Capitolo 49
Mi sembra di essere così lontani dallo scenario che ci faceva da sfondo fino a poco tempo fa: io e Bruce non abbiamo nulla se non tre pesci che dovrebbero bastarci per più di tre settimane, non abbiamo acqua, eppure sono più felice ora di quando eravamo ancora in quel bosco. Non so come spiegarlo, ma è come se la mancanza di alberi andasse a rappresentare un briciolo di libertà in più.
Non appena abbiamo cominciato a camminare Bruce si è tranquillizzato: se prima era molto diffidente ora è solo diffidente...credo sia un segno positivo.
Ci siamo allontanati così tanto in due giorni...quasi non mi sembra vero.
Ci siamo fermati per riposare: saranno ore e ore che vaghiamo senza meta, ma soprattutto senza acqua. La fame comincia a farsi inevitabilmente sentire, e l'unica cosa in cui spero è una lunga nevicata, da cui ricavare un po' di acqua se saremo fortunati.
L'inverno...non ho idea di come lo affronteremo. Molto probabilmente moriremo di freddo, ma ne sarà valsa la pena se moriremo insieme.
Chissà cosa ci riserva il futuro...mi auguro un po' di fortuna, perché al momento necessitiamo solo di quello.
Come per assurdo, abbiamo trovato un albero sotto cui ripararci dai raggi del sole. È un albero solitario, abbastanza grande da occupare lo stesso spazio di un'automobile.
Sono sdraiata sulle gambe di Bruce; lui mi punzecchia la fronte da ormai qualche minuto. Ha un bel sorriso in volto.
Mi dà un bacio sulla guancia.
-Secondo te abbiamo sbagliato?- gli domando.
Nella mia mano ho la sua. È così grande rispetto alla mia...
Sospira.
-Solo il tempi potrà dirlo- afferma.
-Da quando sei così poetico?- gli domando, ridendo.
-Una delle mie meravigliose doti nascoste- risponde.
Rido sonoramente. Sembra tutto perfetto in questo momento.
In lontananza si sente arrivare un rumore piuttosto fastidioso.
Mi metto a sedere.
-Senti anche tu questo rumore?- domando a Bruce.
-Si- risponde degludendo, -e se è ciò che penso che sia non è un buon segno- continua.
Lo osservo confusa. I suoi lineamenti si contraggono.
Mi sporgo in avanti per osservare meglio oltre la chioma degli alberi, e non faccio in tempo a capire da dove provenga quel rumore che Bruce mi tira indietro.
-Sei impazzita?!- domanda, prendendomi per il braccio.
-Ma cos'hai?- gli domando.
-C'è...c'è un uomo, un amico di mio padre credo, che spesso si diverte a usare il suo aereo sorvolando la zona circostante al campo. Se è lui, cosa molto probabile, non dobbiamo farci vedere per nessun motivo, hai capito?- dice freneticamente.
Ora capisco il terrore di Bruce. Se quell'uomo, ammesso che sia lui, ci vedesse, probabilmente sarebbe la fine per entrambi: io verrei fucilata all'istante, e Bruce sarebbe arrestato. Non può finire così, ci siamo impegnati tanto...non possiamo essere scoperti ora.
-Come...come ci nascondiamo?- gli domando.
-Non lo so. Ma alziamoci in piedi. Rimaniamo attaccati all'albero. La chioma ci nasconderà- dice, alzandosi in piedi. Seguo lui e mi alzo anche io. Sono molto stanca: la fame e la sete mi rendono difficili movimenti come il semplice alzarsi.
-Voglio che tu sappia che accetterei una tua proposta di matrimonio. Ti sposerei. Metterei al mondo dei figli con te. Non so se ti amo, forse non lo capirò mai, ma di sicuro nutro un sentimento forte nei tuoi confronti. Sei diventato così tanto in così poco...non voglio che tutto questo finisca- dico a Bruce, quasi sussurrando. Non voglio piangere, ma l'idea di non poterlo più vedere mi fa paura. Oramai non riesco ad immaginarmi affianco a nessun uomo se non a lui.
Si avvicina.
-Non...non essere così melodrammatica. È possibile che mi stia sbagliando riguardo l'aereo- afferma degludendo -ma sappi che sei l'unica donna per cui abbia mai provato dei sentimenti sinceri- aggiunge.
Vorrei rispondergli, ma Bruce aveva ragione, e un rumore insopportabile oltrepassa le nostre teste. Non oso alzare lo sguardo, e in tutta franchezza non voglio avere la conferma che Bruce ha ragione.
Tiro un sospiro di sollievo. Il mio corpo è attaccato al tronco dell'albero, ed è teso come non mai.
-Mio Dio- sento sussurrare a Bruce, anche lui provato da quest'orribile esperienza.
Mi giro per osservarlo meglio.
Non riesco a vederlo, poiché mi abbraccia all'istante.
Bruce trema. Credo che questo sia il suo modo di scaricare l'adrenalina accumulata pochi secondi fa.
Sembra sempre forte, sempre dotato del sangue freddo che a me manca. È come se per una volta fosse lui ad avere bisogno di un abbraccio anziché io.
-Non ci siamo allontanati abbastanza: quell'aereo ne è la dimostrazione. Riprendiamo a camminare- dice, prendendomi il braccio freneticamente.
-Bruce, calmati!- gli urlo, allontanandomi -Siediti e calmati-
-Io sono calmo!- urla.
Lo osservo. Credo che quest'esperienza abbia provato più lui che me.
-Avanti, siediti- gli dico, prendendogli il braccio.
Si siede con riluttanza.
-Cos'hai?- gli domando, sedendomi affianco a lui.
-Non ho niente. Sto bene, davvero-
Con Bruce insistere equivale a non ottenere nulla, motivo per cui non mi sento di forzarlo a parlarmi. Non vorrei però sottovalutare questo suo strano comportamento...probabilmente ne riparleremo in futuro. O almeno io ci proverò...
-Forse è il caso di riprendere a camminare...prima che le nostre condizioni fisiche ce lo impediscano- gli dico, vedendolo calmo.
-Sarà meglio- dice, alzandosi.
Lo prendo sottobraccio. Assume un'espressione divertita. Mi auguro di poterlo distrarre...
-Guarda il lato positivo: potevamo essere visti, e invece siamo ancora qui, insieme- gli dico, guardandolo.
Circonda le mie spalle con il suo braccio, e mi auguro davvero che il suo stato d'animo torni ad essere quello felice di poco fa.
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Hello!
Questo è uno dei miei capitoli più corti. La verità è che non avevo molta ispirazione, ma credo capiti a tutti di avere dei "blocchi" o "momenti no". Tuttavia mi tornerà utile, e i protagonisti sono sul punto di una grande svolta.
Stay "tuned";)
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