Capitolo 4
Temo di aver capito cosa sta per succedere: mi bastonera', oppure mi darà una sola, unica botta che mi ucciderà all'istante.
-E adesso me la paghi!- dice con tono malizioso.
Porta il bastone all'altezza della mia testa, e io come una stupida non faccio niente! Niente! Rimango a guardarlo, in lacrime, mentre mi sorride in modo agghiacciante e mi sussurra "Sarà una cosa veloce".
Si posiziona con le gambe divaricate e non appena colpisce con tutta la sua forza mi abbasso facendogli mancare il colpo. Accanto a me c'è un altro bastone robusto. A quanto pare questo posto brulica di bastoni robusti.
-Ma sei idiota?! Ti avevo detto di stare ferma! A quanto pare vuoi soffrire...Non spreco neanche un colpo di pistola per una schifosa come te! Sembra che dovrò ucciderti a forza di pugni- dice mentre fa cadere a terra il bastone. Con mio gran sollievo.
Prima che possa dire o fare qualcosa afferro il bastone e gli do una botta sulle gambe. Una botta forte, ma non abbastanza da farlo cadere, solo abbastanza forte da distrarlo.
Mentre è distratto ne approfitto per alzarmi con la mia fidata arma.
Faccio un passo verso di lui e con tutta la forza che ho sferro gli un colpo. Urla. Urla molto forte.
Seguito con un altro colpo poi con un altro ancora, ciascuno più forte del precedente. Al quarto colpo cade a terra. È ormai prevedibile cosa farò: gli darò un altro colpo, e così faccio, colpo dopo colpo, sempre con più enfasi, mossa dalla...rabbia, credo. O dalla paura. Forse più dalla paura che dalla rabbia, o forse da entrambe.
Fatto sta che è a terra, nel senso che è sdraiato a terra, e non mi capacito di questo: ha opposto resistenza, o meglio, a tentato, perché io non ho neanche avuto il tempo di pensare tra un colpo e un altro.
Sanguina un po', ma ne sono felice. Sembra quasi che abbia dimenticato la mia presenza: non fa altro che mugulare qualcosa, così mi avvicino per sentire meglio, ma me ne pento subito.
-La pagherai per questo, lurida puttana!- urla con il poco fiato che gli rimane in gola.
Non ci vedo più con la testa; non può permettersi di darmi della puttana.
Con un coraggio che non credevo di avere mi metto sopra di lui e comincio a colpirlo con forza in faccia con il bastone.
-Non mi devi dare della puttana, non puoi!- urlo tra le lacrime. Le mie parole sono scandite dai colpi.
Senza rendermene conto ho fatto il tutto ad occhi chiusi, e quando, per riprendere fiato e calmarmi, li riapro, mi rendo conto di ciò che ho fatto.
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