Capitolo 67

1924

-Mamma, posso parlarti di una cosa?- domandò una giovane Edith appena diciottenne a sua madre.
-Dimmi- rispose questa, mentre sistemava le superficiali pieghe del candido abito bianco.
-Pensi che sia una buona idea sposare John?- domandò con vergogna. La madre sospirò esasperata.
-Ne abbiamo già parlato milioni di volte. John ha un futuro promettente, una carriera avviata, può regalarti una vita da vera signora. Cosa può offrirti quello scapestrato di Clark?-
-Mark, si chiama Mark. Non fraintendermi mamma: io amo John, lo amo davvero, ma sento di amare allo stesso modo anche Mark-
-Non dire più una cosa simile a questa: discorsi del genere li fanno donne superficiali e frivole. Stai per sposarti, e devi diventare una donna rispettabile, non una ragazzina confusa che non sa scegliere tra un uomo promettente e un rampollo nullafacente-
-Mark studia all'Università, e non è affatto povero. Ad ogni modo capisco cosa intendi: non ne parlerò più, te lo prometto- disse, sperando di far star zitta la madre. Ne avrebbe parlato per ore, e anche per settimane, ma era ormai sul punto di esasperare persino se stessa.

Quel pomeriggio fece una passeggiata al parco vicino casa, nella speranza di incontrare il nullafacente. Un giovane Mark Hoffmann sedeva su una panchina a leggere un libro, sotto l'ombra di un ciliegio, con tutta la bellezza che i suoi diciannove anni gli regalavano.
-Mark!- lo chiamò Edith.
Questi alzò lo sguardo nascosto dagli occhiali rotondi, ma non appena la vide tornò con la testa china sul libro che aveva in grembo.
-Mark, perché mi ignori?- gli domandò lei non appena l'ebbe raggiunto.
-Non è bene farsi vedere a parlare con uomini all'infuori del proprio promesso sposo a poco dalle nozze- disse lui con tono duro, sistemandosi gli occhiali cadenti.
-Tu mi odi- affermò lei, costernata.
-Non ti odio, non potrei mai odiarti, ma tu non vuoi sposarti e lo stai facendo per compiacere tua madre- disse con tono duro.
-Cosa dovrei fare? John mi ama, e anche io amo lui, e sembra così ben voluto dalla mia famiglia che quando mi ha proposto di sposarlo, davanti ai miei genitori, non ho avuto altra scelta se non quella di accettare- rispose lei sedendosi affianco a lui, in tono disperato.
-Non parlarmi di amore, perché qualunque cosa sia quello che prova per te John non è amore, o per lo meno non è l'amore che provo io per te!-
-Non parlarmi così, ti prego! Prova a metterti nei miei panni: cosa dovrei fare? Non mi permetterebbero mai di rinunciare al matrimonio per lo scandalo pubblico che potrebbe suscitare! Io vorrei solo attendere un altro po' e capire cosa voglio, ma non mi è permesso, lo sai meglio di me...-
Mark scosse la testa.
-La cosa più triste di tutta questa storia è che sarai tu a pentirtene-
-Vorrei poterlo negare, ma so che è così-
Ci furono alcuni istanti di silenzio.
-Quel libro te l'ho regalato io- disse lei.
-Per quanto mi riguarda puoi anche riprendertelo- rispose freddamente lui.
-Perché vuoi farmi soffrire? Perché non provi a capirmi almeno un po'? Io non sono felice in questo momento, dovrei esserlo ma non lo sono affatto! Vorrei solo un posto sicuro dove poter piangere...tu sei il mio posto sicuro, lo sei sempre stato-
-E tra poco tempo lo sarà il tuo caro John- rispose alzandosi e facendo per andarsene. Lei lo trattenne per un braccio.
-Aspetta, ti prego!- lo supplicò piangendo.
-Io non posso rimanere qui, con te, sentendoti parlare dei tuoi dubbi sul matrimonio. Prova a metterti tu nei miei panni: ti svegli una mattina e scopri che la donna che ami si sposerà con l'uomo che per poco non ti rompe una spalla. Mi è crollato il mondo addosso, Edith...tu non hai la minima idea di quanto ho pianto, quanto ho sofferto, quanto sono stato e sto tutt'ora male! Non ti permetto di venire qui a dirmi che non sai chi ami di più tra me e John, perché con lui stai per sposarti, con me vuoi mantenere un'amicizia che non esiste più da molto tempo!- le urlò in lacrime.
Ci fu silenzio per alcuni istanti. Entrambi piangevano, ma per motivi diversi.
-Mark io ti amo!- ha urlato infine lei, disperata e con le lacrime agli occhi.
-Anch'io ti amo Edith, e lo sai bene, ma evidentemente non come credi che ti ami John. Dimmi la verità Edith, te ne prego: a te piace John, puoi esserne innamorata, ma non lo amerai mai davvero. I tuoi genitori ti hanno convinta di amarlo-
-Io non lo so Mark. So solamente che sto molto male, e vorrei soltanto scappare via, il più lontano possibile e riflettere su di me stessa e su cosa voglio e provo-
-Fallo!-
-Non posso! Sono legata qui, in questo posto, e a un matrimonio che non voglio-
-Avrei voluto che andasse diversamente- disse lui, e se ne andò lasciandola sola nel parco. Quel pomeriggio Edith fece una visita di cortesia a John, ma era ancora scossa dalla litigata con Mark, e finì per litigare anche con lui. Era nervosa, e bastò un nonnulla per alimentare quel qualcosa che sembrava aver messo fine a tutti i loro propositi per il futuro.
Era sera quando qualcuno bussò alla porta di Mark, intento a imparare un complicato brano di Mozart. Sognava di suonarlo per Edith un giorno, e nonstante tutte le sue illusioni fossero crollate quel pomeriggio, lui ancora desiderava credere in qualcosa che non sarebbe accaduto molto presto.
-Ciao- disse lui con tono confuso, mentre aprendo la porta si ritrovò una Edith in lacrime.
-So che non vuoi vedermi, ma non so da chi altro andare per piangere in tranquillità...- rispose lei, singhiozzando.
Quella sera i genitori di Mark non erano presenti a casa, e lui gliene fu grato tutta la vita.
-Cos'è successo?- gli domandò quando si furono accomodati.
-John...dice di non volermi più sposare! Abbiamo litigato e afferma di non volermi più!-
-Non lo pensa davvero...lui ti ama- e pronunciò quelle parole con una fatica immane, e con una punta di sarcasmo che lei non colse. Edith scosse la testa.
-Non credo mi ami più- rispose, e si strinse a Mark.
-Prima stavo provando a imparare un brano di Mozart. Se vuoi vado a prendere lo spartito: si trova nella mia stanza- disse lui, sperando di distrarla e di dare vita ai suoi desideri segreti.
-Si, ti prego-
Rimase in cerca dello spartito per circa dieci minuti mentre lei attendeva in salotto. Mark, nella frenesia del momento, non si accorse nemmeno che questo si trovava a terra, affianco alla scarpa del suo piede sinistro.
-Mark- lo richiamò lei, entrando a passo lento nella stanza.
-Entra pure, e scusami se ci sto mettendo molto, ma non riesco a trovare lo spartito. Non capisco davvero: era qui, sulla scrivania!- disse.
Edith rise appena vedendolo goffo tra le scartoffie e gli occhiali rotondi sul punto di cadere; gli occhi ancora rossi dal pianto.
-Sei più bella quando ridi, Bonnie- le disse ridendo, chiamandola con il nome che di tanto in tanto usava per rivolgersi a lei. Tempo prima, in un viaggio in Inghilterra, aveva sentito pronunciarlo, e gli era parso così tenero da non poterlo dedicare a nessuno se non a Edith. E Edith rise ancora, con lo sguardo di una bambina divertita. Si avvicinò a Mark, così tanto che lui non poté fare altro se non baciarla. Inconsapevolmente si era diretta verso la scrivania per affiancare Mark, ma quando si ritrovarono sul punto di avere i loro nasi in contatto le opzioni furono ben poche. Tuttavia si allontanò per primo.
-Sappiamo entrambi che non puoi- disse.
-Non posso per delle stupide regole. Voglio baciarti Mark: forse non potrò farlo mai più- rispose lei e tornò a baciarlo.
-Edith te ne pentirai- la avvisò lui.
-Non me ne pentirò mai- affermò sicura.
-Si invece, e ti odierai. Non voglio che tu abbia questo rimpianto. Ti conosco, e so che non ne trarresti un bel ricordo- disse lui, allontanandosi di nuovo.
-Mi conosco abbastanza da sapere che non sarà così. Mi conosco anche io- e quando si allontanarono rimasero uniti a lungo. Fu un abbraccio lungo e deleterio. Non andò al suo matrimonio, non avrebbe potuto vederla sposarsi con l'uomo che gliela aveva portata via, né ebbero più occasione di vedersi da soli: da quel giorno si incontrarono solo ad eventi pubblici o per caso, ma mai senza qualcuno affianco. Quando Edith scoprì che Mark era divenuto padre del figlio nato dalla donna con cui si era sposato poco tempo prima volle fargli visita senza riflettere su quanto le convenisse. Erano comunque in presenza dei coniugi, ed entrambi mascherarono bene l'imbarazzo. Nessuno dei due aveva idea che si sarebbero rivisti anni dopo, in uno scenario di paura e terrore, e che sarebbero stati soli e in grado di rinnovare una promessa d'amore che era rimasta nascosta in un bacio che aveva dato vita a un bellissimo ricordo.

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