Capitolo 59
Bruce's p.o.v.
La convivenza con Zelda sta portando la mia o il mio libido a livelli insopportabili.
È passata esattamente una settimana da quando siamo a casa di Friedrich, e nonstante mi sia ripromesso che non le farò pressione per qualunque cosa riguardi il contatto fisico a volte è difficile non venir meno a me stesso e a questa promessa.
A volte mi abbraccia all'improvviso, altre volte mi bacia di sua spontanea volontà, altre volte ancora rimane vicinissima a me mentre siamo seduti sul divano, e sebbene ami questi gesti provo per essi anche odio, poiché mi mettono sempre nella condizione di dovermi dominare dal toglierle i vestiti di dosso.
Uno di questi giorni è accaduto che Zelda doveva prendere un sapone dal bagno, ma io stavo facendo la doccia. È entrata in tutta fretta e a preso il sapone uscendo velocemente, ma la sola idea che potesse avermi visto senza vestiti anche per un solo istante bastò a risvegliare i miei bollenti spiriti.
Continua a ripetermi senza insistere che dovrei chiamare mio padre, ed è carino da parte sua...Inoltre credo che voglia farmi capire che vuole qualcosa in più da me, anche se non riesco a capire cosa: a volte comincia a giocare con i bottoni del maglione che porto sempre, oppure fa scivolare la mano lungo tutto il mio braccio provocandomi brividi, oppure, a letto, si avvicina così tanto che devo fare appello a tutto me stesso per non dare a vedere in che condizioni mi riduce.
In compenso ho cominciato a toccarla di più: nulla di inappropriato, ma credo di star gradualmente conquistando la sua fiducia fisica. Forse è per via delle sue attenzioni in più, o forse sono io che mi lascio influenzare dai miei pensieri, fatto sta che la sera, quando ci ritroviamo a parlare del più e del meno sotto le coperte sembra disposta a tutto.
È accaduto gradualmente, questo avvicinamento fisico, ma credo che piaccia a entrambi. A volte stiamo parlando, a letto, e allungo la mano verso la sua spalla, e dalla spalla arrivo al braccio sino alla mano, e una volta ho osato più di quanto volessi allungando la mano verso l'interno delle sue gambe, senza il reale desiderio di sfiorare zone a me negate, ma volendo solo godere dell'atmosfera che si crea quando tocco angoli mai toccati.
Credo sia diventato un po' il nostro gioco perverso: io la accarezzo dove non si aspetta e a lei piace, ed è come se in quei momenti stessimo flirtando a modo nostro. Credo sia diventato qualcosa di più intimo dell'amore: non parla mai di questa cosa, ma non appena siamo sotto le coperte sappiamo che stiamo per flirtare di nuovo, fingendo di esserne inconsapevoli. Forse è qualcosa di così speciale proprio perché non ne parliamo: se lo facessimo, probabilmente si perderebbe quella sorta di dubbio che anima i nostri gesti.
Per quanto riguarda Friedrich: ci stiamo conoscendo meglio, ma non mi piace che parli più con Zelda che con me. Sono geloso, e non lo nascondo, ma sono tuttavia convinto che non oserebbe mai sfidarmi divertendosi a vedermi morire di rabbia.
Lui e Zelda sono in cucina a preparare un dolce o non so cosa, mentre io sto fingendo di leggere un libro mentre ritraggo Zelda. La vedo benissimo da qui, e si sta divertendo giocando con la pasta frolla mentre lui prepara della crema, o qualcosa di simile.
Dovrei finire il disegno, ma voglio andare a vedere da vicino cosa fanno.
Mi siedo su una sedia alta del bancone della cucina.
-Che fate?- domando.
-Dei biscotti con la crema. Volevamo fare una torta, ma erano più semplici dei biscotti- dice Friedrich.
Sono rimasto a vederli lavorare per un po': all'inizio è divertente, ma dopo poco cominci ad annoiarti.
Ho quasi finito il disegno di Zelda: è venuto bene, molto meglio di altri.
Fuori piove, e a me piace la pioggia, soprattutto ora che posso osservarla al caldo, affianco a un camino e con una coperta sulle gambe, mentre un piacevole odore di biscotti invade la stanza.
-Bruce, è bellissimo!- esclama Zelda, alle mie spalle.
Le sorrido.
-Ti piace?- le domando, mentre si siede affianco a me.
-È meraviglioso, e tu sei bravissimo!- dice, sulla mia spalla.
-Sei tu- la informo.
-Me ne ero accorta- afferma ridendo.
-È quasi finito, poi se vuoi è tuo-
-Certo che lo voglio!-
Rido.
Volta la mia testa verso la sua e mi bacia. Mi piace quando fa così.
Friedich entra silenziosamente nella stanza, si avvicina al divano e urla facendoci sobbalzare.
-Avete un letto tutto vostro: non fate certe cose sul divano su cui siedo anche io- dice ridendo, mentre ho il cuore a mille.
Gli tiro un cuscino. Zelda è in leggero imbarazzo: lo si legge nel suo sguardo.
-Io voglio giocare a carte. Friedrich hai delle carte da gioco?- domanda lei, vivacemente. Mi ricorda una bambina quando fa così.
-Credo di si. Vado a vedere-
-Approfittiamone ora che è distrato- gli dico, tirandola a me e baciandola.
-Ancora!- urla in tono di finto rimprovero Friedrich, ridendo.
Il pomeriggio è passato in modo tranquillo.
Friedrich è sicuro che a breve nevicherà, e non aspetto altro: voglio necessariamente fare una passeggiata con Zelda sul bianco. È una cosa romantica, credo...
Non penso di essere l'uomo che le regalerà ogni giorno dei fiori o le farà mille regali, ma sono quasi convinto che per lei contino piccoli gesti come il suo ritratto, e sono quindi convinto che amerebbe passeggiare sulla neve.
Al momento sto osservando l'esterno dalla finestra, indeciso su cosa fare e cosa non fare.
Friedrich è andato a dormire molto presto: era stanco per essere stato tanto in piedi preparando i biscotti con Zelda, e devo ammettere che erano buoni. Lei invece è andata a letto poco fa, e le ho detto di non aspettarmi dato che avrei passato la serata leggendo un libro datomi da Friedrich. In realtà volevo solo rimanere solo qualche istante per pensare un po', anche perché non leggo molto. Vorrei chiamare mio padre, ma il telefono sembra così lontano...
Forse è la cosa giusta da fare...o forse potrebbe segnare la mia fine.
Potrebbe rintracciare la chiamata, capire che sono qui e scoprire anche di Zelda...e Friedrich. Sarebbe la fine per tutti e tre. Però mi manca...mi manca terribilmente. Voglio solo parlare un po' con lui, di qualsiasi cosa...
Mi rendo conto che è un gesto egoista, ma conosco mio padre, e non è del tutto un mostro. Spero solo che capisca che mi manca, e che voglio solo sapere come sta e cosa fa...
Mi tremano le mani mentre compongo il numero di casa. Vorrei piangere, ma se comincio non smetterò più, quindi tanto vale trattenersi e aspettare che la chiamata finisca per abbandonarsi all'inevitabile dolore che mi attende.
Il telefono squilla. Mi sento ansioso.
-Pronto?- risponde...mio padre? Da quando risponde lui stesso al telefono? Solitamente rispondeva Edgard...
Per un momento penso di riattaccare, ma non ne ho la forza. Mi sento pietrificato. La voce non ha il coraggio di uscire.
-Pronto?- ripete, con tono spazientito. Lo ricordavo esattamente così.
-Papà- rispondo, e il mio obiettivo di trattenermi dal piangere va in frantumi.
Ci sono alcuni istanti di silenzio.
-Bruce?!- domanda incredulo.
-Sono io- sussurro.
-Ma...dove sei?- domanda, con la voce che gli trema.
-Non te lo dirò. Volevo solo sapere come stavi-
Fa silenzio alcuni istanti.
-Bruce voglio sapere dove sei: sono tre mesi che non ti fai sentire. Hai ancora intenzione di giocare? Non sei più un bambino: dimmi dove sei- afferma in tono duro.
Non ci posso credere...
-Sei serio? Ti sta chiamando tuo figlio con cui non hai rapporti da tre mesi e te ne esci così?! Sei sempre la stessa persona egoista, superficiale ed egocentrica di tre mesi fa! Ah e ti prego, ti supplico, ti scongiuro, te lo chiedo in ginocchio: non rintracciare la chiamata. Rispetta la mia volontà per una volta, e forse quando e se ti richiamerò sarai più cosciente di quanto io stia male!- urlo, riattaccando.
Mi accascio a terra. È rimasto il solito bastardo, e nemmeno ora è stato in grado di dimostrarsi un buon padre. Gli ho chiaramente detto che non gli avrei riferito dove mi trovo, ma che volevo solo sapere come stesse, eppure ha ignorato ciò che volevo io, e come sempre a messo sé stesso e le sue curiosità davanti alle mie. Un padre normale avrebbe chiesto come sto, cosa sto facendo, e avrebbe rispettato la mia volontà. È come se non fosse cambiato nulla...il suo tono duro, che non ammette repliche né contraddizioni ha preso il posto dell'emozione che avrebbe avuto un qualsiasi genitore, ascoltando dopo mesi il figlio.
Giuro sulla mia vita che non sarò mai un padre come lui, mai! Preferisco morire piuttosto che seguire un modello come il suo.
Mi sento stupido: ho creduto di mancargli come lui manca a me, e ora ho la conferma che in realtà per lui non è cambiato nulla, è come se fossi sempre stato un ricordo.
Ora però devo richiamarlo e chiarire che non voglio che sappia dove sono. Sento di aver appena messo in pericolo Zelda, e anche Friedrich, e non riesco a sopportarlo.
Zelda, lo sto richiamando solo per te, per te soltanto, perché ti amo troppo per non scavalcare il mio orgoglio e parlargli nuovamente!
-Pronto?- risponde ansioso.
-Sono io- rispondo acidamente.
-Bruce, grazie al cielo. Credevo che non avresti più richiamato...-
-In effetti era quello che volevo fare, ma dato che di te non mi fido neanche un po' volevo semplicemente ribadire il fatto che non voglio che tu rintracci la chiamata!-
-Bruce, forse prima mi sono espresso male, ma se voglio sapere dove sei è perché sono preoccupato...non intendevo ignorare la tua volontà, davvero- dice, e credo che anche lui stia facendo un grande sforzo superando il suo orgoglio.
-Ma lo hai fatto...lo fai sempre. A volte credo che ti diverta farmi stare male- dico, e non mi preoccupo di nascondere che sto piangendo.
-Perché pensi questo?-
-Perché francamente sono più le volte in cui ho pianto e sofferto a causa tua rispetto a quelle in cui sono stato felice con te!- gli dico acidamente.
Fa silenzio.
-In un modo o nell'altro andava detto, e io volevo fartelo sapere con tutto il mio cuore! Che fai, non dici niente? Non provi nemmeno a giustificarti? È divertente, sai: ti ho chiamato sul punto di piangere per quanto mi mancavi, e ora che ti parlo nuovamente sento che non avevo affatto bisogno di sentirti, di parlare con te, che sei stato in grado di pretendere che ti dicessi dove sono, dopo averti detto che non te lo avrei fatto sapere, ma che volevo solo sapere come tu stessi. Ti costa davvero tanto chiedermi come sto, come mi sento, ma soprattutto riflettere qualche istante sul perché me ne sono andato? Io voglio solo sentirmi amato da te, non chiedo altro! Possibile che non riesci a capirlo? Vorrei soltanto...questo: quello che tutti i figli dovrebbero avere-
C'è silenzio alcuni istanti.
-Io...non pensavo di essere stato un simile fallimento come padre, ma speravo di essere riuscito a trasmetterti almeno metà dell'affetto che provo nei tuoi confronti. Non mi piace esprimere cosa provo, lo sai, ma mi spezza il cuore sentire le tue parole...dimmi dove ho sbagliato, te ne prego-
-Io non ho idea di dove tu abbia sbagliato, ma di certo non ha aiutato la continua pressione per la scuola, per le amicizie che dovevo avere, per il matrimonio, o i figli, o la famiglia, o lo sport, o gli interessi! Ah, e ho sempre, sempre odiato il pianoforte, ma il tuo egoismo è sempre stato disgustosamente cieco dinanzi all'evidenza che tuo figlio stesse facendo qualcosa che non gli piaceva, al semplice scopo di compiacere il padre bastardo che gli ha sempre fatto fare tutto ciò che ha fatto allo scopo di compiacere il suo smisurato e disgustoso ego. Ecco cosa hanno contribuito a creare le tue pressioni, le tue imposizioni e le tue scelte laddove dovevo scegliere io! Io mi sento solo, completamente solo!- dico, e piango, e non me ne vergogno, perché voglio che senta quanto sto male a causa sua.
Lo sento sospirare.
-Vorrei potermi giustificare o dirti qualcosa di meno banale di uno "scusa", ma non servono a niente le mie giustificazioni davanti all'evidente frustrazione che stai sfogando-
Singhiozzo, mentre continuo a piangere. Gli sto dicendo cose che fanno male, ma deve soffrire come ho sofferto io, e non voglio risparmiargli nulla.
-Ti chiedo solo una cosa; ho una richiesta soltanto: questa notte rinuncia a dormire con qualche puttana, chiuditi in camera da letto, spegni la luce, coricati, guarda il soffitto e rifletti sugli innumerevoli errori che hai commesso da quando sei padre, perché credimi se ti dico che non basterebbe una notte a elencarli tutti!-
-Ho fatto del mio meglio...ci ho provato- afferma con tono freddo.
-Evidentemente non è stato abbastanza! Io avevo soltanto bisogno di sostegno, di rispetto verso i miei interessi, ma a te non è importato nulla! Quando ti ho detto che volevo studiare a Oxford mi hai trattato come se ti avessi annunciato di aver ucciso qualcuno, e ovviamente hai scavalcato come sempre i miei desideri, e mi hai fatto diventare una merda di militare, solo perché è il tuo mestiere e piaceva a te! Io ti disprezzo, e ti odio, ti odio, ti odio con tutto il cuore e l'anima!- gli urlo.
-Devi...devi dirmi altro?- domanda con voce altalenante.
-No, ti ho detto tutto quello che avevo da dirti. È incredibile pensare che ti avevo chiamato pensando di parlare un po', di dirti che mi mancavi, e...non so, comportarci per una volta come un normale padre e un normale figlio che discutono del più e del meno in una piovosa serata di novembre. Evidentemente ho preteso troppo da te. Incredibile come una sola, tua frase possa aver riacceso in me tanto rancore, non trovi? Ma te ne sono grato, perché ora sai cosa penso di te. Ti chiedo un ultimo, grande, favore: lasciami libero di scegliere se farti sapere o meno dove sono, senza avere la paura che tu possa scoprirlo da solo. Te ne prego-
-Farò come vuoi...solo: telefonerai nuovamente?-
-Non lo so...non so nemmeno se mi interesserà nuovamente sapere come stai, ma in fondo a te non è mai importanto come stessi io, quindi perché preoccuparsi tanto, no?-
-Mi...mi sembra corretto-
-Buonanotte papà, a forse mai più!- dico, riattaccando.
Mi sento...vuoto. Sento di essermi finalmente liberato di ogni frustrazione, ma tuttavia mi sento anche morto...dentro. Ora non ho più nessuno oltre Zelda.
Non so più cosa provo nei suoi confronti, ma ora voglio solo piangere, piangere e piangere finché non avrò consumato tutte le lacrime.
Se si piange da seduti non si fatica per rimanere in piedi, e in questo momento ho soltanto bisogno di concentrare tutte le forze che ho in un pianto liberatorio.
-Bruce- sussurra Zelda, scendendo velocemente gli ultimi gradini delle scale, in pigiama.
-Ho...ho sentito- ammette, inginocchiandosi vicino a me.
-Io...io volevo soltanto sapere come stesse...non volevo questo!- le dico, poggiando la testa sulla sua spalla.
Mi stringe forte a sé.
-Se vuoi piangere, fallo. Dolori come questi bisogna allontanarli in qualsiasi modo- mi dice.
Piango sul suo seno, che ho sfiorato due volte da quando abbiamo cominciato a flirtare fingendo di esserne inconsapevoli.
-Io lo odio, Zelda! Non mi interesserò a lui mai più!- le dico.
-Non dire così: è la rabbia a parlare così per te-
-No, è la consapevolezza di non contare nulla. Gli ho detto cose cattive, e si è limitato a chiedermi se ci fosse altro!-
-Cosa ti aspettavi che rispondesse? Nessun padre vorrebbe sentirsi dire quelle cose da un figlio, e non poteva certo chiederti di continuare a elencare i motivi sul perché lo odi. Se vuoi un mio parere tu non lo odi, ma sei arrabbiato nei suoi confronti e ti convinci di questo per non accettare il fatto che gli vuoi bene nonstante non sia un padre esemplare-
-Zelda tu non hai idea di quanto io mi senta solo in questo momento! Non voglio parlare di lui, ti prego-
-Lo capisco. Vuoi una camomilla?-
-Non mi piace-
-Ma ne hai bisogno. Avanti. La preparerò io. Inoltre so che favorisce il sonno, e credo che sia un motivo in più per berla, dato che non credo ti addormenterai tanto facilmente!- dice, sorridendomi.
-Dopo. Ora voglio solo piangere-
Mi accarezza i capelli, e per dieci minuti piango, piango così tanto da non credere che in corpo io abbia ancora acqua. A poco a poco tuttavia mi calmo, ma mi sento come se avessero preso un pugnale e l'avessero usato contro di me, colpendo prima il cuore e poi lo stomaco.
Del dolore rimangono lacrime non ancora asciugate, il rossore in viso e la consapevolezza che non ho più un padre. Zelda è rimasta affianco a me per tutto il tempo. Mi sta asciugando le lacrime. Io sono sdraiato a terra, con la testa sul suo grembo, mentre lei è a gambe incrociate.
-Se non le togli subito accade che rendono rossa la pelle, o almeno a me succede così- dice, e mi sorride.
Ricambio forzatamente.
-Vorrei dirti qualcosa di meno banale di un "grazie", ma al momento non riesco a pensare a nulla di non scontato- le dico, provando a ridere.
-Mi accontenterò- risponde ridendo.
-Sei l'unica gioia che ho in questo momento-
Si china e mi dà un bacio.
-Forse non ho bisogno della camomilla: ho sonno. Andiamo a letto?- le domando.
La schiena è dolorante, ma a letto non sento quasi più questo dolore.
Zelda mi attira a sé.
-Credi che Friedrich mi abbia sentito mentre ero al telefono?- le domando.
-Si, ci siamo persino incontrati mentre aprivamo la porta delle nostre stanze per capire con chi stessi parlando. Alla fine sono scesa al piano inferiore io, e lui è tornato in camera-
-Credi che mi chiederà qualcosa?-
-No, è troppo rispettoso e discreto per farlo, inoltre mi ha confessato che gli incuti un certo timore-
Rido.
-Perché?-
-Saranno le tue spalle larghe, ma se ti conoscesse come me saprebbe che in realtà sei morbido!- dice, stringendomi a sé e riempiendomi di baci.
Mi sono addormentato avvinghiato a lei, e ho amato Zelda come mai fino a ieri sera. Mi ha sopportato e consolato, si è dedicata a me e al mio dolore, e credo che sia stata la più bella dimostrazione d'amore che potesse farmi.
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