Capitolo 31

Ho promesso a me stesso che se non trovo Zelda entro la fine della giornata non la cercherò più.
Sono cosciente del fatto che mi odia a morte e che rifiuterà ogni tipo di comunicazione. Me ne sono fatto una ragione, ma da solo non posso assolutamente restare: morirò di fame, e se devo morire preferisco farlo con qualcuno affianco, anche se quel qualcuno è ebreo.
Fino a un mese fa la mia vita era perfetta, tralasciando i battibecchi che avevo con mio padre: avevo mille ragazze intorno, tanti amici con cui uscire e divertirmi e la possibilità di scegliere qualunque cosa.
Però ci sono anche lati negativi: dovevo alzarmi presto la mattina, stare tutto il giorno in quel campo e picchiare gente che non avrei mai voluto picchiato poiché mi erano indifferenti; dovevo lavorare insomma...E io di lavorare proprio non ne ho voglia. Nonostante ciò sono costretto a farlo se voglio sperare di avere un tetto sotto la testa, in futuro.
Pur sembrandomi assurdo ho una certa nostalgia di casa; persino di mio padre e del nostro maggiordomo.
È un po' strano il fatto che mi manchi, eppure non posso negarlo. In fondo è normale avere nostalgia di casa, no?
È solo strano che manchi a me: nel senso che se dice Zelda una cosa del genere mi sembra normalissimo, ma io non sono mai stato un sentimentale.
Mi sto scoprendo, o meglio, sto scoprendo sfumature del mio carattere che non avevo idea esistessero. Sono sicuro che anche per Zelda sia lo stesso.
Zelda...Ogni volta che penso a questo nome ho una morsa allo stomaco: mi sento terribilmente in colpa per le cose che le ho detto, e ora non so come rimediare. In realtà non credo che riuscirò a rimediare tanto presto.
Non ho idea di come farò a farmi perdonare, ma troverò il modo, trovo sempre il modo.
E poi sono sicuro che anche io manco a Zelda, nonostante le abbia detto delle cose orribili.

Zelda ' s p.o.v .
Mi sento molto debole. Ho gli occhi chiusi e credo di essere svenuta. Sento le palpebre pesanti e non riesco ad aprire gli occhi o a muovermi. Sento un rumore costante ma non riesco a capire cosa sia. Sento anche del calore arrivarmi in volto. C'è odore di bruciato, quindi credo sia fuoco.
Sento qualcosa coprirmi le spalle. Non so su cosa stia poggiando la testa, però è abbastanza morbido.
Apro lentamente gli occhi, e la prima cosa che vedo è un fuoco; simile a quello che avevo acceso con Bruce.
Non sarà che...
Un brivido mi percorre la schiena: fa molto freddo. Abbassando lo sguardo noto che a coprirmi è...La giacca di Bruce?!
Provo ad alzarmi, ma mi mancano le forze. Ho un incredibile mal di testa, i crampi allo stomaco e molto freddo.
Provo a mettermi a pancia in su, dato che sono sdraiata su un fianco.
Non appena mi volto vedo...Bruce!? Cosa?!
Il mio cuore è vittima di un sussulto, e improvvisamente riacquisto le forze perdute sino a qualche secondo fa.
Scatto a sedere, e mentre provo a capire la situazione mi osserva silenzioso, come se avesse paura di parlare. Sembra in imbarazzo.
La giacca, il fuoco, è sera, lui, il fatto che sono svenuta...Non può essere tutto vero!
-Ehm...Ciao?- bisbiglia.
La sua incertezza mi fa tornare in mente il perché l'abbia lasciato solo.
La confusione diventa rabbia.
-Che co- comincio.
-So cosa vuoi dirmi. Ma so anche che sei troppo stanca per farlo, perciò risparmia le parole: mi dirai dopo quanto sono stato pessimo con te- mi interrompe e fa una pausa, -Io...Ho pensato fossi affamata, e lo ero anch'io...-
-Dove vuoi arrivare?- lo interrompo, con tono duro.
Sembra sempre più in imbarazzo.
-Ho...pescato. O almeno ci ho provato e mi è andata bene. Non era un pesce molto grande, ma pensando che tu ne avessi più bisogno di me te ne ho lasciato più della metà. È lì- dice a bassa voce, indicando un pezzo di legno a forma di conca, con sopra il pesce.
Non so cosa pensare: sono arrabbiata con lui, ma gli sono grata per ciò che ha fatto. Tuttavia, se crede che questo basterà a ottenere il mio perdono si sbaglia di grosso.
Mangio voracemente e senza ritegno: un tempo avrei consumato un pasto seduta su una sedia, con una postura perfetta e masticando in modo educato. Invece ora sto mangiando con una tale maleducazione da non riconoscermi più io stessa. Ma in fondo non mi importa: sto lottando per la sopravvivenza, e l'educazione è l'ultima cosa che mi può servire in questo momento. Se mai dovessi riuscire a sopravvivere, non credo che ritornerò mai la me di un tempo: quest'esperienza mi sta cambiando in maniera troppo radicale. Per dire, sono arrivata al punto di leccarmi le dita senza aver neanche lavato le mani. A giustificarmi c'è solo il fatto che ogni pasto potrebbe essere l'unico.
Bruce mi sta osservando, e la cosa più che mettermi a disagio mi irrita.
-Cosa vuoi?!- gli domando urlando.
Sussulta appena, il che mi manda in bestia: dopo tutto ciò che ha detto, dopo tutto ciò che ha fatto, si permette di adottare un atteggiamento da santo.
Spero con tutta me stessa che il senso di colpa lo stia logorando vivo, anche se, conoscendolo, probabilmente sta solo fingendo per ottenere qualcosa.
Abbassa lo sguardo.
-Niente- sussurra.
Come vorrei riempirlo di schiaffi a tal punto da farlo svenire! Mi rendo che pensieri del genere non sono appropriati a una signora, ma essere cresciuta con quasi solo maschi mi ha insegnato pur qualcosa...
-Senti- comincia -so che mi stai odiando a morte, ed è giusto: ti ho detto delle cose indicibili al solo scopo di farti stare male. Solo...mi dispiace- bisbiglia.
Sento montare la rabbia dentro di me.
-Ti dispiace?- ripeto.
-Si- risponde incerto.
-Non ti credo. Hai ripetuto fin troppe volte che mi consideri solo una sgualdrina, non vedo perché ora dovrebbe dispiacerti-
-Mi dispiace perché...Non lo so; mi sento solo in colpa...-
-Cosa vuoi ottenere con queste scuse?- domando spazientita.
-Il tuo perdono...- dice, come fosse una domanda anziché un'affermazione.
-Non lo sai neanche tu. E comunque non vedo perché dovrei perdonare un uomo che ha offeso il mio orgoglio di donna senza un minimo di ritegno. Uomini come te vanno solo dimenticati, non perdonati. Da me hai solo disprezzo per chi sei, sappilo. Mi auguro che la sfortunata donna che ti sposerà saprà farsi rispettare più di quanto ci sia riuscita io-
Non dice nulla. Mi guarda solo...Non so, umiliato.
-Ma...Non so, parliamone...- dice con voce rotta.
-Ma di cosa vuoi parlare? Mi hai offesa, picchiata, umiliata, mortificata e ora hai il coraggio di venire a chiedermi perdono. Mi fai pena Bruce, mi fa pena la persona che sei...Non so cos'altro dirti-
-Io...Non ho giustificazioni, lo so, ma se mi perdoni ti prometto che non dirò più, mai più, una cosa del genere. Ti rispetterò, accrescerò la tua vanità, ti...Non lo so, farò in modo di essere migliore...- dice, nella evidente disperazione.
-Ne hai già avuta l'opportunità, più di una volta. Ma la tua smania da patriota ha distrutto i tuoi concetti di rispetto o galanteria. Che poi non merito neanche tutta questa attenzione: sono ebrea, no? L'hai forse dimenticato?-
-Ma...Non mi importa che tu sia ebrea, davvero, voglio solo farti capire che non sono la bestia che hai conosciuto. Io...Sono un brav'uomo: sono educato, sono rispettoso, n-non picchio le donne, non dico cose volgari, non...Non sono quello che hai conosciuto, te lo posso assicurare- dice freneticamente.
-Tutte qualità lodevoli, peccato che non ne hai saputa dimostrare neanche una. Puoi essere l'uomo migliore del mondo, anche se essendo un' SS non lo sarai mai veramente, ma questo non cambia ciò che mi hai detto e fatto. Non hai saputo dimostrare di essere l'uomo magnifico che dici di essere, e se dobbiamo parlarci francamente neanche ti credo. Me lo auguro per te, ma questo non cambia nulla, tienilo bene a mente-
-Io...scusa- dice, atterrito.
-Basta scuse: sprechi solo fiato. Mi hai detto delle cose troppo brutte per essere perdonato tanto facilmente-
-Ma io non devo essere perdonato ora! Mi basta assicurarmi che un giorno non sarai più arrabbiata con me!-
Bruce sembra disperato. Da un lato vorrei perdonarlo, dall'altro il mio orgoglio mi grida di non farlo.
-Perché?- gli domando, calma.
-Perché cosa?- domanda esasperato dal dolore.
-Perché tieni tanto al mio perdono? Cosa te ne fai del perdono di un'ebrea?-
Rimane perplesso, e per qualche istante non batte ciglio.
-Io...ehm...Non lo so. Voglio essere perdonato e basta- bisbiglia.
Scuoto la testa.
-Te lo dico io perché: non accetti il fatto che per una volta non l'hai vinta tu, non hai ragione-
-Non è così!- si difende lui.
-Si che è così!-
-No!-
-Si!-
-No!-
Sbuffo.
-Io voglio solo farti capire che mi dispiace sinceramente- dice dopo, a testa china.
-Il punto è un altro: perché tieni così tanto a farmi capire che ti dispiace?- domando.
-Perché...Non so come dirtelo senza sembrare uno stupido sentimentale: ormai ci tengo a te. Nel senso che ho solamente te in questo momento e se te ne vai è finita...per me. Non lo capisci che- si interrompe.
-Cosa stavi per dire?- domando, sperando in cuor mio che volesse dire ciò che sto pensando.
-Niente- minimizza.
-Che stavi dicendo?- domando di nuovo.
-Sono senza speranze: non lo capisci che se te ne vai io sono rovinato? Tu incontrerai qualcuno, farai tanti figli e sarai amata da chiunque, anzi: già lo sei...Io invece non riuscirò ad ottenere nulla dalla vita: morirò con il rimpianto di non avertelo detto e quando ripenserò a te immaginerò una bellissima donna realizzata che ha avuto tutto ciò che voleva, compreso il suo lieto fine- dice, con gli occhi lucidi.
Bruce mi sta confondendo e non poco: è sul punto di piangere, mi sta dicendo cose che mai avrei sognato uscire dalla sua bocca e sta implorando il mio perdono. Credo sia sinceramente pentito.
Com'è che ha detto? "Morirò con il rimpianto di non avertelo detto". Si riferiva forse a ciò che mi ha appena detto? Sarebbe impossibile dato  che me lo ha appena detto...
-Cosa rimpiangerai di non avermi detto?- domando, rompendo il silenzio.
Sembra non trovare la risposta.
-Nulla di importante: non saprei nemmeno come spiegartelo...- dice, imbarazzato.
-Deve essere una cosa di rilevante importanza se rimpiangerai di non avermelo detto. Ti sto evitando un rimpianto- dico.
-Beh...no non è il momento di dirtelo: mi considereresti fuori luogo e sfacciato...- ammette con vergogna.
-Non...Non ti preoccupare di questo: avanti, dimmi- dico io, provando a incoraggiarlo. Mi innervosisce questo suo girare intorno al discorso.
-È...Non mi sento di dirtelo- dice, rosso in volto.
Sbuffo.
-Bruce mi hai stancata! Vuoi parlare oppure no? Perché io, francamente, non ho voglia di perdere tempo con una persona che a stento sopporto- gli urlo in faccia.
Non lo capisco davvero: adesso sembra non trovare le parole per parlare.
-Cos'hai? Oggi, anzi, stasera, sei strano. Perché hai tutti questi problemi a parlare? Mica mordo!- gli urlo in faccia.
Abbassa lo sguardo.
-È che...- bisbiglia. Non riesco a sentire il resto della frase.
-Non ho sentito-
Mi guarda, e nel mentre si rigira le mani.
-È che mi piaci Zelda, mi piaci tanto!- dice freneticamente. Fa una pausa, poi aggiunge: -Io non lo sapevo prima di adesso...-
Sono senza parole; non so cosa dire davanti a questa confessione: mai prima d'ora un ragazzo si era dichiarato a me.
Gli piaccio...Mi sembra così assurdo...
-Cosa?!- chiedo, basita.
-È così...Avevo questo presentimento da quando ti ho vista...be'...Da una mattina; i cinque giorni senza di te sono stati una tortura e questa sera mi rendo conto che mi piaci davvero-
Trovo difficile credere a ciò che sto sentendo, ma inventarsi tutto non avrebbe senso.
-Tu...stai mentendo- dico più a me stessa che a lui.
-Perché dovrei mentire su una cosa del genere?- domanda.
-Per ottenere qualcosa...Fai sempre così-
-Non è vero!-
-Si che lo è!-
-No!-
-Si!-
-No!-
-Si!-
Sbuffa.
-Pensala come vuoi- dice, per poi allontanarsi.
Mi lascia sola.

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