Capitolo 3
È ufficialmente arrivata la mia fine. Mi sta guardando dritta negli occhi, con aria sorpresa e confusa.
Non capita tutti i giorni di trovarsi un'ebrea nei boschi, non credi? Giuro che volevo dirglielo.
-Un'ebrea- disse più a sé stesso che a me, con voce incerta. Il rossore della rabbia stava svanendo dalle sue guance, ma occhi pieni di rabbia volevano uccidermi. Se lo sguardo potesse uccidere, ora sarei morta: è uno sguardo truce, quello con cui mi sta guardando. È come se il tempo si fosse fermato, siamo solo io e lui. E questo non va bene, non va affatto bene.
-Un'ebrea- ripete più forte, -un'ebrea!- e questa volta urla, e io ho paura. Con quanto disprezzo ha detto 'ebrea': quasi fosse una bestemmia...
Comincia, con passo veloce, ad avvicinarsi, quindi faccio ciò che l'istinto mi suggerisce: correre. Comincio a correre come una furia seguita, questa volta correndo, dal...nazista? Non so come chiamarlo: si insomma, è sicuramente un nazista, ma sulla divisa non ha nulla che possa far riconoscere il grado, né delle medaglie o roba simile.
Corro senza fermarmi, seguita da lui che mi urla di arrendermi, che tanto è inutile e roba varia...Non l'ho minimamente sentito, anzi, ascoltato.
Quando credo che forse riuscirò a scampare da lui inciampo, con il mio solito tempismo impeccabile. Provo con tutta frenesia a rialzarmi ma nulla, non faccio in tempo a rimettermi in marcia che sento tirare il colletto della...veste? Non so se definirla così: è uno straccio a righe azzurre e bianche, con sopra scitto un numero.'M-23546' è il mio numero, e, anche se per assurdo, sento che ormai questo numero mi appartiene, è quasi parte di me, beh...In realtà lo è, è parte di me: questo numero mi è stato inciso lo stesso giorno che sono stata deportata, ricordo ancora il male che mi fece.
-Come fai ad essere qui?! Come sei scappata dal campo?! Ti ho detto di rispondermi! E piantala di divincolarti e frignare come una ragazzina!- urla, è fuori di sé.
-Lasciami! Ehi, basta strattonarmi! Se mi lasci ti rispondo, te lo giuro! Se mi lasci giuro che ti- non riesco a continuare, perché prima che possa pronunciar nuovamente parola, mi arriva uno schiaffo dritto in faccia. E fa male, Dio se fa male. Lacrime escono automaticamente dai miei occhi, cosa che ha irritato ancor di più colui che ora mi sta stringendo forte i polsi, magari per evitare che mi liberi.
-Mi stai facendo male ai polsi!- dico dolorante.
-Sta zitta! E se non mi rispondi giuro che ti ammazzo! E lo faccio davvero!-
So benissimo che mi ucciderebbe senza problemi, ma vuole che gli dica come sono fuggita. Ma io non lo farò, dovesse uccidermi io non gli dico niente.
Con un coraggio che non credevo di avere lo guardo nei suoi occhi pieni di rabbia e, con fare aggressivo, gli sferro un calcio tra le gambe. Mi lascia i polsi per accasciarsi a terra, questo mi fa capire che gli ho fatto davvero male, e ne sono contenta.
Come una stupida non approfitto del momento per correre via. Lo guardo mentre fa respiri profondi tentando di riprendere il controllo di sé stesso.
Mi scappa un ghigno pieno di soddisfazione. Lui non lo nota, fortunatamente.
Penso sia passato un minuto da quando l'ho colpito.
Improvvisamente si guarda intorno, non curandosi della mia presenza. Ma cosa cerca?.
Il suo sguardo si sofferma su un robusto bastone che si trova a terra.
O no.
Lo impugna e si rialza. Mi fissa con sguardo indecifrabile e ho già capito cosa vuole fare. E non mi piace per niente.
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Ciao tut le monde.
Ho intenzione di pubblicare un capitolo a settimana. Anche più, se riesco.
Vi invito a commentare e a farmi sapere cosa ne pensate.
Passo e chiudo. A presto:)
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