Capitolo 6
Ma ora cosa dovrei fare?
Si insomma, so cosa devo fare: devo allontanarmi da qui, da lui...Da tutto. Però non so se voglio davvero lasciarlo qui: magari il fatto che i tedeschi non vengono in questi luoghi per paura dei Partigiani è tutta una balla, come mi dimostra il fatto che me ne sono ritrovata uno qui e ho dovuto lottarci; ma se lascio qui questo tizio, dei tedeschi -ammesso che passino da queste parti, cosa che personalmente trovo improbabile- potrebbe insospettirsi, capendo così che non sono soli in questo bosco. Oppure potrebbero pensare che sia stato un Partigiano a ridurlo così; però pensando questo potrebbero fare tipo un pattugliamento e trovarmi, oppure non lo so...magari analizzerebbero le impronte digitali che ho lasciato sulla sua uniforme, o divisa, quello che è...
Ho appreso un'altra cosa su me stessa: mi piace tanto perdere tempo a fare congetture, dato che mi sembra passato molto tempo da quando mi sono seduta a...riflettere? Sto diventando una persona filosofica!
E così, tra un'ipotesi e un'altra, mi decido a portarmelo dietro. In parte rimpiango ancora questa scelta...
Subito dopo però mi si presenta un altro problema, e poi un altro ancora, ma di questo parlerò più avanti...
Come dovrei portarlo? Si insomma, è più alto, più forte, più robusto di me: come faccio a trascinarmelo dietro? Io poi, che non mangio altro che una fetta di pane risicata da una settimana! O forse erano due? Non ricordo neanche da quanto tempo non faccio un pasto completo. Chissà se lui ha qualcosa nelle tasche...mi basterebbe anche...Non so, qualunque cosa andrebbe bene purché non sia pane: ormai non riesco neanche più ad avvicinarmici, talmente mangiavo solo quello. Però so adattarmi, ovviamente al campo non potevo certo mettermi a fare la schizzinosa riguardo i pasti: era già tanto che mi dessero qualcosa da mettere sotto i denti...
Presa da un impeto di coraggio mi avvicino a lui, e si, un impeto di coraggio, perché anche se al momento non è cosciente a me fa paura lo stesso. Gli sbottono la giacca -suona malissimo- e cerco tra le tasche interne, che sono due, situate una destra e una a sinistra, in corrispondenza all'altezza delle tasche esterne. Cerco e cerco, e alla fine trovo qualcosa! Tutta emozionata afferro quella che sembra essere una barretta, o qualcosa di simile; gliela sfilo dalla tasca e passo a..."esaminare" il relitto. È una barretta di cioccolata! Cioccolata! Io amo la cioccolata, ma d'altronde chi non la ama? La barretta è della stessa marca di quelle che compravo io; mi stupisco di avere i suoi stessi gusti in fatto di...cibo? O dolci? No, meglio dolci; i dolci sono una tipologia di cibo, classificando questa barretta un "dolce" è come se la rappresentassi per ciò che davvero è.
Io si che impiego bene il mio tempo a riflettere su come classificare una barretta.
Vedere quella barretta; nella mia mente riaffiorano ricordi bellissimi legati a quella barretta; un ricordo così dolce, così delicato, che conserverò per sempre.
-Papà, papà!- dissi io - papà andiamo o faremo tardi! Io non voglio fare tardi!- così comincia il ricordo che sta prendendo possesso dei miei pensieri, invadendo la mia mente costringendomi a ricordare. Ma io voglio ricordare, anche momenti che mi fanno venire nostalgia.
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