Capitolo 48

Non è stato facile convincere Bruce: abbiamo deciso che, se vogliamo davvero provare ad esplorare confini sconosciuti, dobbiamo prima avere qualcosa da mangiare per non morire di fame.
La sua camicia si è bagnata, motivo per cui si intravede il suo torace...su cui finora ho discretamente focalizzato la mia attenzione.
-Mi auguro che tutto questa storia porti a qualcosa, perché altrimenti non so davvero cosa faremo- dice Bruce, provando a pescare con un bastone in mano, affilato poco fa.
Devo dire che somiglia molto a quello che avevamo.
-Perché ora sappiamo cosa stiamo facendo?- gli domando ridendo.
Scuote la testa divertito.
-Sai, ti avessi conosciuta in altre situazioni, non credo che ti avrei mai parlato per più di cinque minuti- afferma.
-Cosa intendi?-
-Non lo so...non credo ti avrei ritenuta adatta a me-
-Perché frequenti ragazze che si imbellettano troppo-
-Non l'ho mai detto-
-È evidente. Ti avessi conosciuto in altre occasioni avrei pensato che non sei altro che un ragazzo viziato, presuntuoso e arrogante-
-Non posso negare di esserlo- afferma ridendo.
Scuoto la testa divertita.
-Non ho capito il discorso che facevi sull'imbellettarsi- dice dopo.
-Intendevo dire che se non mi avresti ritenuta adatta a te è perché sei probabilmente abituato a frequentare ragazze eccessivamente truccate. Ogni ragazza può definirsi bella truccata, ma la vera bellezza sta nel mostrarsi così come si è, e molte persone non lo capiscono. Faccio questo discorso perché oramai vuoi uomini fate caso solamente a come si appare.Tu non mi avresti ritenuta adatta a te perché non mi avresti vista disgustosamente truccata, o sbaglio?-
-In effetti no, ma vuoi forse farmi credere che in eventi come feste o gala, a cui hai probabilmente partecipato visto chi sei, non ti sei mai truccata?
-Certo, ma senza scendere nella volgarità a cui alcune ragazze inconsapevolmente mirano-
Mi sorride e si avvicina.
-Che c'è?- gli domando, mentre mi sfiora le labbra.
-A volte ti guardo e mi viene spontaneo baciarti...- dice, sorridendomi.
-Questo è uno di quei momenti?-
-Probabile- dice, dandomi un tenero bacio sulle labbra.
Mi piace essere baciata da Bruce: mi fa sentire importante...
Trovo strano il modo in cui riesce a passare da un argomento a un bacio in pochi istanti. È...volubile.
-Torna al tuo "lavoro"- gli dico.
Posa la testa sulla mia spalla e mi cinge in vita.
-Avanti, Bruce- lo esorto, spostandolo delicatamente.
Sbuffa.
-Secondo te cosa c'è oltre quella specie di prateria?- mi domanda, cercando dei pesci con gli occhi.
-Un arcobaleno- rispondo.
Ride.
-Sono seria: sono convinta ci sia un arcobaleno!- ribadisco, con tono puerile.
Bruce ride con tono ancor più divertito.
-Se devo essere sincera, mi auguro ci sia qualche fattoria da cui rubare cibo: in fondo di fattorie in praterie isolate ce ne sono tante...perché questa dovrebbe essere un'eccezione?-
-Non pensavo aspirassi a un futuro da ladra...-
-Si fa tutto pur di sopravvivere, no?-
-Adoro questo lato "illegale" di te- afferma lui, ridendo.
-Rubare non è illegale, è solo sbagliato-
-Beh dipende: non credo che se rampini una gioielleria rubando gioielli non si sconta una pena-
-Accidenti! Ora devo trovare qualcosa di più piccolo da rapinare. Un negozio di scarpe...non mi vedo male con l'armadio pieno di décolleté- dico io, ironicamente.
Bruce ride.
-Come se già non lo avessi- dice lui, ridendo.
-Cosa intendi?-
-Con tutti i soldi che hai avrai probabilmente un'armadio pieno di décolleté-
-Ma in realtà no: ho per lo più scarpe senza tacco. Le décolleté le uso per eventi formali. E poi non parlare così: non mi sembra che tu viva sotto un ponte!- gli dico, schizzandolo.
Ride.
-Sembri un bambino- affermo, dando voce hai miei pensieri.
Bruce alza un sopracciglio.
-A volte mi sembri un bambino...però in senso buono: quando sorridi sei adorabile-
-Lo so- afferma orgoglioso.
Rido.
-Non ti smentisci mai- affermo.
-Perché dovrei? Vuoi forse negare quanto io sia perfettamente perfetto? Troveresti mai un uomo al mio pari in fatto di bellezza e carattere?- domanda seriamente.
-Io...mi rifiuto di accrescere ulteriormente il tuo narcisismo- rispondo ridendo, scuotendo la testa.
Mi guarda come chi sa di avere ragione. E in effetti ha ragione: mai ho incontrato un uomo bello come Bruce, o che mi rendesse felice come ci riesce lui. Mi fa sentire libera, senza preoccupazioni. Mi fa sentire libera di sbagliare, e nessun altro, credo, me lo ha mai permesso.
Lo guardo sorridendo.
-Perché ridi?- mi domanda.
-Pensavo...- dico, scrollando la testa.
-...A me probabilmente-
-Non posso negarlo-
-Quasi ovviamente pensavi a quanto io sia bello, vero?- domanda, fingendo di darsi delle arie.
-Non posso negare neanche questo-
-Oh, ne ero sicuro, ma è più bello sentirtelo dire-
Alzo gli occhi al cielo.
-Puoi continuare a pescare senza parlare?-
-Vuoi privarti del mio parlare?-
-Si-
Ride.

-Non vorrei sembrare troppo noiosa, ma come pensi di camminare con quell'abbondanza in mano?- dico a Bruce, che tiene in mano tre pesci.
Oggi siamo stati stranamente fortunati, e non vorrei che questo sia presagio di futura sventura.
-Troveremo un modo. Se siamo stati in grado di sopravvivere nel nulla più totale finora, perché questo dovrebbe essere un ostacolo insormontabile?-
-Già...- biascico, abbassando lo sguardo e con evidente scetticismo.
Bruce si avvicina a riva e posa i pesci a terra. Suona strana come frase...
-Cos'è che non ti convince?- domanda a bassa voce, chinandosi su di me.
Scrollo le spalle.
-E se tutto questo non portasse a nulla? È che...non so, la morte mi fa paura...più ora che quando ero in quel maledetto campo. Non so bene cosa dire per non sembrare melodrammatica, ma non voglio morire nel nulla senza una benedizione, senza...niente-
Bruce mi abbraccia. So che non mi fa bene abbandonarmi a momenti così sconfortanti, ma a volte è più forte di me...Parte dallo stomaco il male, e sale, passando per la gola, sino ad arrivare agli occhi.
Si siede affianco a me, e continua a stringermi.
Mi cinge in vita e mi parla all'orecchio.
-Zelda...amore mio, vorrei tanto farti chiudere gli occhi e dirti che tutto questo è solo un brutto sogno...ma entrambi sappiamo quanto ciò sia impossibile. Tu sei una ragazza forte; la più forte che abbia mai conosciuto: sei scappata da Auschwitz senza niente e senza l'aiuto di nessuno; hai potuto contare solo su te stessa dal primo momento, ma nonstante ciò sei andata avanti. Tu...non devi temere la morte: forse lasciare questo mondo potrebbe condurti a qualcosa di meglio. Sei così forte che la morte stessa avrebbe paura solo a guardarti! A volte vorrei avere metà del tuo ottimismo, o vorrei evitarti tutta questa sofferenza. Se dipendesse da me, ora saremmo...non so, altrove. Magari avremmo una casa tutta nostra. Forse staresti allattando nostro figlio, o magari staresti leggendo qualche libro...Sai io...io credo di amarti-
La morsa che avevo allo stomaco si allenta, e per qualche istante mi sembra di abbandonare ciò che ci circonda. Ora siamo solo io e lui, solo io e le sue meravigliose parole...
Mi giro per osservarlo.
-Cosa?-biascico.
È visibilmente imbarazzato.
-Si, sai...capita quando tieni tanto a una persona-
Gli sorrido. Ride imbarazzato.
Mi asciugo le lacrime.
Ciò che Bruce ha detto è forse la cosa più bella che abbia mai sentito dirmi...
-Io...non so come si capisca quando ami qualcuno, ma non appena lo capirò te lo dirò. Te lo prometto- sussurro.
-In questo caso attenderò- afferma, dandomi un bacio sulla guancia.

-È geniale- ripeto tra me e me.
-Un'idea del genere poteva venire solo da una mente geniale come la mia- afferma Bruce, prendendomi in giro.
-Motivo per cui è venuta a me- rispondo ridendo.
Fino a qualche ora fa avevamo cibo ma non un luogo dove metterlo. Ora abbiamo cibo e anche un luogo dove metterlo, grazie alla mia geniale genialità. Ho pensato che avremmo potuto avvolgerlo nello straccio che avevo dato a Bruce per fasciare la sua ferita, e dopo averla lavata, o per lo meno dopo averci provato, avvolgerci il nostro cibo.
Non è una cosa molto igienica, ma al momento credo che ciò sia l'ultimo dei nostri problemi.
-Zelda- mi richiama Bruce guardando avanti a sé, con lo sguardo fisso sulle mie ginocchia.
È seduto a terra, pertanto non credo che possa vedere oltre le mie ginocchia. Stava cercando di fare un nodo allo straccio.
-Dimmi-
Nasconde una specie di risata.
-Come...come ti senti esattamente?-
-Come mi sento?-
-Si insomma...hai qualche noia?-
-Dove vuoi arrivare?-
Trattiene un'altra risata.
-Ecco ti...non c'è un modo fine per dirlo-
-Dillo pure con i tuoi rozzi termini-
-D'accordo. Diciamo che ti cola del sangue dalle gambe-
Abbasso lo sguardo sulle mie ginocchia e vedo colare sangue.
-Dannazione!- urlo, stringendo le gambe.
Bruce ride.
-Non ridere! Piuttosto aiutami! Anzi no: non fare niente!- gli ordino, in imbarazzo.
Finora sono sempre riuscita a gestire in modo discreto questo dono della natura; senza che Bruce se ne accorgesse. Di notte mi svegliavo e, con l'aiuto dell'acqua, pulivo le mutande da...sangue. Mi bastava trovare due o tre foglie abbastanza grandi da sistemare tra la biancheria intima in modo tale che il giorno successivo non avrei avuto problemi. Mi rendo conto che come cosa suona disgustosamente antigienica, ma bisogna adattarsi e ci sto provando con tutta me stessa.
-Posso aiutarti in qualche modo?- domanda Bruce.
-Non credo. Se vuoi aiutarmi voltati fin quando non avrò...risolto-
-Come vuoi, ma forse dell'acqua potrebbe aiutarti-
-Ci avevo già pensato, ora voltati-
Bruce si volta, e anche se non avevo voglia di bagnarmi dato il tempo e data la temperatura dell'acqua, sono costretta a mettere da parte questi "capricci" data la mia condizione. Bagnarmi fino all'ombelico non diminuisce in alcun modo il disagio di trovarsi in acqua in pieno autunno...credo sia autunno.
-In vita mia non mi era mai capitato un simile sconveniente- affermo. Bruce ridacchia.
-Non ridere, sono seria-
-Non ho fatica a crederlo- afferma ridendo.
Il freddo dell'acqua si propaga in pochi minuti in tutto il corpo, tanto che neanche battere i denti mi aiuta.
Odio questa situazione.

-Quindi...ci siamo?-
-Ti basta pensare che non abbiamo altra scelta- rispondo a Bruce, che guarda avanti a sé l'orizzonte come la prima volta.
Faccio qualche passo avanti, e Bruce rimane immobile.
-Non vorrai dirmi che ora hai paura?- gli domando.
-Sono solo abbastanza scettico-
-Vuoi davvero rinunciare ora? Ora che siamo a un passo da...qualcosa?
-O a un passo da niente-
-Vale tentare, non credi?-
Sbuffa, per poi scrollare la testa.
-Bruce...-
Comincia a ridere.
-Bruce!- lo richiamo.
-Dimmi-
-Ma che fai?-
-Non...non so cosa fare- afferma.
-Devi muovere le gambe!-
Lo prendo per mano e lo trascino avanti.
-Basta tirare: ora cammino!- urla ridendo, rischiando di far cadere l'unica scorta di cibo che abbiamo.
Cominciamo quindi a camminare, sospinti senza meta, verso l'unica speranza che possiamo concederci di alimentare.

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