Capitolo 65

Sento Zelda muoversi affianco a me. Ieri sera ci siamo addormentati abbracciati. Ieri sera...Non credo di essere mai stato più felice, e credo che sia lo stesso anche per lei.
-Buongiorno- le sussurro all'orecchio.
Fa una smorfia divertita. Posa la mano sulla mia, quella che la cinge in vita.
-Non vedo l'ora di rifarlo- ammette coprendosi il volto con la coperta. Rido.
-Fa freddo- dice.
-Dove vuoi arrivare?-
-Facciamo il bagno insieme- propone.
-Come si fa a dirti di no?-
-Non puoi. E poi fa freddo: l'acqua calda ci eviterà un malanno. E poi tu hai ancora la febbre, e ti fa male prendere freddo-
-In realtà credo sia passata-
-Meglio così. Ora prendi questa coperta: usala per coprirti- dice, avvolgendosi intorno la coperta che ci copriva, e prendendone una che aveva piegato ieri sera e posato per terra. Si alza, ma torna a sedere dopo pochi istanti.
-Hai cambiato idea?- le domando sulla sua spalla. Finge un'espressione divertita.
-Non riesco a camminare- sussurra a bassa voce, sorridendo.
-È il frutto dell'amore- le dico, e mi allontana ridendo.
-Come farò? Friedrich si accorgerà che ho difficoltà a camminare, e non voglio che mi veda così-
Minimizzo la cosa, anche perché non so cosa altro fare
-Per te è poco, ma per me è umiliante!- afferma alterata.
-Mi stai offendendo- le dico. Non mi sento offeso, ma non voglio che si arrabbi ora.
-Non voglio offenderti, ma non è una bella sensazione- afferma. Ci sono alcuni istanti di silenzio.
-Non volevo offenderti, davvero- dice, e mi prende per mano.
-Lo so- le dico.
-Voglio andare a fare il bagno, ora- afferma, e mi tira per una spalla. Dopo essermi avvolto la coperta addosso la prendo in braccio.
-Così provi dolore?- le domando a mo' di presa in giro.
-Così no- risponde stringendosi a me.

-Potremmo farlo anche in vasca, uno di questi giorni- dice, mentre gioca con delle bolle di sapone.
Rido.
-Avremo tempo per pensarci-
Si è messa in testa che vuole fare l'amore ovunque, senza un preciso motivo, per il semplice desiderio di "sperimentare", come dice lei. Che carina...ancora non immagina che questa voglia di fare è passeggera. La abbraccio mentre mi bagna i capelli e si stringe a me.
-Sai Bruce, ieri sera credo di averti amato. Credo di amarti tutt'ora, ma sono dell'idea di averlo capito ieri- dice dandomi un bacio sulla guancia. Le sorrido.
-È la cosa più bella che potessi dirmi- le dico, stringendola a me. Non lo dirò mai con quel tono sdolcinato che mi disgusta, ma voglio che lo sappia.

-Come va lì...ad Auschwitz?- strano modo di esordire, ma pazienza.
-Le solite storie...anche se, qualche mese fa, è scomparsa una prigioniera ebrea. Pensa te che la conoscevo anche: anni fa la incontrai con suo padre, con cui non parlo più da un po', davanti a una gelateria. Si chiama o chiamava Zelda. Non per dire che gli ebrei siano intelligenti, ma non è da tutti riuscire a scappare da un campo come Auschwitz. Ovviamente supponendo che sia scappata, perché potrebbe essere anche morta senza che nessuno abbia registrato il suo numero-
-Ah...chissà come ha fatto...- riesco a dire, cercando di restare calmo.
-Già...pensa un po' che Veronika è convinta che siate scappati insieme. Una sorta di fuga d'amore...roba da non credere- dice, scoppiando a ridere.
Fingo di ridere.
-È incredibile la fantasia delle donne- gli dico, fingendo di ridere, mentre sto morendo di terrore dentro. Non devo farlo insospettire, non devo farlo insospettire per alcun motivo, ma in fondo non ha motivo di insospettirsi.
-Ma cosa fai lì, ovunque tu sia? Hai conosciuto qualcuno?...qualche ragazza?- dice, e sembra che voglia  solo incastrarmi.
-Gretel- rispondo con il primo nome che mi viene in mente.
-Tedesca?-
-Ovviamente. Incarna il perfetto prototipo di donna ariana, sai? È bionda, ha gli occhi azzurri...lo si nota da decine di chilometri che appartiene a una razza superiore- dico, mentre osservo Zelda dalla finestra. Sta parlando con Friedrich che taglia la legna.
Perdonami Zelda, ti prego.
-Buon gusto. Quando la conoscerò?-
-Non lo so. Ad ogni modo ora devo andare: ho ancora un po' di febbre e credo che mi coricherò per qualche ora-
-Come vuoi, ciao Bruce-
-Ciao papà- rispondo sbrigativamente, attaccando.
Lo sa...Non avrei mai dovuto parlare di una ragazza, di matrimonio o di anelli con lui. Ora basterà una distrazione, una parola detta al momento sbagliato e capirà, perché come potrebbe non capire?  Maledetta Veronika! La facevo una donnaccia stupida e se ne esce con un'ipotesi che altro non è se non la verità.
-Zelda, puoi entrare un momento?- le domando aprendo la finestra. Si alza dalla sedia su cui era seduta con non poca difficoltà. Non posso tenerle nascosta la verità. Non posso negarle la consapevolezza che tutto potrebbe finire da un momento all'altro a causa della mia superficialità. Sto ingigantendo la cosa? Probabile.
-Spero sia importante, perché ho sofferto non poco arrivando fin qui- dice, abbracciandomi.
-Io credo che...ovviamente non è ancora certo, ma...credo che mio padre sappia di noi, o se ancora non lo sa non ci vorrà molto prima che lo capisca-
Mi osserva e sorride divertita.
-Come potrebbe saperlo?-
-Poco fa gli ho telefonato, e mi ha detto che una prigioniera di nome Zelda è scomparsa, senza sapere se sia scappata o se sia morta. La sua amica, o futura moglie, o quello che è ha pensato che siamo scappati insieme...e ha ragione! Inoltre, in una telefonata, mi sono lasciato scappare qualche parola di troppo, e ora lui crede che voglia sposarmi con una tedesca di nome Gretel- le dico.
La vedo abbassare lo sguardo.
-Non ho capito l'ultima parte- dice.
-Gli avevo chiesto dove avesse riposto l'anello di fidanzamento di mia madre, e lui ha capito subito che era per qualcuno, che era per te...-
Accenna un sorriso.
-Continuo a non capire l'ultima parte-
-Oggi mi ha chiesto come si chiami questa fantomatica donna, che tanto fantomatica non è perché sei tu, e gli ho risposto che si chiama Gretel, che è tedesca ed è bionda e con gli occhi azzurri, quindi lui ora crede che io voglia sposarmi con una donna che non esiste-
-Meglio così, non credi? In questo modo non risalirà mai a me-
-Ma adesso basterà che io dica una parola di troppo...non puoi pensare che non gli sia venuto nemmeno un dubbio...-
-Lui crede che non ti abbasseresti mai a voler anche solo parlare con me, figurarsi se può credere che tu voglia sposarmi. Non è nulla di ingestibile, credimi- dice, e mi abbraccia.
-Zelda è tutta colpa mia, è solo colpa mia- biascico sulla sua spalla.
-Ma non è successo niente- afferma ridendo.
-È che...ho paura, Zelda. Ho paura di perdere tutto questo, e non voglio-
-Non lo perderai, ora calmati. Non resisterò ancora a lungo: devo sedermi-
-Per- dico per poi interrompermi. Mi sorride.
Entrati in cucina Friedrich ci ha rivolto uno sguardo fugace per poi abbassarlo. Sembra quasi in imbarazzo. Zelda vuole spolverare senza troppa cura le mensole della libreria, e ha voluto che la seguissi senza un preciso motivo.
Esce dalla stanza, ma la vedo nascondere un'espressione di dolore.
Friedrich sta sfogliando un giornale.
-Tutto bene?- gli domando.
-Si, certo- risponde.
Mi siedo affianco a lui.
-Io non credo- gli dico.
Alza appena lo sguardo.
-Parli con Zelda ma non con me. Che ho fatto?- gli domando.
-Nulla- risponde a testa china.
Gli sfilo il giornale di mano.
-Dimmi cos'hai- gli dico.
Sospira.
-Bruce, non so se tu e Zelda ve ne siete accorti, ma le pareti delle stanze non sono così spesse da attutire completamente qualsiasi suono- dice, e abbassa la testa. Passa un po' di tempo prima che io capisca cosa intende.
-Tu...- dico.
Annuisce.
-Cosa...cosa hai sentito?- gli domando con un imbarazzo che non credo di aver mai provato.
-Cambiamo discorso?- domanda a mo' di supplica.
-Non se prima non mi dici cosa hai sentito-
-Non ho sentito quasi nulla- afferma divertito.
-Ma di cosa sono le pareti, di carta?- gli domando.
-Non dire nulla a Zelda: ha stento si fa sfiorare quando ci sei tu, figurarsi se gli dici una cosa del genere!- gli dico.
-Non lo farò. Non lo farò mai- afferma terrorizzato all'idea di parlargliene.
-Grazie. E tu...dimentica-
Sta per rispondere, quando decido di accendere la radio. La Germania potrebbe perdere la guerra, o almeno è quello che viene detto. Papà non mi ha detto nulla, e patriota com'è crederà ancora di poter vincere. Non dovrei esserne contento, ma se non altro significa che la guerra potrebbe finire presto, e io non desidero altro.
-Tu e Zelda vi sposerete mai?- mi domanda.
-Vogliamo sposarci finita la guerra-
-Dove pensate di andare a vivere? Intendo in quale Stato...-
-In America, o comunque il più lontano possibile da tutto questo-
-Com'è bella l'America...Non riesco ad immaginare meta più bella-
-Già...mi auguro solo che la guerra finisca al più presto. Voglio sposarla il prima possibile- ...e segnare ciò alla lista di cose da fare nei prossimi dieci anni.
-È un bel desiderio-
-Lo so- affermo, e ridiamo.
-A te...come va?- gli domando.
-Non bene come a te- dice ridendo.
-Perché?-
Scrolla le spalle.
-Credo che dipenda dal fatto che non vedo molte donne oltre Zelda in questo periodo. In realtà non vedo molte donne dall'inizio dell'anno-
-Ma così non si va avanti. Stento a credere che quando sei andato a comprarti le sigarette hai incontrato solo uomini...-
-Ci sono solo donne sposate e bambine di quattordici anni bigotte-
Ridiamo.
-In realtà credo semplicemente che non sia ancora arrivato il mio momento-
-Arriva per tutti, prima o poi. Il mio momento è arrivato in mezzo a un bosco, forse per te si prospetta qualcosa del genere-
Ride.
-Non credo- dice divertito, -Credo che arriverà più in un parco, o in una gelateria, o in qualche altro luogo così- aggiunge. Siamo rimasti a parlare per un po'...è un buon ascoltatore.
La sera è arrivata in fretta. Durante il pomeriggio Zelda ha letto il giornale che prima aveva letto Friedrich...a testa in giù. Ha affermato che in quella posizione provava meno bruciore tra le gambe.
-Sai Bruce, pensavo che sarebbe bello provare quello che hai provato tu...ieri- dice Zelda, non appena mi sistemo nel letto. Ma cos'è? Un agguato? Le sorrido divertito.
-Ah si?- le domando alzando il sopracciglio.
-Si- risponde, coprendosi il volto con la coperta.
-Non credo che mi abituerò presto- le dico divertito. La sento ridere sotto quella coperta, ma non dice una parola e posa la testa sulla mia spalla.
-Cosa vuoi?- le domando ridendo.
-Lo sai- risponde con tono lamentoso, prendendo la mia mano tra la sua.
-Non voglio che urli: le pareti non sono così spesse come credevo, ed è lungi da me il voler essere sentito-
-Come vuoi- risponde lei.
Ovviamente non mi ha nemmeno ascoltato, perché ho dovuto tapparle la bocca io non appena l'ho sfiorata con l'indice.
-Zelda!- la rimprovero ridendo. È come se per lei fosse un gioco, perché ne ride con tanta spontaneità da mettermi allegria. Sta ridendo anche in questo momento, mentre alterna gemiti soffocati e ansimate disperate a risa infantili.
-Oh Bruce, perché non mi hai detto a cosa rinunciavo quando ti chiedevo di aspettare? Dio mio, mi sento una tale stupida! Avrei dovuto darti ragione, perché sento che non riuscirò più a vivere senza di questo!- dice ad occhi chiusi, stringendomi il braccio, mentre si riprende a respiri lenti. Fa strano vederla così devota al piacere, quando fino a due giorni fa non mi permetteva nemmeno di sfiorarla oltre il collo.
-Oh, sono stata così stupida, così stupida dannazione- rimprovera a se stessa. Apre gli occhi e degludisce.
-Sento che è rimasto qui, qui in gola ciò che ho provato poco fa. Non puoi immaginare che sensazione io provi tra le gambe in questo momento. È così piacevole...ti odio per avermi fatto scoprire tutto questo solo ora! Anzi, odio me, perché sono io che ho voluto tanto attendere-
-Oramai sei irrecuperabile- le dico divertito, e ride.
-Non riesci a capire quanto nuovo sia tutto questo per me, ma mi piace tanto, tanto, così tanto che credo ne diverrò dipendente- dice ridendo.
Sento che mi divertirò molto con questa sua nuova dipendenza.

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