Capitolo 53
Müller's p.o.v.
Mi fa malissimo la schiena, e la testa mi sta letteralmente scoppiando. Non ho idea di come sia andata a finire ieri sera: ricordo solo che a un certo punto non ho capito più nulla, e temo di aver fatto qualcosa di cui potrei pentirmi. Mi pento sempre di ciò che faccio da ubriaco...
Non reggo l'alcool; l'ho sempre saputo, e il fatto di riuscire a perdere il lume della ragione con una sola bottiglia di birra la dice lunga sulla mia capacità di autocontrollo.
Mi sono addormentato su una panchina. Dio solo sà quanto mi senta male in questo momento: mi fa malissimo la testa, il corpo prova dolore a ogni piccolo movimento.
Sento che la testa potrebbe esplodere da un momento all'altro...
Ines...Ines! Sarà in pensiero! Dannazione!
Nel tentativo di alzarmi cado a terra. Credo di essere ancora un po' brillo, e non ho neanche la forza di stare in piedi.
Devo chiamare Veronika: devo necessariamente sapere cosa è successo da quando mi sono ubriacato in poi. Lei era con me, quindi se avessi voluto commettere un'azione stupida lei me lo avrebbe probabilmente impedito.
Cammino lentamente. Fortunatamente la panchina su cui mi sono addormentato è vicino casa.
Mi sembra di camminare nel vuoto: ogni passo che faccio il mio corpo duole, e la testa gira così tanto da non riuscire a farmi nemmeno pensare.
C'era un motivo se non bevevo dal 1940...
La porta di casa...eccola qui, di fronte a me. Voglio davvero affrontare l'ira di una moglie preoccupata, che probabilmente mi offrirà un'ora buona di litigio? Beh...non credo di avere alternativa.
Chiudo la porta alle mie spalle con cautela, provando a non farmi sentire.
Mi fa malissimo la testa: se non riposo credo che morirò per il dolore!
Ines è in cucina; sta lavando dei piatti sporchi.
-Ines- sibilo.
È difficile anche solo parlare. È uno sforzo immenso proferir parola, nella mia condizione.
Si asciuga le mani e si volta. Dalla sua espressione sembra arrabbiata.
Ci mancava solo questa...
-Alla buon'ora!- afferma sarcasticamente.
-Si, io- mi interrompe.
-Dove sei stato?! Ti sembra normale o rispettoso nei miei confronti tornare a quest'ora dopo aver passato la notte fuori?! Bastava avvisarmi! Volevo solo essere avvisata!-
Le sue urla rischiano di far esplodere la mia testa.
-Ines, sono mezzo ubriaco: se urli mi scoppia la testa- dico.
-Anche! Dove sei stato?-
Scrollo la testa. Cosa devo dirle?
-Possiamo parlarne dopo? Sono stanco, mi fa male la schiena e...e...- improvvisamente le parole diventano incredibilmente pesanti, e tenere le palpebre su è difficoltoso. Ed ecco che lo sguardo si appanna, non ho più la forza di muovermi e l'ultima cosa che vedo è il pavimento...
Mi ritrovo nella stessa situazione di questa mattina: la testa mi scoppia, faccio fatica anche ad aprire gli occhi, ma sento un panno umido sulla fronte e il tepore delle coperte. Sento anche Ines affianco a me. Santa donna: non ho idea di come riesca a sopportarmi dopo tutti questi anni...
Provo a muovermi, ma mi ferma.
-Sta' fermo- mi ordina in tono duro.
Apro gli occhi. Mi costa tantissimo dolore.
-Ines- provo a dire.
-Sta' zitto- mi ordina, bagnando la pezza che ho in fronte.
-Mi...mi dispiace- biascico.
-Non credo che tu ti sia dispiaciuto tanto, ieri sera, mentre eri al campo con quella bionda- afferma duramente.
Oh cielo: ci mancava solo questa.
-Cosa?!- domando sbigottito. Ora crederà le cose peggiori...
-Le voci corrono...e arrivano anche a me-
-Quella donna è l'amante di un mio collega- provo a spiegarle.
In realtà Mark non mi ha detto esattamente questo, ma devo dedurre che lo sia dato che la loro non è una relazione ufficiale?
-Dunque cosa voleva da te l'amante di un tuo collega?-
È arrabbiata. Lo capisco da come parla. Vuole sembrare calma ma non lo è.
-È una lunga storia, Ines, ma ti posso assicurare che tra e me Veronika non c'è nulla-
-Veronika? Siete già così informali?-
-Ines...mi conosci-
-Evidentemente non abbastanza-
Sospiro. Sono ancora stordito e intontito, ma non abbastanza da poter usare ciò come scusa.
-Ines, Veronika è innamorata di questo mio collega. Da me che lo conosco meglio voleva sapere cosa gli interessa. Povera lei: è pazza di lui e lui non se ne accorge!-
È una mezza verità...
Sospira.
-Pensi davvero che sia così stupida da crederci? Forza Amos, dimmi cosa voleva da te o cosa tu volevi da lei e risolviamo così-
-Ma è stata lei a cercare me!-
-Ad ogni modo non ti credo. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa tu abbia da dire all' "amante del tuo collega", ma qualunque cosa sia...mi auguro che ne sia valsa la pena-
-Ines, quella donna voleva da me informazioni! Ottenute, se ne è andata e non l'ho più vista-
Anche questa è una mezza verità...
Scrolla la testa.
-Quando mai non sono tornato a casa? Dimmelo, perché mi stai trattando come se fossi un uomo bugiardo e traditore!-
-Quindi ora sono io nella parte del torto?-
-Nessuno di noi due è nella parte del torto: io non ho fatti nulla di sbagliato!-
-Dipende dai punti di vista...-
-Ines, ti prego: ora basta! Sono sincero, ti ho detto la verità, e se non vuoi credermi non fingere che ciò che pensi sia ciò che è accaduto nella realtà, perché non è così!-
Ecco che ritorna il mio mal di testa.
Ines comincia a piangere.
-Perché piangi? Perché? Ti rendi conto che stai piangendo per qualcosa che è accaduto solo nella tua testa? Ines, ti prego: non farmi sentire in colpa per qualcosa che non ho mai fatto!-
-Solo...perché? Cos'ha quella donna più di me?- domanda piangendo.
Oh cielo.
-Cosa? Ines, nulla! Io quella donna la conosco appena! Stai solo cercando un motivo per discutere!-
-È più alta, vero? È più bella? Ha un'aspetto più affascinante del mio? Ha un seno più prosperoso, o un corpo più slanciato, vero? Oh forse, a differenza mia, ha un utero correttamente funzionante!?-
-Ines, basta! Puoi dirmi tutto, ma non questo! Non puoi farmi, anzi, farci pensare questa cosa: lo sai bene che è meschino e scorretto! Perché credi che ti abbia tradita? Tanto, anche se non lo dici so bene che pensi questo-
Scrolla la testa ed esce dalla stanza.
Non posso nemmeno seguirla: con le forze che mi ritrovo cadrei a terra in pochi istanti.
Stronza. Tanto stronza. La amo, ma si sta comportando come una stronza.
Sta solo cercando un pretesto per litigare, ne sono sicuro.
-Ines, portami il telefono, per piacere: devo fare una telefonata di lavoro!- le urlo, qualche minuto dopo. Quando dico di "lavoro" intendo chiamare Mark e, in qualche modo, farmi dare il numero di telefono di Veronika per chiederle del mio comportamento da ubriaco.
Porta il telefono ed esce dalla stanza, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
Chiude la porta dietro di sé, sbattendola.
-Mark- esordisco, non appena risponde.
Spero non abbia notato che l'ho chiamato per nome: non era mia intenzione; mi è scappato.
-Ciao Amos, dimmi- risponde tranquillamente.
Fa strano sentirgli pronunciare il mio nome, ma credo sia un invito a fargli del tu d'ora in poi.
Al "dimmi" mi blocco: ho bisogno del numero di Veornika, ma non potendo esplicitamente dirglielo devo trovare il modo di ottenerlo attraverso un discorso credibile. Che stupido che sono: non ho preparato nemmeno un'argomentazione o un modo per arrivare al punto!
-Veronika è stata da te, ieri?- domando.
Mi auguro che sia una storia credibile...
-Si, perché?-
-Verso che ora è andata via?-
-Verso le dieci, credo; perché?-
-Credo di averla vista passare per il campo. Forse stava andando via. Fatto sta che alla donna passata è caduto un...bracciale, e forse è il suo...- improvviso.
Davvero molto credibile...
-Ieri ne portava solo uno; era bianco e verde. Quello che hai trovato tu com'è?-
-È bianco e verde. Sai, credo abiti vicino casa mia: credo di averla vista passare questa mattina. Forse, se tu mi dessi il suo numero, potrei dirle che ho il suo bracciale e potrebbe passare a prenderlo uno di questi giorni...-
Spero che sia una scusa credibile. Ho paura che per gelosia non me lo darà: sembra che a Mark piaccia Veronika; il loro sentimento è ricambiato dall'altro, o almeno credo; ma sono convinto che lui non voglia accettarlo, altrimenti non si spiega il modo in cui la guarda.
-Ehm...si, d'accordo-
Finalmente! Credevo che avrei dovuto inventare chissà quale stratagemma per ottenerlo.
Lo saluto e chiamo Veronika.
-Pronto?- risponde lei.
-Veronika, sono Müller-
Ci sono alcuni istanti di silenzio. Non è un buon segno.
-Ah...dimmi-
Non credo che si sia domandata come ho ottenuto il suo numero...meglio così.
-Ieri ero ubriaco, e ho bisogno di sapere cosa ho fatto: l'ultima volta che è successo mi sono risvegliato senza camicia in un bar, con i pantaloni sporchi di vino e la camicia legata alla caviglia destra...comprenderai la mia curiosità-
-Beh...non hai fatto nulla di cui pentirsi- afferma in tono poco convinto.
-Non ti credo: ricordo che mi hai dato una spinta, quindi qualcosa devo aver fatto-
Sospira.
-Hai dato un calcio a una panchina senza alcun motivo; nulla di più-
-Non ti credo: lo sento dal tuo tono di voce-
Sbuffa.
-Se proprio vuoi saperlo ti sei messo a piangere-
Cosa?
-Cosa? In...in che senso?-
-Nel senso che ti sei messo a piangere-
-Perché?-
-Non ne ho idea-
-Capisco. Sicura che non ho fatto altro?-
-Si, ma piuttosto: come hai avuto il mio numero?-
-Me lo ha dato Mark. E se mai dovesse chiedertelo, si: ti ho ridato il bracciale verde e bianco che hai perso al campo ieri sera-
-D'accordo. Buona giornata, e grazie ancora per tutto- dice sbrigativamente, attaccando.
Cosa avrò fatto?!
Non posso neanche chiedere un giorno di ferie...non sopravvivrò a questa giornata, e dovrò andare a lavoro nonstante le mie pessime condizioni me lo impediscano!
-Ieri mi sono ubriacato senza un apparente motivo, e mia moglie crede che l'abbia tradita perché mi sono addormentato su una panchina e non sono tornato a casa fino a questa mattina-
Mark ride.
-Mi capitò una cosa simile quando ero all'università, ma a differenza tua mi risvegliai con una donna a destra e una a sinistra, mentre quella a cui avevo dato appuntamento la sera prima si arrabbiò con me tanto da non volermi più parlare-
-Non hai mai perso il vizio-
-Mi piace pensare che sto godendo appieno ciò che il mondo ha da offrire-
Ridiamo.
Fuori fa incredibilmente freddo, e fortunatamente l'ufficio di Mark ha un camino enorme.
Certo che essere del suo grado offre privilegi enormi: oltre a uffici lussuosi come questo il suo stipendio sarà, come minimo, a cinque zeri.
Qualche volta vorrei essere nel suo corpo e vivere la sua vita per un giorno...chissà com'è essere sempre vestiti con abiti raffinati, firmati e costosi; chissà com'è vivere in una casa enorme come la sua, o com'è essere così tanto desiderato dalle donne. Con questo non voglio dire che voglio essere desiderato da altre donne all'infuori di Ines, ma non mi dispiacerebbe essere viziato un po'...
Quanta fortuna ha quest'uomo! Tralasciando la brutta situazione che sta vivendo per suo figlio e per Edith la sua vita è perfetta...ha tutto ciò che si potrebbe desiderare.
-Come mi faccio perdonare?- domando.
Sospira divertito.
-Tua moglie ha fatto tutto da sola, da come mi racconti. Ti consiglio di aspettare che rifletta sulle tue e sulle sue parole e che le passi l'arrabbiatura. Tu non dire niente-
-Niente niente?-
-Niente. Nulla. Lasciala riflettere. Se parli la innervosirai, e se si innervosisce tornerà arrabbiata, e allora dovrai aspettare nuovamente che si calmi-
Rifletto sulle sue parole. Che abbia ragione? Ovviamente ha ragione...
Non so come affronterò Ines. In realtà non so nemmeno cosa fare.
Devo stare zitto. Facile. Credo...
Entro silenziosamente in casa. Mi auguro che stia svolgendo qualche attività rumorosa.
È sul divano. Sta ricucendo la camicia che mi si era bucata qualche giorno fa.
È un buon segno? Non lo so, ma io devo stare zitto.
Non mi sento di interpretare la parte del marito autoritario: non se lo merita, e io non sono così.
Mi siedo sulla poltrona affianco al fuoco. Fuori fa freddo, spero che tra qualche giorno nevichi: amo la neve, e anche Ines la ama, e qualche anno fa, quando la situazione economica era migliore, siamo persino andati a sciare per due settimane lontano da qui. È stata una piacevole vacanza, e nei suoi occhi brillava contentezza.
Si inginocchia affianco a me, abbandonando il suo lavoro.
-Perdonami per questa mattina: sono stata stupida e non ti ho creduto- dice piangendo.
Il suggerimento di Mark ha funzionato meglio del previsto...
-Sta tranquilla...non è successo nulla- dico, accarezzandole la testa.
-No, ti ho trattato come l' uomo che non sei, e tu sei troppo buono per ammetterlo-
-Eri arrabbiata...non ti preoccupare-
-Oh Amos, mi dispiace tanto! Perdonami, ti prego!-
-Ti ho già perdonata. Avevi motivo di dubitare di me: non ti preoccupare-
-Ho reagito così perché non potrei sopportare che tu preferisca un'altra donna a me! Prova a capirmi!-
-Ti capisco, Ines. Sta tranquilla. Vieni qui e calmati-
Si siede sulle mie ginocchia. Ha freddo: trema.
-Sono stata cattiva: ho detto delle brutte cose e tu dovresti essere arrabbiato con me!-
-Beh...scusami se non sono arrabbiato con te- dico ridendo.
Sorride.
-Sai...io ho freddo, e a quanto pare anche tu. Pensavo di farmi un bagno...forse vuoi farmi compagnia...- le sussurro.
L'ultima volta che ho fatto un bagno con Ines è stato un anno fa...e non mi dispiacerebbe farlo di nuovo...
Ride.
-Certo che si-
La abbraccio.
Forse questa mattina è stata solo insicura; forse ha semplicemente temuto che qualcosa potesse minacciare il nostro rapporto, ma spero che non accada più una cosa del genere: non mi piace litigare.
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