Capitolo 57

Friedrich ha detto che, se ne ho voglia, posso fare un bagno anche subito. Ovviamente ne ho approfittato, e al momento la vasca da bagno si sta riempiendo di acqua calda.
Ho promesso a Bruce che non userò tutto il sapone che c'è, e che non distruggerò la spugna a forza di togliere lo sporco dal mio corpo.
Sono seduta affianco alla vasca, e l'acqua continua ad aumentare. È bello il rumore che provoca non appena si unisce al resto dell'acqua. Sono chiusa in bagno da circa dieci minuti.
-Ehi- mi richiama qualcuno.
È Bruce.
-Dov'eri?-
Si siede affianco a me.
-Parlavo con lo scheletro-
-Cosa?-
-Friedrich-
-Perché lo chiami così?- domando divertita.
-Perché riuscirei a sollevarlo con un dito-
Rido.
-Noi due non siamo messi meglio- gli dico, poggiandomi sulla sua spalla.
-Hai intenzione di passare qui l'interno pomeriggio?-
-Non credo basterebbe per lavare via tutta questa sporcizia. Come mai?-
-Volevo fare la doccia qui, ma posso farla al bagno del piano inferiore. Non cambia molto: qui è semplicemente più grande-
-Che gentile: sacrifichi la doccia più grande per me- gli dico, divertita.
Mi accarezza la testa.
-Credo sia pronta la vasca- dice, voltandosi.
Chiude il rubinetto alle sue spalle.
-Ti lascio alle tue cose- dice, dandomi un bacio sulla guancia e uscendo dalla stanza.
Togliermi questo straccio di dosso è una liberazione incredibile. È come se segnasse la fine di qualcosa che è ormai lontano, un passato da dimenticare.
Poco prima di riempire la vasca da bagno ho lavato i denti, e l'ho fatto con tanto di quel vigore che mi è uscito sangue, sporcando lo straccio con cui mi sono asciugata la bocca.
Immergo un piede nell'acqua, ed essa si tinge di marrone.
Forse avrei dovuto optare per una doccia...
L'acqua mi avvolge, e per alcuni istanti mi sembra di essere in paradiso. È così bello...mi mancava godere di queste piccole gioie domestiche.
Il sapone lava via ogni traccia di sporco, e la spugna è sul punto di sgretolarsi, tanta è la forza che metto nello strofinarla sulla pelle.
In acqua vedo scivolare l'accumulo di sporco di un anno e più. Non posso continuare a lavarmi in quest'acqua ormai putrefatta, e anche se mi costa molto abbandonare la vasca devo passare alla doccia, e inutile dire che ho passato circa dieci minuti al freddo, con solo un asciugamano intorno, aspettando che l'acqua della doccia diventasse calda. Ho gridato sotto la doccia...non avevo un motivo apparente, ma ero felice, e così ho urlato di gioia, credo. Ho anche riso senza motivo, semplicemente perché mi divertiva il fatto di aver urlato senza motivo.
Credo di aver passato circa tre ore in doccia. Per poco non finisco il sapone e la spugna è ormai distrutta. Vorrei aprire la finestra per far andare via il vapore accumulato, ma fa troppo freddo ora.
Friedrich ha detto che, poco fa, ha trovato dei profumi appartenenti alla sorella, che ella ha probabilmente dimenticato qui al momento della separazione.
La mia attenzione si è focalizzata su un profumo in particolare che odora di vaniglia; l'odore di vaniglia è però accentuato da qualche altra fragranza che non riconosco, ma è un profumo piacevole, e non credo che vi rinuncerò.
I miei capelli sono finalmente puliti, e tra poco saranno asciutti e potrò pettinarli e sistemarli. Ho anche ridato l'aspetto che avevano le mie unghie fino a qualche anno fa: non sono più disgustosamente lunghe, e anche se non ho nessuno smalto sono riuscita a dar loro una forma accettabile nei limiti della decenza, grazie a una limetta.
Friedrich ha detto che avrebbe posato degli abiti puliti sul letto della stanza collegata al bagno, e difatti, aprendo la porta, ritrovo sul letto degli abiti piegati.
Non avevo fatto caso al camino della stanza: non mi ero neanche accorta ci fosse, ma quando il tepore del fuoco arriva alla tua spalla è quasi impossibile non accorgersene. Deve averlo acceso Bruce quando è uscito dal bagno, o forse è stato Friedrich.
La camera da letto è molto diversa da come immaginavo: le pareti sono interamente in legno, così come il letto, che però è di una tonalità più scura ed è a baldacchino...io amo i letti a baldacchino. C'è un tappeto i cui anni sono evidenti dal logorio della stoffa, e dinnanzi al letto una cassettiera con uno specchio enorme attaccato sopra.
Nell'incrocio tra due pareti è situato il camino, e affianco c'è un piccolo divano. Le tende della finestra sono piccole e insignificanti, ma sono adornate con ricami.
Non è il genere di casa a cui sono abituata, ma in questo momento vorrei viverci per sempre.
Mi sdraio sul letto, e per alcuni istanti mi sembra di sprofondare nel materasso. La schiena non è più abituata ad adagiarsi sul morbido, e questo mi provoca un piccolo dolore che passa nell'immediato.
I vestiti che mi ha procurato Friedrich sono carini, anche se non rispecchiano molto il mio stile: sono per lo più colori scuri come marrone, grigio, beige e nero, ma un vestito marrone in particolare cattura la mia attenzione. Il colletto è ricamato; ha tre bottoni uniformemente distanziati, che terminano dove la vita si fa stretta con una cintura di stoffa dello stesso colore del vestito, che da lontano è quasi indistinguibile, dato che vi è cucita sopra.
Friedrich ha detto che ha trovato un solo paio di scarpe adatte a me, sempre della sorella. Sono di un rosso inglese, e hanno un tacco basso, da signora. Hanno anche un piccolo fiocco sul davanti. Sono belle, ma sono un po' grandi per me.
Allo specchio ho un aspetto gradevole, ma voglio necessariamente sistemare i capelli, avendone la possibilità. Non sono mai riuscita a fare grandi cose con i miei capelli, motivo per cui avevo una parrucchiera che si occupava di ciò, ma ora che non c'è più mi auguro di aver appreso un briciolo di qualcosa dal suo talento.
Non sapendo fare molto mi limito ad arricciarli un po', e a rilegare indietro quelli di troppo, lasciando liberi i ciuffi più corti che, anche se volessi, non riuscirei a far stare fermi.
-Bruce dov'è?- domando a Fredrich, scendendo le scale.
-È ancora chiuso in bagno. Tu piuttosto hai aperto la finestra?  Lì dentro ci sarà un concentrato di sapone, profumo e vapore insopportabile-
-L'ho aperta. Se non sbaglio prima ho visto degli scacchi...- gli dico.
-Si. Sai giocarci?-
-Si. Vi giocavo sempre con mio nonno. Lui si che era bravo, a scacchi...-
-È...è stato deportato anche lui?-
-No. "Fortunatamente" è morto prima di tutto quell'orrore-
-Mi...mi dispiace-
Scrollo la testa.
-Non tirare fuori frasi di circostanza, te ne prego-
-D'accordo. Certo, tu e Bruce sarete abituati ad abiti di tutt'altro tipo rispetto a quelli che vi ho dato- dice, cambiando argomento.
-Non pensarci neanche! Figurarsi se in un momento del genere mi preoccupo del tipo di abito che indosso!- gli dico ridendo.
-Com'è essere ricchi? Si insomma, intendo com'è poter fare tutto ciò che si vuole quando si vuole, comprare vestiti senza preoccuparsi del prezzo, non doversi preoccupare di perdere il lavoro...com'è?- domanda sognante.
Sospiro.
-Beh...offre tante opportunità, questo è certo-
-Ti manca la tua ricchezza?-
-Mi manca la mia famiglia- affermò durante.
Ci sono alcuni istanti di silenzio.
-Scusami, è stata una domanda inopportuna e superficiale- dice.
-Non ti preoccupare, ma...la ricchezza non è tutto nella vita: in questo momento mi andrebbe bene vivere sotto un ponte, pur di stare con la mia famiglia-
-Ti capisco: anche a me manca la mia-
-Per lo meno tu hai la certezza che sia ancora viva, io no. Dicendo così non voglio però sminuire il tuo dolore, non lo vorrei mai-
-No, no: ho capito- afferma.
-Torno al piano superiore per un po'- gli dico.
-D'accordo. Com'è stato lavarsi dopo tanto?- domanda.
-Oh, è stato splendido. Mi sento rinata; è come se avessi cambiato pelle!-
Ride alla mia affermazione.

In camera avevo lasciato spiegati i vestiti tra cui stavo scegliendo, così li ho ripiegati e posati ai piedi del letto; più tardi li riporrò nella cassettiera, ora sono stanca, e appena avrò finito di impilarli mi sdraierò su questo letto morbidissimo.
Bussano alla porta ed essa si apre leggermente.
-Posso entrare?- domanda Bruce, divertito.
-Certo-
Apre la porta, e mi sembra di vedere una persona completamente diversa da quello che avevo davanti fino a pochi minuti fa: Bruce non sembra più lui. Forse è per i capelli puliti, il viso senza più terra sopra e l'aspetto curato, ma è una versione di lui completamente opposta a quella vista finora.
Indossa delle scarpe da tutti i giorni, dei pantaloni beige con una cintura, una maglietta bianca con sopra un morbido giacchetto, di quelli che sembrano fatti all'uncinetto, dai grandi bottoni bianchi, di un beige scuro vicino al marrone. Il giacchetto cade morbido sul suo corpo, tanto che deve ripiegare le maniche, ed evidenzia le sue spalle larghe.
I capelli sono spettinati, ma la riga da una parte fa sì che abbiano un ordine incerto.
Ha un aspetto...radioso. Emana profumo, così tanto che, avendo esagerato entrambi, ci ritroviamo a tossire per la concentrazione di esso nella stanza per alcuni secondi.
Chiude la porta alle sue spalle senza fare rumore.
-Sei...diversa- afferma, guardandomi.
Ci avviciniamo. È come se avessimo paura di sfiorare questa nuova versione di noi. Ci guardiamo. Mi piace vedere i suoi denti lucidi, la sua pelle luminosa e i capelli puliti.
È come se avessimo ritrovato la versione più umana di noi, e mi piace, mi piace tanto.
-Tu non sembri più lo stesso- gli dico.
Ridiamo.
-Dunque...questi siamo noi: siamo così nella realtà- dico, come fosse una domanda.
-Spero che tu non sia troppo delusa, ma questo sono io, nella mia semplicità- dice ridendo.
-Come potrei essere delusa? Hai un aspetto meraviglioso- gli dico.
-Tu invece sei completamente un'altra persona da quella che ho conosciuto io- dice, e mi stringe a sé gradualmente, tentando prima di farci abituare a...noi.
-Mi auguro che tu intenda in senso buono- gli dico, con le mani intorno al suo collo.
-Ovviamente. Sei splendida, anche più bella di prima, se me lo permetti e lo prendi come un complimento- dice, e mi dà un bacio sul naso.
Gli sorrido. Ci guardiamo per alcuni istanti, e per alcuni istanti è bello sembrare una felice coppia di innamorati senza problemi.
-Sai, mentre facevo la doccia pensavo che, se siamo riusciti ad amare la parte più brutta e selvaggia di noi stessi, forse riusciremo allo stesso modo ad amare la parte migliore di noi- sussurra.
-Io sono invece convinta che la ameremo più della prima, e che ora potremo conoscerci meglio e per davvero: abbiamo amato i nostri difetti, nonstante siamo quasi riusciti a mostrare solo quelli, e ora possiamo invece amare i nostri pregi, qualunque essi siano. Con questo non sto vanificando gli sforzi che abbiamo fatto per conoscerci e andare d'accordo, ma credo che ora cominci per noi la parte più seria di questa relazione, in cui potremo capire se saremo in grado sopportarci nel bene e nel male per sempre, se vogliamo davvero sposarci. Si insomma, ora possiamo conoscere le nostre abitudini, quello che ci piace fare e tante altre cose...e credo che sarà bello, se lo vorremo entrambi e per davvero-
-Oh, Zelda: certo che lo voglio per davvero! La sola idea mi piace. Sei splendida, i tuoi pregi lo sono e anche i tuoi difetti, e abbiamo litigato tanto e continueremo a litigare, ma in fondo al cuore preferirei litigare con te ogni santo giorno della mia vita fino alla morte, piuttosto che passarne uno senza di te-
-Anche se dovessi rompere qualche piatto? Perché ti avviso: quando mi arrabbio sono solita lanciare piatti, e fin quando non ne avevo a disposizione eri salvo, ma ora devi stare attento, perché nel corso degli anni ho perfezionato la mia mira, e quando litigavo con i miei fratelli riuscivo a colpirli nonstante fossero in movimento- dico ridendo.
-Io invece sono solito rompere penne, matite, tutto quello che mi passa sotto mano, ecco perché sono convinto che casa nostra non durerà un giorno-
-Pessimista: io credo che durerà almeno due settimane, se non ci saremo rotti qualche osso prima-
Ridiamo.
Si avvicina e mi bacia, ed è bello non doversi allontanare troppo presto a causa dell'igiene orale. Il suo alito odora di menta, e anche il mio, e credo che abbiamo usato lo stesso dentifricio.
-Oh, Bruce, non hai idea di come sia bello abbracciarti e non sentire odore di terra!- gli dico, senza staccare le mie labbra dalle sue.
-Lo penso anch'io!- dice ridendo, sollevandomi da terra.
Mi abbraccia. Poso la testa nell'incavo del suo collo, che profuma.
Rimaniamo così per un po'. Forse non abbiamo bisogno di parole, o forse ci siamo già detto tutto quello che dovevamo dirci, e in questo istante credo di voler solo godere della consapevolezza che siamo, in parte, liberi.
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Ciao!
Sono riuscita a pubblicare questo capitolo nonstante le complicazioni riscontrate con l'app.
Alcuni capitoli sono stati riposizionati e non capisco perché, ma meglio questo che la paura di averli persi!
Credo di aver sbagliato alcune frasi coniugandole male dal presente al passato, e vi prego di dirmi dove ho commesso questo errore, se l'ho commesso.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Vi invito a commentare e a dirmi cosa ne pensate.

Ciao:)

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