Capitolo 44

Bruce's p.o.v.
Sono diversi giorni che non riesco a resistere alla tentazione di avere idee perverse nei confronti di Zelda.
È più forte di me, ma quella ragazza riesce senza neanche volerlo a scatenare il più carnale dei miei impulsi.
Ieri, ad esempio, mentre eravamo in acqua ho dovuto allontanarmi dal suo bacio, prevedendo ciò di cui non avrei saputo dare una giustificazione ben precisa.
Mi basta un suo bacio e perdo il lume della ragione...
Dio mio come vorrei mettermi tra le sue gambe e...il solo pensiero mi fa svenire!
Non credevo che avrei mai provato tanta attrazione fisica per una ragazza, e invece Zelda è riuscita non so come ha svegliare la parte più passionale di me.
Non mi soddisfa più neanche darmi piacere da solo; sento il bisogno di toccare Zelda, sentirla gemere di piacere e renderla mia per sempre.
Come vorrei spogliarla con le mie mani e baciare ogni angolo del suo corpo.
Al solo pensiero le mie mani tremano.
Zelda si muove appena: si sta svegliando.
Ieri sera si è addormentata tra le mie braccia, e ho passato gran parte del tempo antecedente al mio addormentarmi dandole baci sulla guancia, nonostante non fosse sveglia.
Era fredda, così l'ho stretta più forte.
Era felice, ieri. Non ha fatto altro che ripetermi quanto era entusiasta di aver mangiato due volte in un giorno.
Mi ha fatto una tale tenerezza...
Zelda mi ispira sia fantasie erotiche che una sorta di tenerezza.
È così ingenua...probabilmente non sa neanche come si fa sesso, ma nonstante  ciò non vuole sentirne parlare prima del matrimonio.
Io sono così dannatamente masochista che continuo a trattenere il bisogno di fare l'amore con lei, così tanto che credo esploderò, ma se provassi a dirle una cosa del genere, probabilmente perderei Zelda: quasi sicuramente penserebbe che io da lei voglio solo quello, o che l'abbia presa in giro, o che la considero soltanto un oggetto...potrebbe pensare mille cose!
Credo di provare qualcosa di molto profondo per Zelda: non ho mai usato mezzi termini come "fare l'amore", o non mi sono mai preoccupato di cosa avrebbe potuto pensare scoprendo cosa volevo, o non avrei aspettato tanto ad accontentarmi.
La cosa che mi sembra più surreale è che io voglio davvero fare l'amore con Zelda, e non ottenere qualcosa da lei: voglio davvero "unire la mia anima alla sua" o "diventare un corpo solo" e tutto quella roba lì che forse non è del tutto una stronzata.
Il mio problema è che sono cresciuto in un ambiente troppo "sessualizzato", e se mio padre non mi avesse fatto vedere ogni giorno una donna diversa girare in casa nostra, forse non sarei in queste condizioni ora.
Però non tutte erano sconosciute: c'era una ragazza, beh, ora donna, che frequenta casa mia da prima ancora che nascessi. Mi sembra si chiami Veronika, e ricordo che era dannatamente buona e gentile con me quando ero piccolo; così tanto che non sono mai riuscito, nel corso degli anni, a definirla una puttana come le altre.
-Bruce...- biascica Zelda, sulla mia spalla.
Com'è bella mentre dorme.
-Dimmi- le sussurro affettuosamente.
Con le braccia mi cinge il collo, e sistema la testa nell'incavo di esso.
-Ciao- sussurra ridendo.
-Ciao- rispondo divertito.
Le accarezzo la testa.
-Hai dormito bene?- le domando.
-Per quanto sia possibile- risponde -Tu?- aggiunge.
-Eri e sei tra le mie braccia...ti basta come risposta?-
La sento sorridere.
Come vorrei aver dormito davvero bene: mi sono addormentato seduto, con Zelda poggiata su di me. Mi fa malissimo la schiena, e il collo non è in condizioni migliori. Inoltre, essendo che i nostri vestiti sono ancora abbastanza umidi, mi sento tremendamente infreddolito.
Le dò un bacio sulla fronte.
Mi stringe più forte.
-Che ore sono?- biascica.
-Quasi le dieci- rispondo.
-Ho dormito tanto- afferma, stiracchiandosi.
Si stropicciato gli occhi e li apre. Nasconde uno sbadiglio.
È così carina...mi viene voglia di stringerla per ore.
-Sei sicuro che stai bene? Sei pallido...- mi domanda, guardandomi.
Posa una mano sulla mia guancia.
-Sto bene, davvero- rispondo, prendendo la sua mano.
Da ieri ancora penso al fatto che Zelda si farebbe sposare da me...è talmente bello che sembra surreale...
-Come hai spento il fuoco?- domanda dopo.
-Era quasi spento, quindi è bastato qualche calcio-
Ride.
-Vieni qui- le dico, avvicinandola nuovamente col braccio.
Si avvicina, mettendosi nella posizione di prima.
È così bello abbracciarla...mi rende più, non so, felice.
-Fuori c'è il sole...- osserva.
-Per "Fuori" intendi a meno di cinque metri?-
-È comunque fuori...però ho troppo freddo per provare anche solo ad alzarmi-
-Vuoi accendere un fuoco?-
-Si- risponde lei, sorridendo.
È in momenti come questi che mi chiedo come sia riuscito a farmi venire in mente le fantasie più assurde con una ragazza ingenua come lei...quel sorriso mi porta sempre ad avere sensi di colpa immotivati.

Accendere un fuoco con una schiena e un collo dolorante credo sia stata l'esperienza più brutta della mia vita.
Però è bello vedere Zelda soddisfatta.
-Ora hai freddo?- le domando.
-No, ora sto bene. Grazie- risponde, affondando il volto nel mio petto e stringendo la giacca.
-È bello vederti felice- dico, senza pensare.
Alza lo sguardo e mi sorride.
Continuo a sentirmi dannatamente in colpa per essere così terribilmente "fantasioso".
-Tu non hai freddo?- domanda.
-No, sto bene- rispondo.
Com'è brutto mentire...
-Ne sei sicuro?-
-Si. Mal che vada, mi scalderai tu-
Zelda ride, per poi tornare a guardare il fuoco che scoppietta.
-Sai, mi manca terribilmente il mio pianoforte- afferma malinconica.
-Sai suonare il pianoforte?-
-Si. Quando ero più piccola ho imparato a suonare anche il violino, ma il pianoforte mi piaceva e mi piace di più- risponde lei.
-Anche io ho suonato il pianoforte, fino a qualche anno fa-
-Davvero?- domanda, guardandomi.
-Beh, è stato mio padre a impormelo; avessi potuto scegliere, non l'avrei mai neanche sfiorato un pianoforte-
-Non ti piace?-
-Neanche un po'. Non fraintendermi: adoro ascoltare qualcuno suonarlo, ma odio suonarlo io stesso. Dai dieci ai sedici anni ho dovuto sopportare mio padre e il mio insegnante di pianoforte che affermavano che non mi impegnavo abbastanza-
-Perché tuo padre ha voluto farti imparare a suonare il pianoforte?-
-Perché lui sa suonarlo e voleva che lo sapessi suonare anche io. Che poi mio padre è davvero bravo: non ha mai suonato in pubblico o in mia presenza, ma l'ho sentito molte volte di nascosto. Lo fa spesso verso le nove di sera: si chiude in una delle sue stanze dove ovviamente c'è un pianoforte e comincia a suonare. A volte mi fermo quarti d'ora interi ad ascoltarlo. Io non lo vedo con i miei occhi, ma sentendolo suonare, credimi, sembra una persona completamente diversa da quella che è-
-Cosa intendi?-
-Non so bene come spiegarti; quando suona, sembra che si estranei dal mondo. È come se, nel momento in cui poggia le dita sui tasti, ci sia solo il pianoforte. Crea un'atmosfera strana, non lo nego, ma è piacevole ascoltarlo-
-Posso affermare che tuo padre, da come lo descrivi, è un tipo strano?-
-Non potrei negarlo- dico, ridacchiando.
-Tuo padre che tipo è?- domando dopo.
Sospira.
-Oh, è un uomo meravigliosamente buono- dice lei, sorridendo.
-In che senso?-
-Ha un'anima buona. È una persona gentile, non so come spiegarti. Con questo non voglio dire che non sia severo, ma ha sempre saputo equilibrare autorità e carattere. Non so se mi spiego-
-Si, ho capito. Certo, essere la figlia di Mizrachi...che fortuna-
-Parli come se tu vivessi nella povertà- dice ridacchiando.
-Nel senso che essere figlia di un uomo così influente può aprirti tutte le strade che vuoi-
-In effetti si, lo riconosco- dice lei.
Sbadiglia.
-Scusami- dice, coprendosi la bocca.
-Non fa niente-
-Sai, sono giorni che continuo a pensare al tuo cognome: l'ho già sentito, ma non ricordo né quando né dove né da chi-
-Nel mondo almeno altre mille persone hanno questo cognome: magari ti ricorda qualcuno che aveva questo cognome-
-Sarà, ma sono giorni che lotto con la mia memoria invano-
-Non ci pensare troppo, non credo ne valga la pena-
-Già, forse hai ragione-
-Io ho sempre ragione-
Mi guarda divertita.
-Spero fosse una battuta- dice, ridendo.
-Dimmi quando mai ho detto qualcosa che non fosse esatto-
Riflette alcuni istanti boccheggiando.
-Non vuol dire niente!- afferma, ridendo.
Sono belli i momenti così: ridiamo e scherziamo, e non ci preoccupiamo dei problemi che abbiamo o della situazione che stiamo vivendo.
È bello così...dovrebbe essere sempre così.
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Hello!
Tra pochi capitoli ne accadranno delle belle!
Stay "tuned"!

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