di vederla così. Mi fa quasi tenerezza.
-Comunque io devo chiederti scusa- le dico, e alza la testa non capendo.
-In questi giorni sono stato un gran bastardo: è pur sempre vero che la situazione è ciò che è, però avrei potuto farti una carezza, di tanto in tanto-
-Ma no...non fa niente. Io non so come avrei reagito, ma tu non devi scusarti. Non hai fatto nulla di male...non sentirti in colpa, ti prego. Eri e sei tutt'ora confuso, e va bene, davvero- dice, e mi accarezza. Le sorrido e lei mi dà un bacio.
-Comunque penso che asseconderò il tuo desiderio e rimarrò qui in camera con te- afferma, avvolgendosi ad una coperta e andando a chiudere la porta a chiave. Le sorrido. Forse provo nei suoi confronti così tanto affetto da non riuscire nemmeno a parlarne...Tanto vale dimostrarglielo nell'unico modo che realmente conosco.
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