Capitolo 63

Friedrich afferma che passa tre minuti al giorno tutti i giorni in posizione verticale...è convinto che faccia bene. Personalmente non mi interessa scoprire se ha ragione, ma lui, puntuale come un orologio svizzero, si ritrova ogni mattina dalle dieci alle dieci e tre minuti a testa in giù.
-Devo necessariamente comprare delle sigarette: sono finite ieri e non riesco a vivere senza!- afferma entrando in casa insieme a Bruce, che si è graffiato mentre gli dava in mano la legna per il fuoco.
-Non credo che potrai acquistarne molto presto- afferma Bruce, sedendosi sul divano.
-Qui vicino si. Compro sempre lì le sigarette...insieme al cibo e al resto- risponde, come se fosse una cosa da niente.
-In che senso?- domanda Bruce, non capendo.
-Nel senso che qui vicino c'è...non un paese, perché un paese non è, ma qualcosa di simile. Beh, non esattamente qui vicino. È un po' lontano, ma nei paraggi-
-Perché non ce lo hai detto?- gli domando.
-Non credevo fosse importante...-
-Certo che lo è!- dice Bruce.
-In ogni caso non credo che uno di voi due potrebbe venirci: ci sono meno di seicento persone e tutti conoscono tutti, e non sarebbero poco sospettose nel vedere anche solo uno di voi due- dice, -Ad ogni modo: ho intenzioni di andarci questa sera, perché la sera ho meno probabilità di essere visto, e preferisco non farmi vedere. Non fosse mai che qualcuno sia una spia tedesca!- aggiunge ridendo.
-È il ragionamento che farebbe una spia tedesca- afferma Bruce divertito, alzando il sopracciglio.
-Non sono mai riuscito a uscire di casa senza fare rumore o rompere qualcosa: figurarsi se sono in grado di fare la spia-

Friedrich, come diceva, è andato a comprarsi delle sigarette. Io e Bruce abbiamo cenato, e per la fretta di lavarci i denti abbiamo anche dimenticato di sparecchiare. Ha sparecchiato Bruce, alla fine, ma non senza poche lamentele. "Non sono io quello che dovrebbe preoccuparsi di sparecchiare", "Sei tu la donna: preoccupatene te, io non ho confidenza con cose del genere" ha continuato a ripetere con stizza, ma non gli ho dedicato attenzione perché avrei soltanto alimentato la sua seccatura. Dopo poco mi sono chiusa in bagno. Inizialmente volevo solo pettinare i capelli, ma ho finito per riempire la vasca con acqua calda.
La febbre di Bruce è scesa. Credo che domani starà già molto meglio, ma se un sintomo della malattia dovesse persistere e renderlo più difficile di quanto già non sia non sono sicura che lo sopporterei a lungo. La febbre lo rende scorbutico. Troppo per i miei gusti.
-No, aspetta. Rimani- dico a Bruce, mentre socchiude la porta chiedendomi cosa stia facendo.
-Vuoi che rimanga?- domanda, e nella sua voce c'è un
-Se vuoi...- dico, scrollando le spalle.
-Certo che voglio- dice, e si avvicina per sedersi affianco alla vasca. Non fa in tempo a sedersi che mi aggrappo al suo collo e lo bacio, e finisce a terra per la velocità con cui lo ho portato alla mia altezza. Non appena si allontana ride, e posa la testa sulla mia spalla.
Volevo baciarlo...ma credo di avergli fatto male. Posa il mento sul bordo della vasca.
-Mi stavi facendo cadere- dice, riferendosi a pochi istanti fa. Gli dò un bacio sul naso.
-Sei tu che eri troppo impreparato-
-Beh, sai com'è: non mi capita tutti i giorni...-
-Forse da oggi si- gli dico ridendo.
-Ah si?- domanda, alzando il sopracciglio divertito.
Alzo le spalle e ride. Abbassando lo sguardo mi vedere giocare con le mani.
-Che fai?- domanda divertito.
-Niente- rispondo, ma le allontano perché credo che gli dia fastidio il suono delle unghie che si toccano.
Mi dà un sonoro bacio sulla guacia.
-Fai il bagno con me- gli dico, e nel frattempo gli sbottono il giacchetto.  Sospira divertito.
-Come faccio a dirti di no se me lo chiedi nuda e mentre mi spogli?- domanda, sorridendomi. Si toglie i vestiti in pochi attimi, e ha un brivido mentre si immerge nell'acqua calda.
Si appoggia con la schiena alla vasca, e porta la testa all'indietro. Il suo collo è teso; si vede ogni vena, ogni sfumatura della pelle. Vorrei baciarlo, esattamente dove la clavicola crea quello spazio vuoto tra le spalle e la testa. Non so perché...non so perché mi vengano in mente certe cose.
Sfrego con tenacia la spugna insaponata contro il mio braccio, senza un reale motivo, soltanto perché mi piace sentire un rumore che causa il mio gesto. Bruce se ne accorge.
-Se fai così finirai per avere qualche graffio o qualche irritazione- dice, e mi sfila dolcemente la spugna di mano, facendomi voltare.
Passa la spugna lungo la schiena. Lo fa in modo lento, insopportabile. Mi sta provocando, e se lo sta facendo si è probabilmente accorto di cosa è successo quella sera.
Se ne è accorto: usa l'acqua per togliere il sapone, e non appena lo ha fatto mi stringe in vita e mi lascia baci sulla spalla.
-Sei un bastardo- gli dico.
-Perché?- domanda sulla mia spalla. La cosa divertente di questa situazione è che mi sto arrabbiando con lui, ma forse nemmeno si accorgerà perché.
-Lo sai meglio di me-
Ci sono alcuni istanti di silenzio.
-Ti ho offeso in qualche modo?-
-No. Al contrario avrei preferito essere offesa che vivere questo supplizio da giorni. E non far finta di niente: sappiamo entrambi a cosa mi riferisco-
Ci sono altri minuti di silenzio. Il mio tono di voce era calmo, ma non credo sia servito a qualcosa.
-Io...non capisco, davvero. Parlamene: forse mi sfugge ciò che intendi- dice.
-Se non lo ricordi non te ne sei nemmeno accorto- gli dico a voce bassa.
-Ma che supplizio ti starei costringendo a vivere?- domanda dopo poco, e nel suo tono c'è l'evidente frustrazione di voler capire.
-Quello a cui ti ho costretto io-
La mia schiena è contro il suo petto, e la mia testa sulla mia spalla. Potrei addormentarmi in questa posizione.
-Ma tu non- si interrompe.
-Io non l'ho mai vissuto come un supplizio, ma come una tua scelta da rispettare- afferma.
-Non dire bugie. Quando dormivamo sulla terra ti sentivo ansimare, mentre credevi che dormissi. Non che sia una colpa, sia chiaro- gli dico ridendo, per non imbarazzarmi confessandogli qualcosa che forse non avrei dovuto dirgli.
-Tu...in-in che senso mi sentivi?- domanda nervosamente, scandandomi appena per vedermi. Lo osservo come a rispondergli, e distoglie lo sguardo portandosi una mani davanti alla faccia. C'è silenzio per alcuni istanti.
-Da quando in qua, dunque, hai queste idee? Pensavo volessi aspettare il matrimonio...- mi domanda.
-Le ho da quando, quella sera, mi hai sfiorato tra le gambe, e andando in bagno mi sono ritrovata le mutande bagnate e la sensazione di insoddisfazione di cui sarai stato vittima anche tu per colpa mia- dico, ed è la prima volta che parliamo ad alta voce di ciò che accade la sera.
-Perché non mi hai detto nulla?- mi domanda, scostandomi appena per vedermi in volto. Scrollo la testa.
-Pensavo che non te ne fossi accorto-
-Pensavo che fosse un'illusione della mia mente- dice, e ridiamo.
-Quella sera mi sono addormentata con una sensazione orribile, e tutto perché non potevi spostare la mano di qualche millimetro. Ero lì, Bruce: ero pronta per te. Non ti avrei rifiutato nulla, non ti avrei negato niente. Volevo solo che mi strappassi i vestiti di dosso e mi facessi tua. Non chiedevo altro. Ti stavo supplicando di continuare e spingerti fin dove tu avessi voluto. Io non avrei detto niente: lo volevo, e stavo solo aspettando che tu ti accorgessi di quanto ti volessi. Qualche millimetro in più e avresti capito che era il momento di fare il passo avanti che stavo aspettando-
Assume un'espressione sorpresa, confusa.
-Tu...dici davvero?- domanda.
-Si- rispondo a testa china.
-Dovevi dirmelo. Temevo che mi avresti allontanato se ti fossi apparso sfacciato- dice, senza darsi tregua. Scrollo la testa e gli sorrido.
-È da quella sera che aspetto che rimedi, sappilo- gli dico, e torno con la schiena contro il suo petto.
-Quando vorrai- dice, e mi dà un bacio sulla guancia.
-Stai fingendo di non capire?- gli domando.
-Non vorrai...si insomma, ora?- mi domanda ridendo. Lo osservo e ride.
-Voltati- dice, e mi dà un bacio sulla guancia. Sentiamo la porta aprirsi. Sbuffa.
Friedrich chiede dove siamo. Gli urliamo che siamo in bagno, e gli consigliamo di non entrare.
-Ah...ehm, d'accordo. Io vado a dormire. Buonanotte- risponde lui, imbarazzato.
Ridiamo.
-Che fai?- gli domando divertita, mentre allontano la sua mano.
-Non...non lo vuoi più?- domanda.
-Ora non più. E poi c'è Friedrich...-
Bruce sospira divertito.
-Come vuoi...non mancherà occasione- afferma, stringendomi a sé. Ridiamo.
Mi sento più leggera, e sono contenta che ora lo sappia. Volevo che lo sapesse. Doveva saperlo, in un certo senso.

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