Capitolo 66

Auschwitz

Le chiamate di Bruce hanno notevolmente migliorato l'umore del generale, ma nonstante ciò da vari giorni lo tormentava un'idea a cui oggi ha dato sfogo. Ci ha pensato a lungo, meditando la notte su cosa fare o non fare, ma alla fine la curiosità ha avuto la meglio. Ha visto Edith...le ha parlato, ma forse sarebbe stato meno doloroso evitare. Quando ne ha discusso con Veronika questa lo ha incoraggiato sin da subito, nonstante lei abbia sofferto di questo suo desiderio. Ha chiesto a Müller di portarla nel suo ufficio, senza pensarci, per vederla...per parlarle, desiderando solo osservarla.
-Edith- ha detto, quasi fosse una domanda, quando Müller l'ha velocemente spintonata nel suo ufficio e ne è uscito, lasciandoli soli. Lei si è voltata verso la direzione da cui aveva udito pronunciare il suo nome, e ci è voluto qualche istante prima che  riconoscesse Mark.
-Mark?- ha sussurrato a bassa voce, con terrore, vedendolo nella sua divisa.
Voleva rispondere, ma i suoi occhi erano colmi di lacrime, e non è riuscita a dire o a pensare nulla. Gli anni non le avevano tolto il fascino e l'immortale bellezza. Nemmeno la fame e il dolore hanno osato rovinarla.
-Ma sei tu?- ha domandato quindi lei, sul punto di piangere, non sapendo nemmeno più cosa pensare.
-Si- ha risposto lui, pieno di vergogna per la prima volta in tanti anni di carriera. Allora ha fatto un passo avanti verso Edith, e lei non si è mossa.
-Fingi di non riconoscermi?- ha domandato lui, accennando un sorriso.
-Io non ti riconosco...non così, non in questo luogo, ma soprattutto non con questa divisa- ha risposto lei, ancora incredula. A quella frase Mark ha abbassato lo sguardo.
-Posso capire perché- ha detto solo.
A quelle parole è stata Edith a fare un passo avanti.
-Non sei cambiato- gli ha detto, e lui ha alzato lo sguardo.
-Nemmeno tu- ha risposto sorridendole.
-Mai avrei pensato di rivederti qui-
-Io ti ho già vista...ma in lontananza- ha confessato Mark.
-Mi spiavi?- gli ha domandato con incredulità divertita, dando vita a vecchi ricordi.
-Ho perso il vizio- ha risposto lui, e hanno riso del passato.
-I tuoi figli sono vivi, tutti e sette- le ha detto, pur non sapendo la reale sorte della sesta, per non farla stare troppo male. Le si è illuminato lo sguardo.
-Davvero? Ne sei sicuro?- ha domandato.
-Li ho visti personalmente, tutti e sette-
Allora Edith ha cominciato a piangere di gioia.
-E...John? È vivo lui?- ha domandato cautamente.
-Si- e l'ha vista felice, in quell'istante, perché si era coperta la bocca con la mano, ma in un gesto di gioia, di felicità.
-Come sta tuo figlio? Se non ricordo male ora dovrebbe avere una ventina d'anni- ha domandato lei successivamente.
-È così, ha vent'anni. Abbiamo un rapporto un po' complicato...-
-Come mai?-
-Mi sono accorto troppo tardi di aver commesso degli errori- ha ammesso Mark, e Edith l'ha osservato con fare pensoso.
-È così strano rivederti- ha affermato lei.
-Mi sei mancata molto- si è lasciato sfuggire lui. Edith ha notato la sua espressione di rimprovero verso se stesso.
-Anche tu- gli ha risposto, e lo ha sfiorato per la prima volta dopo più di quindici anni. Senza rendersene conto le loro mani si sono ritrovate incrociate, e le loro fronti unite. Si erano amati in passato, e tutt'ora non riescono a liberarsi di quel filo rosso invisibile che li lega. Mark l'ha abbracciata, e lei ha ricambiato senza pensarci due volte, senza dubbi o paure superflue. In quel momento hanno pianto, hanno pianto entrambi di nostalgia verso tempi in cui vedendosi avrebbero corso come pazzi per stringersi.
-Non è cambiato nulla, Mark- gli ha sussurrato all'orecchio, e non è servito un genio per capire a cosa si stesse riferendo. Allora Mark ha pianto in modo silenzioso ma disperato, e l'ha stretta con maggiore forza. Quando Edith si è allontanata lui si è poggiato alla scrivania, non tanto per non farsi vedere in quelle condizioni ma per calmarsi e tornare  a governare se stesso. A quel punto lei si è stretta al suo braccio, con una familiarità tale da sembrare un gesto che faceva sempre.
-Edith...tu non hai idea di quanto io stia soffrendo in questo momento- le ha detto, sconsolato.
-Forse si- ha risposto lei, e lui si è voltato per osservarla. Ha preso il suo volto tra le mani, e ha pianto sotto il suo sguardo triste. Un pianto dignitoso, quello di Mark; di chi si può permettere di piangere senza sembrare patetico.
Davanti alla figura di un uomo distrutto dall'amore e in parte dalla vita Edith ha posato la testa sulla sua spalla, e sono tornati a stringersi a lungo, affogando nei singhiozzi di parole mai dette o dette troppo tardi.
-Non piangere. Ti prego- l'ha supplicato Edith, e se lui ha smesso di piangere è stato solo perché glielo ha chiesto lei.
-Dio solo sà quanto ti ho amata...e quanto ti amo tutt'ora- le ha detto a bassa voce.
-Forse neanche Dio lo sa- ha commentato lei, sorridendogli. Edith, allora, ha preso la sua mano e l'ha messa sul suo petto.
-Questo cuore di anni ne ha, eppure non ha mai smesso di battere per te- gli ha detto. Mark le ha dato un bacio sulla guancia in quel momento, e lei lo ha trattenuto a lungo: anche a lei mancava.
-Baciami- gli ha detto.
-Non voglio che tu me lo permetta perché ti sto facendo pena-
-Ma lo voglio anche io. Forse non ci rivedremo mai più...- gli ha detto, senza avere la minima idea che finita la guerra, se tutto dovesse andare bene, saranno membri della stessa famiglia.
E comunque lo volevo davvero: desiderava realmente baciarlo.
Si è avvicinata a Mark, ma è stato lui a baciarla. Doveva essere un bacio casto, un bacio che avrebbe messo a tacere il suo rimpianto, e invece si sarebbe trasformato in un tradimento se non avessero avuto il buon senso di fermarsi. È stato qualcosa che hanno desiderato entrambi. Edith si è allontanata solo quando ha sentito che stava per trasformarsi in qualcos'altro, qualcosa che l'avrebbe resa una moglie infedele. Mark ha tuttavia continuato a cercare le sue labbra senza successo.
-Mark, sono sposata- gli ha ricordato lei, per allontanarlo. Lui si è ritratto a testa china, e ha pensato, contro ogni logica, a Veronika.
-Scusami- ha risposto lui. Edith ha scosso la testa.
-Lo desideravo. Sono passati tanti anni, ma tu non cambi di una virgola, nemmeno ora, con questa robaccia addosso-
-Anche tu sei sempre la stessa, e se non lo prendi come un tentativo ruffiano di seduzione lasciami dire che sei diventata ancora più bella- ha detto, e per alcuni istanti non ha saputo se continuare a parlare o meno.
-Posso vederla come una frase dettata dal tuo animo romantico? Non ho ancora dimenticato che hai imparato a suonare il pianoforte perché ti avevo detto che adoravo Mozart- ha detto ridendo.
-Lo suono ancora, quando ho tempo- ha risposto lui. Edith allora gli ha sorriso: si è sentita lusingata.
-Hai sempre lo stesso sorriso- gli ha fatto notare prendendo il suo volto tra le mani. A quel punto hanno sentito uno sparo. Edith si è stretta a lui, che l'ha abbracciata tenendo la testa fissa verso la direzione da cui esso era provenuto. Non avrebbe per nulla al mondo rinunciato a stringerla tra le sue braccia anche per pochi istanti.
-Quando finirà la guerra?- gli ha domandato.
-Stiamo perdendo- amaro in quelle parole, -Non credo che durerà ancora a lungo-
-Spero sia così. Ah, e se te lo stessi chiedendo un bacio non è un tradimento-
-Se c'è sentimento si- ha risposto lui ridendo.
-Non se erano anni che quel bacio era sospeso sulle mie labbra-
-Dici sul serio?-
Allora Edith ha alzato lo sguardo, e gli ha sorriso timidamente.
-Anche il tuo profumo è sempre lo stesso- ha detto.
-Intendi scontato e uguale a tutti gli altri?- ha domandato lui descrivendolo come lo aveva descritto lei la prima volta.
-In questo momento è unico- ha risposto Edith. Sono poi rimasti a parlare ancora un po' prima di separarsi.
-Promettimi che avrai cura della tua vita- lo ha supplicato lei.
-Per te è importante?- ha domandato lui.
-Sai che lo è- ha risposto a mo' di rimprovero Edith.
-Ci proverò- l'ha rassicurata lui, sorridendole. Un'ultimo slancio, un'ultima dimostrazione disperata d'amore, e Edith ha voluto sugellare quel momento dandogli un ultimo, sentito bacio prima di separarsi.
Si sono allontanati senza fiato per qualche istante.
-Anche questo pendeva sulle tue labbra da anni?- le ha domandato ridendo lui.
-No: questo è per dirti che non è cambiato nulla- ha risposto lei con fiato corto. Ancora qualche istante, ancora labbra contro labbra, e poi si sono separati con la promessa di rivedersi in tempi migliori, e in Mark è tornata quella voglia di vivere che non sentiva sua da ormai molti anni.

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