Capitolo 21
-Perché mi stai seguendo?- domando all'improvviso.
-Non riusciresti a vivere due giorni senza di me- dice serio.
-Quindi mi stai aiutando?- domando sorridendo stupidamente.
Credo che si stia pentendo di ciò che ha detto, data la sua espressione.
-No!-
-Ammettilo-
-No-
-Ti pugnalo con questo bastone se non mi lasci stare!- urla puntandomi contro il bastone-canna da pesca.
Indietreggio terrorizzata. Non farebbe mai una cosa del genere: non ne ha il coraggio, però sentirglielo dire mi fa uno strano effetto.
Uno strano silenzio si impossessa della situazione. Guardo a terra, e lui abbassa il bastone.
-Non ti chiederò scusa...ma sbrigati- dice. Non mi muovo. Resto lì impalata a guardare il terreno.
-Dài! Muoviti!- non è un ordine, lo capisco dal suo tono. È più un'esortazione.
Rimango ferma.
Mi prende per il braccio e sobbalzo. Mi guarda.
-Muoviti!- dice in tono quasi supplicante. Mi libero dalla presa e continuo a camminare avanti a lui, a passo svelto.
La sera arriva in fretta, troppo in fretta. Abbiamo camminato per tutto il pomeriggio, senza mai fermarci, senza mai sapere dove andare. La bussola ha aiutato, non lo nego, ma non posso preferirla ad una carta geografica.
La geografia...Una delle mie materie preferite quando andavo a scuola.
Sono arrabbiata con Bruce, dopo aver abbattuto, anche se di pochissimo, il muro che si era costruito contro di me, questo non doveva dirlo.
Non riesco neanche a capirlo, perché so che è una cosa dettata solamente dall'irritazione del momento. Tuttavia ha fatto male, molto. Avrei preferito un insulto. Ma in fondo non posso biasimarlo: lui è un nazista, e io sono ebrea, e questa è la realtà dei fatti. La triste realtà dei fatti.
-Quanti anni hai?- domanda Bruce all'improvviso.
Non ho intenzione di rispondere. Non credo gli importi veramete: credo che me lo stia dicendo per raccogliere informazioni su di me, così poi quando racconterà al padre o a chicchessia di me potranno riconoscermi subito.
È solo un lurido, schifoso, bastardo.
-Che fai? Non rispondi?- domanda stizzito.
-Che ti frega?- rispondo acida.
-Ma che hai?-
-Niente- rispondo sarcastica.
-Dimmelo-
-No-
Sbuffa.
-Se non lo fai ti meno- mi intima.
Lo guardo, sembra serio. Ma tanto non credo che potrebbe accadermi qualcosa di peggio che essere picchiata da lui.
-Come vuoi- rispondo.
-Come vuoi?-
-Che dovrei dirti?-
Cerca qualcosa da dire.
-Okay, mettiamola così: se non me lo dici ti violento. E sono sicuro che non ti piacerebbe essere sfiorata da un tedesco...- dice con aria di sfida.
Non sa più cosa inventarsi. Per un momento valuto seriamente se dirgli ciò che vuole sapere. Non voglio rispondergli, e ho il diritto di scegliere
Più o meno.
In fondo, essere violentata quanto può far male? Molto, mi suggerisce la coscienza, e so bene di essere una stupida cercando di convincermi che non farebbe male. Però di qualcosa devo pur illudermi...
Sospiro prima di rispondere.
-Accomodati- dico guardando avanti a me, e divaricando, di pochissimo, le gambe.
Non so che espressione stia facendo in questo momento, ma sono più che sicura che non si aspettava questa risposta.
-Guar-guarda che io lo faccio davvero!- dice alzando il tono di voce e degludendo.
Lo guardo negli occhi.
-Accomodati- ripeto.
È nervoso, lo leggo nel suo sguardo.
-Ma che...che vuoi?- fa all'improvviso.
-Cosa?- Ma cosa vuole lui, non io.
-Tu...tu vuoi che io lo faccia, così poi riesci a ottenere il tuo scopo! Puttana di un'ebrea!- urla.
Secondo me sta delirando. Ciò che dice non ha senso: come fa a pensare che io voglia essere violentata?!
-Cosa...Quale sarebbe il mio scopo?-
-Non ne ho idea, ma so che vuoi che ti stupri solo perché così otterrai qualcosa!-
-Come potrei voler essere violentata?!-
-Tu...Sei solo una stronza, ebrea, lurida bastarda!-
-Io non sono una bastarda!-
-Si che lo sei: è inutile che ti illudi o che speri nell'impossibile, i tuoi genitori sono morti!-
-Non è vero!- urlo con le lacrime agli occhi.
Si allontana, e gliene sono grata: non voglio vederlo. Quel mostro...usare i miei genitori contro di me...Questo è un colpo basso perfino per lui.
Comunque penso davvero che stesse delirando: quel comportamento è stato assurdo, e poi provare a rigirare come voleva quel discorso...che schifoso.
Vorrei solamente che non fosse così cattivo con me, mi basterebbe questo...ma non accadrà mai.
Bruce ' s p.o.v.
Dove sto andando?
Preso dalla fretta di allontanarmi non ho neanche pensato a dove andare.
Quella puttanella...In un certo senso ha ragione: con o contro la mia volontà mi ci sono affezionato, e Dio solo sa quanto mi faccio schifo per questo.
Sono stato un vero stronzo con lei, però non me ne pento: come potrei?
Mi rammarico solo di non aver saputo risponderle a tono ed essermene invece andato come un emerito vigliacco. Queste cose però sono da me: io sono uno schifoso vigliacco, e rimarrò tale per sempre, tanto vale abituarcisi...
Sarà passata un'ora da quando io e la put- "Zelda" ci siamo "parlati". Non credo per niente che si chiami Zelda, ma vista la situazione andare da lei e chiederle come si chiami veramente non mi conviene.
Quella stronza...alcune volte, quando le parlo, non riesco a fare a meno di...Non innervosirmi, ma agitarmi.
Che mi sta facendo?
Oggi con lei sono stato più gentile del solito, e non è per niente da me. Vederla, stamattina, mezza nuda...Non so: è come se adesso la sopportassi più di prima...
Certo, deve considerarmi un pazzo per questo improvviso cambio di maniere.
Mi avvicino a lei: voglio vedere cosa sta facendo.
Sta...giocando con i pollici?
Cosa?!
È...È così che passa il tempo? Rigirandosi i pollici? Giuro che in vita mia non ho mai conosciuto una ragazza più strana di lei...
-Che...Fai?- mi azzardo a chiedere.
Sussulta non appena mi vede. Comprensibile...Credo.
Non risponde. Stronza.
-Rispondimi- dico in tono freddo. Sono proprio un genio: so benissimo che non accetta di farsi dare ordini, eppure continuo. Non riesco nemmeno a picchiarla: ormai è come se...Non so...Non mi viene più.
Continua a non rispondere, e giuro che se non la pianta le faccio sbattere la testa contro l'albero!
-Ehi! Vuoi rispondermi?-
Niente.
Sento la rabbia montare dentro di me: non può trattarmi così, nessuno può!
Non controllandomi più, la prendo per il colletto e la faccio alzare in piedi, facendola andare a sbattere contro il tronco di un albero.
-Ma che fai?!- urla, probabilmente seccata dal mio gesto.
-Ti insegno a portarmi rispetto!- rispondo ad alta voce.
-Ma non lo capisci che non proverò mai rispetto per uno come te?- domanda incredula.
Adesso mi sta proprio facendo incazzare.
Con la mano afferro la sua mascella. E faccio pressione. Tanta pressione.
Con lo sguardo mi implora di smettere. Diminuisco la pressione e mi avvicino di più al suo volto.
La guardo negli occhi, mentre prova a sopprimere il dolore pur di dire qualcosa.
Cesso questa specie di tortura, ma la immobilizzo prendendole i polsi e stringendoli. Non batte ciglio, ma fa una smorfia di dolore.
Posso vedere da vicino i suoi occhi...che sono maledettamente belli...Come lei. Osservo le sue labbra socchiuse, e per un momento una strana idea balena nella mia testa.
Prova a liberarsi, ma non ci riesce dato che con il mio corpo sto praticamente appiccicando il suo all'albero.
È ammirevole la sua forza di volontà. Davvero.
-Lasciami!- urla dimenandosi.
-Come si dice?- la prendo in giro imitando la sua voce.
-Lasciami, stronzo!- urla a un palmo dalla mia faccia.
Non ha tutti i torti: so di essere un grandissimo stronzo.
-No!- urlo avvicinando il mio volto al suo, sperando che ciò possa inquietarla maggiormente.
-Ma perché? Che ti ho fatto?- sembra disperata.
-Non ti costava nulla rispondermi! Cazzo, io mi sforzo di non ucciderti ma non mi rendi le cose facili!-
-Diciassette!- urla.
Che?
-Cosa diciassette?-
-Ho diciassette anni, contento?!-
-Non ci voleva tanto, vedi?!-
Silenzio. Sono i nostri respiri a fare rumore.
Mi guarda, e anch'io. Cerco di riprendermi, e anche lei. Respiriamo affannosamente: abbiamo appena urlato come due matti.
Resto quindi così: in balia del suo sguardo, indeciso se avvicinarmi maggiormente deludendo così mio padre, o rimanere fedele alla patria, sopprimendo il mio capriccio.
Certo, non pensavo che sarei arrivato a negarmi di baciare un'ebrea.
Però cosa dovrei fare? È...Qui, davanti a me, le nostre labbra potrebbero sfiorarsi da un momento all'altro.
Cazzo: in meno di un giorno sono passato dall'odiare al desiderare questa ragazza piuttosto stronza.
Mi sento un verme a non odiare questa ragazza.
Dentro di me si sta innescando una battaglia tra il dovere e il volere.
Vince il volere.
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