Capitolo 70

Veronika's p.o.v.

La neve ricopre ogni angolo della zona circostante. Cade in modo lento, come a voler rallegrare lo spirito, e si posa sulle superfici uniformandosi ad esse.
I bambini si affacciano alle finestre e accorgendosi che nevica chiamano le loro mamme...riesco a vederlo.
Vorrei potermi rallegrare come loro, ma per me tutto questo significa solo che rovinerò le scarpe e arriverò a lavoro in ritardo. Inoltre, come se non bastasse, questo pomeriggio devo fare una visita medica: sono giorni che sto male, ma non sto facendo nulla di diverso dal solito, motivo per cui ho preso appuntamento con il dottore.
Poi vorrei telefonare a Mark e parlare un po' con lui. Mi ha detto che ha parlato con Edith...Sono felice per lui(?).
Non ha accennato alla conversazione che ho avuto con lei, quindi credo che non glielo abbia detto.
Non è giusto che tutti riescano ad avere il loro lieto fine e io no: non merito di essere trattata come l'amica intima con cui Mark va a letto, non è giusto. Sa quanto io sia innamorata di lui, lo sa bene, me lo ha anche fatto capire quella sera in cui stavo male, eppure non sembra accorgersi quanto stia male per colpa sua.

I clienti sono sempre educati e discreti, così tanto che uno di loro ha provato a toccarmi il sedere mentre lo servivo. Inoltre ho avuto anche un forte giramento di testa, e mancano ancora due, lungue, ore prima della mia visita.
Sono in ansia. E se fossi incinta? Bella battuta, ma lo vedo davvero improbabile. Non sono il tipo di donna che rimane incinta senza volerlo.
Forse è mancanza di zuccheri, ma non ho altre idee.
L'attesa è qualcosa di insopportabile. Continuare a battere il tacco delle scarpe non aiuta neanche un po' e sento che l'ansia mi sta logorando. Vorrei solo sapere cos'ho e poter tornare a casa. E invece sono qui e sto male.
Una giovane coppia è seduta davanti a me. Da quello che ho potuto sentire lei è incinta. Lui l'avvicina a sé e le dà un bacio sulla fronte. Vorrei accadesse anche a me una cosa del genere...ma non accadrà, non in questa vita.
-La signora Berger?- domanda un'infermiera, affacciandosi da una stanza.
-Eccomi- dico, alzandomi.
-Mi segua: il dottore la sta aspettando-
Ci siamo. Eccolo qui, Vogel, seduto davanti a me oltre la scrivania, mentre tiene una cartella in mano.
Quale sarà l'esito della visita? Dio solo sa quanto sono agitata.
-Dunque...cos'ho?- domando.
Il dottore alza la testa verso di me e sorride. È un buon segno? Certo che è un buon segno.
-Basandomi, oltreché sulla visita, da quanto mi ha detto riguardo i suoi sintomi e sulla sua irregolarità mestruale posso affermare e informarla che è incinta. Auguri- dice.
Oh no...
-Si sente bene?- domanda, ma è come se la sua voce mi arrivasse lontana.
-Da-da quanto?- provo a domandare, con voce tremante.
-Da circa tre mesi, tra poco comincerà a crescerle la pancia-
-Ah- commento, e mi si appanna la vista.
-Non ne è felice?- domanda lui.
-Non lo so- sussurro.
Torno a casa senza pensare a nulla e al contempo pensando a tutto. Mi tremano le gambe, non so che fare.
Non sono andata con uomini all'infuori di Mark da qualche mese...mio Dio, questo bambino è figlio di Mark! Ne dovrei essere felice? La sua vita è già abbastanza complicata e non so davvero come potrebbe prendere questa notizia...
Se mi ha detto che non era pronto a una relazione come può essere pronto ad avere un bambino?
Mi fa paura l'idea di abortire, ma non vedo altre strade. Vorrei parlarne con qualcuno, avere qualche consiglio, ma non ho nessuno...
E se chiamassi Müller? No...non credo sarebbe il caso. Potrebbe anche sentirsi a disagio parlando di una cosa così.
Il divano che fino a qualche ora fa trovavo confortevole è ora duro come una pietra.
Dovrei dirlo a Mark? Certo che devo dirlo a Mark...e devo anche sbrigarmi, perché potrei accorgermi di non volere questo bambino quando ormai sarebbe troppo tardi per abortire. Non mi sento di crescerlo da sola: non ce la farei, e il mio stipendio è così misero che a stento riesco a viverne io. Ho sempre desiderato un bambino tutto mio, ma non immaginavo che il mio sogno si sarebbe avverato in una circostanza del genere e in un momento simile.
E se chiamassi Mark? Forse sentendo la sua voce avrò il coraggio di parlargliene...
-Residenza Hoffmann- esordisce Edgard.
-Ciao Edgard, sono Veronika. C'è Mark?-
-Il signor Hoffmann sta lavorando al momento, e ha espressamente chiesto di non essere disturbato. Vuole che gli riferisca qualcosa?-
-Gli dica di telefonarmi appena può, è importante-
-Sarà fatto-
-Grazie, buona serata Edgard- dico, per poi riattaccare.
Ora che ho lanciato il sasso non posso nascondere la mano, ma ho terribilmente paura di come la prenderà. Non glielo dirò per telefono, ma ho bisogno di capire, sentendo la sua voce, se sarò in grado di parlargliene.
Quando il telefono squilla sono appena uscita dalla doccia. Credo siano passate due ore da quella telefonata, e mi auguro vivamente che sia Mark a chiamare.
-Pronto?- esordisco.
-Ciao Veronika, Edgard mi ha detto che gli hai chiesto di dirmi di telefonarmi appena potevo...dimmi-
Mi si stringe lo stomaco. Ha un tono rilassato...posso davvero demolire l'equilibrio precario che sta riacquistando la sua vita?
-Ciao Mark. Sei...sei libero stasera?-
-Beh, si-
-Bene. Potresti...si insomma, ti andrebbe di venire a casa mia?-
-Stai bene? Solitamente non lo chiedi con tutta questa incertezza- dice ridendo.
-Vieni e basta, ti prego-
Fa silenzio alcuni istanti.
-Va tutto bene?-
-Ho bisogno di vederti. Devo parlarti di una cosa, quindi prima arrivi prima lo saprai-
Sospira.
-Dammi il tempo di arrivare-
-A dopo- rispondo, attaccando.
Vorrei scoppiare a piangere. Mi odierà, ne sono sicura.
Corro a vestirmi: se continuo a farmi questi problemi finirò per impazzire, e in un momento come questo è fondamentale che io mantenga la calma.
Suona il campanello. Ci siamo: oltre la porta c'è il padre del bambino che porto in grembo...pare assurdo. Apro la porta. Mark mi sorride.
Non credo che sorriderà ancora tra qualche istante...
-Ciao- dice.
-Ciao. Entra- sussurro appena, e lui varca la soglia di casa.
I capelli non sono in ordine come sempre, ma ha un aspetto più ordinato del solito. Mi cinge in vita mentre chiudo la porta. Non credo che si avvicinerà più tra poco...
-Sai che mi sei mancata in questi giorni?- mi sussurra all'orecchio.
Non credo gli mancherò più tra poco...
-Anche tu. Però ora siediti: voglio parlarti di una cosa- gli dico.
Si allontana senza capire.
-Che devi dirmi? Ti diverti a fare la misteriosa oggi?- domanda divertito lui, con una punta di preoccupazione.
-Siediti e...e 'sta zitto- gli dico.
Si siede sul divano e mi scruta silenziosamente.
Ho come l'impressione che sarà una lunga serata...
Mi siedo affianco a lui, poi torno in piedi. Mi tremano le mani. Sento che potrei piangere da un momento all'altro, ma devo trattenermi o la situazione degenererà.
-Vedi, già da qualche tempo non mi sentivo molto bene e ho quindi preso un appuntamento con il dottore...e poche ore fa mi ha visitata- dico.
-Va bene- risponde sorridendo lui, fingendo di non capire. Ormai lo conosco bene, e dal tono che ha usato riesco a intuire che ha probabilmente già intuito la questione. Anzi, ha capito: vedo nel suo sguardo il terrore della conferma. Non è stupido, avrei dovuto immaginare che ci sarebbe voluto poco prima che capisse. È inutile continuare a tirare la corda, tanto vale arrivare dritti al punto.
-Mark...sono incinta- dico con voce rotta. La sua mano, su cui prima teneva la testa, è ora sul suo volto.
-Cosa?- domanda a bassa voce.
-Mi dispiace: so che non è un buon momento, né per me ma soprattutto per te, e mi distrugge l'idea di-
-'Sta zitta, per favore!- urla, con la mano davanti alla bocca. Fissa un angolo della stanza, in silenzio. Mi sento bene e male allo stesso tempo. Ora lo sa, ma è evidente che non ne sia felice.
-Da quanto lo sai?- mi domanda.
-Da questo pomeriggio. Mi sembrava giusto fartelo sapere anche per...sai, decidere le sorti del bambino- dico a bassa voce.
-Sono io il padre?- domanda.
-Si, sei tu. Saranno tre o quattro mesi che non vado a letto con nessun altro. In realtà credo sia da intorno al venticinque di Agosto-
Sospira.
-Da quanto sei incinta?-
-Il dottore ha detto da tre mesi. Afferma che tra poco comincerà a crescere la pancia-
Annuisce.
-Che hai intenzione di fare?- mi domanda.
-Cosa intendi?-
-Vuoi tenerlo?-
-Tu vorresti che io lo tenessi?-
-Se vorrai farlo nascere mi assumerò le mie responsabilità, ma se hai intenzione di abortire lo accetterò-
-Ma cosa dici? Mark sto parlando di un figlio, di tuo figlio! Dovresti provare qualcosa di leggermente diverso dal senso di responsabilità o l'accettazione!-
-E cosa dovrei fare, Veronika? Esultare? Non è un buon momento né per noi né per il mondo! Io, francamente, non so come comportarmi-
-Nemmeno io, Mark! Io sono terrorizzata alla sola idea, ma non delego la responsabilità di scegliere a te. Ti sto chiedendo un confronto, non di farmi scegliere!-
Si alza in piedi e comincia a camminare per la stanza.
-Io non volevo questo, davvero. Mi ero rassegnata all'idea che non avrei avuto figli, e andava bene così, credimi. So che hai già i tuoi problemi tra tuo figlio, il lavoro, la guerra e...tutto il resto- gli urlo in lacrime.
-Veronika, tu lo capisci che io sono terrorizzato all'idea di crescere un altro bambino? Riesci a comprendere quanto mi faccia paura l'idea di fallire di nuovo come genitore? Ho già i miei problemi con Bruce, che sono l'evidente dimostrazione di quanto sia pessimo in questo ruolo; non ho bisogno di altra ansia e altro stress!- dice a denti stretti, vicino al mio volto.
-Ma questa volta siamo in due! Non sarai solo Mark, te lo prometto!-
Scuote la testa.
-Devo pensarci- afferma, e prima che possa ribattere chiude la porta alle sue spalle. Immaginavo che l'avrebbe presa male, ma non così tanto. Mi accascio sul divano e comincio a piangere.
Non era così che volevo andasse. Mi scoppia la testa. Vorrei solo aver usato parole diverse, anche se temo che la reazione sarebbe stata la stessa.
Ora cosa faccio? Non posso tenerlo e crescerlo da solo: gli farei vivere un'esistenza piena di rinunce, come la mia, e sono convinta che mio figlio potrebbe ambire a di meglio. Non mi sento nemmeno di farlo nascere e farlo crescere in orfanotrofio: sarebbe orribile vivere senza l'amore dei genitori e senza sapere chi essi siano. Non so cosa fare, mi sento in crisi. Vorrei soltanto che Mark accettasse tutto questo. Era tutto perfetto fino a questa mattina, e ora Mark non vuole neanche più vedermi.
Quindici minuti...la mia vita è rovinata da quindici minuti e mi sembra passata un'eternità. Suona il campanello. Che sia Mark?
Mi ricompongo e apro la porta.
-Tieni il bambino- dice, davanti a me.
Oh Dio! È reale?
-Cosa?- riesco a sussurrare, ed ecco che torno con le lacrime agli occhi.
-Forse in due farò un lavoro migliore- dice, e accenna un sorriso.
-Oh Dio- riesco a sussurrare. Provo a ricambiare il sorriso, ma è difficile se fino a qualche istante fa mi stava crollando il mondo addosso.
Entra e chiude la porta. Mi abbraccia e io mi aggrappo a lui.
-Pensavo che non volessi più vedermi. Oh, Mark, mi sono sentita di morire!- dico, in lacrime.
-Non volevo, davvero. Ma mi hai preso alla sprovvista e...sai come sono-
-Mi basta averti qui, ora. Pensavo che avrei dovuto rinunciare al bambino e-
-Non ci avresti rinunciato in ogni caso, anche se fossi stato contrario. È pur sempre mio figlio, e i miei figli meritano il meglio in ogni caso- mi interrompe. Gli sorrido.
-Io...io non voglio che tu viva negativamente questa cosa. Se non ne sei felice dimmelo-
Scuote la testa.
-Quando sono andato via non volevo sentirne parlare; poi però, mentre camminavo ci ho pensato, e credo che sarebbe stupido non darci quest'opportunità-
-Ma ne sei felice?-
Sospira.
-Non lo so, ma so che voglio che tu tenga questo bambino-
Gli sorrido.
-Ora che aspettiamo un bambino non possiamo continuare a vivere separati-
-Ah si? E dove vuoi arrivare?- gli domando divertita.
-Vieni a vivere con me- propone.
Gli sorrido imbarazzata, allontanandomi.
-Beh...-
-Se vuoi pensarci dillo pure: non voglio farti pressione- mi interrompe.
-Beh...forse è meglio se lasciamo le cose così come sono ancora un po'...non ti chiedo molto: solo il tempo di abituarmi a tutto questo- gli dico, gesticolando.
Sorride.
-Certo- risponde.
-Ti...ti andrebbe di restare a dormire qui, stanotte?- gli domando.
Sorride in modo caloroso.
-Si- risponde, accarezzandomi la guancia. Ma se...un terribile dubbio mi assale.
-Mark- lo richiamo.
-Dimmi-
-E se...dovremmo dirlo? Io e te non siamo sposati, la gente trarrà le sue conclusioni e ne uscirà uno scandalo...-
Sospira.
-È un modo fine per dirmi che dovrei proporti di sposarci?- domanda ridendo. Gli sorrido scuotendo la testa.
-Potrebbe essere una soluzione- rispondo ironicamente. Sospira divertito e mi guarda. Si inginocchia e prende la mia mano tra le sue.
-Mi vuoi sposare?- domanda sorridendo.
-Ah ma...dicevi sul serio- dico più a me stessa che a lui.
-Sai che su certe cose non scherzo...- dice lui. Rifletto alcuni istanti.
-Allora? Mi sposi o no?- domanda lui, sorridendomi.
-Si, ti sposo- rispondo a bassa voce, ridendo. Lo abbraccio, e nel mentre si rialza. Ho sempre desiderato tutto questo, ho sempre sognato che Mark mi proponesse di sposarlo e che mi suggerisse di andare a vivere insieme, eppure non riesco a essere completamente felice. È come se in fondo non volessi tutto questo, anche se lo voglio da morire.
-Sai, avevo già pensato di proporti il matrimonio; qualche settimana fa ero sul punto di farlo ma poi ci ho ripensato, senza un apparente motivo. Era un'idea che avevo accantonato, ma forse era solo questione di indecisione- dice.
-Mark, io ricordo cosa mi hai detto: se non ti senti pronto a tutto questo voglio saperlo. Io non mi sento pronta, voglio che tu lo sappia, ma in due sarà più semplice. Tu...lo vuoi davvero? Non voglio che tu ti senta costretto...-
Sorride.
-Non...non potrei mai sentirmi a disagio, davvero. E poi credo che nessuno sia davvero pronto ad un figlio...soprattutto io- dice, accennando un sorriso.
Mi rassicura che provi le stesse cose che provo io, ma dentro ho un turbine di emozioni che mi stanno distruggendo.
-Sposiamoci domani- propongo.
Assume un'espressione indecifrabile.
-Domani?- domanda divertito.
-Non mi importa fare tante cerimonie, per lo meno non ora. In fin dei conti il matrimonio è un contratto, un pezzo di carta: basta la nostra firma ed ecco che siamo sposati-
Lo vedo riluttante.
-Beh...aspettiamo qualche giorno: il tempo di abituarci all'idea- dice, e capisco che è un modo educato di supplicare tempo.
-Certo- rispondo. Probabilmente non è pronto a sposarsi in tempi così stretti, e forse anche io devo ancora metabolizzare la cosa. Ci sono alcuni istanti di silenzio. Mi bacia.
-Andrà tutto bene, vedrai- sussurra al mio orecchio. Lo osservo.
-Che c'è?- domanda divertito.
-Il dottore ha detto che tra poco comincerà a crescere la pancia, e allora sarà difficile riuscire a fare certe cose...- gli dico. Sorride.
-Sarebbe un peccato non approfittare del tempo che ci rimane- dice, e prendendomi in braccio mi porta in camera.

-Come lo dirai a tuo figlio?- domando a Mark, sul suo petto. Alzo lo sguardo per vederlo e assume un'espressione indecifrabile.
-Cazzo- dice -Non ci avevo pensato-
-Pensi che la prenderà bene?-
-Sinceramente non ne ho idea. È così lunatico...a volte penso che mi odi, e così è, sia chiaro, e altre volte penso che invece mi voglia bene-
-L'ho visto così poche volte, ma pare un così caro ragazzo-
-Forse lo è, ma se così fosse non me ne sono mai accorto-
-Non dire così...-
-È la verità. Mi auguro di fare di meglio questa volta-
-Vorresti che fosse un maschio o una femmina?-
-Beh, se fosse una femmina sarebbe tutto diverso, se fosse maschio non cambierebbe molto dato che ho già un figlio maschio-
-A me piacerebbe tanto che fosse una femmina-
-Verrebbe bella come te-
Sorrido.
-Sai che da stasera non puoi più andare a letto con nessun' altra?- gli domando.
-Me ne farò una ragione- dice ridendo, e mi avvicina a sé.
-Secondo me Bruce ne sarà felice- gli dico.
-Vorrei avere il tuo ottimismo: a parer mio non la prenderà molto bene-
-Perché non dovrebbe? Vedrai che ne sarà felice-
Scuote la testa.
-È un tipo geloso; lo è sempre stato. Penserà che ho voglia di rifarmi con un altro figlio o qualcosa del genere...gliene devo parlare subito?-
-Credo che prima glielo dici prima accetterà la cosa. E poi sei tu che stai supponendo tutto questo: forse, a discapito di cosa pensi, ne sarà felice-
Lo sento sospirare sotto di me.
-Non lo so...temo fortemente il contrario-
-Non devi essere pessimista. Forse la prenderà meglio di quanto credi-
-Me lo auguro vivamente-
-Pensiamo a qualcos'altro...- propongo.
-Possiamo pensare a quanto mi paia surreale tutto questo?- domanda ridendo.
-È lo stesso per me, ma ne sono felice ora che so che non dovrò rinunciarvi-
-Non ci avresti rinunciato: avrei comunque provveduto a mantenerlo e, se ne avessi avuto voglia, rendermi presente nella sua vita-
-Ti fa onore, ma preferisco questa versione- dico, e gli dò un bacio sulla guancia. Sorride.
-Verrà con due begli occhioni azzurri e dei capelli biondi biondi- affermo facendo muovere le molle del letto.
Mark ride e si passa una mano tra i capelli. Non fa mai questo gesto, forse per paura di spettinarsi.
-Si, probabilmente verrà così- afferma sorridendo, posando la testa alla testiera del letto.
-Certo che sei proprio vecchio per diventare padre- gli dico ridendo.
-Parli tu? Tu che hai quasi la mia età? Quanto ti manca per avere quarant'anni? Due, tre anni?-
-Tre anni, e comunque non ne dimostro quaranta-
-Nemmeno io se è per questo-
-Come fai a esserne tanto sicuro?-
-Fino a ieri sono andato a letto con ragazzine poco più che ventenni: penso che se fosse stata così evidente la mia età non si farebbero fatte coricare, non credi?- domanda divertito.
-Non c'entra niente!- gli urlo ridendo, dandogli una cuscinata.
Mark è davvero un bell'uomo; non mi soffermo molto ad osservarlo, ma dovrei farlo perché credo davvero di non conoscere uomini più avvenenti di lui. E ora è solo mio, mio per davvero! Sarà mio marito, e il padre dei miei figli...è valsa la pena attendere.
-Posso dirlo a Edgard?- domanda successivamente.
-Dillo a chi vuoi, purché non sia qualcuno che parla troppo: non che voglia tenere segreta questa gravidanza, ma prima di annunciarlo vorrei essere sposata, sai, per quella storia dello scandalo che vorrei evitare-
-Come desideri- dice lui, mettendosi a sedere.
-Ho...ho sentito la radio e letto alcuni giornali e-
-Non è la fine per la Germania- afferma interrompendomi, ma senza reale convinzione.
Sospiro. Ultimamente lavora più del solito, e credo sia questo il motivo. Forse non è il caso di continuare a parlarne; forse è meglio concentrarsi su questo bambino e su quanto ne sia felice.
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Hello!
Ho pensato a lungo su questo capitolo: vivevo nell'indecisione di non pubblicarlo e la consapevolezza che invece avrebbe potuto aprire nuovi, futuri, scenari.
Come sempre vi invito a commentare e a farmi sapere cosa ne pensate!
A presto:)

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