Capitolo 7
-Papà!- continuavo a gridare, ormai al limite della sopportazione.
-Arrivo! Ma è inutile che ti agiti tanto: manca mezz'ora- rispose mio padre mentre, con calma, prendeva la sua giacca dall'attaccapanni situato vicino alla porta.
-Ma dov'è che andate?- esordì mia madre entrando in salotto.
-Hai presente Mark?- le domandò mio padre.
-Hoffmann?-
-Si-
-Chi è Mark Hoffmann?- interruppi io
-È un nostro vecchio amico. Lo conobbi quando andavo al liceo, era simpatico. Diventammo subito amici- rispose mia madre.
-Ma tu hai detto nostro amico- osservai.
-Lui e tuo padre si conobbero in seguito. Mark era curioso di conoscere il ragazzo con cui mi stavo frequentando, così un giorno lo invitai a uscire con noi. Da allora, lui e tuo padre sono amici-
-Adesso è più chiaro il discorso- risposi.
Avevo dieci anni, frasi tipo "adesso è più chiaro il discorso" mi sembravano la testimonianza di un lessico molto ampio.
-Ti è mai piaciuto? O tu sei mai piaciuta a lui?- domandai con un tono che la ragazzina che ero definì "malizioso".
-No! Io e lui siamo sempre stati solo amici, nulla di più. A me lui non è mai piaciuto in quel senso. Non penso neanche di essere mai piaciuta a lui; al liceo era una specie di playboy: piaceva a tutte, ma a lui non sono mai interessate quelle ragazze che definiva "oche senza nulla da fare nella vita"- a quel ricordo rise, e secondo me condivideva quella definizione, però non glielo chiesi, non mi sarei mai permessa. Mia madre era, anzi, è una delle donne più buone del mondo. Mi resi conto però che mentre affermava di non essergli mai piaciuta aveva una strana espressione, un'espressione che quasi tradiva ciò che aveva appena detto. Ma non dissi nulla.
-Comunque ti stavo dicendo, Edith- cominciò mio padre -Mark ha un amico che oggi inaugura la sua nuova gelateria in centro; si trova praticamente sotto casa- disse. Poi aggiuse:
-Mi ha detto di salutarti. Ci sarà anche lui, all'inaugurazione intendo- aveva una strana espressione mentre lo diceva.
-Ah- fu la sua unica risposta. Questo mi portò a farmi molte domande, ma ancora oggi non ho risposte.
-Dai Zelda andiamo- mi disse mio padre - saluta i tuoi fratelli- aggiunse poi.
-Ok- mi limitai a rispondere.
Salutai i miei fratelli e mia madre, che dopo l'affermazione di mio padre ("Mi ha detto di salutarti") sembrava molto turbata. Non dissi niente, ma lei aveva capito che qualcosa non mi convinceva.
Usciti di casa, io e mio padre ci dirigiemmo verso quella che tra poco tempo sarebbe stata la mia gelateria preferita.
Lungo il tragitto parlai con mio padre, di cose non importanti, tipo ciò che succedeva ai miei amici, roba così... poi però mi sentii in dovere di chiederglielo, o almeno, di farglielo notare
-Papà- dissi
-Dimmi-
-Hai...Hai notato l'espressione di mamma quando...Quando hai detto che quel Mark Hoffmann la salutava? Si insomma, a me è sembrata strana, tipo...tipo turbata, ecco-
-Non era turbata, tua madre. Forse sentir parlare di qualcuno che non vede da molto tempo le ha fatto uno strano effetto- si limitò a rispondere, chiaramente messo a disagio dalla domanda che gli feci. A me però quella risposta non bastava, e glielo dissi:
-Sappi che non mi basta come risposta, ma vedendo che sei chiaramente a disagio risparmierò questa domanda per un'altra volta. Ehi guarda! C'è Franz con suo fratello; mi sembra si chiami Emil ...-
Mio padre si limitò a guardarmi, poi disse:
-Beh, va a salutare l'amico tuo, no?- lasciò sottintendere un leggero sorriso.
-Vado- risposi. Eravamo praticamente davanti la gelateria che a momenti sarebbe stata inaugurata; c'era molta gente... Mentre andavo incontro a Franz e a suo fratello mio padre mi gridò dietro:
-Zelda se dovesse servirti qualcosa io sono lì con degli amici!- e indicò un tavolo dove erano seduti quatto uomini.
-Ok!- risposi. Mio padre aveva sempre avuto amici ovunque, il che immagino, fosse una garanzia per lui...
-Ehi Franz!- esordii mentre andavo incontro al mio amico e a suo fratello.
-Ciao Zelda; anche tu sei qui per l'inaugurazione della gelateria?- mi chiese.
-Si- risposi -Mio padre ci veniva e mi aveva chiesto se io volessi venirci...E quindi eccomi qui-
-Mi fa piacere- disse sorridendo.
-Questo è tuo fratello, vero? Se non erro mi dicesti che si chiama Emil, giusto?-
-Si, è mio fratello- rispose tutto fiero -Ha quattro anni e si chiama Emil-
-Be' è molto carino- dissi guardando il fratello che divertito ma imbarazzato si ritirò dietro il fratello.
-Avanti Emil! Saluta Zelda! Non fare il maleducato, se fai così poi non la trovi una ragazza!- lo strillò scherzando.
-Ciao!- disse frettolosamente, sempre dietro il fratello.
-Ciao Emil. Ma lo sai che sei proprio carino?- ed era vero, Dio se era carino: era biondo, come il fratello, aveva gli occhi azzurri, come il fratello. Loro erano tedeschi, quasi tutti i tedeschi sono biondi e occhi azzurri.
In lontananza vidi un uomo avvicinarsi al tavolo dove mio padre e i suoi amici sedevano. Capii subito di chi si trattava Grazie agli sguardi che lui e mio padre si scambiarono...
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