Capitolo 33
-Non credo di aver mai provato gioia più grande- afferma Bruce, guardando il cielo stellato.
La sua figura è appena riconoscibile: il fuoco si è ormai spento e a illuminarci è solo la luce della luna.
-Non ti credo- rispondo.
Mi sembra surreale la situazione che stiamo vivendo: sono seduta tra le sue gambe, la mia schiena è contro il suo petto e stiamo guardando le stelle dopo aver litigato per l'ennesima volta.
Vorrei poter dire di essere completamente a mio agio, ma non è così.
-Oh, ma è così: te lo assicuro- dice lui.
Da un lato vorrei che tutto questo fosse un sogno, da un altro vorrei solo che questa notte non finisse mai, da un altro ancora vorrei solo che fosse andata così dall'inizio. Da un altro lato ancora, mi sento molto a disagio, ma non capisco perché.
-Da quanto ho capito sei un ragazzo ricco e viziato, abituato ad avere qualunque cosa desideri senza doverlo ripetere più di una volta-
-Sarebbe un ritratto più che fedele di me se non fosse per la parte in cui affermi che ottengo tutto ciò che voglio senza battere ciglio-
-Allora quanto tempo impieghi per ottenere ciò che vuoi?-
-Per avere te ho impiegato più di una settimana. Quindi direi che dipende da ciò che si desidera- risponde.
-Stai dicendo che sono talmente superficiale che mi basta una settimana per farmi sedurre da qualcuno?- domando, alterata.
Bruce sembra a corto di parole.
-No! Giuro su ciò che ho di più caro che non intendevo offenderti- dice, con tono deciso.
Mi volto.
-Allora va bene- rispondo, sorridendogli.
Si avvicina sino a sfiorarmi la guancia, per poi tirarsi indietro.
-Che stavi facendo?- domandò divertita.
-Volevo darti un bacio sulla guancia, ma ho pensato che avrebbe potuto darti fastidio...- risponde, imbarazzato.
Ridacchio: mi fa tenerezza la sua goffagine.
-Perché avrebbe dovuto darmi fastidio?- domando divertito.
-Non lo so...magari lo avresti considerato inappropriato per due persone che...Non so, stanno insieme da meno di tre ore...-
-Ti ricordo che fino a due ore fa ero ero sopra di te-
-Come dimenticarlo?- dice, ridendo.
-Facciamo così: da stasera in poi ti autorizzo a baciarmi quando vuoi, dove vuoi, come vuoi e se vuoi- dico.
Perché l'ho detto?!
-Offerta interessante, ma ho una controfferta(1) molto più vantaggiosa per entrambi: io accetto di baciarti quando voglio, dove voglio, come voglio e se voglio; tu però, in cambio, accetti di baciarmi quando vuoi, dove vuoi, come vuoi e se vuoi-
-Non lo so...devo pensarci...- dico, ironicamente.
Ridiamo.
Bruce mi riempie di baci sulla guancia. Non appena finisce si rende conto di avermi fatto diventare la guancia rossa.
-Tutto sommato, ti ho restituito un po' di colorito- ironizza, accarezzandomi la guancia.
Ridacchio.
-Vorrei che fossi stato sempre così: le cose sarebbero state molto più semplici e piacevoli- osservo, guardandolo.
-Meglio tardi che mai, no?- prova a dire lui, con la falsa illusione di aver sdrammatizzato questo momento.
-Già- rispondo, poggiando la testa sulla suo collo.
-Non voglio rovinare questo momento, ma...Non ti ho perdonato. Volevo dirtelo- sussurro.
Il suo petto si alza e si riabbassa, facendomi capire che ha appena sospirato.
-Aspetterò che tu sia pronta a perdonarmi. Se mi perdonerai. Mi basta andare avanti sapendo che c'è questa minima possibilità- dice.
Passano alcuni minuti, alcuni minuti di silenzio assordante.
-Tutto questo è strano- osservo, senza muovermi di un millimetro.
-Questo cosa?-
Scrolla le spalle.
-Questa situazione, tu e io, la nostra litigata...È che mi sembra assurdo l'essere passati dal litigare a questo nel giro di un'ora...- dico.
-Dovresti esserne felice. Io lo sono...E anche molto- dice.
-È che...Non lo so...Non stiamo correndo troppo? In fondo io non ho mai voluto, nel mio profondo, far maturare un sentimento romanico nei tuoi confronti: sono sempre stata troppo impegnata a cercare di andare d'accordo con te per farlo. In effetti, non per offenderti, io non credo di provare qualcosa per te, non ancora almeno...Forse è questa la causa del mio disagio. Credo sia meglio far passare del tempo. Perdonami Bruce- dico, guardandolo.
Mi osserva senza sapere bene cosa dire. Abbassa lo sguardo.
-Hai buone possibilità di fare tuo il mio cuore: più volte ti sei dimostrato divertente e affascinante, e non credere che non mi sia affezionata a te in particolar modo. Ho dato a te il mio primo bacio, vorrà pur dire qualcosa...- balbetto.
Mi sento disgustosamente egoista, ma non posso venir meno a me stessa.
Bruce non parla.
-Ti prego, dì qualcosa. Mi stai facendo sentire terribilmente egoista- dico.
Nonostante non si veda quasi nulla, riesco a vedere gli occhi lucidi di Bruce.
Sono una persona cattiva.
-Forse è meglio se ne riparliamo domani...- dice a bassa voce.
-Bruce mi dispiace, ma prova a capirmi: io sono confusa, non ho chiaro cosa farò. Non ti sto rifiutando, ti sto solo chiedendo di darmi del tempo per conoscere meglio questo nuovo te, che mi piace molto più del precedente-
-Zelda...Non peggiorare la situazione, ti prego- sussurra.
-D'accordo. E, ti prego, scusami-
-Non hai fatto niente- sussurra, credendo di non essere sentito.
-Posso tenere la giacca oppure- dico.
-Puoi tenerla per quanto mi riguarda- mi interrompe lui, parlando freddamente.
-Grazie. Allora...Buonanotte- bisbiglio.
-Buonanotte- risponde, senza neanche guardarmi.
Gli lascio un bacio sulla guancia, sperando così di mettere a tacere i miei sensi di colpa e di far stare meglio Bruce.
Molto alla lontana posso capire il dispiacere di Bruce: quando avevo dodici anni provavo una particolare simpatia verso un ragazzo frequentante una classe terza. Io, frequentando una seconda media, non speravo di conquistarlo o chissà cosa, però ricordo il grande dispiacere che provai nello scoprire che gli piaceva una sua amica, e che quindi io non avevo speranze.
È brutto andare a dormire sapendo di aver appena fatto stare male qualcuno.
Spero solo che la notte permetta a Bruce di capire e comprendere.
In fondo non l'ho rifiutato...
La mattina è sempre il momento più bello della giornata, secondo me: la luce che illumina il verde circostante fa sì che sembra di vivere in un luogo favolistico.
Tuttavia, quest'oggi non ho molta voglia di affrontare la giornata sapendo cosa mi aspetta. Non voglio dovermi confrontare con Bruce: mi sento troppo in colpa per farlo.
L'unica cosa che mi fa aprire gli occhi è la consapevolezza che sto dormendo sulla sua spalla.
Mi sento intontita; come se mi girasse la testa.
Nonostante si sia reso conto che mi sono svegliata non dice nulla, continuando a giocare con il suo coltellino svizzero.
Cominciamo bene.
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